Capitolo 8

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Finì tutto troppo presto.
Restai nelle sue braccia per non perdere l'equilibrio.
--Tu sei...la mia edera. Ti aggrappi a me come fossi il tuo albero. Permettimi di proteggerti--.
La sua voce mi riportò alla realtà.
Alzai lo sguardo per incrociare il suo.
--Nico,permettimi di aiutarti. Stento a credere a tutt'altro che a te--.
Non so bene come apparve il suono della mia voce,ma comprese.
--Bene. Allora abbiamo appena trovato un compromesso. Dovrò appostarmi e controllare che quella donna non si avvicini a te prima di scoprire di chi si tratti--.
--Va bene ma ora tocca a me. Ora voglio dirti tutto. Spiegarti le cose che non ti ho ancora detto. Le ho omesse solo per una ragione,non volevo spaventarti...ma non credo tu sia un animale Nico...credo tu sia qualcosa di diverso--.
--Come puoi esserne certa?--
--Non lo sono. Ma non sei un animale. Qualcuno deve averti dato una seconda possibilità,una nuova vita e forse se pur pazzesco,potrebbe trattarsi di qualcosa di simile eppure diverso da un uomo normale--.
--Che vuoi dire?-- Un'ombra,l'ignoto sul suo volto.
--Prima parlami ancora di tuo padre,di tutto quello che ti ha detto. Non voglio rischiare di supporre cose sbagliate e confonderti--.
--Torniamo in macchina--. Si affrettò a dire.
Circondati dal ronfare dell'auto in movimento,continuò a parlarmi.
--Scusami sono ancora tutto sottosopra--.
--A chi lo dici!-- Ridemmo insieme.
--Hai fame. Tra poco dovremmo raggiungere una tavola calda. Ci fermiamo lì--.
--Come sai che ho fame?-- Chiesi stupita. Non sentivo fame.
--Il tuo stomaco brontola. E' da stamattina che non mangi--. Concluse.
--Stamattina? Che ore sono?--
Incredula guardai l'orologio.
--Mezzogiorno passato?! Come?--
--Diciamo che...eravamo immersi in qualcos'altro--. Sghignazzò.
L'imbarazzo mi tappò la bocca per tutto il tragitto.
Parcheggiò in un ampio spazio davanti a quella che doveva essere la tavola calda,dalle finestre si potevano scorgere dei tavolini apparecchiati,le tovaglie erano scacchiere bianche e rosse con sopra dei bicchieri capovolti e tovaglioli bianchi.
Vista da fuori sembrava accogliente.
Grandi camion erano parcheggiati in un altro spazio.
--Si mangia bene qui--. Sentenziai.
--Tu dici? Da cosa lo deduci,ci hai già mangiato?--
--No. Ma si dice che dove si fermano i camionisti si mangia bene--. Sorrise.
--Perfetto allora. Ho scelto bene--.
--Non dirmi che un meccanico non conosce il detto?--
--Certo che lo conosco,quanto sei sarcastica!--
Stavolta ridemmo entrambi.
Ci fecero accomodare accanto ad una finestra che dava sul retro del locale da dove si poteva ammirare un piccolo giardino con un' altalena ed uno scivolo. "Di sicuro i proprietari hanno dei figli" pensai.
Mentre Nico ordinava le tagliatelle al pesce per me ed una porzione di fegato marinato per lui,la"specialità del giorno",non potei non riconoscere in quel minuscolo giardino la somiglianza dei fiori selvatici con quelli che circondavano la grande casa-rifugio.
Mi chiesi se il suo dono in qualche modo,lo aveva aiutato a rimanere nascosto lì dentro senza dare nell'occhio.
--Nico,la persuasione che usi o che hai...mi hai detto che non riesci a controllarla e che può essere letale...in che modo?--
Inspirò prima di rispondermi.
--Beh,ti ho detto che prima dell'armistizio non era facile procurarmi del cibo...ecco,dovevo rubare. Ma presto si è manifestato questo dono,che già avevo,solo che è molto più forte,e più duraturo e lo posso scatenare a mio piacimento. Il problema subentra nel fatto che a volte raggiunge una tale intensità che ancora non riesco a dominare--.
--Imparerai. Ma che intendi per letale?--
--Ahhh...beh,per esempio il custode,diciamo che non è più lo stesso. Mi lascia fare quello che voglio ma a volte diventa catatonico e non riesco a guarirlo--. Aggrottò le sopracciglia preoccupato e colpevole.
--Il custode della villa,vero?-- Annuì. Ci avevo visto giusto,purtroppo.
--Magari un giorno ci riuscirai a farlo ritornare in sé--
--Lo spero. Non ha famiglia,non nei paraggi perlomeno,non vorrei che lo ricoverassero--
--Vedrai che aggiusterai le cose prima del necessario. Ma tu non farlo più ok!?--
--Ok. Devo comunque andarmene da lì. La casa è stata messa in vendita ieri--
--Quindi tornerai da tuo padre--. La mia non era una domanda ma un' ovvia conclusione.
--Edera...no!-- Sbottò a denti stretti.
--Nico prima o poi dovrai affrontarlo. Ogni padre ha bisogno del proprio fi...--
--Ah si? E dove sta il tuo? O a tua madre non è piaciuto nemmeno lui insieme agli altri ex?--
Abbassai lo sguardo sul piatto. La rabbia mi salì in gola.
