6Di rientro a casa la vita mi appariva diversa.
Ogni cosa aveva la sua bellezza.
I mobili del salotto mi sembravano più accoglienti che mai,l'unico rammarico era il ronfare dell'auto di Nico che si allontanava dal vialetto di casa mia.
La mancanza del suo sguardo su di me,la sua voce,i suoi toni incostanti avevano lasciato un languore nel mio stomaco.
Ripercorrevo i suoi ricordi come fossero stati miei,come avessero messo radici nella mia memoria.
Appoggiata alla porta con gli occhi chiusi continuavo a perdermi nei meandri della sua storia,ormai nostra.
"Nicholas. Nicholas. Nicholas".
Credeva di essere un animale. Io credevo solo nel fatto che era vivo nonostante tutto,nonostante la sofferenza,la paura,il malato desiderio di morte...il ritrovato fine allo scopo di vita:sopravvivere a se stesso.
"Non ha più senso morire ormai. Ci ho provato e riprovato ma da lucido é un'altra cosa. Ero consapevole di essere qualcosa di diverso dal ragazzo che ero stato...ho osato sfidare persino il fato. Mi sono tagliato le vene,una volta sola. E sai cosa mi ha stupito di più Edera? Non il senso di perdita,il sangue scorreva rapido dalla ferita trascinandosi via la vita...quello che mi ha permesso di riconsiderare le mie intenzioni è stato il PROFUMO DELLA VITA. Il sangue ne era impregnato. Non resistevo più. Ho leccato il taglio assaporandone il succo,il gusto mi avvolgeva la lingua riempiendomi la bocca. Mi sono fermato,la cosa era stranamente singolare e spaventosa. E...Edera,il taglio si stava richiudendo...la mia saliva lo stava guarendo. Non voglio scappare anche da me. Animale o no,voglio vivere. Le mie capacità,credo,mi sono state concesse per uno scopo. Oppure per sola pietà. Ma quello che conta è che posso finalmente sentirmi parte della mia stessa sopravvivenza in questo mondo. L'ho giurato anche a mio padre. Ora lo giuro a te".
La sua confessione mi si era tatuata addosso.
Poteva quindi curarsi,vivere e nello stesso momento scegliere di non farlo.
Mi premetti una mano sul petto stretta in un pugno,la pressione che esercitavo mi limitava il respiro,ma era quello che volevo. Stare silenziosamente nel mezzo,tra la vita e la morte,tra me e Nico.
La voce di Valerio mi tirò fuori dal fondo dei miei pensieri.
--Edera. Come ti vanno le cose?-- Sempre allegro e pimpante Valerio.
Certe volte rischiava di scoraggiarmi con tutto il suo buon umore,come in quel momento,mi faceva sentire un' ingrata verso quella sua allegria spontanea.
--Vale ciao...-- riemersi,fingendomi tranquilla. --Ciao. Io sto bene e tu? Il lavoro,hai risolto?--
--In realtà ho cambiato delle cose. Ora ho uno studio tutto mio,non è facile ma i clienti ci sono e,piano piano,sono sicuro che andrà meglio. L'unico problema ora sono gli investimenti iniziali...--.
Era troppo tardi per fermarlo. Gasato com'era per la sua impresa,mi avrebbe spiegato tutto il suo progetto. Trascorse mezz'ora prima che potessi interromperlo.
--Bene,ora sei un dentista a tutti gli effetti. Complimenti. Sono certa che andrà tutto bene...ora però vado a fare una doccia prima di cena. Lo dici tu a mamma? Mi sbrigo...ah e avvertila che verso le nove e mezza viene Riccardo--. Stava per chiedermi qualcosa ma lo intimai a non aprir bocca,premendogli un dito sulle labbra. -Stop! Altrimenti non sarò pronta per la cena,vado--. Scappai di sopra.
Valerio era sempre stato simpatico con me ma il suo più grande difetto era che voleva sentirsi un po' la figura paterna,come un secondo papà. Questo mi infastidiva,non avevo mai sentito la mancanza di un padre. A mamma faceva piacere sapere che lui ce la stava mettendo tutta con me ma accettava anche il mio punto di vista senza problemi,solo voleva che io fossi più paziente nei suoi riguardi.
A volte,da piccola,mi era capitato di pensare al mio padre naturale. Immaginandomelo come un uomo forte,simile ad un eroe. Poi crescendo non ha avuto più importanza che ci fosse o no.
Mamma mi parlava di lui ogni tanto,raccontava com'era vestito quando lo incontrava,per esempio.
Amava perdersi nei dettagli,come il colore delle scarpe o la fantasia della cravatta che indossava. A me piaceva ascoltarla. Non avevamo mai parlato del rapporto padre-figlia,lui ed io,perché non c'era mai stato.
