Capitolo 38

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Londra

Emily's pov.

"Em, davvero, scusami per ieri. Pensavo fosse importante.." Jason si scusa per l'ennesima volta e io roteo gli occhi al cielo.

"Ti ho detto che è tutto ok, ma non devi farlo più." lavo le tazzine mentre sento la pesantezza sugli occhi, dovuta alla stanchezza. Ho dormito poco e niente, continuavo a pensare a Luke. Mi ha definita la sua ragazza dopo quello che ho fatto, dopo averlo abbandonato per farmi dimenticare e farlo stare bene. Ma lui continua, insiste, non molla, non sapendo che fa più male a me che a lui questa situazione, soprattutto perché qui ho trovato la madre di Luke, che non facilita le cose. Sbadiglio chiudendo l'acqua ed inizio ad asciugare tutti i vari pezzi.

"Sonno?" mi chiede prendendo un piattino ed asciugandolo, per aiutarmi.

"Sì, un po' " alzo le spalle e continuo a fare quello che stavo facendo "dai, Jason, dimmi. Come mai qui a Londra?"

"Oh, beh, mi sono trasferito qui con la mia famiglia quando avevo 9 anni. Vengo dalla Corea del Sud, e devo dirti che non mi dispiacerebbe affatto tornarci. Ho sempre amato la Corea, solo che mio padre combinò alcuni casini e si fece molti nemici. Una volta cercarono di uccidere mia madre e lì mio padre decise che era meglio andare via, era troppo pericoloso." sospira "peccato che mio padre una volta arrivato qui abbia ricominciato."

"Che tipo di casini?" gli chiedo guardandolo.

"Spacciava." guardò in basso.

"Scusa.." gli passo una mano sulla schiena e lui scuote il capo mentre una lacrima riga il suo viso.

"Tranquilla" la asciuga velocemente "e comunque alla fine mio padre ha preferito quella vita a noi ed è andato via, non lo vedo da 10 anni e sinceramente neanche voglio vederlo, l'unica cosa che provo verso di lui è odio. Mia madre, mia sorella ed io abbiamo fatto di tutto per lui, abbiamo cercando di fargli capire che quella non era la cosa giusta da fare, ma non ha smesso. E ha 16 anni mi son dovuto prendere la mia famiglia sulle spalle, seguire la scuola, studiare il pomeriggio e lavorare di notte perché mia madre, per quanto lavorasse e ce la mettesse tutta, non riusciva a mantenerci. Sono stati anni brutti, ma ce l'abbiamo fatta. Beh, eccoti la storia della mia vita" ride amaramente e posa l'ultima tazzina. Lo abbraccio e lo stringo forte.

"Mi spiace, non lo meriti" lui sorride e ricambia l'abbraccio.

"Fa niente" mi lascia una leggera carezza sulla guancia e poi entrambi veniamo richiamati da una voce.

"Ehi" mi volto e vedo la madre di Luke lì, che mi aspetta "vale ancora il pranzo, no?" mi sorride. Guardo l'orologio e sgrano gli occhi quando noto che sono già le 12.

"Certo signora." le sorrido e mi slaccio il grembiule e lo tolgo "vado a cambiarmi la maglia e torno subito qui"

"Ti aspetto" mi giro per andare via ma poi aggiunge "e non chiamarmi signora. Chiamami Liz e dammi del tu" e mi volto di nuovo verso di lei.

"Va bene, Liz. Sono da te tra un minuto" sorrido e vado a cambiarmi. Una volta finito esco e saluto Jason, e con la bionda ci avviamo ad un ristorante poco distate dal bar. Entriamo e ci accomodiamo, la donna resta a guardarmi per un po' mentre io tengo lo sguardo basso per l'imbarazzo e mi torturo le mani pensando a tutte le possibili domande che potrebbe pormi e cercando di mantenere l'auto controllo per non scoppiare a piangere anche solo pronunciando o sentendo "Luke". Il cameriere si avvicina e ci porge i menù, io opto per un semplice piatto di pasta al sugo e Liz invece ordina una bistecca e delle verdure. Dopo aver segnato tutto, si allontana andando verso le cucine e il vocio della sala continua a farsi più intenso.

Second chance - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora