Il primo giorno di scuola di solito non accade nulla che non si è già vissuto durante l'anno passato,del tipo:rivedere i compagni,chiacchierare,scrivere qualche cavolata sui diari reciproci...ma quel giorno successe una cosa davvero strana che catturò la mia attenzione e diede il via ad una serie di eventi che non scorderò mai.
Mi svegliai al suono della radiosveglia,la musica quella mattina aveva un sapore,se si può dire,davvero micidiale!Il sapore del primo giorno,in cui si ha la consapevolezza di doversi alzare per forza.
--Uffa!-- Brontolai,mentre mi stiracchiavo ancora nel letto.--Possibile che bisogna davvero prendere una corriera così presto,solo perché non posso avere una macchina tutta mia? Ci metterei la metà del tempo se solo potessi andare a scuola con un'auto!-- La mia voce ora era più alta.
--Ma insomma,nessuno che abbia un figlio o una figlia auto muniti che vanno nella mia stessa direzione?--
--Vedi di non farla tanto lunga anche quest'anno,scendi piuttosto sennò non fai in tempo nemmeno a mangiare qualcosa--.
Mia madre. Palla al piede ultra gigante quando si parla di scuola. Cioè,la persona che ha paura dei colloqui ancor più di me ed io ne sono davvero terrorizzata,perché in quegli incontri gli insegnanti fanno praticamente finta di non averti mai vista prima,e tu diventi la loro portata succulenta da punzecchiare con una forchetta prima di consumarla fino all'osso.
Straziante!
Scesi di sotto vestita di tutto punto da brava ragazza pronta per affrontare le prime raccomandazioni della mammina.
--Primo,vedi di prendere appunti quest'anno!
Secondo,studia!
Terzo,almeno un'ora al giorno,dedicala alla lettura di un libro sennò poi si ammucchiano e non puoi leggere quelli che vuoi tu!
Quarto...e non fare quella faccia! Che poi ai colloqui non voglio sentire le lamentele dei tuoi professori,capito?--
--Si mamma,ok ok ,ora però passami la tazza.-- Le risposi in modo non molto educato ma mi stava davvero rompendo ed ero arrivata al limite della sopportazione mattutina.
Il tragitto da casa mia al terminal sembrava infinito. Praticamente mezzo chilometro a piedi ed anche di fretta altrimenti avrei rischiato di starmene in bilico con lo zaino per terra in corriera,con tutti gli studenti che salgono e spingono....no,fortunatamente la mia radiosveglia funzionava perfettamente ed in caso contrario avrei sempre avuto mia madre come sveglia di scorta.
Appena arrivai alla fermata comune dove tutti iniziano a smistarsi,chi di qua chi di là,chi deve andare a lavoro,mi resi conto di cosa mi aspettava davvero.
Le mie compagne di scuola mi stavano fissando con un sorriso in faccia che non prometteva nulla di buono,praticamente erano schierate ad attendermi.
--Ciao Edy...-- Melania aveva dunque deciso di prendere l'iniziativa nel gruppo.
--Ehm...beh mi sembra che stai benone. Allora come ti senti? Non mi hai più chiamata e non hai nemmeno risposto a nessuno dei miei messaggi...--
Feci un sorriso di cortesia più che altro,sapevo quanto fosse impossibile ingannarla ma quello era tutto ciò di cui ero capace.
Inspirai profondamente e mi feci coraggio,prima o poi mi sarei dovuta scontrare con la quotidianità.
--Ehi ciao. Hai ragione sono stata un'egoista ma...davvero...mi sei mancata,mi siete mancate tutte,solo che non sapevo davvero cosa dirvi o scrivervi...non sono stata me stessa per un po' e....-- come continuare? Mi sentivo in imbarazzo.
--Ok Edy...ma ora sei qui,è questo che conta,volevo tenerti il broncio ma ora che ti vedo...sono troppo felice. Ah sai? Lorenzo poi mi ha chiamata e ci siamo incontrati,ti ho scritto che era carino ma ho mentito...è bellissimo! Ed ora stiamo insieme...--
Continuava a parlare e sottovoce la ringraziai per aver rotto il ghiaccio,le altre ormai erano in ascolto di tutti i dettagli che Melania ci forniva,con me si limitavano a sorridere,ero circondata da facce sorridenti ed occhi tristi,ma sapevo sarebbe successo,quindi mi limitai ad essere l'amica che in quel momento,le mie amiche,si aspettavano:silenziosa ma apparentemente attenta a quello che avevano da raccontare,d'altronde di me già sapevano tutto.
Tutto tranne il dolore. Il dolore che ancora mi attanagliava al petto ostacolandomi nel respirare profondamente come avrei voluto.
La giornata a scuola trascorse velocemente. I miei compagni furono molto carini con me,forse anche troppo,le loro attenzioni mi fecero sentire tutto il tempo in imbarazzo,ma superai il tutto e già mi ero prefissata come trascorrere il pomeriggio. Avrei dormito un po' per poi dirigermi,con l'autobus, al centro e fare shopping. Avevo intenzione di comperarmi un giubbotto fico per l'inverno prima ancora di non potermelo permettere.
I negozi erano pressoché vuoti,guardai l'ora sul cellulare,le diciassette e due,bene anzi meglio così almeno potevo provarmi le cose senza dover fare la fila agli spogliatoi.
Stavo per entrare nella boutique quando un brivido mi percorse lungo tutta la spina dorsale,un calore strano ora mi scaldava tutta,come un fuoco alle mie spalle,mi voltai lentamente,non era una sensazione spiacevole....di colpo però alla sua vista mi si gelò il sangue.
Il ragazzo dagli occhi scuri mi fissava,il volto pallido,emaciato, parlò e la sua voce mi scosse dentro come un eco,le orecchie mi fischiavano.
--Edera....giusto? E' un po' che ti stavo cercando...ehm devo parlare con te--.
Ero sbalordita e scioccata! Tutto ciò non aveva senso,perché era lui...lui il mio dolore...l'immagine che non riuscivo più a scacciare dai miei incubi!
Mi bloccai.
--Edera...ti prego devo parlare con te,mi riconosci...vero? Devo spiegarti come sono andate le cose...ti prego...--
--No!...no tu...non è possibile! Io ti ho visto sul...sull'asfalto...tu sei morto! Avevi gli occhi ..e il sangue...c'era il sangue dappertutto...--
Mi premevo le mani sulla faccia,non volevo vederlo,non volevo vedere più quello scempio,anche solo ricordarlo mi faceva sentire male, mi annientava.
Qualcosa mi sfiorò il viso e sentii di nuovo la sua voce vibrare.
--Edera,ti prego...ho bisogno che tu mi dia il modo di spiegarti,ti prego,guardami...io vivo!--
A quel punto mi arresi,forse mi ero sbagliata,forse...tolsi le mani dagli occhi e lo guardai.
--Cosa ti è successo allora? Sto sognando vero? Oh ma certo...ehm sì,sto sognando,ora non sei più un incubo ora sei vivo,ti sogno vivo ora?--
--Ascolta ,dobbiamo parlare e questo non è un sogno vieni...--
Mi trascinò in un locale che subito non riconobbi,ci sedemmo ad un tavolo appartato.
Mi chiesi quanto sarebbe durato stavolta il sogno,volevo essere preparata alla parte peggiore perché sapevo che sarebbe arrivata. La parte in cui io scendo dalla macchina,corro verso quella sagoma stesa a terra,il sangue che mi sporca le scarpe,la mia mano sulla sua spalla,la luce dei fari dell'auto che mi offusca la vista...e poi quel volto...gli occhi spalancati fissi su di me e l'urlo rauco nella mia gola che mi sfonda i denti e mi costringe ad aprire la bocca per farlo uscire.
Non sapevo più cosa pensare,se non sperare che fosse tutto un nuovo incubo,con un finale diverso e se possibile meno spaventoso.
Qualcosa interruppe la mia stasi,le sue labbra si muovevano,stava parlando ed io non avevo sentito nulla. Abbassai lo sguardo,nelle mie mani un bicchiere colmo di ghiaccio,chi lo aveva ordinato?
Il brusio delle sue labbra nell'intima immobilità alla quale non volevo sottrarmi aumentò,fino a rendermi cosciente,decisi dunque di ascoltare convinta che prima o poi mi sarei svegliata.
--Edera? Stai meglio? Succhia il ghiaccio intanto--.
--Sì..ok,scusa ma non credo di aver capito nulla di quello che hai detto--. La mia voce mi sorprese.
Sorrise,e non so perché ma mi sentii meglio,presi un cubetto di ghiaccio dal bicchiere ed iniziai a succhiare,il freddo sulla lingua mi aiutò ad inspirare,lentamente la calma stava tornando,il sangue ora scorreva.
--Bene,in realtà ti stavo spiegando che quella notte è successo qualcosa che forse tu puoi spiegarmi. Mi sono ritrovato in un vicolo,era presto,all'inizio non ricordavo nulla su come ci fossi finito,poi mi è tornato tutto in mente.
La sera prima,ero uscito con i soliti...sai...avevo bevuto e ho fatto casino,mi sa che dire che ho esagerato è troppo riduttivo per come ero ridotto... credo proprio di avercela messa tutta per attraversare la strada in quel modo e...tutto ok?--
Ascoltavo,non andava bene?
Mi limitai ad annuire,lo esortai a continuare con un cenno della mano.
--Ok,beh uno schianto! Lo ricordo nitidamente. Brrr...ma la cosa che mi ha permesso di capire sei stata tu--.
A quel punto ingoiai intero il cubetto di ghiaccio.
--Che...vuoi...dire?-- Farfugliai.
--Sì insomma,il tuo volto,i tuoi occhi e poi quella voce che chiamava il tuo nome,un ragazzo se non erro,ma perché lo hai fatto? Per pietà? Perché credimi io ero,uno che di pietà non ne meritava proprio! Perché io?--
Strinsi i pugni e cercai di formulare qualcosa,una frase qualsiasi.
--Io? Pietà? Ma che cavolo dici?--
Sorrise di nuovo,si chinò verso di me e parlò ancora ma con fare spocchioso.
--E dai,perché? Me lo puoi dire ormai che sei stata tu. Da come mi guardavi e da come sei impressa nel mio cervello...-disse picchiettandosi la fronte,--...chi diavolo mi crederebbe comunque se lo volessi dire in giro! Sono diventato come te o cosa? E dimmi,devo per forza vivere in questo modo o ci sono delle potenzialità che ancora non conosco?--
"Prima o poi mi sveglio,vero?"
Era tutto talmente assurdo!
Di colpo l'aria stessa prese a vorticare,gli oggetti,le persone sembravano sbiadire lentamente e fu come fare un capitombolo all'indietro.
Buio.
Mi guardai intorno,ero distesa sull'erba che il sole rosso fuoco incendiava,la testa poggiata su qualcosa di confortante e caldo.
Sulle prime mi chiesi se mia madre,per punirmi di non aver pulito il giardino,mi aveva ficcato dell'erba nel letto,poi alzai lo sguardo per posarlo su di un volto che riconobbi con una certa difficoltà all'inizio:gli occhi scuri lucenti brillavano come opali,il naso perfetto non spigoloso,sovrastava le labbra carnose umide...invitanti...il tutto incorniciato in una chioma folta,i capelli ricadevano in ciocche scure sul collo.
Non avevo mai visto dell'avorio così ben levigato da riflettere le sfumature rosse del sole che cala.
Mi resi conto più tardi che quello che stavo ammirando era il suo volto. Non più emaciato e smunto,i suoi occhi non più sgranati dal terrore fissi su di me,la sua bocca non più spalancata ed i suoi capelli ripuliti di tutto quel sangue.
Ero sdraiata con la testa sulle sue gambe,stava guardando altrove,mi voltai seguendo il suo sguardo,lo spettacolo era magnifico. Il sole,una palla infuocata nel cielo sfumato di colori che solo gli angeli possono diluire in quel modo.
Mi sistemai incrociando le gambe,seduta accanto a lui,ora però volevo capire il senso di quello che doveva essere solo un incubo.
Parlai svelta.
--Ehi,scusa ma che è successo? Come ci siamo finiti qui?--
Si voltò sorpreso come se l'avessi scosso da un lontano pensiero.
--Ah allora ce l'hai fatta! Non sapevo si potesse svenire in questa nuova vita ma sinceramente la cosa non mi alletta,eri uno straccio poco fa. Ti ho portata qui perché il barista si era preoccupato da paura! Credevo che stessi bluffando,ti ho portata via dicendo che soffrivi di narcolessia,non so se ci è cascato,ma ora puoi spiegarmi con calma,di solito qui non viene nessuno...-- rise continuando il monologo.
--Si sta bene no? Uhm...allora dimmi cosa siamo? E come cavolo hai fatto? Ho un sacco di domande da farti...--
Lo bloccai con una mano.
--Come ti chiami? -- Rimanemmo sorpresi entrambi.
Dal canto mio,stavo fraternizzando con uno sconosciuto uscito da un incubo che mi poneva domande di cui ignoravo il senso.
--Nicholas--. Rispose.
--Ok senti Nicholas,io non ho idea di cosa stai parlando...--
Cercò di interrompermi ma lo bloccai di nuovo.
--Io ricordo...quella sera,ricordo il tuo corpo per terra,le parole del poliziotto,le domande cioè...sull'incidente. Ed ho risposto a tutto quello che mi ha chiesto,non ero io alla guida te lo giuro! Quindi se mi tormenti con questi incubi perché mi reputi responsabile...beh io non lo sono,ero addirittura seduta dietro,ok?--
--Ma io non ti sto chiedendo spiegazioni sull'incidente,e non sono il frutto di un incubo,almeno credo. Ti sto chiedendo come e perché mi hai ridato la vita--.
A quelle parole m'irrigidii nuovamente ma volevo sapere dove voleva andare a parare.
--Quindi tu mi stai chiedendo come ti ho ridato la vita...pazzesco!Sto impazzendo!--
Mi alzai in piedi decisa a troncare ogni fase REM.
--Senti sai che facciamo,io ora me ne vado a casa e tu,magari...boh,non so fatti un giro--.