Lo vedevo ogni giorno o quasi. Veniva a prendere i suoi figli,ci scambiavamo un "ciao" qualche volta ma niente di più.
Due vite separate e a me andava bene,punto.
Mentre l'acqua della doccia mi bagnava la faccia,non potei fare a meno di immergermi nuovamente in Nicholas.
Era doloroso e necessario al tempo stesso.
La sua presenza nella mia vita sembrava voler occupare un posto di rilevanza nei miei gesti o pensieri...non ero certa delle conseguenze alle quali sarei andata incontro. Volevo subirle.
Non si trattava solo di attrazione ma di bisogno.
Assurdo,sleale bisogno di vederlo,di passare il tempo con lui. Di perdermi nelle sue parole.
Sentivo la mancanza perfino del suo alito caldo sul mio viso.
E qualcosa mi confermava ogni volta,che non era giunto a me per caso ma era così che doveva andare.
Avrei voluto conoscere suo padre per ringraziarlo di averlo accolto nella sua vita. Non fosse stato per lui,Nico chissà di quale destino sarebbe stato vittima,forse ancora più crudele di quello avuto grazie a sua madre.
Quante cose ancora avrei voluto sapere!
Presi fiato ed affondai la faccia sotto al gettito caldo,riflettendo ancora ed ancora.
Ripercorsi mentalmente le nozioni apprese da internet per paragonarle a quella che ipotizzava Nico:un animale.
Non avevo avallato nulla di mio quel pomeriggio,il tempo non era stato sufficiente per poterne discutere. E lui mi era sembrato già abbastanza provato dal resoconto fattomi.
Un po' di pace.
Scesi in cucina,mia madre era di ottimo umore,la cosa non mi sorprese più di tanto. Quando c'era Valerio si sentiva sempre allegra,a meno che non avevano voglia di litigare,ma quella sera sembrava tutto sotto controllo.
Parlavano dei propri lavori,io mi limitavo ad infilare ogni tanto qualche stupidaggine della scuola. Sfortunatamente non funzionò per distrarre Valerio dall'argomento "Riccardo".
Ne uscimmo a pezzi mamma ed io.
Ricostruì l'intera versione che conosceva su di lui. Da come lo avevo vissuto per poi mollarlo,ingiustamente secondo Vale.
--Magari ti avrebbe sostenuta volentieri se tu glielo avessi permesso...è un bravo ragazzo e molto ben educato. Edera dovresti rimetterti con lui...--.
Non la finiva più.
Alla fine mamma ha ceduto,mettendolo al corrente su Nico,quindi la discussione si chiuse con non poche smorfie di Valerio:sorpresa,sbigottimento ed infine silenzio totale.
Il televisore aiutò molto nel riprendere il controllo generale.
Si passò da "me" come argomento principale,all'economia italiana in un batter d'occhio. Salva!
Ma presto il campanello suonò,il mio stomaco riprese il posto in gola.
Riccardo,puntuale come sempre,entrò in casa salutando educatamente.
Non avevo dimenticato i suoi modi carini e rispettosi e nemmeno Vale e mamma rimasero sorpresi della sua cordialità.
Ci sedemmo in cucina per qualche minuto a chiacchierare del più e del meno,senza però fare nessun accenno a "noi",o quello che eravamo stati.
All'età di quindici anni mi presi una sbandata per lui. Mia mamma mi aveva sempre spronata a fregarmene della timidezza,così mi buttai nel corteggiarlo,frequentando i suoi posti,i suoi amici,cercando di farmi notare il più possibile.
Un giorno mi ha notata sul serio. Io non me lo aspettavo neanche più.
Stava piovendo e come al solito avevo dimenticato l'ombrello in corriera. Una ventina di minuti al riparo sotto la saracinesca del bar ed eccolo che arriva.
"Edera...ehi,vieni ti accompagno a casa. Con questo tempo rischi di ammalarti se rimani qui. Ho la macchina in quel parcheggio,ma che ci fai in giro?"
Non solo si ricordava il mio nome ma voleva riaccompagnarmi,cioè da soli,nella sua auto. Stentavo a crederci.
Dovetti raccontargli che avevo perso la corriera,all'epoca mi capitava di frequente e mamma non sempre era reperibile per via dei turni al ristorante. Un po' me ne vergognai,ero fradicia e per di più indossavo una tuta orribile. Mai avrei pensato di incontrarlo in quello stato.
Arrivati a casa lo invitai ad entrare certa che rifiutasse,invece accettò.
