Capitolo 42

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Luke's pov.

Busso alla porta di Ashley e mi guardo intorno. Quando la porta si apre, vedo la bionda sorridermi calorosamente.

"Ehi" dice in un sussurro, portando una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.

"Ciao" le sorrido a mia volta e mi sporgo verso di lei per lasciarle un umido bacio sulla guancia, ora rossa per l'imbarazzo.

"Ehm.. Andiamo?" Mi chiede afferrando le chiavi da sopra il tavolino vicino la porta e mettendole nella tasca dei suoi jeans, che le fasciano perfettamente le gambe magre.

"Sì, andiamo" le sorrido e scendo i gradini che si trovavano davanti l'entrata. Una volta arrivato alla fine, la guardo e aspetto che scenda anche lei e, quando lo fa, allungo una mano per prendere la sua. A quel gesto, la ragazza mi guarda confusa e poi, dopo alcuni attimi, afferra la mia mano leggermente sudata e la stringe con la sua, piccola e calda.

"Allora Ashley, come stai?" Le chiedo guardandola, mentre camminiamo verso il parco.

"Io.. Uhm, non lo so." Bisbiglia alzando leggermente le spalle e guardandosi intorno, per non incontrare i miei occhi.

"Ashley, non posso aiutarti se fai finta di stare bene" accarezzo il dorso della sua mano col pollice e alzo gli angoli della bocca fino a formare un piccolo e caloroso sorriso, cercando di rassicurarla. Alle mie parole, gira lentamente il capo verso di me e quando i nostri occhi si incontrano sento nuovamente quella strana sensazione allo stomaco.

"Non sto bene, Luke. Sto male. Tanto." Sussurra per poi tirare su col naso, cercando di non scoppiare in lacrime. Mi fermo e la tiro verso di me, tenendo ancora strette le nostre mani. Un mio braccio circonda le sue spalle e la stringo di più sul mio petto, mentre un suo braccio si stringe attorno al mio busto e il suo viso si nasconde nell'incavo del mio collo.

"Shh" le sussurro all'altezza del suo orecchio mentre una mano va tra i suoi capelli ed inizia ad accarezzarli, cercando di farla rilassare. La presa del braccio della ragazza si fa più stretta attorno al mio busto, così, con lentezza, porto la mano sul suo viso e poi delicatamente le afferro il mento con il pollice e l'indice, facendole alzare la testa in modo da guardarla negli occhi. "Ora andiamo al parco e mi dici tutto, va bene?" Le sorrido calorosamente e lei si limita ad annuire senza però interrompere il contatto tra i nostri occhi.

"Va bene, Luke" sussurra per poi tirare su col naso e staccarsi da me. Continuiamo a camminare e dopo non molto arriviamo, ci sediamo su una delle panchine di legno presenti nella grande distesa verde e la ragazza abbassa lo sguardo sui suoi piedi. Appoggio un braccio sulla spalliera della panchina e la guardo, aspettando che inizi a parlare. "Uhm.. Allora.." fa un respiro profondo e poi inizia a torturare le sue piccole mani, continuando a tenere lo sguardo fisso verso il basso. "Le cose a casa sono peggiorate" bisbiglia, scuotendo il capo, come se si fosse arresa.

"In che senso, tesoro?" le chiedo, poggiandole la mano del braccio che precedentemente era sulla spalliera sulla schiena della ragazza, inziando poi ad accarezzarla.

"Nel senso che mia madre è sempre nervosa, a mio padre questo non sta bene ed iniziano a litigare, davanti a me. In ogni momento della giornata, loro litigano, anche per una stupida cosa. Hanno litigato per dei fottuti cereali, capisci? Non ha senso!" sbotta portando le mani tra i suoi capelli e iniziando a singhiozzare.

"Oh, piccola Ashley" mi sporgo verso di lei e la stringo tra le mie braccia, facendo in modo di farle appoggiare la testa sul mio petto "purtroppo, quando due persone non vanno più d'accordo, qualsiasi cosa è un modo per litigare e sfogare la rabbia, l'odio, il rancore che si prova verso l'altro. È sbagliato, nessuno lo mette in dubbio, ma non sappiamo come si sentono loro, come stanno loro. Noi sappiamo come stai tu in questa situazione, ma per quanto riguarda loro, noi siamo come un narratore esterno. Guardiamo la vicenda da fuori e la interpretiamo a nostro modo, non sapendo davvero cosa si cela dietro quelle azioni. Questo, però, non vuol dire che debbano scaricare tutto su di te. Tu sei una ragazza fin troppo matura per la tua età, una ragazza cresciuta troppo in fretta. Sei diventata una donna quando dovevi essere una ragazzina, Ashley. Ti sei ritrovata in una situazione più grande di te." Continuo ad accarezzarla mentre alcune lacrime calde della ragazza bagnano la mia maglietta e la sua piccola mano stringe quest'ultima in un pugno.

"Il fatto è che mi sento così oppressa, Lukey. Mi sento così male. Sono praticamente divisa tra due fuochi: mio padre che si sfoga con me dicendomi quanto bambina e immatura sia mia madre, lei invece che si sfoga con me dicendomi che non sopporta più mio padre, che vuole che vada via, che vuole essere felice e che vuole rifarsi un'altra vita. È come se stessero giocando a tiro alla fune e la corda fossi io. È una situazione di merda, Luke" continua a piangere e singhiozzare sul mio petto mentre le mie mani vagano sulla sua schiena.

"Devi essere forte, piccolina. E bisogna mettere in chiaro i ruoli nella tua famiglia. Facciamo così, quando l'uno critica l'altro, o magari ti chiedono dei consigli su cosa fare perché vogliono scaricare tutto su di te, se ti dicono qualsiasi cosa inerente a loro, tu limitati ad ascoltare e fai finta di niente. Quando vedranno che non li calcolerai, capiranno e staranno in silenzio. Devi riprenderti la tua vita tra le mani, Ashley, sei una ragazza e ti stai perdendo il meglio dell'adolescenza. Devi tirarti su, farti forza, uscire, stare con gli amici, fare nuove esperienze, divertirti. La tua età non torna più, dolce e piccola Ashley, quindi, riprendi il controllo della tua vita e recupera il tempo perso, in tutto." Alza lentamente il viso verso di me e mi guarda negli occhi. I suoi grandi occhioni verdi, le sue iridi più chiare del solito per via delle lacrime, e rossi e gonfi sempre per colpa di quest'ultime, mi guardano, guardano i miei occhi azzurro cielo. Porto la mia mano sinistra sulla sua guancia, posizionando il pollice sul suo zigomo, e iniziando ad accarezzarlo, asciugando anche le lacrime che ancora scorrono sulla sua pelle morbida.

"Non sono forte abbastanza, Luke. Non lo sono mai stata e mai lo sarò." Sussurra guardandomi ormai rassegnata, distrutta.

"Sei forte, Ashley, molto. Non credo che qualcun altro sarebbe riuscito a sopportare questa situazione, a mantenerla sotto controllo come hai fatto tu, io ti ammiro molto, sai? Hai una forza incredibile e sei una ragazza stupenda, sia dentro che fuori." Continuo a muovere la mia mano sulla sua guancia e alzo gli angoli della bocca fino a formare un piccolo sorriso, nella speranza di convincerla.

"Sono sola. Ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me, Lucas. Almeno un po'. Che mi tratti come una donna, che si preoccupi per me, che mi chieda se sto bene, e se non sto bene faccia qualcosa per farmi distrarre. Ho bisogno di qualcuno che mi dimostri che valgo qualcosa, che non sono un oggetto, ma una persona, perché io non mi sento tale. Non mi sento importante. Non mi sento una 'persona'. Io mi sento una cosa, una cosa che va usata e poi gettata, come si fa con i piatti di carta o con i pannolini. Sai, quelle cose lì. Mi sento inutile, credo che la mia esistenza peggiori solo le cose su questo mondo, e sai Luke, puoi ripetermi all'infinito che non è così, ma le parole non contano. Contano i fatti, e nonostante tutti, tutti i miei 'amici' continuino a dire 'tu vali più di quanto credi' o 'per te vale la pena lottare', nessuno me l'ha mai dimostrato. Come faccio a volere bene a me stessa, se nessuno ne vuole a me?" Mormora con la voce spezzata dal pianto.

"Hai me, Ashley. E credimi se ti dico che per te ne vale la pena." Le sposto una ciocca dei suoi capelli dietro l'orecchio continuando a tenere lo sguardo fisso sui suoi occhi, ormai più chiari per via delle lacrime.

"Luke" sussurra.

"Ashley" la accarezzo, prima di sentire le labbra carnose della ragazza premere contro le mie. In un primo momento spalanco gli occhi, ma non mi allontano. Man mano che le sue labbra continuano a muoversi con le mie, chiudo gli occhi e continuo ad accarezzare lo zigomo della ragazza, gustandomi quel bacio. Sento una sua mano nei miei capelli, mentre io stringo la presa delle quattro dita dietro la sua nuca e il mio pollice continua a muoversi sulla sua guancia. Picchietta con la lingua sul mio labbro inferiore, e proprio mentre sto per schiuderle mi passano avanti immagini di me ed Emily.
Che sto facendo?
Mi stacco da quel bacio e la ragazza mi guarda dubbiosa, non capendo il perché del mio gesto.

"Forse è meglio se torniamo a casa" le dico, senza permetterle di porgermi nessuna domanda.

"Si, okay" sussurra per poi alzarsi, seguita da me. Iniziamo a camminare verso casa della ragazza, restando entrambi in silenzio, mentre la mia mente viene invasa dai ricordi.

Emily's pov.

Se avessi saputo che anticipare la partenza mi avrebbe fatto così male, allora non lo avrei fatto, sarei rimasta a Londra. Se mi fossi accorta prima che Luke mi mentiva, che in realtà non ci teneva così tanto come diceva, allora non sarei proprio tornata. Vederlo con un'altra fa più male della distanza che ci ha separato in questo periodo, e che probabilmente ci separerà di nuovo, sta volta per sempre.

Second chance - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora