Capitolo 10

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La mattinata trascorse lenta,gli alberi danzavano nel vento scuotendo le chiome e profumando l'aria.
L'erba brillava sotto il sole caldo,i campi sembravano distese sconfinate,onde verdi immobili di un mare immaginario.
Tutto era in sintonia con i miei pensieri.
Anch'io ferma,immobile,immortalata in una vita all'apparenza immaginaria.
La voce di Nicholas mi giunse come una scarica elettrica in quella pace rurale.
Mi voltai per raggiungerlo,se ne stava appoggiato alla sua auto,non lo avevo visto uscire di casa.
--E' un po' che te ne stai qua fuori da sola. A cosa stavi pensando?--
--Veramente non ricordo,mi stavo godendo il panorama-- dissi svelta.
--Hai voglia di starmi ad ascoltare?-- Chiese sollevandomi il viso.
--Certo. Dove mi vuoi portare?-- Indicai l'auto.
--Per la verità da nessuna parte. Me ne stavo qui ad osservarti,sei bellissima quando te ne stai sola con i tuoi pensieri--
Aggrottai la fronte.
--Ah si? Grazie-- imbarazzata mi avvicinai a lui.
--Cosa vuoi?-- Chiese malizioso.
--Un bacio--
--Un solo bacio?-- Continuò altezzoso.
--Un solo bacio basterà per respirare ancora-- gli sussurrai sulle labbra.
Mi accarezzò il viso,i capelli,parlò sulla mia bocca,il suo alito era puro tepore che mi bagnava le guance.
--Un bacio per respirare ancora...Edera,nessuno mai mi aveva detto una cosa simile. Tu batti dentro....sotto la carne,nel torace. Ti insinui sotto la pelle...--
--Baciami-- Insistetti.
Quella distanza invisibile mi faceva tremare le ginocchia. Non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi tanto ero in bilico nelle sue braccia.
Ancora il calore umido della sua lingua a contatto con la mia,i visi combaciavano come fossero parti di un volto unico.
L'equilibrio non aveva senso,la terra sotto di noi era priva di materia,l'aria stessa sembrava spingerci l'uno verso l'altra in una danza lenta,proibita.
Fra le ciglia intravedevo il suo viso d'avorio modellarsi su di me con movimenti cauti,dolci.
Poi le lacrime mi bagnarono gli occhi,scendendo lungo il mio collo,fra le sue dita. Fredde m'inumidirono le orecchie.
Non avevo mai amato in quel modo,forse non avevo amato mai.
Mi staccai io per prima,era insopportabile il discernimento della sensualità che mi causava.
Respirai con fatica nel calore delle sue mani che avvolgevano il mio viso.
--Scusami...-- balbettai. --Solo che...non credevo di potermi sentire totalmente...--
--Come?-- Chiese avvicinandomi a sé per guardarlo.
--Quando mi baci...il resto è riduttivo. Ogni cosa perde significato. Mi dimentico di far parte di altro che non sia tu--. Ammisi ad occhi chiusi,temevo potesse sparire.
--Per me...è molto simile--. Si scostò all'improvviso.
--Che c'è? Ti ho infastidito?--
--In un certo senso si. Non dovrebbe andare in questo modo--.
--Cosa?-- Sbottai. --Come dovrebbe andare allora?--
--Per prima cosa non dovevo cercarti. Ti ho messa a rischio. Ho messo in pericolo tutti--.
--Ma che dici!? Se non mi vuoi baciare non farlo,ma non aggrapparti a queste fesserie!--
--Non voglio baciarti! Fesserie?!--
Stavamo urlando ormai.
--Sentimi bene piccola...--
Si stava avvicinando col dito indice alzato a mo' di avvertimento.
--No! Sentimi bene tu,che hai un ottimo udito-- lo interruppi.
--Io sento. Io voglio. Tu sei parte della mia vita,che ti piaccia o no! Non mi interessa conoscere i tuoi sensi di colpa a riguardo,perché sono privi di importanza per come la penso io! Respiro mentre ti bacio. Sono egoista! Io pretendo che tu mi baci finché avrai voglia di farlo...-- conclusi colpendolo al petto con un pugno.
Mi resi conto di quello che avevo detto troppo tardi,gli avevo appena rivelato parte dei miei sentimenti per lui. Sprofondai nella vergogna.