Mangiammo insieme,chiacchierammo di un sacco di cose: gli esami del quinto che aveva sostenuto,le vacanze monotone perché i suoi non gli diedero il permesso di partire con la sua combriccola a causa della media ottenuta all'orale. "Potevo fare meglio ma ero nervoso",aveva detto.
Gli raccontai del mio nervosismo i primi giorni di scuola alle superiori,ragazzi e ragazze che non conoscevo e con i quali mi restava difficile legare.
Mi spiegò che era del tutto normale sentirmi spaesata e che presto sarebbe andata meglio,e fu così infatti.
La nostra prima vera conversazione.
Non mancarono argomenti come lo sport,la musica,gli hobby,le cose di tutti i giorni e quelle del sabato sera,serata in cui ci si incontrava con gli amici,qualcuno anche in comune,combinando disastri o semplici scherzi.
Da quel giorno iniziammo a vederci non più per caso ma con vere e proprie intenzioni. Ci stavamo simpatici e trovavamo sempre qualcosa di cui discutere,qualcosa in comune tra noi.
Poi una sera d'agosto mi dice che non si era mai sentito in sintonia con qualcuno come con me.
Le stelle mi apparvero sfocate se paragonate alla dolcezza del nostro primo bacio.
Nessuno mi aveva baciata in quel modo prima,come un'adulta intendo.
Ero persa di lui.
Avevo vissuto momenti importanti con Riccardo,alcuni fondamentali per la crescita di una ragazza. Eravamo innamorati,poi le cose cambiarono.
Mi serviva del tempo per me stessa,per riprendere il controllo dopo quello spavento di quella sera. Decisi che era meglio non coinvolgerlo,non volevo viverlo in quel modo.
I ricordi balenavano tra una chiacchiera e l'altra sovrastando le voci che mi circondavano.
Tornai alla realtà quando Riccardo mi prese la mano,quel contatto,un tempo tenero e spontaneo,mi sembrò diverso.
Io ero diversa.
--Edera usciamo in giardino?-- Nei suoi occhi leggevo la tensione.
--Ma certo andiamo...scusate ma dobbiamo parlare--. Rivolsi uno sguardo complice a mamma che afferrò subito.
--Si ragazzi andate pure...e Edera perché non vi portate il dolce,sono sicura vi piacerà--. Strizzò l'occhio come a dirmi "andrà tutto bene".
Una volta fuori mi scusai subito con lui per non averlo chiamato più ma sembrava distratto.
--Riccardo che c'è? Sei arrabbiato lo so...non ho scusanti ma...--
--In realtà non lo sono Edera--.
--Oh meglio,cioè bene no? Allora che hai? A che pensi?-- Ridicola!
--Edera senti io...ho avuto modo di riflettere in questi mesi e sinceramente...--
Il tono della sua voce era troppo supplichevole,mi ricordò quello che avevo usato io per troncare con lui,prendermi un periodo.
--Riccardo dimmi che c'è e basta--.
Tagliare corto era una mia prerogativa quando le cose non volgevano come mi sarei aspettata. Avrei preferito un rimprovero o un'accusa da parte sua.
Sbuffò,sembrava cercasse le parole giuste,io mi stavo spazientendo.
--Edy...sono felice tu stia meglio ma...c'è una cosa della quale devo parlarti...con urgenza diciamo...ecco--.
--Dimmela--. Sbuffai nervosa.
--Ok senti...la nostra storia l'hai interrotta tu e....--
--Dove vuoi andare a parare Riccardo?!--.
L'avevo interrotta io,ne ero più che consapevole ed anche lui...non era nella sua natura fare il vigliacco o tergiversare.
--Beh è vero!-- Sbottò.
--Lo so,c'ero anch'io. E mi dispiace. Ora vuoi spiegarti per favore?--.
Prese fiato.
--Beh,è successo che mentre eri lontana da me...ho incontrato una ragazza,la conoscevo già...--si affrettò a dire. --E ora stiamo insieme. In realtà mi piaceva già un po' prima ma volevo stare con te e...--
--No. Aspetta--. Lo interruppi. --Che significa che già ti piaceva?-- I muscoli erano stranamente rilassati,mi sentivo stordita.
--Significa che l'avevo notata Edera. Ma ti giuro non c'è stato nulla tra me e lei mentre eravamo noi,ancora insieme--.
Lo guardavo incredula. Non mi aveva mai detto nulla o fatto intendere nulla.
--Continua--. Lo esortai.
--Scusa Edy...mi piace. Stiamo bene insieme. Non odiarmi. Lo sai quanto tenevo a te. E ci tengo anche ora,solo...--
--Capito. Non preoccuparti. La cosa mi ha spiazzata ma dovevo immaginarlo...è colpa mia--.
Conoscevo il rischio di quello che stavo facendo quando avevo deciso di metterlo da parte,ma faceva malissimo comunque.