Mi afferrò per il polso,--No aspetta. Dove vai? Mi devi dare...--,all'improvviso si paralizzò squadrandomi con quegli occhi profondi,--tu non...non sai nulla di cosa sono? Non sei stata tu a trasformarmi?--
Le gambe mi reggevano solo perché erano tese come bastoni fiondati nel terreno. Trasformarlo? Di che cavolo parlava?
Continuò con una voce cupa,lo sguardo fisso sul mio polso,stretto dalla sua mano d'avorio.
--Allora chi è stato? Tu quindi non centri. Cosa faccio....che faccio adesso?--.
Si stava agitando,la sua mano mi lasciò,si prendeva a pugni la testa con una forza incredibile,dovevo fermarlo,o sarebbe finito di nuovo a terra ricoperto di sangue...
--Piantala! Dimmi che ti è successo dopo,che ti è successo dopo che ti hanno dichiarato...si insomma...morto?--Ecco,l'avevo detto ad alta voce,sì glielo avevo detto perché reagì in un modo che non mi sarei mai aspettata...si calmò all'istante.
--Morto,si l'avevo capito dal cartellino sull'alluce all'obitorio...--
--Ok,io mi sto spaventando da paura...Nicholas non so come ma forse...magari si sono sbagliati...magari...hai ragione non sei un sogno...forse sei solo confuso--.
--Io non sono confuso Edera,forse lo sei tu ed è colpa mia,scusami se ti ho spaventata,non volevo,ma mi ricordavo il tuo volto troppo bene e ho pensato fossi stata tu...--.
In quell'istante una melodia ripetitiva irruppe nelle sue parole,il mio telefonino,lo tirai fuori dalla tasca dei jeans e risposi automaticamente.
--Dove stai? Ti sei persa in un negozio?--
Mia mamma,ma che ore erano?
Le dissi che non mi ero sentita bene ed avevo perso l'autobus per tornare a casa,mi interruppe chiedendomi dove mi trovavo,di nuovo,per venirmi a prendere e capii dal tono della sua voce che le mie parole le erano sembrate delle scuse,non sapevo cosa rispondere,non conoscevo quel posto.
Nicholas mi suggerii il luogo a voce bassissima,senza riflettere lo riferii al telefono e non l'avessi mai fatto...mia madre iniziò ad urlare e riattaccò intimandomi di non muovermi di lì.
--Dove siamo?-- Chiesi preoccupata.
--In piena collina,in un paese situato a venti chilometri di distanza dal bar dove sei svenuta--.
--Cosa?--
--Sì...ho corso per venire fin qui,ma calmati,ti riporto subito al bar se vuoi--.
--Se voglio? Correndo? Per venti chilometri? Nicholas...che...che cosa sei una specie di pazzo o una razza non estinta di Velociraptor con sembianze umane?!--
Rise,questa volta mi contagiò,iniziai a ridere nervosamente scuotendo la testa.
--Sul serio ti prego dimmi che sta succedendo,ora sono io che ti supplico di rispondere--.
--Edera,ho una vaga idea di cosa sono ma non voglio spaventarti di nuovo,quindi lascia che ti riporti in città la donna al telefono sembrava furiosa--.
--Lo sembrava perché lo era! E come hai intenzione di riportarmi in centro...cor...correndo? Magari prendendomi in braccio. E poi mi ha detto di rimanere qui,già sarà in macchina spedita in questa direzione. Conosco mia madre,se ci si mette è capace di arrivare in un minuto.--
--Va bene aspettala allora io devo andare--
--Dove? Mi hai fatto domande tutto il tempo,ora hai capito che non so un bel niente di quello che volevi sapere e mi pianti qui,su una collina, da sola? E poi io voglio sapere cosa sei? Cos'è successo. O per lo meno voglio saperne di più sulla tua vaga idea--
--Cosa le dirai quando mi vedrà? Le dirai che sono il tuo ragazzo? Bella figura mi fai fare! Il tuo cattivo ragazzo che per baciarti ti trascina in questo posto desolato!--
A quelle parole arrossii,le guance mi andavano a fuoco ed iniziai a sudare,ma trovai il coraggio di ribattere,ormai volevo sapere.
--E allora? Ti da fastidio spacciarti per il mio ragazzo? Ok sei un fico,ma io non sono tanto male! E poi anche se non le dicessi chi sei o come ti ho conosciuto peggiorerei le cose--.
--Bene,allora sono il tuo ragazzo. E grazie per il complimento però hai ragione,non sei male--.
Scoppiò di nuovo in una risata fragorosa,mi vergognai,ma ricominciai a ridere anch'io.

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luceombra
Ciencia FicciónUn romanzo di Tania Rossi Non credevo fosse possibile rivedere il suo volto. Da mesi il suo ricordo mi appariva come un incubo ma poi tutto è cambiato. La mia vita,la sua es...