Scoppiò a ridere afferrandomi,mi sollevò da terra per baciarmi di nuovo.
Nella rabbia e la vergogna,scordai il resto dei miei pensieri sulle sue labbra.
Di nuovo nessuna materia sotto i piedi,nessun equilibrio solo il suo calore fin dentro il ventre.
Ci eravamo allontanati dalla casa di un centinaio di metri,stavamo passeggiando,le mie mani,entrambe,stringevano la sua.
--Allora,dimmi di tuo padre,di ieri sera--. Ruppi il silenzio.
--Va bene "so tutto io"-- rise.
--Abbiamo parlato a lungo,ho risposto a tutte le sue domande,credo di averlo spaventato ma poi l'ho fatto stare meglio tranquillizzandolo,dicendogli che sto bene e che è mia intenzione restare. Poi abbiamo parlato di Francesca...--
--Chi è?--
--Mia madre--. Nella sua voce percepivo la durezza.
--Glielo hai detto?-- Deglutii.
--Non è stato necessario. Ci è arrivato da solo--.
Mi fermai bloccandolo per un braccio.
--Che vuoi dire?-- Chiesi allarmata.
--Mi ha detto di aver trovato la terra smossa nel luogo della sua sepoltura--
M'irrigidii,stringevo forte la sua mano nelle mie.
--Lì per lì ha pensato che forse qualcuno aveva rimosso i fiori ed il terriccio per rubare...rubare le aiuole dei fiori che vi erano state messe,a volte può capitare. Quindi ne ha ordinate altre e ce l'ha sistemate piantando direttamente i fiori nella terra--.
--Scusa...come ci è arrivato allora? La terra è stata rimossa ancora?-- Chiesi trafelata.
--Una sera rientrato da lavoro,ha trovato un biglietto sul tavolo,la calligrafia era di Francesca,dove lo ringraziava ma non era necessario tanto spreco di fiori e che non le serviva avere una tomba. La mattina dopo il biglietto non c'era più.
Ha creduto di impazzire,non me ne ha parlato prima per non farmi stare in ansia. Per questo motivo era andato dal medico,per farsi dare dei tranquillanti--.
--Mio Dio! Ma l'altra sera,quando ti sei allontanato da casa mia...non te ne ha parlato,per niente?--
--No...era stordito dai medicinali. Avevo percepito un odore diverso nel suo respiro infatti mi ha detto che aveva preso un tranquillante per dormire,così l'ho lasciato riposare. Credevo fosse caduto in depressione,d'altronde come biasimarlo. Un bel sonno gli avrebbe fatto bene. Per questo ho avuto modo di tornare subito da te--.
--Capisco. Ma Nico allora come lo ha...si insomma lo ha dedotto...da solo a questo punto?--
--No. Lo ha capito diversamente. Stava sistemando la casa,ieri mattina,prima di sapere del nostro arrivo,voleva mettere via delle cose e...trasferendone alcune nel garage...ecco aveva appena poggiato un vecchio tappeto alla parete est,quando un suono strano ha attirato la sua attenzione--.
--Cos'era?-- Chiesi ansiosa.
--Vieni te lo faccio vedere--
--Te lo ha mostrato? Ma perché cos'è?--
--Prima lo vedi e prima capisci--. Concluse.
Lo seguii svelta,quasi mi trascinava,verso il garage,il cuore mi andava a mille,non sapevo se provare paura o solo curiosità.
Entrammo.
Il garage sembrava uno scantinato in effetti,il posto adatto per mettere via le cose di troppo. Era grande ma un po' in ombra,dovette accendere la luce perché potessi muovermi bene.
--Vedi qui? Ora ascolta--. Disse indicando una tavola di legno sottile che ricopriva parte della parete.
Batté due volte,il suono che sentii dava a pensare che dietro ci fosse una rientranza.
--Cosa c'è lì dentro?--
--Brava. Stai a guardare--.
Spostò la tavola scoprendo il muro. Dietro si poteva scorgere lo sportello di un piccolo frigorifero murato.
--Che diavolo...?--
--Vieni,aprilo. E dimmi che senso ha per te--.
Lo aprii cauta,la luce all'interno del frigo si accese. La temperatura era molto bassa,come un refrigeratore.
All'interno vi erano una ventina di provette con del sangue contenuto all'interno.