--Edera,ne ho parlato con lei...vuole che sia io a dirtelo...-- Di nuovo supplichevole.
--Dirmelo? Lei...vuole? Ma che...--
--Dirti che ci vediamo. Gioia ed io--.
Per un attimo non vidi nulla. L'oscurità della sera era calata su di me come una coperta fitta.
--Gioia? La mia...Gioia?--"Incredibile!"
Mi teneva una mano,non me n'ero accorta. La tolsi subito dalla sua.
--Edera cerca di capire...mi è stata vicina e ci siamo piaciuti...succede--.
--Succede?-- La rabbia aveva preso il sopravvento sullo stupore.
--Io avevo bisogno di aiuto e lei consolava te?!-- Non era certo una domanda la mia,ma un'accusa.
--Perché non me ne hai mai parlato?--
Difesa.
--Ho parlato con te Riccardo! Ho pianto per quello che stavo facendo...che ho fatto. Ho sbagliato ma Gioia! Lei era la mia amica!--
Accusa.
--Mi dispiace Edy. Non aveva il coraggio di dirtelo. Spettava a me in un certo senso no?--
Galanteria.
Ripresi il controllo. Litigare non avrebbe cambiato le cose.
--Riccardo,mi sta bene che stai con un'altra. Quello che mi fa male è il tradimento di un'amica. Doveva dirmelo. Ha avuto tutto il tempo per farlo. Doveva strapparmi dall'isolamento e urlarmelo in faccia. Solo poche parole. Solo questo--.
Mi sentivo tradita da lei. Lei che si lamentava del posto in corriera e non mi aveva detto nulla. Lei che mi ricordava ogni giorno il peso delle mie mancate telefonate durante l'estate.
Riccardo stava cercando un appiglio pur di difenderla.
Io non lo stavo nemmeno ascoltando.
Avevo bisogno di chiudere.
--Bene. Ti piaceva,le piacevi. State insieme. Ora vai--. Secca,dura,afflitta.
--Per favore Edera non fare così--. Mi stava supplicando senza volermi capire davvero.
Colpa.
--Allora vado io--. Mi voltai,consapevole di fargli del male. Rientrai in casa,mi chiusi la porta alle spalle e chiusi lì la nostra storia.
M'infilai in camera lasciando mia madre e Valerio con un punto interrogativo stampato in faccia.
Non volevo interruzioni al malessere.
Il telefonino lampeggiava. Un messaggio.
Riccardo,rinnovava le sue scuse nel display.
Gettai il cellulare in un angolo della stanza. Volevo piangere.
Quanto tempo a chiedermi se le mie azioni ci avrebbero portato a questo. Troppo evidentemente.
Non potevo biasimarlo,lo avevo indotto io a guardarsi intorno,ormai anch'io mi ero staccata da lui,ma non me lo aspettavo da Gioia.
Da quanto le interessava? Forse da sempre.
Melissa c'aveva visto giusto. "Credo che Gioia ti invidi un po'. Tu e Riccardo siete bellissimi insieme. L'altro giorno ho notato che vi osservava parecchio...". Non avevo dato peso a quelle parole di tanto tempo prima.
Dovrebbe esserci onestà fra amiche.
Invece...nello stesso istante in cui abbassavo la guardia,lei iniziava a sfoderare il suo fascino.
Le lacrime uscivano copiose,i singhiozzi soffocati nel cuscino.
Com'era giusto procedere a questo punto?
Dovevo smetterla di frignare ma non ci riuscivo. Recuperai il telefono e composi il numero.
Rispose prima che la mia voce tornasse piatta.
--Edera...come mai mi chiami?-- Nicholas,avevo bisogno di lui.
In realtà non avevo pensato come attaccare,sciolsi la lingua dal nodo.
--Nico...scusa per l'ora...-- L'orologio segnava le dieci e un quarto.
--Non importa,non stavo dormendo. In realtà mi stavo preparando per andare in officina e...--.
--Oh scusa,vai pure ti dico domani dai...-- Che egoista!
Certo avrebbe parlato con suo padre e magari avrebbe terminato i lavori in sospeso.
Mi aveva raccontato che si incontravano di notte,che si nascondeva tra i pannelli del soffitto per non farsi vedere perché temeva la reazione del padre nel trovarlo diverso.
"Chissà perché poi?"
Ricordavo fin troppo bene il suo volto sull'asfalto e non c'era molta differenza,a parte forse per lo strano fascino che emanava,non come un normale ragazzo. Ma forse si riferiva a qualcos'altro.
--No dai dimmi Edera,che c'è,non riesci a dormire?-- Dal tono era divertito.
--Non ci pensare...solo...-- Ecco di nuovo i singhiozzi.
Trascorse un infinitesimo di secondo.
--Arrivo. Fammi trovare la finestra aperta!-- Riattaccò.
Mi asciugai gli occhi col bordo della maglietta,stavo per aprire la finestra quando un rumore mi fece scattare.
--Tesoro,posso entrare?-- Era mia madre che bussava.
Le aprii.
--Mamma ti prego non voglio parlare di nulla adesso--. Semplificai.
--Va bene,però dimmi almeno come stai...ti abbiamo sentita alzare la voce fuori--.
--Non bene. Non voglio mentirti. Adesso vai però. Notte--. Cercai di chiudere la porta ma la stava bloccando con il piede.
--Mamma dai...ti prego!-- Sbottai.
--Senti signorina,gli spazi sono spazi ma a tutto c'è un limite. Voglio sapere che diavolo vi siete detti! Si è arrabbiato per Nicholas?--
--No! Nemmeno lo sa,ora vai...-- Ricominciai a frignare.
--Tesoro...oh mio Dio!-- La sua faccia era diventata marmo. Mi allarmai.
--Mamma che hai?-- Notai che stava guardando oltre la mia spalla. Mi voltai per controllare.
Dietro i vetri della finestra un'ombra sgattaiolò velocissima.
Possibile fosse già arrivato?
--Fammi passare Edera,chiama Valerio e prendi un coltello...--
--Mamma...-- Provai a sorridere --Ti prego...dev'essere stato un uccello o magari il riflesso di qualcosa dalla strada...-- Tentai di tranquillizzarla.
--No no,so bene cosa ho visto...sembrava una persona!-- La sua voce era un sussurro,bisbigliava. --Adesso spostati e fai come ti ho detto--.
Sbuffai,appoggiandomi alla porta a braccia incrociate.
Si acquattò alla finestra,la aprì lentamente cercando di non fare rumore e in un secondo la spalancò affacciandosi.
Per un attimo mi immobilizzai.
--Allora? Dimmi che tipo di maniaco hai trovato?-- Scherzai.
--Oh piantala! Dev'essere stato un riflesso,qui non c'è niente . Stanotte per precauzione chiedo a Valerio di restare però--. Si voltò con tranquillità e si diresse fuori nel corridoio,dovevo ancora chiudere la porta quando mi rivolse uno sguardo di rimprovero.
--Vedi di stare bene Edera. Domani ne parliamo,hai capito!?--
--Sì,sì ora vai e buona notte--. Porta chiusa a chiave per sicurezza.
Aprii la finestra una volta certa che non stesse origliando.
Di Nico nessuna traccia.
Ricomposi il numero.
--Si Edera sto arrivando--
Mi bloccai. Il respiro si faceva sempre più rapido. "Chi era allora un secondo fa alla finestra?"
--Nico...sbrigati--
--Ma che hai?-- Era nervoso.
--Nulla...solo mi è sembrato di vedere...credevo fossi tu poco fa...--
--Ma di che parli?--
Entrambi confusi. Cercai di riflettere. Forse era davvero stato un riflesso.
--Nico. Prima alla finestra credevo fossi tu e per un attimo mia madre non ti scopriva...solo che se sei ancora in strada...era un riflesso di certo--.
--Tesoro,sei a caccia di guai stasera? Che tipo di film hai guardato?-- Ora era più calmo.
Scoppiai a ridere.
--Hai ragione. In un certo senso era orribile. Ho litigato con Riccardo...--
--Il tuo ex?--
--Si lui...--
--E come è andata? Se l'è presa prima o dopo che gli hai detto di me?--
A quella domanda non sapevo come rispondere. Oddio...ero una frana,lo stavo facendo venire per cosa? Lui doveva fare cose molto più importanti di stare a sentire una stupida ragazzina che piangeva sul latte versato.
--Nico ascolta. Non venire più...devo parlare con mamma di una cosa...facciamo domani o quando vuoi...scusa se ti ho fatto perdere tempo--. Abbozzai una scusa,non volevo disturbarlo per delle sciocchezze.
--Edera non sono un imbecille. Ho capito che non è andata bene con quello. Adesso arrivo e ne parliamo ok?--
--No,no dai...i miei problemi sono stupidaggini...ti prego...--
--Non mi importa se i tuoi drammi sono meno o più duri dei miei...tu mi hai ascoltato,ora tocca a me--.
Anche dolce.
--Nico va bene ma...promettimi una cosa--. Chiesi timida.
--Promettimi che non ti burlerai di me--
La sua risata fu un sollievo.
--Promesso--
Riagganciai. Presto sarebbe arrivato. Già tutto,la litigata con Riccardo,il senso di rabbia per Gioia,mi sembravano vere e proprie cavolate.
Il vero dramma,come lo aveva chiamato lui,era cercare di capire cosa fosse diventato,in cosa si era trasformato e chi,soprattutto lo aveva fatto rivivere.
Ero pienamente coinvolta nella sua esistenza ora e non riuscivo più a vedere un senso oltre questo.
C'erano cose più importanti da affrontare.
Mentre me ne stavo poggiata al balconcino fuori la finestra ad aspettarlo,notai qualcosa sventolare sulla ringhiera.
Un lembo di stoffa.
Lo presi in mano tirandolo via e lo misi sotto la luce dell'abaujour.
Rimasi impietrita.
Un lembo di seta celeste,leggero. Quel tessuto...lo stesso dello spolverino di quella donna in corriera.
Non avevo più pensato a lei. Non ne avevo parlato con Nicholas.
Come poteva essere una coincidenza?
Nello stesso istante in cui mi formulavo la domanda,i fari dell'auto di Nico si spensero lungo la strada. Era arrivato.
--Nico-- Chiamai a bassa voce.
Dopo qualche istante lo vidi sotto il balcone.
Alla luce della luna era ancora più bello. I riflessi che creava intorno a lui sembravano stelline blu gettate qua e la.
--Se ti sposti un po' salgo su--. Si affrettò a dire.
--Sei pazzo!-- In un attimo mi fu accanto,indietreggiai dallo stupore.
--Come...come hai fatto?-- Balbettai.
Mi rivolse uno sguardo divertito senza rispondere.
Riflettei mentre si addentrava.
--Ah già...le tue capacità--.
--Già...aspetta...chi c'è con tu madre?--
--Valerio...-- Risposi ancora stupita.
--Ah il fidanzato...carino qui--.
--Sì ehm grazie...come fai...li senti?--
--Sì li sento...stanno parlando di te e Riccardo...questo Valerio non ti approva in pieno a riguardo--.
--Sì lo so. Ma Nico,lasciamo stare un attimo Riccardo. Devo dirti una cosa--. Mi affrettai a dire.
--Dimmi--. Si accomodò sul letto iniziando a curiosare sul mio comodino.
--Piantala! Ascoltami!-- Gli strappai via il mio diario dalle mani.
I suoi occhi splendidi e neri come la pece sembravano avessero cambiato colore,erano altrettanto scuri ma con una luce diversa che brillava intorno alla pupilla,circondandola.
--I tuoi occhi...sono strani...-- Affermai sporgendomi verso di lui.
--Ehm sì...di notte,diventano blu scuro--. Era divenuto cupo.
--Come i bagliori che non ti spieghi?--
Fece un sospiro. --Già...che c'è non ti piacciono?--
--Sono bellissimi...ma Nico come può essere?--
--Non lo so Edera,per questo non me lo spiego--. Si stava spazientendo.
Cominciò a giocherellare con i bottoni di una delle federe dei cuscini.
Ripresi a parlare. Non sapevo da dove cominciare. Optai per l'ovvio,l'inizio.
--Stamattina è successa una cosa in corriera...-- iniziai a raccontare.
--Perché tremi?-- Mi ritrovai le sue mani sulle braccia.
--Non ti allarmare...è solo che mi sono spaventata...--
--Per cosa?-- La sua voce era ansiosa.
--Se mi lasci finire...-- Dissi calma.
--Ok vai avanti...in corriera--.
Gli feci il resoconto dell'incontro con quella donna strana,di come mi aveva fatta sentire,del bisogno di osservarla,del rapimento che la sua immagine mi aveva causato.
Cercai di descriverla con la massima precisione soffermandomi sull'aspetto e la bellezza innaturale.
I suoi capelli,i suoi vestiti...
--Perché ricominci a tremare? --
Tremavo? Sì tremavo.
--Guarda--. Gli porsi il lembo di stoffa.
--E...quindi?-- Chiese confuso.
--Poco fa,ti ho detto di aver visto qualcosa alla finestra...anche mamma se n'è accorta...credo...-- Non mi fece finire la frase.
--Credi fosse quella donna?--
--Non è solo una coincidenza Nico!--
--Potrebbe essere solo un pezzo di stoffa finito là per caso...e poi che vorrebbe da te? Ti stai facendo suggestionare piccola--
--Nico...come ti ho già detto,non è stato affatto normale come incontro...sembrava che mi conoscesse...la sua voce era bellissima e travolgente...ero incantata da lei. E questo pezzo di stoffa, ne sono certa,è un lembo del suo spolverino--.
--Ne sei certa eh?-- Non mi credeva.
Sbuffai. --Nico...e se c'entrasse qualcosa con l'incidente?--
A quelle parole si tirò su a sedere,improvvisamente attento.
--Che intendi?-- Chiese.
--Beh...era di una bellezza che rapiva. Mi disorientava. E' svanita nel nulla...o perlomeno è stata velocissima...--
--Ho capito dove vuoi andare a parare. Credi sia stata lei?--
--Magari...non lo so. Ma il lembo pastello è dello stesso tessuto che indossava quella donna--.
Rifletté per un momento. Restai in silenzio china su quel pezzetto di stoffa morbida.
--Scusa ma cosa vuole da te? Perché non ha cercato me?-- Il tono basso della sua voce riempì il silenzio.
--Non lo so--. Restammo nuovamente zitti,persi nelle nostre riflessioni.
Riemerse con lo stesso autocontrollo di prima.
--Credi volesse farti diventare...come me? Per questo era qui?--
Rabbrividii.
--Non lo so--. Quasi lo urlai. Mi tappò la bocca prima ancora che potessi finire la frase.
--Zitta. Stanno salendo. Tua madre vuole controllare come stai--.
--Esci!-- Dissi svelta. Mi alzai,schiavai la porta piano. Nicholas era già fuori la finestra. Le ante accostate sembravano chiuse.
Mi coricai nel letto fingendo di dormire.
Sentii mia madre entrare,si avvicinò cauta a me.
Mi accarezzò la fronte ed uscì in silenzio chiudendo la porta.
Scesi dal letto,spalancai la finestra.
Nico era lì sul balcone.
--Entra è andata via--. Dissi prendendolo per mano.
--Edera,ora come faccio a lasciarti dormire da sola? Se si ripresenta? Ma poi,se non c'entrasse nulla con questa storia?--
--Mi sembra strano Nico. Ma se torna le chiederò una spiegazione--.
Si avvicinò a me stringendomi fra le sue braccia.
--Non avrei dovuto cercarti--. Le parole gli uscirono ovattate,o forse ero io a sentirle così. Nelle sue braccia mi sentivo bene.
Mi staccai un po' cercando comunque di rimanere ancorata a lui.
--Non lo devi dire mai più--. Anche le mia voce era un lieve sussurro.
Le sue labbra vicinissime alle mie.
--Era destino,ne sono sicura--.
Mi stavo sporgendo verso quella bocca irresistibile.
--Edera...--
--Si?-- Miagolai,completamente persa in quel luccichio umido.
Le nostre labbra si sfioravano. Il calore del suo alito modellò il mio corpo al suo aderendo completamente.
--Edera,fammi restare...magari solo per stanotte--.
Ripresi aria scostandomi con fatica.
Imbarazzata cercai di riconnettere il cervello con le labbra.
--Ehm...come vuoi. Come farai con tuo padre?--
--Lo chiamo--.
Non riuscivo a guardarlo in faccia. Iniziai a tormentarmi i capelli con le dita.
Mi ci volle un po' per riprendermi del tutto.
Lui se ne stava zitto,probabilmente lo avevo messo in imbarazzo. Cercai di controllare la sua espressione senza farmi notare.
Se ne stava appoggiato con le braccia al balconcino,la testa china. Le spalle si muovevano al ritmo del suo respiro.
Ruppi il silenzio nel modo più spontaneo possibile.
--Hai detto che tuo padre sa e non sa. Cosa intendevi con esattezza?--
Non si voltò.
--Sa che non voglio tornare a casa per il momento. Sa che mi sento in colpa per quello che è successo. Sa che sto bene ma che mi sento diverso. Che delle cose sono cambiate radicalmente. Sa che riesco a riparare le macchine con molta velocità,ogni mattina le trova finite e può avere più clienti in un giorno solo...alla gente ha raccontato che ha messo degli apprendisti. E...sa che mi dispiace--.
--E cosa non sa?-- Chiesi.
Si voltò guardandomi negli occhi con la sua intensità spiazzante.
--Non sa che sono morto--.
Si voltò di nuovo dandomi le spalle.
Ebbi un impulso,il bisogno di contatto mi spinse a lui. Mi aggrappai alla sua schiena con la faccia premuta nel suo odore.
--Nico...-- La mia voce era un singhiozzo soffocato. --Oh Nico...ora sei qui. Ci sono io con te--.
Fui di nuovo nel suo abbraccio,forte,caldo. Mi feci piccola nel suo petto.
--Edera,non ho paura ormai. Stai tranquilla--.
Mi stava accarezzando la nuca con delicatezza.
Alzai lo sguardo per incrociare il suo.
--Davvero. E' tutto a posto. Dovresti dormire--.
--Ma non ho sonno--. Frignai.
--Ti verrà se ti stendi. Resterò accanto a te stanotte--.
