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Il giorno seguente, Giglio si fece aiutare da sua madre nella scelta dei vestiti.
La donna lo pettinò, gli curò l'aspetto e momenti prima di uscire di casa, lo spruzzò con deodoranti e profumi.

«Sii prudente, un viso gentile ce lo ha anche Lucifero» rammentava mentre tentava di portare il ciuffo ribelle del figlio dietro l'orecchio.

«Ammetto che un po' di paura ce l'ho, ma il dottore mi ha detto che non devo farmi condizionare dal timore, altrimenti non realizzerò nulla» disse il giovane, aggiustando accuratamente le maniche della maglia.

«Tieni gli occhi bene aperti, non voglio che ti ricapiti ciò che ti è successo» disse la madre, preoccupata per il ragazzo, ma allo stesso tempo assai entusiasta.

«Non accadrà, sarò prudente» promise il figlio.

Giglio era un ragazzo intelligente eppure un po' ingenuo, facile da condizionare e convincere.
Un uomo la cui forza era nella lingua, sarebbe riuscito a convincere uno come Giglio a gettarsi in un pozzo.

«State dove c'è gente» disse la donna agitandogli il dito davanti.
«Va bene»
«Se ti offre qualcosa da bere, accertati che apra la bevanda davanti a te» continuò.
«Va bene»
«Tieni il telefono sempre accanto e chiamami»
«Mamma, di questo passo arriverò di sera» rispose il figlio.

La donna si giustificò dicendo che tutto ciò che voleva era solo che il figlio stesse attento, quest'ultimo per l'ennesima volta, le promise che avrebbe tenuto la vigilanza alta.
«Divertiti amore mio, e per qualsiasi cosa, chiamami»

Lo salutò con un bacio in fronte, dopodiché gli aprì la porta di casa e lo guardò uscire.
Giglio salì a bordo sulla sua fedele e vecchia bicicletta, e partì verso il centro lesto come il vento, a pari passo con il tempo ed evitando il traffico del lunedì.
Erano da poco scoccate le ore nove, le strade erano piene ma sarebbero presto dimagrite.
Parcheggiò il mezzo nello stesso posto dove l'aveva parcheggiato il giorno prima, infine si diresse verso il bar dove Walter aveva detto di fare colazione ogni mattino.

Mentre camminava lungo il marciapiede, usufruì delle vetrine dei negozi per sistemarsi.
Era fiero del suo aspetto, era da tempo che non si sentiva così attraente, anzi, a dire la verità, Giglio non si era mai considerato uno vero e proprio schianto.

Mentre si avvicinava sempre di più al bar, venne incuriosito dalla presenza di un distributore automatico.

Non era una macchina qualsiasi, non offriva barrette energetiche e nemmeno caramelle frizzanti.
Era un distributore riservato ai bevitori di sangue, offerti da benevoli donatori per evitare la caccia illegale.

Giglio guardò la propria immagine riflessa sulla vetrina del distributore, in mezzo a quelle buste trasparenti imbottite di sangue, ognuna con la propria etichetta.
C'erano anche cartoni di piccole dimensioni muniti di cannuccia, a disposizione per i vampiri più giovani.
Lo trovò imbarazzante, oltraggioso e di cattivo gusto.
Era certamente contro la caccia aperta, lui stesso ne era stato vittima, ma detestava i vampiri e coloro che provvedevano a donare a loro il proprio sangue.

Ma si ricompose e continuò a camminare, aveva un appuntamento e di certo non si sarebbe presentato con l'aspetto da lutto e frustrato.
Era sicuro che lo avrebbe trovato seduto di spalle verso il bancone, a bersi comodamente una tazza di caffè. E difatti, quando entrò nel bar, ecco che lo trovò.
Walter all'arrivo di Giglio finì il caffè tutto in un unico sorso, lo pagò e si avvicinò a lui.

«Per poco non l'ho riconosciuta, come sta?» chiese contento di rivederlo, lo salutò con un abbraccio, cogliendolo totalmente di sorpresa.
Giglio non era abituato a riceverne molti, e poi non gli piacevano così tanto, di conseguenza fu incapace di ricambiare il gesto.

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