--Che diritto hai di parlare di mia madre in questo modo,tu non ne sai un bel niente di lei...non sai niente di noi!--
Ritornò ad assumere un'espressione calma. Ora si sentiva offeso,ma l'offesa ero io.
Provò a prendermi la mano ma non so come,riuscii a scansarla prima ancora che riuscisse a sfiorarla.
--Hai ragione. Scusami. Non so nulla. Perché non mi racconti come stanno le cose--.
--Non mi va adesso-- Non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi.
Si avvicinò a me,cauto.
--Edera,non fare cosi dai...mi dispiace--.
--Non mi va adesso Nico--. Ribadii.
--Ok. Ma non sarai arrabbiata con me per sempre spero-- Buttò là con un filo di ironia nella voce.
Mi voltai verso la finestra.
Mangiammo in silenzio. Ero decisa a non rivolgergli la parola per il resto della giornata,ma la cosa non ebbe successo.
Eravamo di nuovo in macchina,stava guidando ad un'andatura moderata.
--Vuoi un po' di musica?--
--No grazie--. Ecco fatto,piano fallito. --Dove stiamo andando?--
--Dimmelo tu--.
--Voglio andare all'obitorio--. Dissi secca. Cambiò espressione.
--Che dici! A fare cosa?-- Chiese animato.
--Voglio che provi a ricordare meglio,se possibile. Con i tuoi sensi sviluppati potresti cogliere qualche dettaglio che quella notte non hai notato--. La mia voce era apatica,ferma.
--Dettaglio di che tipo?--
--Capelli,per esempio. Odori. Qualcosa che ci possa raccontare la presenza di qualcuno meno umano di me--.
--Cosa? Ti riferisci a quella donna?--
--Forse. O forse no. Qualcuno ti ha ridato la vita quella notte. E magari,avrebbe potuto lasciare qualche indizio. Indizio che nello spavento e nella confusione non hai colto--.
--Parli sul serio? Sei convinta di quello che dici?--
--Hai un'idea migliore?-- Chiesi sarcastica.
Lo vidi pensarci su. Si stava sicuramente concentrando su quella notte.
--Tu resterai in auto. Non ti muovi velocemente come me,di sicuro qualcuno ti noterebbe--. Disse infine.
--Perfetto. Mi presti il tuo telefono,per piacere?-- Mi ammorbidii un po'.
--Si...certo. Devi avvisare Greta?--
--Si. Altrimenti va in paranoia. Il mio l'ho dimenticato in camera--.
Presi il telefono. Composi il numero,mamma rispose dopo due squilli. Non credevo fosse già in ansia. Riuscii a calmarla con non poca fatica.
"Tornate presto",aveva detto prima che chiudesse.
--Ci siamo--. Affermò Nico.
La cosa mi sorprese. Non mi spettavo saremmo arrivati tanto presto. Entrai in agitazione.
--Come pensi di fare?-- Chiesi ansiosa.
--Mi metterò a correre. Tu stai qui e non muoverti. Spero solo che non ci sia nessuno in quella stanza. Forse ci metterò un po'--.
--Nico...aspetta...e se qualcuno si avvicina all'auto e mi chiede che sto facendo?--
Mi accarezzò teneramente il viso. --Rispondi che stai aspettando un amico. Laggiù c'è l'ospedale,sono andato a trovare un amico--. Strizzò un occhio e si allontanò in un attimo. Non lo vidi nemmeno entrare,solo la porta dello stabile si chiudeva lenta. Di lui nessuna traccia.
Più i minuti passavano,più mi sentivo in ansia. Avevo bisogno di bere ma nell'auto non c'era nessuna bottiglietta d'acqua.
Scesi dall'auto per sgranchirmi le gambe. Muovendomi mi sarei sentita meglio.
Infatti mi calmai un pochino,continuavo a guardare in direzione della porta dalla quale era entrato..."Quanto ci mette?".
Rientrai in macchina,provai ad accendere la radio,cambiai continuamente stazione senza ascoltare nessuna canzone per intero.
Le nuvole correvano veloci ammassandosi l'una sull'altra preannunciando un temporale.
"L'autunno è alle porte" pensai.
Un secondo dopo qualcosa mi fece scattare,sbattei la testa sul tettino dell'abitacolo.
--Nico! Mi hai fatto prendere un colpo! Come è andata?-- Chiesi col fiato in gola.
--Non lo so...non ho trovato nulla che potesse appartenere a qualcuno simile a me. Gli odori che ho percepito non sono inusuali...nessun capello biondo scuro...ho cercato anche in altre stanze,ma nulla--.
--Sul serio!? Ma allora...come...come facciamo se non abbiamo una pista?--
--Non ne ho idea-- Era affranto quanto me.
--Nico,andiamo via. Torniamo a casa-- Dissi rassegnata.
Partì di scatto inchiodandomi al sedile.
--Credi che stanotte tornerà quella donna?--
--Non lo so-- Risposi.
La pioggia cadeva fitta sull'asfalto creando una nebbiolina di circa cinquanta centimetri. I tuoni si facevano sempre più lontani mentre ci allontanavamo da quel luogo.
Mi sentii più sollevata quando riconobbi la strada del ritorno.
--Edera,mi dici a cosa pensi. Ho bisogno di sentire la tua voce--.
--Pensavo alle mie ricerche--.
--Ricerche?--
--Si. Ho fatto delle ricerche in internet su...su di te-- Azzardai.
--Su di me? Tipo?--
Non era irrequieto,continuai.
--Beh...su persone che tornano in vita senza una spiegazione razionale,diciamo...--
Mi guardò strano,ma non in maniera infastidita.
--E ho trovato dei siti pieni zeppi di leggende e fatti. Non so come dirtelo...-- Come potevo mettere ordine senza ferirlo o offenderlo?
--Attendibili? Cosa hai trovato?--
--Sicuramente non sei un animale--
--E cosa credi che sia allora?--
Esitai.
--Edera...il tuo cuore e la tua espressione mi dicono che cerchi un pretesto per non dirmelo--
--Voglio dirtelo nella maniera più...giusta...è solo una teoria--.
--Parlamene-- Mi esortò con tranquillità.
--Non voglio rischiare di spaventarti--
--Tu dillo e basta. Sono morto e risorto,cosa può esserci di più spaventoso?--
Scorgevo già casa mia,mi tranquillizzai.
--Ok. Sicuramente l'idea ti avrà già sfiorato...-- Sbirciai la sua espressione. Era calmo. Continuai. --Credo che la...cosa,che ti ha ridato la vita...è assurdo ma...credo sia stato un vampiro--. Le ultime parole mi uscirono rapide.
Parcheggiò lentamente davanti casa. Si era voltato guardandomi negli occhi.
--Hai ragione...l'idea mi aveva sfiorato. Ma non ho mai morso nessuno,e di certo non ne ho mai sentito il bisogno...--
--E se fossi un'altra specie di vampiro?--
--Ci sono specie diverse di vampiri?--
--Un sacco a dir la verità...magari tu sei diverso da quelli che ci vengono presentati nei libri e nelle sale--.
--Diverso--.
--La carne cruda ti fa sentire meglio...magari per via del sangue. Hai detto che cadendo,in quel viale,la mattina dopo l'incidente...ne sentivi il gusto nella bocca...--
--E la sola vista mi eccitava. Il cuore batteva più forte...-- Concluse la mia frase.
Mia madre ci stava venendo incontro.
Conversazione rimandata.
--Grazie Greta resto volentieri--
Mia madre lo aveva invitato a rimanere a cena.
Salita di sopra per darmi una rinfrescata,accesi il telefonino.
Era pieno zeppo di messaggini di Melissa ed Eleonora.
Tutti del tipo:"dove sei finita?"-"ma insomma ti sembra corretto non trascorrere il sabato con noi?"-"vedi di farti sentire al più presto. collegati dopo".
"Uffa!" Per una volta che scordavo il telefono a casa ecco il risultato. Collegarmi.
Non mi collegavo in rete da un bel po' di tempo con i miei amici,sinceramente non mi interessava più molto chattare con loro. Preferivo di gran lunga il dialogo.
Di Gioia nessun messaggio. "Ipocrita!"
Risposi alle mie amiche con brevi ma concisi sms nei quali spiegavo di aver scordato il telefono e che non ero stata in casa per tutto il giorno,per non rischiare che mi riempissero di domande sul come avevo trascorso il tempo,scrissi loro che con mamma eravamo andate a trovare i nonni.
Non volevo parlargli di Nico. Forse temevo che non mi avrebbe più notata una volta conosciute le mie bellissime amiche.
Mandai un altro messaggio,ma questa volta a Gioia. Volevo essere io a fare il primo passo e godermi la sua reazione.
-Ciao Gioia. Come te la passi? Riccardo mi ha detto tutto,ma questo già lo sai. Non me l'aspettavo da te,credevo mi fossi amica,e un'amica è leale,mi sbagliavo. Nessun rancore comunque. Spero siate felici insieme almeno la metà di come lo eravamo noi. Non rispondermi,ho da fare. P.S.:ci vediamo lunedì a scuola e in corriera trovati un altro posto. Ho bisogno di un po' di tempo. Edy.
"Bene,anche questa è fatta",pensai.
Andai in bagno per farmi una doccia veloce,lasciando Nico e Greta a chiacchierare,li sentivo ridere di tanto in tanto.
Sotto il caldo gettito ripensai al nostro primo bacio. Ancora non ne ero sazia.
Era stato un bacio fuori dal comune,di quelli che si sognano,si idealizzano ma che non si rivelano mai così intensi e passionali.
Il nostro invece,mi era difficile perfino di ricordarlo tanto era stato unico.
Quel calore nella bocca,confortante e meravigliosamente diverso da qualsiasi tepore provato prima. E la passione infinita nel mio corpo,come fosse animata,aveva lasciato in me un vuoto doloroso nell'istante in cui le nostre bocche si erano staccate.
Avrei voluto non finisse mai.
Mi chiesi se non facesse parte di lui,innescare il bisogno delle sue labbra sulle mie,della sua lingua,della sua saliva dal gusto inebriante. "Drogata di lui. Totalmente succube,un qualsiasi contatto mi appariva necessario". Tutto di quella giornata,mi frullava nella testa come un vortice. Domande su domande e risposte,molte delle quali mi avevano seccata.
"Sono io che provo queste emozioni o è la sua natura a farmi sentire attratta da lui?". Non sapevo come rispondermi. E poi mi interessava davvero avere una risposta?
Scesa di sotto li trovai spaparanzati sul divano.
--Di che stavate parlando?-- chiesi.
--Oh tesoro...di un sacco di cose. Lo sapevi che l'autofficina di Nico è la stessa dove portai la macchina l'ultima volta,per la ruota...ricordi? Avevamo forato--.
--No,non lo sapevo...quindi...-- lo guardai --...tuo padre è Loris--. Prima ancora che potesse rispondermi,mamma riprese a parlare. Notai che Nico era lievemente preoccupato.
--Si proprio Loris. Santo cielo,quell'uomo è stato adorabile con noi...non mi sono mai sdebitata,avrei dovuto portargli un dolce o che so...qualcosa--.
--Non preoccuparti Greta,sono sicuro che papà non se l'è presa--
Ripresi la parola. --Allora...che facciamo mangiamo mamma?--
--Si si...dammi un secondo. E dimmi,come sta tua madre,ricordo che quel giorno indossavamo la stessa maglietta e scoppiammo a ridere come sceme...--
--Mamma!-- Quasi urlai attirando la sua attenzione. --Lascia stare con il tuo essere esuberante,per favore...mangiamo--.
Mia madre era visibilmente confusa dal mio atteggiamento,incominciò a chiedermi cosa mi stava prendendo e che quello non era il modo di interromperla...Nico risolse il problema con poche parole che misero fine al nostro battibecco.
--Mia madre è morta quest'estate--. Sul suo volto l'amarezza.
Mi sentivo una sciocca e non ero l'unica a provare imbarazzo.
--Oh...mi dispiace...non so cosa dire. Nicholas,per qualsiasi cosa,ora ci siamo noi...Edera ed io...se possiamo fare qualcosa...--
--No grazie. Stiamo bene papà ed io. Beh...Edera ha ragione,andate pure a fare cena...io...--
--No Nico...ti chiedo scusa non lo sapevo. Ti prego resta con noi. Mi fa piacere--. Mamma cercava di recuperare,quanto a me ero in piedi immobile che mi massacravo le unghie.
Nico fece un sospiro,si alzò dal divano e sfoderando un sorriso disse che non c'era ragione per non restare. Mi passò accanto senza guardarmi veramente dirigendosi in cucina.
Mamma mi afferrò per un braccio.
--E tu? Non mi dici niente? Ha perso sua madre e mi fai fare ste figure?! Ne parliamo dopo signorina!--
"Splendido. Mia madre è arrabbiata,Nico non mi rivolge nemmeno uno sguardo...potrebbe andarmi peggio!?" Mugugnai tra me.
La televisione accesa su un quiz televisivo faceva da sottofondo alle chiacchiere di mia madre.
--Insomma,non trovo assolutamente giusto di essere pagata in ritardo solo perché il contratto è passato in mano ad una cooperativa! Io sgobbo forse più di prima e quello che ottengo cos'è...un ritardo della busta paga!?-- Era decisa a sdrammatizzare lamentandosi del proprio lavoro.
Nico era assorto in quel discorso,ogni tanto diceva la sua cercando di restare in linea con le idee di mamma ma non mi guardava mai e se lo faceva,di certo il mio fissare il piatto non mi impediva di accorgermene.
--Che cavolo!-- Continuava sempre più animata. --In Italia non funziona mai niente! Si,abbiamo un'ottima cucina,la migliore del mondo,ma in quanto ai diritti dei lavoratori...lasciamo perdere và!--
--Non agitarti Greta,ci sono cose peggiori-- Ci voltammo tutti e tre. Valerio era in piedi appoggiato allo stipite della porta che separava la cucina dal salotto.
Mia madre si rilassò subito.
--Oh amore,non mi avevi detto che venivi...-- Gli buttò le braccia al collo baciandolo sulla bocca.
Cercai Nico con lo sguardo,era divertito,mi sorrise,ricambiai un po' imbarazzata.
--Vieni,siediti con noi...hai fame?-- Dissi interrompendoli.
Mi prese la faccia tra le mani e mi stampò un bacio sulla fronte. L'imbarazzo di prima era nulla paragonato a quel gesto paternamente esagerato.
Sbuffai ignorando il risolino di Nico.
--Ma Greta,che state vedendo! Metti immediatamente sul telegiornale locale...sono successe cose che hanno dell'incredibile! Non hai letto il giornale? Ah ciao Nicholas,ci sei anche tu!? Allora Greta che aspetti!--
--Va bene...ora però datti una calmata! Edera passami il telecomando--.
Glielo allungai annoiata. Litigavano per delle cose talmente stupide!
--Nico prendi altra carne-- lo esortai.
--Si grazie,ne ho bisogno-- sussurrò.
Gli sorrisi di rimando.
--Alza il volume,è questa la notizia!-- Sbottò Vale.
--Se non ti calmi cocco giuro che la spengo!--
--Mamma per favore...fai come ti dice sennò non la finisce più--
--Va bene ma non mi piace quando si esalta per un non nulla--
--Non è un non nulla...Greta ti prego alza...-- Lo vidi mettere il broncio come un bambino.
"Siamo sicuri che sia maggiorenne?" Pensai.
Al telegiornale una donna sulla quarantina stava facendo il resoconto di una vicenda accaduta nella nostra provincia,all'inizio non ci badai ma qualcosa attirò la mia attenzione.
Mi voltai verso Nico,anche lui stava drizzando le orecchie.
"...Solo questa mattina è giunta la notizia della scomparsa di un cadavere dall'obitorio in sede provinciale. Si tratterebbe del corpo senza vita di una ragazzina di soli quindici anni deceduta a causa di una lunga malattia che nelle ultime settimane era peggiorata per via di un'improvvisa anemia. Il suo nome era Vanessa Falci. Non si conoscono ancora le ragioni del prelevamento del corpo,i genitori sono sconvolti. Gli inquirenti sospettano che una setta di giovani esaltati ne sia la responsabile. Negli ultimi mesi,questo è il secondo cadavere a scomparire dall'obitorio senza una ragione plausibile. Ricordiamo infatti,il giovane senza nome scomparso anch'esso lo scorso giugno,del quale nessuno aveva denunciato la scomparsa,probabilmente si trattava di un immigrato clandestino. Ma l'orrore non finisce qui,infatti si pensa ad una setta come responsabile di tali accaduti perché in questi giorni sono stati ritrovati i corpi di due bambini rinvenuti dal lago,completamente dissanguati..."
--Dio mio...Valerio...qui? Nella nostra città!--
Eravamo sconvolti.
Nico si voltò dalla mia parte,le sue labbra si muovevano ma non riuscivo a capire nulla di quello che mi stava dicendo.
--E non è tutto cara. Il problema è che questi bastardi non hanno lasciato nessuna traccia,nessun indizio o pista da seguire--
--Ma perché una setta non ho capito?-- Chiese allarmata mamma.
--Sembrerebbero rituali:dissanguamenti,furti di cadaveri..--
--Stai zitto ti prego!-- Scoppiò in lacrime abbracciandomi forte --Non...oh mio Dio...-- si rivolse a Nicholas --ti prego non lasciarla mai da sola quando uscite insieme...--
--Mamma calmati-- dissi asciugandole il viso.
--Greta non la perderò di vista--. La voce di Nico suonava come una solenne promessa.
Valerio si chinò su me e mamma abbracciandoci strette.
--Non preoccuparti cara,Edera è sveglia e Nico è abbastanza robusto da difenderla...e poi ci sono io con voi--.
--Valerio...-- mia madre sempre più disperata --...resteresti per qualche giorno?--
--Ma certo amore,certo--.
A quel punto mi sentii soffocare. Avere Vale in giro per casa significava avere gli occhi sempre puntati addosso per assicurarsi che stessi bene,senza parlare poi delle sue lunghe considerazioni.
Riuscii a liberarmi da quell'intreccio,Nico mi afferrò trascinandomi in salotto.
--Edera,credi sia stato un vampiro a compiere queste stragi?--
Lo guardai,era allarmato,l'avorio del suo viso teso in una smorfia di sgomento.
--Non lo so Nico...ci siamo stati oggi all'obitorio...com'è possibile?--
--La notizia è stata appresa solo stamane. I corpicini di quei bambini devono essere stati portati altrove per le autopsie--.
Rabbrividii. --Tu credi all'ipotesi della setta?--
Aggrottò le sopracciglia --No. Per niente. Girando parecchio non ho notato nulla di strano a tal punto da sospettare un'ipotesi simile. Ci sono ragazzi ed adulti con dei problemi in questa regione ma nulla che potesse indurmi a pensare ad una setta tanto pericolosa. Stanotte mi fermerò anch'io...--
--Come farai con tuo padre? C'è Vale stai tranquillo--.
--No! Ricordi il patto? Quella donna potrebbe tornare--.
--Oddio...credi che sia stata lei la responsabile?--
Rifletté su quanto gli avevo appena detto. --Perché non ha dissanguato anche me?-- Chiese cupo. --E quella Vanessa...che fine ha fatto?--
Un'intuizione mi uscii dalla bocca --Forse la tua. Forse si è trasformata...è stata scelta...--
--E quei bambini?-- Le sue mani mi stringevano le braccia sempre più forte,lo pregai di allentare la presa.
--Nico...i vampiri,dalle mie ricerche,non lasciano in vita spesso degli infanti...se ne nutrono e basta--. Ero inorridita dalle mie stesse parole.
--Edera...questa Vanessa se viva e sola,dev'essere spaventata--.
Si era sentito perso per molto tempo. Lo abbracciai.
La serata si concluse e presto salii in camera,spalancai la finestra in attesa che Nico salisse. Non dovetti aspettare nemmeno un minuto,mi fu subito accanto.
Il blu intenso nei suoi occhi.
--Nico,ti prego vai da tuo padre. Magari dopo torni qui--.
--Non se ne parla--. La sua voce era dura.
--Facciamo una cosa,non è stato nemmeno bene. Vai a dare un'occhiata e poi torni,ok?-- Proposi.
Appoggiò la sua fronte alla mia.
--Solo se mi giuri che non aprirai la finestra per nessun motivo--
--Te lo giuro-- sospirai.
--Quando sarò di ritorno ti busserò al vetro. Hai giurato--
--Giuro di nuovo ma adesso vai--.
Prima che si allontanasse mi strinse nelle sue braccia forti e calde,mi baciò con un'intensità tale da lasciarmi stordita.
Quando tornai lucida mi avvicinai alla finestra,lui era già sparito. Il cuore mi batteva forte nel petto,alzai gli occhi per cercare la luna ed immergermi nel ricordo delle sensazioni provate ma una sagoma alta e scura me ne impedii la vista.
Non feci in tempo nemmeno ad emettere un suono che due mani fredde mi strinsero come tenaglie il collo.
Non riuscivo a distinguere bene,il sangue mi saliva agli occhi facendomi scoppiare la testa in un dolore mai provato prima.
Ad un certo punto la sagoma parlò.
--Edera giusto? Che piacere. Spero di non averti spaventata--.
La sua voce era delicata e suadente.
Non riuscivo a liberarmi da quella presa,afferrai i suoi polsi e tirai con tutte le mie forze per staccarmeli di dosso,erano ben saldi,stavo soffocando.
--Ti starai chiedendo chi io sia,immagino...mi chiamo Vanessa,una certa persona mi ha mandata qui dicendomi che potevo farlo...posso nutrirmi di te perché tu hai un debole per i mostri,non è vero?--.
Le forze mi stavano abbandonando,sentivo la mia gola chiudersi sempre di più,iniziavo a perdere conoscenza.
--Lasciala andare,la stai uccidendo--
Quella voce mi arrivò lontana e familiare,come provenisse da un imbuto. La presa allentò permettendo all'ossigeno di entrare nei miei polmoni.
Faticavo ad inspirare ma stavo riprendendo lucidità lentamente.
--Oh perché? Avevi detto che potevo bere in questa casa,che potevo bere da lei--
La sagoma dalle mani gelate e forti come tenaglie sembrava avesse messo il broncio. Cercai di ruotare la testa per vedere la sua interlocutrice,quello che vidi,forse mi spaventò ancora di più.
La signora della corriera se ne stava appoggiata alla finestra,potevo ben distinguerla,la luce della luna le illuminava il volto,un ovale bianco,perfetto dalle labbra di fuoco,i capelli raccolti in un'unica treccia le ricadevano su una spalla.
--Chi...ch-chi s-siete?-- A malapena riuscivo a parlare,il collo era ancora bloccato fra le mani della sagoma.
--Lasciala-- continuò calma.
--Ok se devo proprio...--
In un attimo caddi a terra,la gola mi faceva malissimo,avevo la lingua intorpidita. Mi afferrai il collo per massaggiarlo.
La figura si chinò su di me,cercai di arretrare ma mi afferrò subito per i capelli costringendomi a guardarla in faccia.
--Noi ci siamo già incontrate Edera...-- pronunciò il mio nome con fare materno --...davvero pesante quello zaino! Non voglio però essere scortese. Lei è Vanessa,una mia nuova amica,dì ciao a Vanessa--.
Iniziavo a tremare,anche le labbra mi tremavano.
--Ci-ao...Vanessa-- dalla mia bocca ne uscì un debole sussurro.
Di rimando Vanessa fece un elegante inchino. Ne seguii il leggero movimento solo con gli occhi,la mia testa era bloccata,sentivo i capelli tirarmi alla nuca,faceva male.
--Non volevamo spaventarti in quel modo prima,ma sai Vanessa è ancora giovane e maldestra,non voleva farti tanto male...non è vero mia piccola amica?--
Vanessa in risposta sghignazzò piano,coprendosi la bocca con una mano. Anche lei,altrettanto pallida,bellissima e crudele.
L'aria mi bruciava nella gola e nel petto.
--Cosa...volete?-- Chiesi terrorizzata.
La donna mi lasciò andare scaraventandomi all'indietro. Battei la testa,per qualche secondo tutto divenne sfocato.
--Cosa vogliamo...lasciami pensare...ah sì! Vogliamo fare una cenetta,saresti così gentile da offrircela?-- La sua voce si faceva sempre più melliflua.
Cercai di rintracciare il cellulare.
"Nico dove sei?"
Un rumore di passi svelti proveniva dalle scale. "Mamma...oddio mamma!"
Provai a gridare ma non ci riuscii,dalla gola uscivano solo dei rantoli soffocati.
--Vi prego...non fateci del male...posso procurarvi della carne cruda...vi prego--
Scoppiarono a ridere di una risata apparentemente muta,dovetti tapparmi le orecchie. Le loro risate erano sottili,le loro labbra curvate all'insu ma ne uscivano solo delle note fastidiose che fischiavano nel mio cervello.
--Carne? Oh tesoro,non penserai che ci basti della carne!? Noi ci nutriamo di sangue--. La donna si passò la lingua sulle labbra. --Sangue caldo,umano. Non siamo mica delle sporche sangue-misto sai!--
--Non siamo mica come il tuo amichetto!Ci sta offendendo!--Sbottò Vanessa.
I suoi occhi erano di un rosso acceso che le faceva pulsare le iridi.
La porta della mia camera si spalancò,la luce del corridoio illuminò la stanza.
Valerio,un'aria interrogativa sul volto.
E in un attimo finì a terra. La donna lo aveva colpito con una rapidità tale,che non feci nemmeno in tempo a vederlo accasciarsi sul pavimento.
Gridai. Gridai con tutte le mie forze. Le guance mi facevano male.
"Perché non sento? Non sento le mie grida!"
Vanessa era ad un centimetro dalla mia faccia,stringeva forte la sua mano al mio viso tappandomi la bocca.
--Zitta e fai la brava piccolina--.
Ero di nuovo bloccata,in trappola,la testa premeva forte sul comò.
Cercai di liberarmi calciando e picchiando invano su quel corpo chino su di me. Nemmeno si muoveva,sembrava una statua pesante e più scalciavo e colpivo più la testa mi faceva male,sentivo tutta la mia faccia intorpidirsi.
--Non così forte Vanessa...-- la rimproverò materna la donna.
La morsa si alleggerì,non riuscivo comunque ad emettere nessun suono.
--Vale come sta Edera? E' caduta?--
Dal piano di sotto proveniva agitata la voce di mia madre.
Cercai di togliermi di dosso quella furia,il risultato fu dolorosissimo.
Iniziò a premermi l'atra mano sul petto,sentii le sue unghie conficcarsi nella carne.
--Vanessa...non così. Tienila ferma ma fai piano--.
La donna si era chinata su Valerio. La vidi conficcargli i suoi denti sul collo.
Ero vittima della mia stessa paura:non sentivo più le mie braccia ma le vedevo muoversi nella lotta. Non sentivo le mie gambe ma si muovevano anch'esse colpendo Vanessa di continuo,senza procurarle il minimo livido.
Mi guardava con aria divertiva,ridendo di quella risata muta.
Vidi il sangue di Valerio allargarsi in una pozza sul pavimento mentre la donna lo stava mordendo sulla spalla ora.
Si staccò per un attimo da lui. Si rivolse alla ragazza --Vieni e nutriti anche tu mia cara,penso io alla mammina--.
Vanessa mi lasciò improvvisamente per lanciarsi sul corpo riverso a terra in una pozza di sangue.
Prima ancora che potessi gridare il buio mi avvolse.
Aprii gli occhi per ritrovarmi in una stanza circolare.
Mi guardai intorno confusa e spaventata. Avevo dolore su tutto il corpo.
Mi ci volle un po' per rendermi davvero conto di dove fossi.
La camera di Nico era illuminata da una sola delle lampade.
--Nico!-- Gridai.
--Sono qui--. La sua voce era un timbro rauco.
Mi venne vicino,lo abbracciai scoppiando in lacrime.
--Valerio...mamma!Nico dove sono...come stanno?--
--Edera stai calma. E' tutto a posto--.
--Ma...dove sono ora? Come...?--
Nico si sedette accanto a me cingendomi in un abbraccio.
I suoi occhi erano blu,capii che era ancora notte.
--Edera,è tutto a posto ora. Credimi. Dovresti riposare--.
--Non essere vago! Dov'è mia madre?-- Sbottai.
--E' di là. Sta riposando anche lei. Mi ci sono volute due ore per farla calmare--.
--Che vuoi dire? Voglio vederla--.
--Va bene ma lascia che ti aiuti--.
Mi prese in braccio e mi posò delicatamente a terra.
Mi aggrappai a lui,barcollavo,mi girava la testa.
--Riesci a camminare?-- Chiese.
--Si,penso di si. Nico quella donna...-- parlai svelta. --Quella donna della corriera è tornata,e con lei c'era Vanessa...la ragazza scomparsa dall'obitorio. Mi hanno aggredita e Valerio...Valerio...-- crollai di nuovo in lacrime.
--Tranquilla è tutto passato. Siete al sicuro adesso. Scusami--
--Per cosa?-- Chiesi.
--Per non essere arrivato prima. Dovevi lasciarmi restare--.
Sul suo volto d'avorio un'ombra cupa.
--Nico...-- gli presi il volto fra le mani --...sei arrivato. E' questo che conta. Cosa è successo,ti prego raccontamelo. Le hai...-- presi un bel respiro --...uccise?--
Mi guardò con i suoi bellissimi opali color della notte.
--No. La donna è fuggita prima ancora che potessi vederla in faccia e Vanessa...abbiamo lottato ma è troppo forte. Mi ha quasi staccato la testa--.
--Cosa? Ma tu sei dotato di una...forza che...non è possibile!--
--Mi dispiace Edera. Credimi,è molto più forte di me--.
Al solo pensiero che Nico poteva rimanere vittima di quelle due,lungo la mia schiena il gelo freddo prese a scuotermi.
--Perché tremi?--
--Non ti allarmare...ho solo paura per te. Portami da mia madre adesso--.
--Non devi avere paura per me! Devi averne per te--.
La sua voce suonò come un rimprovero,ero troppo agitata per battibeccare con lui e poi vedere mia madre sana e salva era molto più importante.
Entrammo in una camera grande illuminata solo da delle candele. Le tende erano chiuse,scorgevo a malapena il corpo di Valerio steso supino sull'enorme letto,di fianco a lui c'era mia madre,il busto poggiato sul letto,le gambe erano avvolte in una coperta sul pavimento.
La vidi posare il suo sguardo su di me,scoppiò in lacrime.
--Mamma-- la chiamai,cercando di non perdere il controllo.
Si stava trascinando per raggiungermi,Nico le fu subito accanto,la sollevò in un abbraccio poggiandola con delicatezza su di un divano nell'altro lato della stanza.
--Che cos'ha?-- Chiesi spaventata.
--Non preoccuparti piccola mia. Ho solo qualche ammaccatura-- La sua voce rotta dal pianto non le impedì di sorridermi.
Appoggiandomi al muro la raggiunsi,Nico mi si era precipitato accanto ma volevo farle vedere che potevo muovermi,che stavo bene.
Ci abbracciammo.
--Mamma scusa...avrei dovuto dirti tutta la verità...-- non riuscii a trattenere le lacrime.
--No va bene. Nico mi ha detto come stanno le cose. A questo penseremo dopo ora dobbiamo occuparci di Valerio. Tu stai davvero bene?--
Non riuscivo a crederci,mia madre aveva sempre posseduto la capacità di sorprendermi ma mai mi sarei aspettata tanto da una donna apparentemente fragile come lei.
--Mamma...tu sai davvero come stanno tutte le cose?--
Sorrise. --Credo di si...Nico tu che ne dici?-- Gli rivolse uno sguardo incoraggiante.
--Si Greta. Ma ci sono molte cose che ancora io stesso ignoro. Edera ho dovuto dirle la verità,non faceva che agitarsi...ora so da chi hai preso--. Risero. Quanto a me ne ero sbalordita.
--Nico-- chiesi --Hai usato il tuo dono per farla calmare vero?--
--Quale dono?-- Chiese mia madre.
--Non adesso mamma-- la zittii.
Nico appoggiato allo stipite della porta annuì,fece per allontanarsi,si voltò dandoci le spalle.
--Aspetta--. Quasi gridai.
--Cosa?-- Chiese.
--Sei ferito! Sulla schiena sei ferito! Perdi sangue!--
Stavo per alzarmi e raggiungerlo ma mi bloccò subito.
--Edera,ricordi la saliva sui graffi?--
Annuii con gli occhi fissi nei suoi.
--Bene. Il mio sangue ha curato la lacerazione. E' solo una macchia sulla camicia ora. Non corro alcun rischio. Ora fai la brava,vi lascio sole. Ho bisogno di mangiare qualcosa e di cambiarmi,ok?--
--Ok. Ma stai bene vero?--
--Si sto bene,sono solo stanco. Era una tosta--.
Lasciò la camera.
Mi rivolsi a mamma facendole delle domande e rispondendo alle sue evitando di turbarla ancora di più.
Le raccontai tutto sin dall'inizio. Parte di cosa era Nico,di quello che avevamo supposto si era rivelato vero,quelle donne lo avevano chiamato "sangue-misto". La misi al corrente anche di questo.
Sul volto di mia madre,un misto di paura e curiosità.
--Mentre stavo salendo per venire a verificare cosa vi fosse successo,una donna. Se ne stava in cima alle scale,aveva un'aria di sfida...in un attimo era accanto a me,non l'avevo nemmeno vista arrivare...mi ha colpito con una mano sulla fronte e sono catapultata giù all'indietro. Non riuscivo a muovermi. Il mio unico pensiero eri tu. Non riuscivo a venirti in aiuto. Dalla tua camera provenivano rumori inquietanti,una colluttazione,mobili che cadevano facendo un gran baccano,lo specchio infrangersi...ho gridato aiuto...poi Nicholas--.
--Mamma va avanti--. La esortai,tremava. Le accarezzavo i capelli per farla stare calma.
--Nicholas ti ha trascinata in salotto. Ha fatto poi lo stesso con Vale e con me. L'ho visto bagnarti la nuca con la sua lingua,il sangue aveva smesso di uscire dalla tua testa. Poi si è avvicinato a Valerio. Sul collo e sulla spalla. Tutti quei buchi che si chiudevano...ero paralizzata,incredula--.
--Mamma ora è tutto a posto...come sta Vale?--
--Non va bene Edera. E' quasi morto dissanguato...non so se sopravviverà...convinci Nicholas a portarlo in ospedale,a me non dà retta,ogni volta che provo a chiederglielo mi sento strana e mi gira tutto...--
--Non preoccuparti. Ci penso io--. La rassicurai.
--Tesoro...lui è un...--
--Si mamma,credo sia una specie di vampiro. Te l'ho detto--.
--Come credi sia possibile...ho sempre pensato che come in tutte le leggende c'è un fondo di verità ma...sapere che esistono realmente...--
--Lo so mamma. Ma credimi,sapere che Nico è sopravvissuto ed è qui con me,toglie ogni importanza al resto--.
Mi guardava incredula e stupita.
La consapevolezza di poterne parlare con lei mi diede la forza necessaria per accettare il sentimento che nutrivo per lui,di qualunque natura esso fosse.
Glielo avevo promesso,"Ti aiuterò io,ci sono io ora". E così avevo raggiunto uno scopo:aiutarlo a conoscere la sua vera natura,costi quel che costi. Ci aveva salvato la vita mettendo a repentaglio la sua.
"Lo sapevo che c'era di mezzo il destino!" Mi dissi sarcastica.








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