I suoi capelli piacevano molto a sua madre, quando glieli toccava diceva che assomigliavano ai campi di grano, in cui la notte correva da bambina per catturare le lucciole.
Per questo aveva pianto tanto quando se gli era improvvisamente tagliati, nel bagno, in un episodio di delirio e rabbia.
Tuttavia, lo considerava un prezzo modesto da pagare.
La vita di suo figlio valeva molto più di quei capelli color nocciola, che con il tempo stavano riprendendo a crescere e raggiungere i lobi delle orecchie, assente di orecchini. Anche quelli se li era tolti, non li avrebbe mai più rimessi.
«Che c'è?» chiese il ragazzo dopo un boccone di torta.
Avevano cenato assieme ed erano giunti al dessert, la madre aveva preparato una torta al cioccolato, la preferita del figlio.
L'aveva fatta appositamente per il suo ritorno, nell'impasto oltre agli ingredienti richiesti, c'era anche il suo amore.«Sono felice di riavere il mio fiorellino a casa, mi sei mancato tanto» disse contenta, sistemandogli un ciuffo di capelli.
Quello ribelle non se lo era tagliato, era riuscito a sfuggire dalla forbice.
Era sempre costretto a soffiarlo o domarlo sotto una forcina o in un piccolo e stretto elastico.Il padre, vecchio nella morale ma non nell'età, guardò con gran sconforto il ragazzo seduto alla sua tavola e non si preoccupò di trattenere i propri giudizi.
Era un uomo di legge, egli le emanava e rispettava, ma ironia della sorte, non riusciva ad applicare l'amore e l'uguaglianza verso il ragazzo.«Secondo me doveva restarci ancora» disse.
Il sorriso del ragazzo scomparve assieme l'appetito, improvvisamente la torta aveva perso la sua delizia.
«Roger» riprese la donna, stanca del portamento del marito, il cuo cuore non era ancora riuscito ad accettare la natura del figlio. Piangeva ancora la morte della sua adorata figlia, la voleva indietro, le mancava, e rifiutava di riconoscere Giglio come la sua bambina.
«Perché non cambi anche nazionalità visto che ci sei? Anzi, cambiati cognome, mi risparmieresti la vergogna» disse, insabbiando la gioia con cui il ragazzo si stava godendo il pasto.
«Mi domando perché mai mi detesti così tanto, suppongo che tu serba per me tutto l'odio del mondo, se hai deciso di procurarmi così tante pene e dolore. Ti guardo e non ti conosco, non sei né lo scarto né il riflesso di ciò che resta della mia Gigliola»
Gli si alterò lo stomaco e tutto per lui diventò amaro, si pulì le labbra con il tovagliolo e posò giù la forchetta. Aveva perso il suo appetito.
«È stato tutto buono, grazie e buonanotte» disse alzandosi dalla sedia e abbandonando la sala.
«Ecco, vai via» seguì l'uomo, finendo di gustarsi con piacere la fetta di torta.
La sua consorte lo guardò con dispiacere e domandò spiegazioni.
«Perché fai così? Nostro figlio ha bisogno di noi»«Tuo figlio ha bisogno di cure mediche, anzi, liberazione» rispose l'uomo, convinto che il tutto fosse solo frutto di un seme nocivo piantato dall'influenza del mondo e tutte le sue malizie immorali.
La donna non sapeva che dire, si alzò dalla tavola e raggiunse il ragazzo al piano di sopra.
Lungo il corridoio poteva sentire il suo pianto, camminando, passava accanto alle memorabili cornici che catturavano momenti di gioia della famiglia.Tra questi era presente Gigliola, l'amore del padre continuava a vivere con lei dentro l'immagine.
La donna entrò nella stanza del figlio aprendo gentilmente la porta.
«Tesoro, non badare alle parole di tuo padre» disse avvicinandosi ai piedi del letto, il ragazzo sollevò leggermente le ginocchia per concedere maggior spazio alla madre per sedersi.
«Che cosa devo fare per far si che mi ami come amava Gigliola?» singhiozzò esasperato.
«Non è amore se ci si sforza a darlo o riceverlo. Tuo padre è rimasto nel passato, ma il suo amore per te è costante. Era devastato quando sei stato ricoverato, ho visto nei suoi occhi come ha sofferto la tua assenza. Non lo ammetterà perché è un uomo orgoglioso, ma sappi che nel profondo del suo cuore tu sei presente»
Le amabili parole della madre guarirono il ragazzo e lo sollevarono, anche se non pienamente convinto, pensò che in fondo non doveva davvero sforzarsi per ricevere amore dal genitore.
«È stata una lunga giornata per te, ora riposati» disse dandogli un bacio in fronte.
Il ragazzo le sorrise e le augurò un buon e meritato riposo.
«Domani esci un po', sono certa che ti sarà d'aiuto» suggerì la madre, momenti prima di chiudere la porta della stanza, lasciando Giglio con la sola luce della luna.Restò raggomitolato nel petto a riflettere sul consiglio dei donna. Non era abituato a uscire da solo, ma tra un'incertezza e l'altra, pensò che questo era quello che avrebbe voluto lei.
Sospirò e si volse verso la finestra.
Il viso tondo e chiaro della luna lo trascinò dentro quei secondi di terrore di quella dannata notte di agosto, le dune delle lenzuola, se accarezzate con la superficie del palmo della mano, gli ricordavano il prato del campo abbandonato.
E chiudendo leggermente gli occhi, riuscì a vederla correre ancora.La voce di Isaac sopraggiunse nel ricordo e alterò la realtà, la paura della solitudine incisa sul suo volto, scosse Giglio, e il rancore lo pervase.
Se non fosse inciampato Dalia non sarebbe stata costretta a tornare indietro per salvarlo, al contrario, poiché più veloce, sarebbe sicuramente riuscita a sopravvivere.
Pensò che se non avesse detto nulla, se fosse rimasto a terra in silenzio, in attesa della sua ora, adesso ella sarebbe viva.Però aveva fatto il suo nome, l'aveva chiamata e pregato di non lasciarla.
Dalia era tornata indietro per salvarlo nonostante fosse a metri più avanti, non l'avrebbe colpevolizzata se al contrario avesse continuato a correre.Dopotutto, si trattava solo di una ragazzina.
Reciso dal senso di colpa, Giglio si coricò tra le lacrime e i gemiti. Non era così che immaginava la sua prima notte a casa, ma si rassegnò e non fece nulla per asciugare le lacrime.
Come aveva detto il dottore, bisogna lasciar defluire il dolore, perché se lo si cerca di contrastare si farà sempre più tremendo.
Dunque lasciò che le lacrime gli sfigurassero il viso rendendolo rosso e gonfio, il cuscino le colse tutte e s'inzuppò come una spugna.Quando finalmente si appisolò profondamente, ecco che la sua mente si liberò da qualsiasi pensiero e ricordo.
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Aglio & Fiori
VampireGiglio e Walter sono un umano e un vampiro, intrecciati da un segreto che se svelato metterebbe in pericolo le loro vite. Pur di tenere nascosto tale segreto, i due finiranno per seppellirsi con esso sotto un cumulo di terra di bugie. Terra che vien...