𓆩XLII𓆪

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Sedeva beato sulla sedia a dondolo innanzi il caminetto, le fiamme del fuoco danzavano ed esso scoppiettava animato.
Scorreva il dito sul telefono, leggendo notizie e guardando video sciocchi per dilettarsi un po' della stupidità di alcune persone, quando poi una delle sorelle minori di Walter lo approcciò.

Il suo nome era Waleska, si era allontanata dal servizio da tè con le sorelle per poter conversare con l'umano che stava a casa loro, la sua presenza l'aveva incuriosita assai ed era dal primo giorno che bramava di parlargli.

Giglio erse gli occhi verso di lei e si sorprese, ella era il riflesso del padre, ebbe l'impressione di starlo guardando in faccia.
Occhi grandi e rossi come ciliege, contornati da lunghe ciglia chiare. Sempre curiosi e mai sazi, nulla di nuovo o particolare le sfuggiva.

«Mia madre ha detto che tu sei incinta»
Disse la ragazzina.

«Lo sono» rispose Giglio, senza rimproverarla per averlo confuso per una donna, dopotutto era solo una giovane fanciulla, non avrebbe compreso, e di certo non lo aveva fatto per provocarlo.

«Ma perché?» chiese lei toccandosi il lembo della gonna grigia che indossava.

«Cosa "perché?"» domandò Giglio ponendo il telefono sotto la gamba.

«Perché sei incinta?» chiese la ragazzina.
Allorché Giglio si stranì, la domanda non stava in piedi nemmeno con un bastone.
«Beh, perché sì...» rispose.

«E non ti fa' male quando mangi? O quando vai a dormire? O quando tossisci?» chiese.

Giglio tacque, contemplando sullo stato mentale della giovane.

"Ma che diavolo le assale a questa? Non è stata forse educata a dovere su dove vengono i bambini? Esisterà la stronzata della cicogna nella cultura vampiresca? Oppure sono i corvi a portare loro i piccini?" Pensò.

«Mia madre ha detto che sono dei gemelli, quindi sono due maschi o due femmine? Oppure uno e una?» chiese.
«Non lo so» rispose lui.
«Aspettami qui, torno subito» disse lei, e corse via nella propria camera da letto.

Giglio attese curioso il suo ritorno, chiedendosi che cosa mai fosse andata a prendere.

Quando la fanciulla tornò, si presentò con uno stetoscopio giocattolo color rosa pastello.
Mise l'archetto attorno il collo e le olivette nelle orecchie, dopodiché si avvicinò all'umano e gli scoprì leggermente la pancia.
Giglio esitò confuso, ma permise alla bambina di proseguire.
Gli appoggiò la testina dello stetoscopio sulla pancia, dopodiché attese di cogliere qualche rumore.

«Hmm» pensò.
«Allora?» Chiese Giglio curioso dell'esito.

«Io sento un maschio e una femmina» annunciò sicura.

Giglio sorrise, era più che certo che la bambina si stesse sbagliando, di certo uno stetoscopio giocattolo non poteva rivelare il sesso dei gemelli.

«Anche mia madre ha fatto dei gemelli, si chiamano Wadsworth, Walden e...»
Ma ecco che giunse la madre, che cogliendo la figlia assieme a Giglio, suppose che lo stesse importunando con le sue ossessioni mediche.

«Amore, non disturbare Giglio» le disse invitandola a riprendere le tazzine di tè con le altre sorelle, che l'attendevano sul pavimento della cucina.
Waleska obbedì alla madre, salutò Giglio e se né andò.

"Finalmente" pensò Giglio, riprendendo il telefono tra le mani.

Odette si sedette sulla poltrona prospetto quella di Giglio e si godette il calore emanato dal fuoco nel caminetto, si sfilò le pantofole dai piedi e scoprì le piante leggermente verso le fiamme per scaldarsele.
Sospirò esausta ma sollevata, era riuscita a mettere a riposo il bimbo più piccolo, e a ordinare al resto dei bambini di proseguire a giocare nella quiete.

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