Capitolo 6

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Le sue mani sul mio corpo. Io legata al letto, mentre lui se ne approfitta di me. Le lacrime che continuano a scorrere sul mio viso, mentre gemiti di dolore escono dalle mie labbra. Improvvisamente, la situazione cambia: lui a casa di mia sorella, con un coltello in mano. Un taglio sulla sua gamba. Un urlo che squarcia il mio cuore. Il mio dolore divenuto oramai anche suo.

Urlo e i miei occhi si aprono di scatto. Mi guardo intorno: la stanza è scura, nessuno spiraglio di luce. Sposto lo sguardo sulla sveglia e vedo che sono le 04:00 di mattina. Porto una mano sulla fronte sentendo il sudore gocciolare e lo asciugo con la manica del pigiama e porto le ginocchia al petto. Il mio cuore batte all'impazzata, e mentre fisso il vuoto le scene continuano a passarmi avanti, come un treno in corsa, lacerandomi dentro sempre di più. Resto lì, immobile, mentre le ore passano lentamente. Quando sento Clarice alzarsi dal letto, mi rendo conto che è ora di alzarmi per andare a scuola. Mi trascino giù dal letto e prendo un leggins con la stampa a jeans e un maglioncino turchese che mi arriva al sedere. Dopo aver preso anche l'intimo e aver stretto il tutto al petto, esco dalla stanza e vedo Clarice appoggiata ad tavolino posto al centro del corridoio, che stringe i denti e si accarezza la gamba, sul punto in cui quell'uomo che fino a qualche giorno fa ho chiamato "padre" l'ha ferita. Guardo per qualche secondo la scena con gli occhi lucidi e, quando sento di star per esplodere, indietreggio silenziosamente fino a rientrare in camera. Mi giro di spalle e calde goccioline veloci iniziano a scivolare dai miei occhi fino a cadere sui miei piedi nudi.

"Tesoro, va tutto bene?" sento la mano di mia sorella poggiarsi sulla spalla e mi limito ad annuire, cercando di non farle vedere il mio viso completamente bagnato.

"Sto bene, grazie" le sussurro poggiando la mia mano sulla sua, restando nella stessa posizione "tu invece? Come va la gamba?"

"Oh, va benissimo" mi giro con gli occhi colmi di lacrime udendo quelle parole e la guardo.

"Non mentire Clary. So benissimo che fa male, sappi che ci sono passata prima di te. Anzi, non fa male, di più. Brucia, tira, senti una sensazione di dolore indescrivibile. Non dirmi che va tutto bene solo per compassione, perché non vuoi che mi incolpi. Se fai così lo farò solo di più." bisbiglio a denti stretti mentre continuo a piangere, senza riuscire a smettere, nonostante volessi. Odio la mia debolezza e odio non potermi controllare in queste situazioni. Perché sono così dannatamente me?

"Non mi fa male, Em. E' sopportabile, dico davvero. Perché mai dovrei mentirti?" mi accarezza le guance e con i pollici mi asciuga le lacrime.

"Perché mi vuoi troppo bene" 'e perché è tua sorella' mi ricorda la mia coscienza. Ma grazie eh, guarda che senza di te sarei proprio persa.

"Hai ragione, ti voglio proprio tanto bene" mi stringe tra le sue braccia ed io faccio lo stesso con lei tra le mie.

"Grazie" le sussurro vicino all'orecchio.

"Non ringraziarmi, Em. Non devi, affatto. Ora forza, vatti a preparare che dobbiamo andare a scuola. Da oggi ricomincia la tua nuova vita" mi lascia un bacio sulla fronte ed io annuisco, per poi accennare un sorriso. Esce dalla stanza e la seguo a ruota, poi ci dividiamo per andare a prepararci.

***

"Em, allora vuoi andare a piedi?" mi chiede Clarice mentre mette la giacca.

"Sì. Mi farà bene camminare un po', e poi sono al sicuro, no?"

"Se fai quella domanda mi offendo" ribatte Calum mettendo il broncio. Ridacchio per le sue azioni e alzo le spalle.

"Va bene, ci vediamo tra poco a scuola" mi sorride e mi lascia un bacio sulla guancia "a ritorno però veniamo insieme"

Second chance - Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora