CAPITOLO 4 - NON SONO UOMINI

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Nelle giornate successive, m'imposi di parlare solo se interpellato, di percorrere unicamente il tragitto che separava la casa dalla scuola e di rispettare alla lettera tutte le disposizioni dei nonni. Il maestro Ballista trovò un paio di scuse per usare ancora la frusta; però, ricevetti meno colpi della maggior parte dei miei compagni.

Poi venne il giorno del mercato e, per la prima volta da quando ero a Cremona, non dovetti uscire all'alba.

"Oggi non dovrò sopportare il grammaticus. Che meraviglia!" passeggiavo per il portico con un largo sorriso in viso, inspirando a pieni polmoni l'aria primaverile.

«Virgilio» il nonno interruppe i miei pensieri «Dal momento che non devi andare a scuola, ne approfitterò per insegnarti ciò che i tuoi genitori non hanno avuto l'accortezza di fare.»

Ricordavo bene l'incontro al fiume e, subito, sentii il cuore battere più in fretta. «Rimedieranno questo inverno» farfugliai «Non preoccuparti per me e...»

«Preoccuparmi per te è parte del mio ruolo di pater familias» troncò lui «Sei troppo ingenuo, ragazzo, e non conosci i pericoli delle grandi città.»

«Sono stato attento: non è più capitato niente.»

«Devi diventare anche consapevole.»

"Ti prego, non farmi domande imbarazzanti" avevo dodici anni, giocavo con le noci e, fino al mese scorso, abitavo in un mondo fatto di campi e leggende, passando ore con mio padre ad allevare le nostre api. Toccare certi argomenti mi metteva a disagio, specialmente con un uomo che consideravo poco più che un estraneo.

«Andiamo al mercato» dichiarò il nonno perentorio un secondo dopo.

«Al mercato?»

«Su, preparati. Ci aspetta una lunga giornata e questa sera avremo ospiti.»

Annuii, convinto di aver frainteso le sue intenzioni. "Forse, i pericoli a cui alludeva riguardano gli stranieri del porto" ipotizzai, mentre indossavo la bulla e i calzari "Forse m'indicherà da chi stare alla larga e quali crimini si commettono a Cremona".

Se il nonno mi avesse rivolto la parola, sarebbe stato molto più semplice capire, ma lui rimase in silenzio per l'intero tragitto, con lo sguardo sempre rivolto all'orizzonte e quel portamento ritto che io faticavo a imitare anche per una manciata di minuti.

«Ci hai pensato?» chiesi infine «È la prima volta che facciamo qualcosa insieme, solo tu e io.»

Non rispose.

«Andavi spesso al mercato, quando eri più giovane?» in fondo, il nonno era stato un mercante di successo e io avrei ascoltato volentieri i suoi racconti. Tuttavia, di nuovo, lui ignorò la mia domanda, facendomi strada in un crocevia di uomini e merci di ogni genere.

C'erano stoffe colorate e utensili, statuette e cibi che non avevo mai visto prima.

«Ciliegie.»

«C... cosa?»

«Il frutto rosso che stai fissando, ragazzo.»

Lanciai un'occhiata al nonno, sperando che mi leggesse nei pensieri. "Posso assaggiarne una?".

«Le ha importate un uomo alquanto singolare e di cui non approvo le scelte politiche» spiegò, trascinandomi oltre la bancherella «Hai mai sentito parlare di Lucullo?»

Non avevo idea di chi fosse quell'uomo, ma non volevo deludere il nonno. "Lui ha sempre parteggiato per Mario e ora ammira Cesare e Pompeo" ragionai "Magari, posso azzardare una risposta seguendo la logica". «Ti riferisci al sostenitore di Silla, presumo.»

Abbozzò un cenno d'assenso e io trattenni a stento un sorriso di trionfo.

"Ho indovinato!"

Poi, il nonno indicò un ampio banco in legno. «Vedi quelle merci laggiù?»

«Quali?» c'erano solo persone, a meno che... «Sono schiavi?»

«Esatto.»

Irrigidii la mascella. A casa mia non avevamo schiavi e non mi sembrava giusto considerarli semplici merci.

«Guarda i più giovani e dimmi, ragazzo: c'è qualcosa che tu hai e a loro manca?»

Strizzai le palpebre, concentrato a studiare un gruppo di bambini più piccoli di me. Erano mezzi nudi, con lacci ai polsi e un cartello al collo. Trasalii, mi portai una mano alla gola e avvertii la superficie fredda del gioiello che indossavo. «La bulla» mormorai tra me.

«Corretto» la voce del nonno era ancora più distaccata e autoritaria «L'amuleto che ti hanno donato i tuoi genitori ha anche questo significato: è un segnale per i malintenzionati. Perciò è indispensabile che tu non lo tolga mai.»

Continuai a studiare i bambini. «N... non capisco.»

«La Legge vieta di toccare i minorenni liberi, ma permette di usare gli schiavi.»

«Cosa!?»

«Proprio così, Virgilio. Quando un uomo desidera possedere carnalmente un individuo senza bulla, può farlo in qualsiasi momento e luogo.»

Trattenni il respiro. Ad Andes, non sarebbe mai stato necessario un gioiello per poter girare al sicuro in strada. Osservai i cittadini intorno a me con angoscia e un pizzico di disprezzo: davvero non avrebbero fermato un'aggressione ai danni di uno schiavo? Davvero sarebbero rimasti a guardare?

«In definitiva, sono merci» ribadì il nonno «E, se i rispettivi padroni tengono all'incolumità dei loro servi, devono stare attenti a dove li fanno andare. Alcuni sono acquistati proprio per l'aspetto avvenente, con lo scopo di compiacere i proprietari, e molti cittadini, vedendoli camminare in vie poco affollate, potrebbero desiderarli.»

«È orribile.»

«È l'ordine delle cose.»

Non osai ribattere e scrutai gli schiavi esposti. Volevo tornare ad Andes. Ne avevo bisogno e, invece, il nonno mi afferrò per un polso.

«Averti visto più turbato dalla punizione del tuo maestro piuttosto che dall'umiliazione evitata per un soffio» continuò, aumentando il passo «Mi fa immaginare che tu non sappia i dettagli del dono di Venere.»

"Immagini bene" e l'argomento non m'interessava affatto. Dovevo già venire a patti coi cambiamenti del mio corpo: non avevo intenzione di conoscere quelli altrui almeno per qualche anno.

«Occorre che tu comprenda ciò che è bene e ciò che è degradante. Se non ti avessero salvato, ti saresti abbassato al livello di una donna da lupanare.»

«Ed è lì che siamo diretti?»

Acheronta MoveboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora