Capitolo 17

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Michael's pov.

"Allora Em, fammi vedere il tatuaggio." butto lo zaino accanto il banco e mi siedo aspettando la risposta della mora.

"Ma ho la benda Michael." ride e mi scompiglia i capelli per poi girarsi verso la professoressa di matematica.

"Dai dai dai." rido battendo piano le mani sul banco e continuo a fissarla.

"Michael, ma come faccio?" ride ancora e si gira verso di me.

"Ma tutto questo buono umore? Non che mi dispiaccia, però voglio sapere il motivo." incrocio le braccia al petto e per la seconda volta aspetto una sua risposta.

"Te lo racconto oggi a casa. Vieni? Così facciamo anche i compiti per domani." mi da un bacio sulla guancia e sorrido per il suo comportamento.

"Certo che vengo, non c'è neanche bisogno di chiedere." batto le mani come un bambino e poi appoggio la testa al banco per dormire. Io e la matematica ovviamente non andiamo molto in sintonia. Io odio lei e i numeri e le lettere odiano me. È un sentimento reciproco, perché deluderla e iniziare ad amarla? Sto diventando pazzo. Passo una mano sul viso e poi dopo circa pochi minuti mi addormento.

***

"Clarice, noi saliamo a fare i compiti per domani." Em da un bacio alla sorella e poi mi trascina letteralmente sopra, per poi andare nella sua stanza.

"Qua c'è profumo di uomo." constato sedendomi nella sedia della scrivania e iniziando a ruotare su me stesso.

"Luke ha dormito qua stanotte." sorride raggiante e prende dei libri dalla mensola.

"Cosa?" la guardo attentamente.

"Ti dovevo parlare di questo." si siede sul letto davanti a me e incrocia le gambe.

"Che avete fatto?" spalanco la bocca.

"Niente." urla e mi tira un cuscino. "Ma che pensi?" continua a urlare e mi spinge facendomi cadere all'indietro.

"Dai, racconta." rido e mi sistemo la maglietta.

"Ho scoperto che Luke è il bambino con cui passavo le mie giornate all'orfanotrofio." sorride e le scende una lacrima, penso dalla felicità.

"Davvero?" sorrido e prendo le sue mani stringendole.

"Si. Non sai quanto sono contenta per questo. Il mio Lukey. È sempre stato accanto a me, fin quando non lo hanno adottato. Lui e Clarice hanno la stessa età. Noi tre stavamo sempre insieme. Prima è stata adottata Clarice. Io ovviamente ero piccola e stavo male, e così io e Luke ci siamo uniti ancora di più. Poi però hanno adottato anche lui ed io sono rimasta da sola." sospira e guarda altrove.

"Però adesso vi siete ritrovati." la abbraccio e le accarezzo i capelli.

"Si. E menomale." sussurra e mi stringe forte appoggiando la testa sul mio petto.

"Sono tanto contento per te Em." sorrido e le accarezzo il viso.

"Grazie. Tu invece che mi racconti? Oggi non sei tanto felice eh? Ti ho visto assente.." mi accarezza i capelli e poi mi stringe tra le sue braccia.

"Oggi non sono tanto felice, però cerco di non pensarci." alzo le spalle e appoggio la testa sulla sua spalla.

"Vuoi parlarne?" domanda con un tono di voce particolarmente basso.

"Ti annoierei." rispondo immediatamente, anche se so che non è questo il motivo. Il problema è che non ho mai raccontato a nessuno questa storia. Nessuno sa niente, anche perché non ho mai avuto amici. Ovviamente, tutti so tenevano alla larga da me ed io non ho mai potuto fare niente.

"Dai parla, magari ti fa bene." mi accarezza un braccio e mi guarda. Mi siedo e prendo un cuscino per stringerlo forte.

"Non mi giudicherai, vero?" sussurro con lo sguardo basso.

"Non lo farei mai. So cosa significa essere giudicati." mi accarezza il viso con la sua piccola mano calda e mi invita a parlare.

"Oggi sono sei anni che mio nonno è morto." fisso il cuscino non riuscendo a guardare lei.

"Come è successo?" chiede con tono basso.

"Quando ero più piccolo, mi sono ritrovato in una sparatoria, insieme a mio nonno. Uno degli aggressori stava per spararmi, ma lui si è messo davanti a me per proteggermi ed è morto. Io ero lì, che guardavo il suo corpo, ma non potevo fare niente. Assolutamente niente." una lacrima mi scende sul viso ed Em si affretta ad asciugarla. "Mi hanno mandato dallo psicologo fino all'anno scorso. Tutti sono venuti a sapere che facevo queste sedute e hanno iniziato a prendermi in giro. A deridermi. Nessuno sa di mio nonno, solo tu." la guardo piangendo e la stringo forte.

"Ssh Michael, è tutto apposto." mi accarezza la schiena ripetutamente e mi culla.

"Mi manca." mi scappa un singhiozzo che attutisco appoggiando il viso sulla sua spalla.

"Lui è sempre accanto a te." mi asciuga il viso e mette una mano sul mio petto, all'altezza del cuore.

"Emily, grazie. Per tutto quello che fai. Tu non mi prendi in giro e mi accetti così come sono." mi asciugo il viso e, per cambire argomento, apro un libro a caso. "Studiamo?" cerco di sorridere e alzo le spalle.

"Si, studiamo." sorride dolcemente.

***

Il telefono di Em inizia a vibrare senza sosta e mi giro verso la ragazza che sembra non dargli conto.

"Em, non vedi chi è?" domanda grattandomi la nuca con una mano.

"Non mi stanno chiamando. Sono circa cinque messaggi, e scommetto che sono di Jade. Fa sempre così se non rispondo immediatamente al primo." ride e prende il telefono. "Ecco appunto." mi fa un occhiolino e velocemente risponde.

"Jade." ripeto il suo nome e guardo fuori dalla finestra.

"Si.. la mia amica, quella che praticamente ha da dire su tutto quello che fai." ridacchia e posa il telefono.

"So chi è Jade, Emily. Penso che.." sussurro alla fine. Non è possibile che sto per dire una cosa del genere.

"Pensi che...?" mi chiede guardandomi con il suo sguardo curioso.

"Penso che è molto carina come ragazza. E che il suo comportamento mi piace perché la distingue dagli altri, anche se non capisco perché l'abbia tanto con me." alzo le spalle e prende nuovamente la matita in mano per sottolineare la lezione di storia.

"Ti piace Jade?" urla Em sorridendo.

"Ma non c'è bisogno di gridare." piagnucolo e le do un colpo sulla gamba, in modo però da non farla male.

"Quindi ti piace Jade." mi da un bacio sulla guancia.

"È strano?" domando abbassando lo sguardo sui disegni del libro che, di colpo, sono diventati interessanti.

"Ti piace una ragazza, perché dovrebbe essere strano?" mi accarezza il viso e mi sorride.

"Perché è da stupidi. Cioè, mi piace la ragazza che mi prende continuamente in giro." mordo il labbro nervoso e chiude gli occhi.

"Vedrai che andrà tutto bene." mi stringe forte e poi, ancora una volta, continuiamo a studiare.

Second chance - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora