Capitolo 14

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Mi madre era stata sistemata in una stanza dove io non potevo vederla perché chiusa a chiave.
Nico mi stava accanto,mi abbracciava forte tenendomi stretta a lui,ogni tanto mi baciava le labbra,la fronte ed io,ad ogni suo movimento mi sentivo viva.
Da quando eravamo tornati mi sentivo stanca,afflitta...la presenza di mia madre nella stessa casa a pochi metri da me mi faceva stare male,e il fatto che Nico si sentisse in colpa per la sua morte non faceva che aggravare il mio stato d'animo.
Non riuscivo a farglielo capire che sarebbe andata molto peggio se lui non ci fosse stato,anzi.
Continuava a scusarsi per essere entrato nella mia vita,io iniziai ad ignorarlo,tanto valeva tacere,non voleva ascoltare,quindi mollai l'argomento,non avevo le forze per litigare,volevo solo averlo accanto.
Iniziò a raccontarmi di come era stata strana la sua permanenza nel monastero,dovetti rispondere a qualche domanda riguardante la mia,che subito lo fece innervosire suscitandogli malumore.
"Dannazione! Non mi hanno permesso di vederti,nemmeno quando mi sono sentito meglio!" Aveva detto.
Lo tranquillizzai esortandolo a non pensarci più ma a dirla tutta,ero io a pensare.
La paura che avevo provato nel vedere i licantropi ululare alla luna vestiti della loro vera natura o passare in mezzo a numerosi vampiri,non era nulla se paragonata a quella provata sotto lo sguardo di Francesca.
Sapevo che voleva Nico,lo sentivo e forse voleva anche me per una sorta di gioco macabro o per una ragione sconosciuta,chi poteva dirlo?!
Tornai al racconto di Nico per scacciare quell'immagine di Francesca dalla mente,per non immergermi nella straziante attesa del cambiamento di mia madre.
Mi disse che tutti i vampiri si erano tenuti a distanza da lui per tutto il tempo,Astor gli aveva spiegato il motivo dicendo che avevano paura di lui,temevano una sua reazione.
A quanto pareva,un morso di Nico poteva ferire un vampiro causandogli un malessere tale da renderlo vulnerabile ai suoi attacchi ed il suo sangue,poteva addirittura ucciderlo.
La cosa mi tranquillizzava ma avevo visto con i miei occhi di cosa fosse capace un solo essere di loro.
Quella,gli aveva quasi staccato un braccio.
Gli feci delle domande specifiche alle quali fortunatamente rispose con sicurezza,saperlo una vittima potenziale mi faceva sentire male.
Mi disse che nel suo corpo sarebbe sempre rimasta la componente licantropo,quindi la facoltà di potersi difendere in caso di uno scontro con un vampiro,anche se i suoi movimenti,la sua velocità nel combattimento,ci avrebbero messo più tempo per svilupparsi completamente e quindi prima o poi sarebbe stato in grado di sconfiggere chiunque,vampiro o no.
Non si sarebbe mai trasformato in licantropo o in un vero vampiro,lui era semplicemente nel mezzo,un umano dotato di ambedue i poteri,una sorta di ibrido. Si era definito un "Dampyr",vampiro ed umano al tempo stesso,per me era solo più consolante sapere che sarebbe stato forte per il resto della sua vita,al sicuro.
Gli chiesi dei suoi riflessi blu,di notte sotto la luna,di come ne assorbiva la luce,rispose che era per via dell'effetto che i moti lunari avevano sui licantropi ma non su di lui,ciò significava che ne rifletteva il potere e basta senza rimanerne sopraffatto con sbalzi di umore.
Cercai di scherzare su questo,stuzzicandolo,affermando che tanto non ci sarebbe mai stato rimedio al suo brutto carattere,lo sentii ridere e forse risi anch'io.
Ma presto,nella mia testa prese posto un dubbio,forse il più importante di tutti.
Ricordai la storia di Carlos,nella quale mi parlò delle poche lune che erano rimaste alla sua donna da vivere,mi chiesi se anche Nico poteva un giorno smettere di vivere,la cosa mi squarciò il petto.
--Che ti prende?-- Mi chiese d'impulso,non avevo considerato la sua capacità di ascoltare i battiti del mio cuore.
--Nulla...-- scossi la testa ma non servì a molto.