--Nico! Lei era umana,che se ne faceva di questo sangue?--
Ero sbalordita e spaventata al tempo stesso.
--Forse,il mio vero padre glielo aveva fornito. Forse era preparata alla morte...mio padre crede che ne facesse uso da qualche tempo,perché quando avevano rapporti...-- si schiarì la voce --la sua saliva sapeva di ruggine,come se si fosse ferita la bocca--.
--Sangue di vampiro?!-- Strabuzzai gli occhi.
--Ora ho una conferma. Quell'uomo non è mai sparito dalla sua vita,la stava preparando--. Sentenziò.
--No aspetta...-- iniziai a tormentarmi le unghie --...cerchiamo di riflettere. Chi ci assicura che sia sangue e tanto più sangue di vampiro?--
--Vuoi che lo annusi? Stai suggerendo questo?-- Chiese alzando un sopracciglio.
Ci pensai su un attimo prima di rispondere.
--Io...io lo farei--. Affermai sicura.
Lo vidi alzare lo sguardo e sbuffare,era agitato.
--Nico,solo te la senti. Ho detto che io lo farei ma se tu non vuoi...--
--No lo faccio. Hai ragione,posso riconoscere se è umano e se non lo è--.
--Davvero? Ci riesci?--
--Si. Ho assaggiato il tuo sangue per farti guarire e quello di Valerio. E il mio...ci provo--. Concluse deciso.
Prese una fialetta,la strinse delicatamente nella mano per farla scaldare,poi l'aprì.
Ero un fascio di nervi nell'attesa,quasi temevo che da quel piccolo contenitore potesse uscire fuori il terrore fatto carne.
Annusò più volte e sempre più intensamente.
Me ne stavo ad osservarlo,senza rendermene conto le dita avevano iniziato a sanguinare,me ne accorsi solo quando me le tolse di bocca.
--Non maciullarti in questo modo--.
--Allora? Di che si tratta?-- Chiesi nervosa.
Inspirò profondamente,sul suo volto l'avorio sembrava sbiadire lentamente,i suoi occhi divennero lucidi. Due opali profondi plasmati nel nero petrolio .
--Nicholas che hai? Che cosa hai sentito?--
Mi aggrappai a lui cercando di scuoterlo.
Rinvenne da quell'apparente stasi,guardandomi come se non mi avesse mai vista prima,era come sorpreso e meravigliato ma in un modo strano,poi chinò la testa nelle mie mani,l'avorio caldo del suo volto tracciò un'ombra sotto i suoi occhi.
Lo strinsi a me cercando di confortarlo,pensai che forse l'odore del sangue paterno lo faceva sentire male,la sola idea che ci fosse stato in tutto questo tempo senza mai rivelarsi lo aveva addolorato.
Mi sbagliavo.
--Edera,è il mio sangue--.
Restai immobile tra le sue braccia nell'ascoltare quelle parole.
Un attimo dopo l'infrangersi di vetri mi fece scattare.
Aveva scaraventato la fiala contro il muro,la macchia di sangue si espandeva lentamente colando verso il basso,i pezzetti di vetro erano sparsi sul muro e a terra,sotto la luce artificiale del garage brillavano come rubini microscopici.
Alla fine riuscii a parlare.
--Nicholas,come può essere il tuo? Te ne saresti accorto se...--
Volevo continuare ma il suo pianto mi interruppe mostrandomi un lato di lui che ancora non conoscevo. Rimasi ferma a guardarlo tormentarsi,colpendosi la testa con pugni violenti,le orecchie mi fischiavano eppure non emetteva nessun urlo,la bocca spalancata in un grido sordo.
Riprovai la stessa sensazione di quella notte,le risa sorde e stridule dentro la mia testa.
In lontananza potevo percepire l'ululato dei cani che si faceva sempre più fievole nel muto stridio.
Non so con esattezza quanti minuti trascorsi in quella posizione,me ne stavo rannicchiata a terra con le mani premute ai lati della testa,so solo che mi sentivo improvvisamente meglio,così mi alzai abbassando le braccia.
Ero sola nel garage,nel muro c'era un buco profondo,alcuni mattoni erano sul pavimento,la tavola che nascondeva quel refrigeratore era stata fatta a pezzi.
Intorno a me solo frammenti sparsi di legno e piccoli vetri lucenti.