Era così rassicurante! Non potevo fargli resistenza ed aveva ragione,dovevo dormire. Per quanto volessi ignorarlo,il mio corpo era esausto.
--Va bene ma tu dove...--
--Dove dormo? Accanto a te e tranquilla per tua madre...la sentirò arrivare,ho un sonno molto leggero--.
--Leggero? Ma riesci a riposare?-- Chiesi,senza soffermarmi a come la sua vicinanza nel letto avrebbe impedito al sonno di arrivare.
Il sorriso sul suo bel volto mi rasserenò.
--Sì ci riesco. Mi basta poco-- Fece una pausa,poi sempre più luminoso con le labbra umide curvate all'insù riprese, --Non approfitterò di te,anche se sei la mia ragazza--. Sull'ultima parola fece l'occhiolino.
Ridemmo piano.
Quello che non sapeva era che in un certo senso io mi ci sentivo davvero. Sentivo di appartenergli,forse perché lo volevo.
Il letto,così familiare mi apparve minuscolo quella notte.
Guardai Nico mentre si sistemava su un fianco.
Attesi invano che il sonno arrivasse accogliendomi nelle braccia di Morfeo ma non accadde.
Di tanto in tanto chiudevo gli occhi perdendo la cognizione del tempo ma non riuscii ad estraniarmi completamente dalla realtà.
Lo sentivo accanto a me,respirava piano.
Seguivo i movimenti delle sue spalle,provai ad accarezzargli i capelli ma temevo si svegliasse,così in silenzio rimisi la mano sotto le coperte.
Era accanto a me,doveva bastarmi.
Quella notte,i bagliori blu emanati dalla sua pelle alla debole luce della luna che penetrava dalla finestra,riempirono la stanza di lucciole turchesi.
Il soffitto,un cielo stellato.
Ripensai a tutto quello che era successo.
Non sapevo se essere spaventata da quella misteriosa donna,di certo mi chiedevo se davvero era venuta alla mia finestra e perché poi.
Nicholas non aveva idea di chi fosse.
Riflettei sui sensi sviluppati,le sue straordinarie capacità come la forza,l'agilità,la velocità,l'udito,l'olfatto e forse anche la vista...forse qualcosa gli era sfuggito quella maledetta notte. Magari come aveva avuto difficoltà a ricordare,una volta nel vicolo,poteva darsi che un minimo dettaglio non lo avesse ancora riportato alla luce.
Qualcuno lo aveva trasformato,era la nostra teoria,e se questo qualcuno avesse lasciato un microscopico indizio della sua presenza?
Presi una decisione:ancor prima di formulargli le mie supposizioni sulla sua natura,basandomi sulle ricerche al computer,gli avrei chiesto di fermarsi a riflette e tornare per un po' a quella notte all'obitorio. Doveva pur aver notato qualcosa,o per lo meno lo speravo.
Animale. Forse. Ma non mi aveva mai accennato ad un cambiamento di forma.
La luna quella sera era piena...non era certo un licantropo.
E se quella donna era la sua creatrice,se c'entrava veramente qualcosa,se sapeva,poteva averlo trasformato in un essere straordinariamente dotato?
Mi agitai nel ripensare a cosa poteva averlo fatto.
Un vampiro.
Ridanno la vita. La tolgono.
Solo sciocche storie? Le leggende nascono da fatti.
Quello che contava era che Nico viveva ancora,nel bene o nel male.
E suo padre...non lo aveva più chiamato.
Chissà se era in ansia,se lo stava aspettando?
Aveva ragione mia madre quando me lo faceva notare,il mio egoismo era insuperabile.
"Mio padre sa e non sa...Mi ha confessato che in me c'era sempre stato qualcosa di strano...e in mia madre".
Mi soffermai su quella frase,la esaminai.
Qualcosa di strano...cosa?
Perché anche nella madre?
Gli aveva detto di essere il figlio di un mostro. "Il figlio di un mostro".
Possibile fosse il figlio di un non-morto?
"Forse stai esagerando un pochino Edera",dissi sotto voce.
"Ma se non fosse un'esagerazione? Se in lui ci fosse sempre stata la capacità di sopravvivere? Se era destinato a diventare inumano?". Enigmi.
L'alba arrivò improvvisa.
Mi alzai. Preparare un'abbondante colazione non avrebbe fatto male a nessuno e di certo Valerio avrebbe gradito,mamma ne sarebbe stata felice nel vedermi più tranquilla.
E Nicholas doveva essere affamato.
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luceombra
Science FictionUn romanzo di Tania Rossi Non credevo fosse possibile rivedere il suo volto. Da mesi il suo ricordo mi appariva come un incubo ma poi tutto è cambiato. La mia vita,la sua es...