--Dimmelo--
--E va bene-- presi fiato. --Tu,tu non sei né vampiro né licantropo...--
--Giusto--
--...Quindi...quanto durerà tutto questo?-- Il respiro mi si fermò nel terminare la frase.
Lo vidi alzare un sopracciglio,stava scrutando nei miei occhi alla ricerca di un senso,un filo conduttore al quale dare un significato alle mie parole.
Iniziai a sentirmi in colpa,mi chiesi se mai ci avesse pensato,se qualcuno gliene aveva mai parlato,augurandomi che si perdesse nelle mie parole così da riuscire ad avere più tempo per riformulare una nuova domanda,con un senso completamente differente.
--Intendi...la mia condizione?--
L'ossigeno riprese il suo corso nel mio corpo.
--Sì...infatti,insomma é possibile cambiare o solo essere un'unica creatura o cosa?--
Non ingannai nemmeno me stessa con la mia ansia.
--Edera,ti stai chiedendo quanto vivrò...vero?--
--No! Niente affatto! La tua condizione!-- Quasi glielo urlai in faccia.
Si scostò un po' con lo sguardo fisso su di me,poi un risolino comparve sul suo bel viso,facendo scomparire ogni dubbio nella sua espressione.
Mi arresi,scusandomi,lo implorai di non pensarci e di non dirmi nulla ma mi zittì con l'indice premendolo sulle mie labbra.
--Sei una catastrofe!--
--Dici...--
--Lo sei. Senza speranza--.
--Sì forse--
Tornò a baciarmi tenero.
Dopo non so quanto rispose,sciogliendo ogni mio dubbio.
--Hai vinto--
--Che vuoi dire?--
--Volevi che vivessi...lo farò. Io vivrò a lungo ma resterò come ora--.
Il petto mi si gonfiò all'improvviso,ero inconsapevole di poter contenere tanta aria.
--A lungo...quanto?--
--Per sempre--.
Lo abbracciai forte,baciandolo ovunque sentissi la sua pelle.
--Per...sempre...è appena sufficiente?-- Chiese beffardo sulle mie labbra.
--Sì. Andrà bene--.
Mi sentii subito meglio,continuai a baciarlo a stringerlo in quel letto dove era cresciuto,dove non sarebbe mai invecchiato.
Finalmente riuscii a trovare un pretesto per andare avanti,per non spegnermi nello sconforto,saperlo come lo avrei voluto,vivo.
Mi sentii piena di energia,volevo uscire da quella casa silenziosa,volevo starmene sola con lui.
Mi alzai dal letto,facendo solo fatica a staccarmi dalle sue braccia,l'unico inconveniente per potermi muovere.
--Nico,ho fame. Che ne dici se usciamo a prenderci una pizza?--
--Sul serio?!--
--Sul serio! Voglio staccare. Portami via,portami da qualche parte--
Sorrise illuminandosi della sua bellezza.
--Ok. Ma dalla finestra,voglio vedere se ne hai il coraggio--
--Dalla...dovrei buttarmi?--
--Sì ma ci sarò io ad acchiapparti--
Nemmeno terminò la frase che già si era lanciato di sotto,rimasi immobile per qualche secondo,poi scuotendo la testa e dandomi della pazza mi avvicinai alla finestra,guardai giù.
Se ne stava fermo ad aspettare con quel suo ghigno strafottente,inspirai,presi coraggio e saltai.
Fu un attimo,un tonfo di paura mi colpì allo stomaco ma null'altro,mi aveva presa,ero fra le sue braccia.
--Brava. Andiamo?!--
--Aspetta...solo se prendi la macchina,altrimenti...--
--Altrimenti?--
--Mi sentirò male. Ora scegli--
--E macchina sia--.
E partimmo.
La prima cosa che fece una volta in strada,fu accendere la radio,questo mi riportò indietro dandomi la spinta di guardare avanti,di accettare la mia di condizione.
Sì,la mia vita era cambiata,in un milione di modi,le cose avevano peso il loro corso ed io ero rimasta ferma a guardarle fuggire via ma non sarei più stata debole,ero pronta ad accettarne il resto.
Mia madre sarebbe cambiata,anche lei sarebbe vissuta in eterno e pensai, "Se anche l'eterno ha una fine,loro lo affronteranno insieme,mamma si divertirà un mondo e tornerà a sorridere. Nicholas lo potrà vivere tutto,sorriderà anche lui nel ricordare e magari nel ricordarmi. Non so per quanto ancora farò parte della sua vita,delle loro vite ma non voglio pensarci ora. Quindi,mi limiterò a gioirne".
Questo mi sarebbe bastato,o almeno è quello che credevo.
Mi portò al ristorante in cui avevamo pranzato la prima volta,tutto era identico,la cosa mi stupì,non sembrava fossero passati solo pochi giorni da quella volta eppure era così.
--Sarà troppo tardi per mangiare?-- Chiesi a Nico,non avevo con me né l'orologio né il telefonino.
--No sono appena le dieci e mezzo,tranquilla--
--Ok. Dovrò comprarmi un nuovo cellulare,il vecchio non so nemmeno che fine ha fatto--
--In effetti...ne avresti bisogno,diciamo che è andato in pezzi--
Lo guardai bloccandomi sulla porta d'entrata.
--In pezzi? E la mia camera?--
--Edera...te l'aggiusto io,penserò io a tutto--
--No! Scusa...non volevo...dai entriamo non voglio pensarci--. Conclusi passando oltre lo zerbino con sopra scritto "Benvenuti".
Ci sedemmo in un altro tavolo,niente panca stavolta,il locale era troppo affollato per pretendere un posticino tutto per noi lontano da occhi indiscreti.
--Allora,che vi porto?--
Il cameriere aveva evidentemente fretta di prendere l'ordine,già se ne stava col taccuino in mano,la penna puntata sul foglietto della comanda.
Nico sorrise guardandomi. Era bellissimo ritrovarsi lì,gli presi la mano e la strinsi forte mentre il mio cuore andava a mille.
--La signorina prende una pizza con mozzarella,speck,rucola e grana. Grazie e per me un quarto di vino rosso...tu cosa vuoi da bere?--
Sorrisi nel vederlo elencare gli ingredienti di quella volta,la stessa pizza di quel giorno.
--Dovresti saperlo-- azzardai divertita.
--Giusto...acqua minerale con limone a parte,grazie--.
Il cameriere scrisse veloce e si allontanò rapido.
--Carino,ti sei ricordato tutto--
--Ricordo ogni cosa fatta con te-- strinse più forte la mia mano,guardandomi in un modo...diverso,i suoi occhi blu scuro erano immensi.
Mi sentii in imbarazzo,credo che divenni rossa in viso perché avevo le guance in fiamme.
--Ok...ogni cosa. Bene,allora...--
--Allora ti amo anch'io--.
Stavo per cadere dalla sedia,non so come non finii a terra ma nonostante il respiro mozzato riuscii a parlare ugualmente,con una voce traballante e decisamente ridicola.
--Mi ami!? Wow. Ehm...bello--.
--Bello?!-- Rise di me,come biasimarlo.
--Si insomma...l'altro giorno secondo te erano delle scemenze ed oggi...mi dici che...--
--Ed oggi ti dico che ti amo--
--Appunto--. Sbottai.
Si avvicinò con la sedia sistemandosi vicino a me,le sue labbra a pochi centimetri dalle mie,e già la gravità prese a svanire.
--Ti ho detto che erano scemenze perché lo sono. Non vorrei che mi amassi,preferirei anzi che ce l'avessi con me per come sono andate le cose--
--La vuoi piantare! Queste sono...sei stupido se la pensi così! Non ha senso mentire. Ti amo. E allora?-- Mi stavo arrabbiando di nuovo.
--E allora dove ci porterà tutto questo-- Non formulò una vera e propria domanda,colsi il significato delle sue parole.
Temeva le stesse cose che temevo anch'io,la paura di perderci,la paura di staccarsi,di soffrire ulteriormente.
--Non credo abbia importanza--.
--Cosa è importante allora?--
--Stare insieme,finché ci va,senza regole o limitazioni. Non importa altro--
--Tu dici!? E se mai dovesse succedere...--
--Non succederà-- Lo interruppi. --Io ti amerò,comunque vadano le cose. E se tu dovessi cambiare idea,ne parleremo. Non succederà altro,in amore la cosa peggiore è smettere,smettere di amarsi...nient'altro--.
Lo vidi abbassare lo sguardo,prese a giocherellare col tovagliolo,poi tornò a guardarmi.
--Si,forse...ma se ti accadesse qualcosa io...-- scrollò la testa stringendo forte il tovagliolo nella mano. --...non me lo perdonerei mai--.
--Non mi accadrà nulla che il destino non voglia farmi subire,tu non c'entri. Ed ora possiamo goderci questo momento,per favore?--
Tornammo a sorridere baciandoci,baci teneri e lenti,con le labbra piegate in un sorriso ma nello stomaco la tristezza e la paura di perderlo,di non vivere abbastanza da amarlo completamente,di non riuscire a renderlo felice,di non essere abbastanza per lui.
O peggio ancora,di esserlo.
Non volevo soffrisse la mia mancanza,prima o poi lo avrei lasciato andare,avrebbe percorso la sua eternità,avrebbe amato di nuovo e magari per sempre.
A me bastava solo che mi amasse per un po',giusto il tempo di sentirmi sua,sarebbe stato sufficiente questo,per affrontare la mia vita,breve o lunga non aveva importanza,importavano solo i ricordi che mi avrebbero accompagnata fino alla fine.
Non sapendolo Nico,già mi stava dando parte del suo eterno vivere,lo sentivo premermi nel petto,lo respiravo,lo accarezzavo,lo amavo.
Tutta la tristezza del mondo sarebbe valsa come scotto da pagare per quelle emozioni,essere sua,sentirmi parte di lui.
Per quel che mi era concesso era più che abbastanza.
Ci staccammo,il cameriere aveva portato le bevande accompagnate da degli stuzzichini davvero sfiziosi.
Iniziammo a mangiarli come una vera coppia di innamorati,lui mi lasciava scegliere il rustico che preferivo ed io insistevo perché scegliesse lui per primo...che scemi!
Ridemmo un sacco di noi stessi,Nico ci paragonò ad una coppia di suoi vecchi amici,dove lei scocciava sempre il suo ragazzo con insinuazioni e gelosie e lui,invece ne sopportava il supplizio senza mai controbattere,anzi la viziava continuamente.
--Si ma questo che c'entra col cibo?-- Chiesi divertita dal modo in cui parlava dei due,la faceva sembrare una vecchia barzelletta.
--C'entra eccome! Pensa che alle serate in cui ci si ritrovava...che ne so,per bisbocciare tutti quanti insieme,lui se la portava sempre dietro e al momento della cena,quando il tavolo si riempiva di bevande,piatti,vassoi...-- rise ancora -beh,cavolo...non ci crederai ma si imboccavano a vicenda!--
--Non ci credo!-- Scoppiai a ridere.
--Sul serio! Si passavano intere forchettate di roba! E noi a ridere...lo prendevamo letteralmente in giro,sfottendolo in tutti i modi...--
--E lui? Poverino...--
--Poverino!? Ma che! Ci rideva su...anzi era entrato completamente nel ruolo di zerbino contento e soddisfatto. Si vantava di avere la tipa. Una sagoma!--
--L'amava molto...stanno ancora insieme?--
Mi guardò,per un secondo divenne serio.
--Non lo so...non l'ho più visto--.
"Imbecille!"
--Scusa--. Non sapevo cos'altro dire.
--Non importa,erano divertenti comunque...ridicoli ma divertenti--.
Cercai di recuperare eliminando dalla testa la mia gaffe parlando di altro,come il mio essere ridicola.
Presi ad esempio una caduta singolare,che fece scoppiare a ridere tutti i miei vicinati.
--Allora? Come diavolo hai fatto a beccare il tombino?-- Rideva come un pazzo,cercando di controllarsi per non contagiare i commensali vicini.
--Te l'ho detto. Stavo camminando tranquillamente e all'improvviso mi sono ritrovata a terra con una gamba a mo' di spaccata,e senza che me ne rendessi conto avevo l'altra nel tombino...ed era incastrata,non riuscivo a tirarmi fuori e la cosa che mi fece arrabbiare,furono le facce dei miei amici. Tutti che ridevano piegati in due,ma nessuno si mosse per aiutarmi...erano in balia delle risa--
--E come ne sei uscita?--
--Lascia stare--
--No dimmelo!--
--Beh...ci è voluto un po',alla fine con la forza delle braccia mi sono tirata su,avevo la gamba tutta sporca e graffiata,per fortuna però che non toccai l'intoccabile col piede--
A quelle parole l'intera sala si voltò a guardarci,Nico non aveva resistito,era scoppiato a ridere con le lacrime agli occhi,la bocca spalancata,si teneva premuta una mano allo stomaco...tutti e dico tutti i presenti iniziarono a ridere,chi più chi meno.
Mi nascosi il viso nei capelli,facendo finta di sistemarne qualche ciocca e chiusi gli occhi per evitare di essere vista in quello stato. Praticamente rossa dalla vergogna!
Alla fine risi anch'io,tanto valeva prenderla così,per come era,una buffa vicenda.
Quando Nico tornò in sé,il cameriere arrivò con la pizza fumante e dovetti controllarmi per non divorarla tutta intera,non credevo di avere tanta fame.
Iniziai a mangiare,anche lui ne prese un paio di pezzi,ne fui felice,vederlo masticare qualcosa che non gocciolasse sangue era insolito e oserei dire rassicurante.
Era bellissimo nel suo avorio rigonfio di cibo in entrambe le guance,me lo fece vedere come un ragazzo e basta senza nessuna stranezza segreta o dolore celato.
--Edera!--
Alzammo lo sguardo entrambi per trovare Melania,in piedi poggiata al nostro tavolo,sul suo viso,un'espressione alquanto inquietante.
--Mel...Melania,ciao...-- ero in imbarazzo e mi sentivo in colpa,iniziai a formulare una serie di scuse plausibili alle domande che mi avrebbe fatto.
--Ciao...ma che ci fai qui?--
Poi guardò Nico con fare arcigno e sospettoso.
--Ah,scusa...lui è Nicholas. Nico lei è Melania,una mia compagna di classe--
--Piacere-- disse lui allungandole una mano,Mel la strinse per un nano secondo tornando a fissarmi severa.
--Allora? Tua madre?--
Inspirai abbastanza ossigeno per concentrarmi.
--Sta migliorando,cioè la frattura ve meglio...non le fa poi tanto male,ci vorrà un po'...-- balbettai.
--Bene. Non ti sei fatta più sentire,ho provato a chiamarti ma il tuo cellulare mi dà sempre irraggiungibile...che fine hai fatto?--
--Te l'ho detto...stiamo da zia e...--
--Si lo so. Stavo per chiamarti lì,ero in pensiero. Non torni a scuola?--
Tornare a scuola. Non avevo pensato ad una scusa per questo.
Ncholas intervenne.
--Colpa mia. In questi giorni l'ho fatta marinare ma sono sicuro che non farai la spia-- la guardò con quei suoi occhi splendidi,un riflesso turchese gli attraversò le iridi.
--Ah...bene. Si va bene. State insieme?--
--Si,la ragazzina mi ha fatto prendere una bella cotta--
--Smettila!-- Gli sussurrai.
--Mel...non preoccuparti,sto bene. Devo comprarmi un nuovo cellulare,il vecchio è morto,poi ti faccio sapere--
--Quindi,continuerai a non venire a scuola...guarda che stai rimanendo indietro col programma e quest'anno abbiamo gli esami. Quando hai intenzione di tornare?--
Come biasimarla!
--Presto--. Fu l'unica cosa che riuscii a prometterle.
--Bene. Se ti dovesse servire un aiuto,conta su di me--
--Ma certo,grazie. Scusami con le altre,con Eleonora soprattutto,sono stata un po' distratta,tutto qui--.
--Si l'avevo capito-- rivolse un'occhiataccia a Nico,il quale esercitò il suo dono su di lei,che subito si ammorbidì.
--Allora fatti sentire. Ma dimmi,tornerete a casa vostra...quando?--
--A casa? Credo entro pochi giorni ma non è niente di sicuro...sai come è fatta zia,crede che mamma scivolerà giù dalle scale rompendosi l'altra gamba alla prima occasione--
--Speriamo di no. A limite Valerio potrebbe assisterla quando tu sei altrove--
--Certo...Vale...ma non è possibile,al momento è fuori per un meeting--. Era una mezza verità,era decisamente fuori,mi chiesi quando si sarebbe ripreso del tutto e se mai sarebbe riuscito a trovare il coraggio di stare nella stessa stanza con mia madre,nella sua nuova forma.
--Allora ci vediamo--
--Si ciao e scusa ancora se non vi ho fatto sapere nulla-- Dissi svelta.
Melania si allontanò tornandosene al tavolo,vidi che era in compagnia dell'intera famiglia,Giulio mi guardava in un modo strano,feci finta di nulla accennando un sorriso per poi tornare a guardare Nico.
--Non sai dire le bugie--
--Come? E comunque non mi importa...cos'altro avrei dovuto dire?!--
--Non è per quello che hai detto ma come. Ti si leggeva in faccia che erano tutte cavolate--
--Splendido! Mi dispiace ma non riesco come te ad ottenere quello che voglio--
--Adesso sei troppo sarcastica. Finisci di mangiare dai--
Ubbidii in silenzio.
Il fatto che Melania mi avesse vista mi aveva innervosita,dire tutte quelle bugie e per di più con la storia della scuola mi aveva fatta sentire una stupida ragazzina capricciosa,mentre lei non sapeva un bel niente di quello che era successo.
Per non parlare di mia madre! "Come sta? Potrebbe assisterla Valerio". "Ma che ne sai tu di Valerio! Che ne sai tu di mamma!".
Ero furiosa,furiosa con me stessa.
Me ne stavo lì a mangiare una pizza come se niente fosse,mi sentii un mostro.
--Nico voglio tornare a casa,magari mamma si è svegliata--
--Cosa? Non volevi staccare?--
--Ora no. Ho sbagliato ad allontanarmi è meglio tornare--
--No non credo--.
Mi fermò afferrandomi il polso.
--Seduta! E datti una calmata! Lo so che sei nervosa,quindi siediti e parliamone--
--Nico,ti prego...-- lo implorai ma non mollò,dovetti accontentarlo.
--Dimmi che hai--. Era preoccupato e allo stesso tempo nervoso,mi conveniva buttare tutto fuori altrimenti avrebbe frainteso chissà che cosa.
--Mi sento in colpa. Melania mi ha ricordato quello che non avrò più e mi ha fatta sentire una stupida con le sue preoccupazioni...è colpa mia lo so....--
--Tu ti senti in colpa!? Per cosa? Per aver detto una cavolata!? Per aver avuto coraggio?! Smettila--.
--Coraggio? Quale coraggio?--
--Hai visto,hai sopportato cose incredibilmente folli solo da immaginare,non ti basta?--
--Non è coraggio. Non lo è--.
--Cosa?! Se fosse stato per me,tua madre ora sarebbe morta,invece tu hai avuto il coraggio di prendere una decisione,di farla rivivere...--
--La vuoi piantare con la storia del sentirti responsabile! Io non ho fatto nulla. Lo ha fatto Astor...io sono stata una vigliacca in tutto questo,Nico! Non ho saputo accettare la morte di mia madre...non ci riesco nemmeno adesso...non riesco nemmeno a starle accanto,nella stessa casa...--
--Ok andiamo--.
--Cosa?--
--Andiamo via--.
Mi stringeva il braccio,prese a camminare svelto verso la cassa dove pagò la cena ed uscimmo nel vicolo.
--Almeno lasciami,mi stai facendo male-- frignai.
Allentò la presa voltandosi a guardarmi con quegli occhi turchesi che non promettevano niente di buono da come brillavano forte da risaltare nella poca luce dei lampioni.
--Adesso dimmi che non ce l'hai con me per quello che è successo a Greta. Dimmelo--
--Non ce l'ho con te--
--Menti--.
--No! Nico smettila...davvero basta!--
--Non stai dicendo la verità--
--Non ce l'ho con te ma con me--
--Perché?-- Chiese brusco ad un millimetro dalla mia faccia.
Mi strinsi nelle spalle,sospirai esausta.
--Se non fossi scappata,forse sarei riuscita a parlare con Francesca e magari patteggiare--
--Patteggiare!? Che diavolo credevi di fare?!--
--Non arrabbiarti,lascia che ti spieghi...--
--Non qui,stanno arrivando dei ragazzi...andiamo in macchina--. Concluse in fretta trascinandomi per un braccio.
Non mi divincolai,non sarebbe servito a nulla comunque era troppo in collera.
Salimmo in macchina,chiusi lo sportello e mi ritrovai in uno spazio troppo stretto per discutere,era come se all'improvviso soffrissi di claustrofobia,mi mancava l'aria e non riuscivo riprendere il discorso con Nico,vederlo arrabbiato poi non mi aiutava,l'abitacolo buio mi metteva ansia,dovetti scendere.
Mi appoggiai al cofano cercando di respirare in modo regolare "Dentro dal naso e fuori dalla bocca" continuavo a ripetermi in testa.
--Cos'hai? Che ti prende? Edera!--
--Sto bene Nico,solo un secondo va bene!--
Si staccò da me. Ripresi il ritmo del mio respiro,il formicolio alle mani e alle gambe stava svanendo lentamente,finalmente l'aria fresca mi entrò nella gola,stavo decisamente meglio.
Lo tranquillizzai avvicinandomi a lui,gli poggiai una mano sul torace e strinsi la stoffa della sua maglietta traendolo a me.
--Guardami. Sto bene Nico,capito?!--
--Ok. Solo ansia giusto?--
--Si tranquillo...dicevamo?--
--Nulla. Stavi solo dicendo delle scemenze. Patteggiare. Per cosa se posso chiedertelo?--
--Per te,per noi. E per mia madre. Mi ero messa in testa che forse volesse me,volesse parlare con me. L'avrei affrontata per non permetterle di ferirti ancora--
--Tu sei tutta matta. Vieni qui--
Mi strinse forte baciandomi.
Per un lungo secondo tremai nelle sue braccia,avevo ancora in mente l'immagine di Francesca assediata da quei vampiri che mi minacciava,poi la gravità vacillò sotto i miei piedi e fui completamente sopraffatta da lui,dai suoi baci,dal suo odore.
Niente più brutti ricordi,nessuna minaccia solo noi due,i nostri baci,le nostre carezze.
Come ogni volta mi sembrò tutto troppo breve,mi staccai a fatica dalle sue labbra calde.
--Vuoi ancora tornare?-- Chiese calmo.
--Vorrei solo stare con te,vorrei addormentarmi con te accanto--
--Si può fare. Andiamo--
--Dove?--
--Ti porto in un posto speciale--
--Sarebbe?--
--Mmmh quante domande!--
Salimmo in auto,stavolta niente panico,accesi l'autoradio mettendo su uno cd dei Modà,mi piacevano le loro canzoni,così romantiche e sensuali!
--Mi piacciono. Almeno su questo andiamo d'accordo-- strizzò un occhio partendo come un razzo verso la sua meta misteriosa.
Parcheggiò in cima a quella che mi sembrò una collinetta sperduta nel nulla,non avevo fatto caso alla strada,per tutto il tragitto me n'ero stata ad occhi chiusi a canticchiare.
Scendemmo,non vedevo quasi nulla con quella oscurità,Nico mi prese per mano dicendomi di stare calma,di seguirlo e lo feci,mi attaccai a lui,dopo poco ci fermammo.
La luna alta nel cielo,illuminava uno spazio grande circondato da alberi,intravidi una casa nel mezzo.
Era piccola,graziosa,sembrava disabitata.
--Ecco,va bene?--
--Dove...cos'è questo posto?--
--Qui è dov'è nato mio padre,d'estate ci venivamo ogni tanto,a lui piaceva coltivare l'orto e laggiù c'è un piccolo lago. Amavo farci il bagno da piccolo--
--Sul serio! Come mai non ti sei rifugiato qui quando...?--
--Era scontato,mio padre mi avrebbe visto se fossi venuto in questa casa,infatti è il primo posto dove è venuto a cercarmi. Wow! Non è cambiato nulla! A parte per le erbacce ovvio--.
--Infatti è carino. Come mai avete smesso di venirci?--
Sospirò. --A lei la vita di campagna annoiava,così mio padre optò per il mare,prese un appartamento in affitto per tutto il mese d'agosto ,così negli ultimi anni l'estate la trascorrevamo in spiaggia e per quanto mi riguarda in acqua--
--Ti piace nuotare--
--Un sacco. Non sopporto starmene a bistecca sulla sabbia,preferisco altro,sai tipo passeggiare o semplicemente pescare,anche se sono una frana. Mio papà invece è formidabile nella pesca. Tu invece?--
Sorrisi dondolandomi sui talloni. --Bistecca--.
--Lo sapevo! Ti pareva! Entriamo?--
--Hai le chiavi con te?-- Chiesi un po' in ansia,mi sentivo in imbarazzo. Passare la notte con lui,in una casa vuota,lontano da sguardi indiscreti poteva solo significare una cosa:sesso.
Rispose prima che il mio cervello formulò dell'altro.
--Non mi servono le chiavi. Ricordi? Sono un pochettino più forte ora--. Sghignazzò iniziando a camminare.
Arrivammo davanti alla porta d'entrata,lo stomaco mi faceva male e le gambe iniziarono a tremarmi,cercai in tutti i modi di non pensare al sesso ma fu inutile.
Una volta dentro,Nico chiuse la porta alle nostre spalle,incastrandola,aveva rotto i cardini con due colpetti per aprirla.
Mi guardò lo so,non perché me ne accorsi ma perché mi sentivo il suo sguardo addosso,ero in balia delle emozioni:paura,imbarazzo,ansia...avevo voglia di lui ma non so perché temevo non fosse il momento adatto.
--Tutto bene?-- La sua voce rimbombò nella mia testa.
--Si...certo...non accendiamo nessuna luce?--
--Cosa?!--
La stessa domanda me l'ero appena fatta da sola. "Cosa hai osato dire Edera?! Sei in una casa col ragazzo che ami,dove nessuno vi verrà a disturbare e tu pensi ad accendere la luce?!".
Cercai di cavarmela evitando di respirare così da rallentare i battiti del mio cuore.
--Edera,stai bene?--
Dovetti rinunciare,stavo per cadere,la testa aveva preso a girarmi,aprii la bocca e respirai forte,tornai in me o quasi.
--Certo,benissimo. Mi piacerebbe vedere come è fatta--
--La casa?--
--La casa. Sono curiosa...-- "Idiota,scema,impacciata!"
--Mmmh...va bene. Non credo ci sia elettricità,sarà meglio tornare di giorno per un tour--
--Allora torniamoci--. Dissi in fretta voltandomi verso l'uscita.
Nico mi fu subito davanti.
--Se non vuoi stare qui...--
--Oddio! Nico,scusa...io...non lo so,solo...--
--Non ti va,posso capirlo-- Adesso anche lui era in imbarazzo.
--No! Mi va...solo che quando ho detto che volevo dormire con te accanto non...intendevo...--
--Fare l'amore?-- Concluse la mia frase.
--Già. Scusami non so cosa mi prende,sono solo una sciocca--
--No va bene,anzi...scusami tu. Ne hai passate in questi giorni,ho frainteso io. Possiamo comunque dormire qui se ti va-- si affrettò ad aggiungere.
Presi coraggio poggiando la testa sul suo petto.
--Nico. Io voglio...voglio fare l'amore con te. Solo che non mi sembra il momento più adatto...sto farneticando...--
--No. Hai ragione. Colpa mia. Ti voglio...ti desidero da un po' e...per un secondo ho creduto che...--
--Infatti. Volevo staccare. Non è colpa tua,è mia. Solo con mia madre così e tutto il resto...-- non sapevo come giustificare meglio il mio stato d'animo senza ferirlo.
--Va bene,allora torniamo indietro?--
Sbuffai nella sua maglietta. --Si,per favore--.
--Ok. Scansati un attimo devo forzare di nuovo la porta--.
Di nuovo in macchina,in silenzio verso casa di Loris.
Mi sentivo in colpa,non avevo assolutamente idea che sentisse del desiderio nei miei confronti. Io ero quella che aveva detto "Ti amo" per prima,io ero quella che si sentiva mancare la terra sotto i piedi ogni volta che mi baciava.
Si,lui aveva detto che mi amava e solo questo mi era sembrato tanto,tutto. Ma volermi...non l'avrei mai immaginato.
Eravamo quasi arrivati,solo allora riuscii ad emettere fiato.
--Nico?--
--Dimmi--
--Sei arrabbiato? Con me...ce l'hai con me?-- Balbettai.
Lo sentii ridere piano,le mani ferme al volante,la testa china.
--No. Solo...sei una sagoma!--
--Perfetto,almeno ti faccio ridere--.
--Eh già. Scendiamo,c'è Ester che ci sta aspettando--
Guardai verso la casa,sotto il portico infatti c'era una figura,apparentemente seduta,aprii la portiera con una lentezza imbarazzante,scesi sconfortata.
Avevo rovinato tutto. Mi chiesi se essere una sagoma come quel suo amico-zerbino,comportasse nei miei riguardi "desiderio zero" d'ora in poi.
Lentamente mi avviai verso il portico,strusciando i piedi a terra come una ragazzina che torna stanca da scuola,mi sentivo sconfitta,non mi avrebbe più voluta,e tutto per colpa mia e delle mie insicurezze. "Bello stacco Edera!".

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