Corsi fuori per cercarlo ma non vi era traccia di Nico,allora mi diressi verso casa,entrai e quasi caddi scivolando sullo zerbino,Loris mi acchiappò al volo.
--Che è successo?-- Chiese spaventato.
--Dov'è Nico?-- Biascicai.
--Non eravate insieme?--
--Si ma...Nico!-- Gridai.
Valerio con mia madre in braccio,si avvicinarono a me,erano allarmati,parlavano ma non sentivo nulla di quello che dicevano,anche Loris muoveva le labbra velocemente ma non riuscivo a capire nulla.
Mi guardavo in torno cercando Nico,gridando il suo nome,non riuscivo a muovermi,Loris mi bloccava.
Mi dimenai calciando e finalmente mi lasciò andare,evidentemente lo avevo colpito perché si stava massaggiando una coscia,corsi di sopra lasciando tutti col fiato sospeso ma avevo intenzione di trovare Nico,ero in ansia per lui,non mi sarei data pace finché non lo avrei rivisto per accertarmi che stesse bene.
Al piano superiore non c'era,corsi di sotto attraversando la piccola cerchia di volti spaventati,mi fermai sul portico,cercando la sua auto.
La trovai subito,parcheggiata nello stesso posto sotto l'ombra di un ciliegio.
Mi voltai verso Loris.
--Dov'è andato? Non lo avete visto passare?!--
--Santo cielo Edera che ti prende...che succede? Diccelo!-- Nella voce di mia madre una nota di terrore mi diede il controllo necessario per risponderle.
--Mamma...ti prego...-- feci calma per non farla stare peggio.
--...Devo solo trovare Nicholas. Qualcuno
di voi lo ha visto allontanarsi?-- Mi sembrai una scema che cercava di parlare in modo corretto scandendo ogni singola sillaba.
--No tesoro ma dicci che diamine sta succedendo!--
Inspirai a fondo cercando una maniera per spiegarlo in poche parole,per non perdere altro tempo.
--Loris,tu sai del muro in garage-- dissi guardandolo seria.
Annuì sotto lo sguardo confuso di mia madre.
--Bene-- ripresi --era il suo sangue. Tu sai qualcosa in proposito? Ti viene in mente qualcosa in particolare,qualcosa di strano nel comportamento di Francesca negli ultimi tempi?--
Non usai nessun tatto in quel momento.
Loris si grattò la testa per qualche secondo.
--Il suo dici? Mia moglie aveva l'ossessione per i controlli...faceva l'infermiera nell'ambulatorio del paese e...ogni tanto portava con sé del sangue di Nicholas in laboratorio...per farlo analizzare...di tanto in tanto dovevamo mostrare i risultati ai carabinieri...Nicholas era segnalato. Dio mio! Tu credi che lo conservasse? Per cosa?--
Valerio si sedette sul divanetto con mia madre sopra. Erano tutti visibilmente sconvolti e sorpresi,me compresa.
Non mi ci volle molto per trarre una conclusione.
"Ecco perché è tornata. Forse lo aveva sempre progettato,forse qualcuno le aveva spiegato come fare. E lo ha fatto. La lettera a Loris in cui diceva che non le servivano i fiori...non le serviva una tomba..."
Ripresi a parlare mantenendo un tono calmo e fermo.
--Lo conservava. Ora voi state calmi vi prego,io devo trovare Nico,torno presto,poi vi spiegheremo--. Conclusi voltandomi e correndo fuori.
Le grida di mia madre,di non andare,di stare attenta,mi inseguirono per qualche secondo lungo la stradina di ghiaia che portava fuori la proprietà.
Arrivai sulla strada asfaltata,le macchine mi sfrecciavano accanto,stavo correndo lungo la banchina,non avevo idea di dove dirigermi,gridavo il suo nome senza sosta.
Il sole pallido brillava nel cielo,le nuvole si stavano nuovamente addensando proiettando ombre enormi sulle campagne. Gli alberi scuotevano le loro chiome nel vento sempre più forte e freddo,le foglie mi svolazzavano accanto.
Iniziò a piovere,le gocce mi bagnavano il viso.
Io correvo e gridavo e piangevo e tremavo.
"Nico ti prego,lascia che ti trovi...lascia che ti aiuti ancora una volta. Ti prego...prima che il sole scompaia...ti prego!"

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