Capitolo 16

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Quasi rischiai di staccare l'intonaco dal muro tanto cercai di tenermi lontana da quella porta chiusa.
M'intrufolai in camera di Nico raschiando le pareti,quando mi chiusi la porta alle spalle mi sentii sollevata. Ero intenta a non voler scorgere mia madre in quello stato,una silenziosa sofferenza.
--Che hai?--
Vanessa mi colpì di sorpresa con la sua bella voce melliflua,se ne stava seduta sul letto circondata da una miriade di vestiti sparsi dappertutto,riconobbi alcuni abiti di mamma,tra cui i suoi pantaloni preferiti,le sue gonne firmate che si auto regalava ogni mese quando prendeva lo stipendio e perfino delle scarpe con tacchi vertiginosi,quei tacchi che mi fecero sentire donna quando ero ancora una bambina.
--Allora? Che ti metti?--
Ero in piedi avvolta in un asciugamano immersa in quei ricordi,Vanessa era letteralmente in estasi,dovetti mettere da parte i miei pensieri e dedicarmi a lei.
--Non ne ho idea. Tu hai qualche consiglio da darmi?--
I suoi occhi brillarono come rubini,sembrava aspettasse da tempo quella domanda,perché si alzò di scatto e cominciò a roteare su se stessa come una bambina. Prendeva vestiti diversi uno alla volta poggiandoseli addosso come fosse il mio manichino personale,io non dovevo far altro che prendere una decisione tra un cambio e l'altro.
Dopo poco scoppiai a ridere,era divertente starla a guardare,sembrava serena,libera,innocua,non assomigliava affatto a quella furia in camera mia che mi teneva il viso stretto nelle sue dita...era cambiata. Astor aveva ragione.
--Ok,va bene. Scelgo questo Vanessa ma le scarpe sono meglio quelle con la fibbia--
--La fibbia? Sì forse hai ragione. Allora hai intenzione di restare in asciugamano oppure vuoi vestirti?--
--Vestirmi. Potresti voltarti per favore--
--Perché?--
La sua domanda mi colse di sorpresa facendomi arrossire.
--Ehm,perché altrimenti...o preferisci uscire?-- Non sapevo come risponderle sinceramente.
--No. Mi piace guardarti,resto volentieri,anzi ti serve una mano per la lampo?--
--No. Vanessa,vorrei vestirmi in privato--. Risposi secca.
--Va bene. Allora esco ma sei una sciocca,siamo ragazze entrambe,non c'è nulla di male e poi ormai siamo amiche--.
--Ti sei offesa?-- Chiesi titubante.
--Si. Ho giocato con questi abiti per farti piacere e tu mi ripaghi così? Non mi dai nemmeno la soddisfazione di vedere come ti stanno?--
La guardai come se la vedessi per la prima volta. Era decisamente un'altra persona,si comportava da sorella più che da amica. Mi vennero in mente le parole di Astor,il modo in cui un vampiro cambia,desidera,brama.
Forse Vanessa si stava attaccando a me vedendomi non più come una facile preda ma come un'amica con cui condividere la sua esistenza,qualcuno di importante.
Continuai a guardarla negli occhi e mi azzardai a farle una domanda specifica.
--Vanessa,tu mi vuoi bene ora?--
Sul suo volto si spalancò un sorriso.
--Io ti adoro. Sembri una bellissima bambola. Lo so che non lo sei e che sei fragile e mi dispiace di averti portata in cima all'albero ieri sera ma volevo proteggerti da quei due buzzurri brontoloni,specialmente il tuo amore meticcio...--
--Aspetta--. La interruppi. --Perché? Mi adori...in che modo? Voglio dire...come mai?--
--Non lo so. Forse perché sei diversa da come credevo. Francesca mi aveva detto che eri solo cibo ed invece non lo sei...--
A quelle parole rabbrividii stringendomi nelle spalle.
La vidi avvicinarsi a me,mi accarezzò la fronte e nei suoi occhi lessi una lieve tristezza.
Riprese a parlarmi con fare gentile ed affettuoso.
--Piccola Edera...piccola. Lei non ti toccherà più,io non glielo permetterò. Ora calmati e non avere paura,non devi averne neppure di me. Lo so che in passato ti ho fatto male ma mi hai perdonata...giusto?--
--Si. Credo di si. Eri sotto un'influenza malefica--. Dissi quasi sussurrando.
--Già. Ma ora sto maturando. Il mio corpo non cambierà mai ma sarò sempre più brava. Astor mi insegnerà a convivere con voi umani--.
--Lo so--. Qualcosa nel suo sguardo o forse nel suono della sua voce mi fece sentire triste per lei. Mi chiesi se non le mancasse la sua famiglia,la vita di prima...
--La mia vita da umana intendi?--
Sgranai gli occhi stupita.
--Scusami. Devo aver pensato ad alta voce--. Ero mortificata.
--Non preoccuparti. Io non ricordo nulla di prima. Non ricordo di aver mai avuto nessuno prima di Francesca--.
--Cosa?-- Chiesi tremante. Qualcosa allo stomaco iniziò a premere forte da dentro.
In un attimo mi vennero in mente le parole di Ester,"Non ricorderà nulla...nemmeno il dolore".
--Ti...prego...Vanessa...dimmi che stai mentendo...dimmelo-- la implorai.
--Perché dovrei dirtelo? Edera va tutto bene?--
--No! Non va bene! Vuoi dirmi che non hai alcun ricordo? Nulla? Nemmeno dei tuoi genitori?--
Stavo per cadere a terra,dovetti aggrapparmi a lei.
--No Edera,non ricordo nulla ma è normale per una neo vampira. I ricordi torneranno. Astor dice che ricordare,è una delle fasi più dolorose,perché si diventa consci del fatto che si è perso qualcosa per sempre. Vedrò morire le persone che un tempo ho amato e nulla dovrà mai interferire con questo. La maggior parte dei vampiri sentono il bisogno di trasformare i propri cari,per averli accanto,per sempre. Ma è proibito. Tutto ruota intorno ad una scelta. Deve essere strettamente necessario--
--Quindi mia madre...non si ricorderà di me?--
--Non subito--.
Mi rannicchiai su me stessa con la testa fra le gambe chiusa in un silenzio,non provavo nulla,non credevo ad una sola parola.
La porta si aprì,qualcuno entrò e mi sollevò da terra.
Non riuscivo a mettere bene a fuoco,la voce di Nicholas mi stava dicendo di non piangere ma io non ricordo di aver pianto.
--Andrà tutto bene amore. Presto ricorderà. Non è per tutti uguale,per Vanessa possono volerci giorni ma per Greta magari ore. Tu sei forte. Ma se non riesci a sopportarlo ti porto via. Dimmi dove vuoi andare e ti ci porto--.
Le labbra si mossero senza che me ne rendessi conto.
--Portami a casa,Nico. Devo prendere delle foto. Portami a casa--.
Mi feci forza staccandomi dalle sue braccia,presi dei vestiti e mi chiusi in bagno per indossarli. Mi pettinai i capelli e li raccolsi in una lunga treccia.
Mi guardai allo specchio.
Un'estranea mi stava guardando,le sorrisi pensando a mia madre,a come si sarebbe sentita nel vedermi.
Le avrei sorriso,non avrei pianto e poi le avrei mostrato le nostre fotografie,le avrei spiegato cosa e dove e come e perché quella foto,perché quelle facce,perché quei sorrisi scemi.
Le avrei raccontato tutto quello che avrebbe voluto sapere,magari si sarebbe anche divertita nel sentire di come ci divertivamo insieme,come pazze nei negozi a caccia di saldi o magari le avrei per prima cosa raccontato dei capricci che facevo per avere l'ultima parola su tutto,sarebbe stata contenta di sapersi vincitrice assoluta.
--Ma sì mamma. Tutto ruota intorno ad una scelta. Io ho scelto per te e l'ho fatto perché ti amo. E ti amerò fino alla fine dei miei giorni. Tu promettimi che mi porterai per sempre con te nella tua lunga vita,promettimelo--.
Uscii dal bagno trovando Nico ad aspettarmi,la sua espressione era triste e potevo percepire il senso di colpa che lo attanagliava,forse per non avermelo detto prima.
Lo guardai,gli presi la mano intrecciando le mie dita nelle sue.
--Nico,sono pronta. Andiamo?--
--Sì. Andiamo--.
--Mi dispiace...non credevo le potesse far male--
Mi voltai per incrociare lo sguardo di Vanessa,Nico era infuriato con lei,stavolta fui io ad accarezzarle il suo piccolo viso di latte.
--No Vanessa. Va tutto bene,sei sempre la mia amica. Torno presto--.
Stavamo per scendere le scale quando Astor aprì la porta alla mia sinistra,chiusi gli occhi stringendomi a Nico.
--Nicholas,vorrei parlarti ancora un momento per favore--
--Accompagno Edera in macchina poi torno,va bene?--
--Si certamente,fate con comodo...Edera va tutto bene?--
Senza guardarlo annuii.
--Bene allora. Ti aspetto figliolo--.
Scendemmo al piano di sotto,Ester stava ai piedi delle scale con un vassoio in mano coperto da un fazzoletto.
--Tieni bambina,presto ti tornerà l'appetito e così ho pensato che dei sandwich farciti ti avrebbero fatto comodo e per te Nico ho queste-- scoprì un lato del fazzoletto mostrando delle bistecche sigillate in un sacchetto da freezer.
--Grazie Ester ma torneremo presto,è solo questione di un paio d'ore-- risposi calma.
--Non avere fretta. Nicholas,abbi cura di lei--.
Una volta in auto,prima che Nico si allontanasse per andare da Astor,lo trattenni per una mano stringendola nella mia.
--Nico,io voglio tornare. Voglio che mia madre mi veda. Non importa se non mi riconoscerà subito,va bene ma voglio che mi veda--.
--Edera ascolta-- si accasciò afferrandomi entrambe le spalle.
--Ora vado da Astor e poi ne parliamo va bene?--
--No non va bene. Ora vai da lui ma sono irremovibile su questo punto. Ti aspetto--. Conclusi sistemandomi sul sedile.
Lo vidi rientrare in casa,in quella piccola casa dai gradini di legno,sotto quel portico macchiato del sangue di mia madre ormai solo un'ombra scura.
Quando tornò era cupo in volto,da quella distanza non avevo sentito granché,solo voci basse,troppo basse per il mio udito,capii che da parte loro la cosa era stata intenzionale.
--Bene possiamo partire,perché non mangi qualcosa intanto--
--Non hai nulla da dirmi?-- Lo provocai fredda.
--Cosa? Ah,per quello...scusami,non avevo ancora trovato il modo di dirtelo e comunque non ne avevo la piena certezza--
--Non mi sto riferendo alla perdita di memoria...e comunque grazie,sei stato gentile a non dirmelo-- mi ammorbidii,non sopportavo il fatto che si sentisse in colpa.
--Gentile? Stai scherzando vero?--
--Nico non mi va di discutere,solo dimmi quello che devi dirmi stavolta-- sbuffai.
--Quando saremo arrivati--
--Perché?--
--Dai Edera,non fare come al solito...dopo. Ora voglio solo riflettere--
--Riflettere su come dirmelo?-- Incalzai.
--Ok. Vuoi saperlo ora?--
Inchiodò bruscamente,il vassoio mi cadde dalle mani.
--Che ti prende?!-- Iniziai a raccogliere tutti quei panini che fortunatamente Ester aveva sigillato due a due.
--Che mi prende? Lo vuoi davvero sapere? Edera,tu mi guardi ancora allo stesso modo,anzi...tu mi prendi la mano,ti stringi a me...quando la smetterai? Quando avrai intenzione di odiarmi?-- Quasi lo urlò,nei suoi occhi una fiamma rossa passò rapida.
--Odiarti? Allora vuoi che ti odi?--
--Lo preferirei. Credimi--.
--Mettitelo bene in testa Nico. Io non ti odio,io non ti incolpo di nulla se non di amarmi--.
Per un secondo mi sentii spiazzata,esausta.
Parlò con voce rotta e confusa.
--Amarti. La mia colpa è amarti? Che diavolo significa?--
--Sai Nico,hai ragione. Andiamo a casa prima-- conclusi in fretta massacrandomi le unghie.
La macchina riprese ad avere la meglio sulla strada,ora eravamo in silenzio,chiusi nei nostri dubbi,lo sentivo ringhiare piano,non si voltò mai a guardarmi.
Le case,gli alberi sfrecciavano veloci dietro al finestrino,la gente sembrava perdere consistenza al nostro passaggio,come anime viandanti.
Non so perché glielo dissi ma era la verità,non volevo più che mi amasse,che sentisse qualcosa per me,non desideravo altro che stesse bene,che fosse libero.
Come avrei fatto a fare a meno di lui? Come avrei dimenticato tutto di lui? Era dunque questa la mia punizione,amare qualcuno che avrei dovuto allontanare per il suo bene?
L'immagine del vialetto di casa mia mi riportò alla realtà,interrompendo quel fiume di domande nella mia testa.
--Aspetta un momento in macchina,devo fare una cosa--. Scese ed entrò rapido in casa,vidi le tende della mia camera muoversi,doveva essere salito di sopra,magari per dare una sistemata,mi chiesi come fosse ridotta la mia stanza dopo l'intrusione delle due vampire.
Sbuffai,scendendo a mia volta,nell'attesa mi sedetti in giardino mangiucchiando un sandwich al formaggio,sorrisi nel vedere le aiuole ridotte male,mamma si sarebbe infuriata nel trovarle in quello stato di abbandono.
Mi alzai,aprii il rubinetto ed iniziai ad annaffiarle.
Poco dopo Nico venne a prendermi,entrare di nuovo in quella casa mi faceva sentire diversa,tutto in verità mi appariva diverso,come cambiato insieme a me.
Eppure tutto era al suo posto nel salotto ed in cucina,solo un po' più impolverato.
Sul piccolo mobile di noce,accanto al telefono qualcosa lampeggiava,la segreteria doveva essere piena di messaggi.
Nico si sedette sulle scale guardandomi dritto negli occhi.
--Allora? Chi comincia?--
Sospirai. --Inizia tu,per piacere. Cos'altro devo sapere?--

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