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Picchiettò tre volte alla porta, dopodiché attese.
Mentre attendeva si sistemò i capelli e gli abiti, non voleva presentarsi malconcio.

La porta si aprì, e quando Walter vide Giglio, il suo volto s'illuminò di gioia e sollievo

«Oh Giglio!» lo abbracciò con affetto, contento che fosse tornato da lui, era convinto che non lo avrebbe mai più rivisto.
Giglio lo guardò, ed era sorpreso di vedere come il legame lunare lo avesse cambiato.

Si era alzato in statura, i suoi occhi più che a un prato verde sembravano degli smeraldi, i suoi capelli erano giunti alle spalle e i suoi canini più acuminati. Sembrava sorto da un romanzo di vampiri

«Wow, sei... Diverso» disse ammaliato, gli piaceva il nuovo look. Walter arrossì per un istante, ora che Giglio era lì, non vedeva l'ora di versargli addosso il calice di scuse che stava tenendo.

«Giglio mi dispiace, io non volevo...» ma Giglio lo interruppe, posando il proprio dito sulle sue succose labbra rosate.

«Va tutto bene» disse.

"Accipicchia, è proprio uno schianto" pensò, sbocciando subito come una rosa a maggio.
Poteva sentire la sua intimità pulsare bramosa, il fascino di Walter era di una piccantezza indomabile. Ma non c'era tempo per sbavare, "magari" pensò Giglio "Egli dopo cadrà tra le mie grazie, la notte si concluderà con baci e carezze".

«Mi fai entrare o mi lasci qui?» domandò.
«Oh! Ma certo, scusa, entra pure. Scusa»

Gli prese tutti i bagagli che aveva con sé e lo invitò a entrare.

Una volta giunti in casa, Walter sistemò gli averi di Giglio in camera da letto, lo fece sedere in soggiorno e gli offrì del succo.

«Succo? Da quando?» chiese Giglio.
«Lh'o comprato pensando che...»
Lo aveva acquistato con il pensiero che Giglio, anche per qualche strana ragione, sarebbe tornato.

«Come stai?» domandò girando completamente la frittata.
«Bene, sono ufficialmente un senzatetto» annunciò il ragazzo.
«Oh cielo, veramente? Ti hanno cacciato di casa? E perché mai?» domandò sdegnato, sapendo che Giglio stesse cercando di celare il proprio sconforto.
«Non riuscivano a gestirmi più, sono complicato» rispose.

Walter si sedette sul divano, accanto a Giglio.
«Mi dispiace» disse cogliendogli la mano.
«Davvero. Nessun vero genitore caccerebbe fuori il proprio figlio»

«Non voglio odiarli, ma sono molto arrabbiato con loro...» disse, stringendo amareggiato la mano del vampiro.
L'odio e il ribrezzo sul volto di suo padre lo assaliva, gli scavava le ossa. E il dispiacere di sua madre era semplicemente tremendo, una pillola aspra.

«Walter io...» non voleva piangere, ma il suo cuore era grandemente affranto, premuto fino in fondo. Sembrava essere stato trafitto in ogni margine, perdeva copiosamente sangue da tutti i tagli.

Walter si rattristò, voleva bene a Giglio, sapeva che aveva sofferto molto e vederlo lo abbatteva.

«Permettimi, ma i tuoi genitori possono pure andarsene a fanculo. Tu non meriti assolutamente di essere trattato in questa maniera» disse con la collera scritta nello sguardo.

Giglio non si offese affatto, anzi, comprese e concordava. Erano i suoi genitori, ma erano anche gli stessi che gli avevano procurato tutto quel dolore.

«Posso restare qui? Con te, giusto per un po' di tempo?» domandò Giglio, vivificando l'animo di Walter. Dalle ossa agli organi, venne colto da una gioia così incontenibile che non riuscì a rispondere.

Giglio interpretò quel silenzio come un rifiuto, pensò che Walter non avrebbe gradito la sua presenza.

«Mi troverò un lavoro, ti aiuterò economicamente e non sarò affatto un peso, te lo giuro» disse.

Ma Walter non riuscì nemmeno ad ascoltare, poiché troppo concentrato a meditare su un futuro da edificare con il suo carissimo Giglio.

«E mentre cerco un lavoro ti farò le faccende di casa, laverò i piatti, farò il bucato e...» ma mentre farneticava, Walter lo inzittì, posando il proprio dito sulle sue tenere labbra rosa.

«Non devi, puoi restare qui per sempre...» disse, fu tutto ciò che riuscì a confessare.

Gli era mancato tutto di Giglio, soprattutto i suoi grandi occhi neri. Gli stessi in cui oltre a potersi riflettere, ci annegava.

Poi si avvicinò e lo baciò.

Eccolo, quello sì che era un bacio vero.

Unico, colmo di verità. Il bacio di Walter gustava di sincerità, non c'era un ombra di lussuria, ma solo dolcezza reale.
Senza farsi trattenere da nulla, i due presero a spogliarsi l'un l'altro.

Giglio con Walter non provava vergogna, sapeva che non lo avrebbe giudicato, e non sarebbe stato nemmeno confuso dal suo corpo.
Quando i loro petti si unirono, il cuore di uno riconobbe il palpito dell'altro, si riconobbero e si colmarono di amore. Era come essersi riuniti dopo lunghi anni di separazione, come due terre divise dal conflitto, come fanciulli separati dalle famiglie.

Quando Giglio accolse in sé Walter, si sentì come un vergine accarezzato dalla benedizione celeste.
Walter era dolce e pacato nelle sue movenze, morbido come un filo d'olio.

«Hmm» mugugnò Giglio con la voce candita di piacere.

I baci e le carezze proseguirono, i due barcollarono per tutto il salotto, mettendolo completamente a soqquadro.

«Ah! Sì! Oh Walter!» La sua schiena aveva sbattuto ormai su ogni superficie, dal tavolo centrale, alla porta d'ingresso, a quella del corridoio, sulla parete e sul pavimento.

«Più forte!» incitò Giglio, arando con le unghie la pelle del vampiro. Che pur di compiacere e soddisfare l'amato, si cinse i fianchi di vigore e nutrì ogni singola spinta di animo.
Fu allora che Giglio si sentì mancare, il cielo sembrava volersi aprire solo per loro, si sentì simile a un terreno benedetto dalla pioggia dopo anni di siccità.

«Così, Awh Walter, ti amo da morire!» disse, e addentò l'orecchio dell'amato.
«Va bene così?» chiese.
«Perfetto...»

Rotolarono per tutto il pavimento, fino a scontrare contro un mobile.
«Nel letto, andiamo in camera» suggerì.

Walter dunque lo sollevò, e mentre uniti sia in carne che in un lungo e intenso bacio, i due si recarono nella camera da letto, per continuare a consumare il focoso rapporto.

La notte era giovane, avevano a disposizione tutto il tempo che desideravano.
Il sesso con Vittorio era stato piacevole, ma quello con Walter era tangibile, era amore. Mentre lo sentiva fiorire dentro di sé poteva percepire la sua anima restaurarsi, come se lavato da ogni iniquità.

Esausti e sudati, si distesero uno accanto all'altro.

«Walter...» disse Giglio
«Sono qui»
«Vuoi essere il mio fidanzato?»

Walter lo guardò, doveva essere un sogno, non poteva essere tutto così bello, e cercò conferma accarezzando il compagno.

«Giglio, voglio che tu sappia che tu per me non sei assolutamente un errore. Sei stato un miracolo, un miracolo che io inizialmente non ho riconosciuto» disse
«Potrai mai veramente perdonarmi per ciò che ho fatto a Dalia?»

Giglio annuì, dopotutto sapeva che non era stato lui a premere il grilletto quella notte, e il pentimento dimorava nei suoi splendidi occhi.

«Certo, sarò il tuo fidanzato, se tu però sarai il mio»

«Ovvio, allora è ufficiale? Siamo una coppia?»
Giglio annuì, e il cuore di Walter spruzzò di contentezza.

«Ti amo»
«Ti amo anche io»






~Spazio autrice
Giglio e Walter si sono finalmente riuniti, sono stati solo 3 capitoli eppure sembrava che non si vedessero da un'eternità.
Che piacere è per me continuare a scrivere questo racconto, e non vedo l'ora di poterla concludere con il grande finale che ho pianificato dal capitolo uno.

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