Stavo correndo sotto la pioggia,di Nico nessuna traccia ed il sole stava tramontando.
Le nuvole erano dense sopra la mia testa sembravano volessero schiacciarmi,riuscivo a scorgere la strada davanti a me solo per pochi metri,mi scostavo l'acqua dal viso continuamente,le lacrime si mescolavano con essa.
"Dove cavolo sei finito?"
Stavo perdendo la voce tanto avevo urlato il suo nome ed ero stanca di correre,le gambe mi facevano male.
Rallentai. Ero fradicia dalla testa ai piedi,mi sentivo i piedi zuppi e doloranti nelle scarpe,dovetti fermarmi.
Mi sedetti su di un muretto che circondava una villetta,guardandomi intorno. Vedevo solo macchine che sfrecciavano veloci lungo la strada,qualcuna mi schizzò addosso altra acqua...ero esausta.
Iniziai a tossire,forse era meglio tornare indietro ma non volevo rinunciare all'intento di ritrovarlo.
Dopo qualche istante il cielo divenne scuro,capii che il sole era tramontato.
Iniziai a tremare ma non per il freddo della pioggia che continuava fitta nel fragore dei tuoni ma per la paura...non sapevo spiegarmi il perché,"forse è solo soggezione",mi dissi ma era come se qualcuno mi stesse osservando.
Non mi sentivo al sicuro lì seduta,pensai che magari avrei potuto trovare un riparo non molto lontano dalla strada nel caso Loris o Nico mi sarebbero venuti a cerare,così mi alzai e ripresi a camminare cercando un portico o una fermata degli autobus per ripararmi.
Non avevo idea di dove fossi e la sensazione di essere spiata non se ne andava,cercai con lo sguardo,frugando nella pioggia ma non vidi nessuno,solo case,nessun passante,nessuna auto.
Intorno a me solo lo scrosciare dell'acqua che correva lungo la strada.
"La gente si è rifugiata in casa...",dissi ad alta voce per tenermi compagnia e farmi forza.
Mi imbattei all'entrata di un parco giochi,sorrisi ricordando le giornate di scuola in cui marinavo insieme alle mie compagne.
"Chissà se le rivedrò mai!?"
Accelerai il passo,di certo avrei trovato riparo dentro una di quelle casette di legno per bambini,a volte ci rifugiavamo con Eleonora,Melania e Clara in una di esse,per raccontarci i nostri segreti o svolgere qualche compito tanto per sentirci meno in colpa di aver saltato le lezioni.
A Gioia non piaceva l'idea di fermarsi con noi,era contraria a tutto quello "svago illegale".
Gioia...che tipa! E che amica si era rivelata!
Ma ormai quasi non m'importava più,anzi speravo davvero che Riccardo si trovasse bene con lei.
Ed ecco una casetta situata nel verde accanto un laghetto artificiale,ma non di legno era di plastica,andava comunque bene.
Stavo per infilarmici quando un dolore lancinante allo stomaco mi mozzò il fiato.
Vedevo gli alberi,le panchine,le case correre veloci,io faticavo a respirare,poi notai che le mie gambe e le mie braccia penzolavano senza una spiegazione,mi spaventai.
"Forse sto svenendo...",pensai.
Cercai di riprendere il controllo chiudendo gli occhi e tastandomi il viso,il collo...arrivai allo stomaco e capii che qualcuno mi stava trascinando:un braccio mi circondava la vita. Cacciai un urlo divincolandomi nella stretta.
--Vedi di darti una calmata!--
La voce era familiare,l'avevo già sentita,era dolce ma allo stesso tempo autoritaria.
La voce di una ragazza.
Mi voltai con fatica per vedere chi fosse,un altro urlo di puro terrore mi raschiò la gola.
Vanessa mi stava trascinando di peso stringendomi a sé in una morsa glaciale.
Correva velocissima accelerando sempre di più,non riuscivo a mettere bene a fuoco gli oggetti che mi passavano accanto.
Ero finita.
Mi avevano trovata prima che Nico potesse aiutarmi,prima che potessi dire addio a mia madre,prima di ringraziare Valerio per avermi voluto bene...prima che potessi baciare ancora una volta il mio angelo. L'ultima volta,l'ultima occasione di sentirlo nella mia esistenza...di sentirmi parte della sua...prima di saperlo al sicuro.
Con un tonfo violento qualcosa mi colpì alla testa stordendomi.
Caddi nelle tenebre perdendo i sensi.
Al mio risveglio il cielo era stellato,le nuvole si erano diradate lasciando il posto alla luna che splendeva bianca.
Ero indolenzita,la testa mi faceva male.
Mi passai una mano nei capelli per controllare,tastando nel punto in cui sentivo più dolore,erano umidi.
Qualcosa mi aveva ferita,a quel punto tutto mi tornò in mente.
--Nicholas!-- Gridai spaventata. Se ero ancora viva,lui doveva essere arrivato in tempo,pensai.
Ma mi sbagliavo. Cercai di mettere bene a fuoco guardandomi in giro,vedevo alberi,arbusti...di Nico nessuna traccia.
Qualcosa si mosse sopra di me,fra i rami di una quercia,scattai in piedi barcollando.
Vanessa se ne stava accovacciata fra i rami,mi stava osservando con i suoi occhi rossi,la pelle bianchissima splendeva tra le foglie,come una fata.
Se ne stava immortalata in quella cornice d'albero,lo sguardo perso in qualcosa di immaginario...non stava guardando me ma oltre...i suoi occhi erano altrove,attraversavano il mio corpo.
Nella poca luce della luna che filtrava tra le foglie,potevo scorgere la sua figura quasi interamente.
Era bella,il suo volto,angelico. Il suo corpo esile. Vestita solo di un abito leggero che terminava in una gonna a pieghe lungo le sue gambe,sopra al ginocchio...le stava d'incanto.
Era affascinante nella sua aria innocente e graziosa,il viso un morbido ovale,le labbra piccole e carnose.
I capelli le ricadevano sulle braccia in lunghe code scure.
Nei suoi quindici anni era perfetta.
Presi coraggio inspirando più aria possibile.
--Vanessa...dove siamo?-- Chiesi attirando la sua attenzione,le ginocchia presero a tremare.
Quando parlò,la sua voce era un sussurro.
--Sei sveglia,bene. Ti conviene rimanere dove sei altrimenti potrei azzannarti. Non mi nutro da ieri notte e l'odore del tuo sangue non aiuta--.
Indietreggiai di qualche passo col fiato in gola.
--Non hai risposto alla mia domanda...dove siamo?-- Insistetti.
Si spostò una ciocca di capelli dal volto,leggera scese dall'albero con un unico salto,senza emettere alcun suono atterrò sull'erba bagnata,notai che aveva i piedi scalzi.
I suoi capelli,alla luce della luna non erano scuri ma chiari,di un castano brillante.
--Vuoi sapere dove siamo...non lo so come si chiama questo posto,guardati intorno,forse me lo sai dire tu--. Sorrideva,le labbra piegate in un ghigno.
Per un secondo mi guardai in giro,poi tornai a lei svelta,temevo mi colpisse da un momento all'altro,volevo essere preparata al dolore.
--Non lo conosco nemmeno io-- dissi d'un fiato.
Alzò gli occhi al cielo e fece spallucce sospirando.
--Perché mi hai presa e non mi hai uccisa?-- Chiesi,cercando di mantenere un tono di voce fermo.
--Perché questo era il mio compito-- affermò pacata.
--Il tuo compito? Te lo ha assegnato Francesca?--
Le provocai una reazione che non mi sarei aspettata,balzò all'indietro accovacciandosi e digrignando i denti,come un gatto pronto a saltare all'attacco.
Ero terrorizzata. "Adesso mi uccide" pensai.
Avrei voluto urlare ma dalla bocca non uscì nulla.
Senza pensarci,iniziai a correre all'indietro,lei non si mosse,inciampai in una pietra e caddi a terra.
Un dolore lancinante al gomito destro mi bloccò.
Mi rotolai per qualche metro,un attimo dopo mi sentii sollevare. Due braccia forti mi stavano sorreggendo,sentivo la mia testa scorrere e sollevarsi su qualcosa di morbido,mi voltai e quello che vidi,forse mi spaventò ancora di più.
Un uomo alto,dai lunghi capelli scuri,mi stava sorridendo con labbra rosse,il volto bianco.
Mi liberai con facilità dalle sue braccia,continuava a sorridere,gli occhi di un nero profondo erano fissi nei miei.
--Chi...chi sei?-- Balbettai.
L'uomo fece un gesto con la mano in direzione di Vanessa,la quale lo raggiunse subito prendendo posto al suo fianco.
Le labbra rosse presero a muoversi,senza smettere di sorridere.
--Il mio nome è Astor. Non devi temermi Edera--.
Nella sua voce c'era qualcosa di antico,come il suo aspetto.
--Conosci il mio nome...--
--Lo conosco--. Poi si rivolse a Vanessa,poggiandole una mano sulla spalla.
--Ti ringrazio mia piccola amica. Non devi più spaventarla. Ora lasciaci,se fiuterai l'aria,da quella parte-- indicò una vallata più in basso --troverai la tua ricompensa. Nutriti e torna da me--.
Tornò a guardarmi,Vanessa schizzò via senza neppure rispondere. La vidi sparire in un secondo.
--Abbiamo una persona in comune,alla quale entrambi teniamo Edera. Sto parlando di Nicholas--.
A quelle parole fui scossa da un fremito di adrenalina.
--Che cosa gli avete fatto!-- Gridai.
L'uomo mi afferrò le braccia bloccandomi,iniziai a tirare calci ma non reagì,sembrava non sentisse nulla.
Capii immediatamente che non avrei ottenuto nulla in quel modo ma le gambe non si fermavano,colpivo con tutte le mie forze mentre lui mi parlava ed io gridavo il nome di Nico.
--Calmati...per favore! Non ti farò del male e non ne voglio fare a lui!--
Mi fermai,guardandolo dritto in faccia.
--Allora dimmi dove sta!-- Sbottai.
Mollò la presa,il gomito riprese a farmi male.
--Credo sia tu a saperlo,dimmelo--. La sua voce era gentile ma non riuscivo a fidarmi.
--No! Non te lo dirò!--
--Edera...si tratta di mio figlio...dimmelo--.
Rimasi impietrita da quell'affermazione.
Avevo davanti a me il vero padre di Nico.
Il vampiro che lo aveva abbandonato ad una donna spietata.
La rabbia mi salì in gola.
--Bastardo! Puoi anche uccidermi se vuoi! Lo hai abbandonato una volta...è troppo tardi! Per colpa tua sua madre lo ha odiato per tutti questi anni!-- Sprofondai in un pianto d'ira,colpendolo invano al torace,le parole mi uscivano di bocca soffocate.
Non ricordo cos'altro dissi,frasi sconnesse credo,so solo che mi cinse in un abbraccio stringendomi a sé...alzai lo sguardo incontrando il suo.
Sul suo volto scendevano lacrime scure.
Era dunque compassionevole.
Mi staccai da lui,aspettando che parlasse,e lo fece poco dopo.
--Credevo di potergli offrire una vita. L'ho affidato a sua madre per preservarlo da questo-- disse poggiandosi le mani al petto.
Mi arresi davanti a quella confessione.
--Ma...allora,tu sapevi si sarebbe trasformato...--
--Nicholas è il frutto della vita e della morte. Io sono un vampiro,sua madre era umana. Quando è successo...quando,mio figlio è morto?-- Sembrava quasi umano,vulnerabile,addolorato.
Mi asciugai il viso dalle lacrime.
--Te lo dirò,ma prima aiutami a trovarlo...ho paura per lui...io non sono riuscita a rintracciarlo,ho corso per ore dopo la scoperta...--
--Quale scoperta?-- M'interruppe allarmato.
Gli raccontai del refrigeratore nel muro,del modo,secondo il quale,probabilmente Francesca aveva architettato una sua rinascita e della reazione di Nico...la fuga...il mio inseguimento.
--Dobbiamo tornare in quella casa,Edera. Forse è tornato--.
--Giurami che non farai del male alle persone che sono lì,a mia madre...--
--Ti do la mia parola. Ora...-- si voltò verso la vallata in cui si era diretta Vanessa --...devo avvertirla,potrebbe aiutarci--.
Prima ancora di terminare la frase,mi sollevò tenendomi stretta nelle sue braccia e corse ad una velocità tale da darmi la nausea,chiusi gli occhi.
Vanessa era china su un corpo steso a terra,intenta a bere dal suo polso,un giovane sulla trentina se ne stava beato a guardarla mentre lei gli succhiava la vita.
Nascosi il viso nel petto del vampiro.
--Vanessa,dobbiamo andare. Lascialo prima che muoia--.
--Ma non sta morendo--. Si lagnò con la sua vocina dolce.
--Basta giocare! Dobbiamo andare. Poni fine alla sua ragione,che non ricordi nulla e seguimi--.
Provai pietà per quel ragazzo,non avrebbe ricordato nulla,come se niente fosse accaduto,nessuno aveva bevuto il suo sangue.
"Chissà come si spiegherà il morso? Chissà a quante persone è capitato?"
I pensieri vorticavano nella mia testa.
Il vampiro con me in braccio,prese a correre spedito ad una velocità impressionante,sentivo l'aria nei capelli,violenta come vento.
Dietro di noi riuscii per un secondo,a scorgere Vanessa che ci seguiva,poi tornai a chiudere gli occhi,il senso di nausea si faceva sempre più forte premendomi lo stomaco dall'interno.
Stavo per lamentarmi,quando mi ritrovai con le gambe poggiate a terra,Vanessa se ne stava in piedi accanto ad Astor,il quale mi sorreggeva per un braccio.
Di colpo iniziai a vomitare.
Lo stomaco mi faceva male,come se dentro qualcuno mi avesse dato un pugno,la testa prese a girarmi,mi sentivo le guance ardere,gli occhi sembravano volessero uscirmi dalle orbite.
Sentivo Astor accanto a me,mi stava accarezzando la fronte confortandomi e scusandosi per non aver usato più tatto nel trasportarmi.
Vanessa se ne stava in silenzio,la sentivo annusare forte l'aria e ringhiare come un cane.
I crampi passarono all'improvviso,il fuoco pian piano si dissolse dal mio viso...l'aria fresca della notte mi risollevò asciugando lentamente il sudore.
--Sto bene--. Dichiarai con voce rotta rialzandomi.
Vanessa mi si fece vicina.
--Hai finito? Bene perché dobbiamo andare subito,Francesca è qui--.
Astor mi guardò intensamente,prendendomi il viso nelle sue mani fresche.
--Te la senti di venire con noi? Se preferisci ti trovo un riparo--.
--No! Voglio venire con voi...Nico è qui?-- Chiesi rivolta alla ragazza.
Mi guardò con i suoi occhi di sangue.
--Si. Non credo stia tanto bene...-- le sue parole mi fecero tornare l'adrenalina.
"Nico è in pericolo!"
--Bene...cosa stiamo aspettando!? Andiamo!-- Dissi aggrappandomi ad Astor,pronta per un'altra sfida contro la gravità.
La corsa fu breve,il vampiro mi posò delicatamente a terra,la testa riprese a girarmi ma fui sollevata nel riconoscere la casa di Loris.
Le luci erano accese,una nube di sabbia e terra si muoveva veloce oscurandone la visuale in punti incostanti,come un mulinello vorticava e si spostava emettendo rumori di schianti,come se trasportasse con sé dei ciocchi di legna.
Astor se ne stava a guardare con i suoi occhi antichi ed attenti,sembrava seguisse qualcosa o qualcuno,feci per correre in casa quando mi bloccò con un braccio.
--Vanessa bada a lei. Che non venga attaccata--.
In un secondo scomparve nel disordine dell'aria sporca.
Ero confusa,non avevo capito il perché di quel gesto,poi improvvisamente un grido mi fece scattare,l'urlo soffocato di Nicholas,il suo corpo a terra.
La nube si abbassò rivelando ciò che nascondeva. Francesca ringhiava e si dimenava sotto la stretta di Astor,la teneva per il collo come inchiodata nel terreno.
Senza pensarci,corsi verso Nico.
Si teneva stretto un braccio,aveva tagli quasi su tutto il corpo,il suo bel volto era irriconoscibile tanto il sangue lo aveva sporcato.
Teneva gli occhi chiusi,la bocca spalancata in un grido muto di dolore,i denti bianchi affilati...
--Nico...Nico! Sono qui...aiutatemi!-- Gridai.
Vanessa ci raggiunse prima che potessi terminare la frase,accasciandosi su di lui.
--Allontanati. Il braccio gli si è staccato quasi completamente. Devo aiutarlo a rimettere l'osso dov'era in modo da farlo rimarginare correttamente--.
Mi trascinai sulle ginocchia,indietreggiando di poco,Vanessa con un movimento rapido spinse insieme a Nico la sua spalla,un "crack",netto e spaventoso mi fece cacciare un grido basso e rauco.
Nico ricominciò a respirare grondando di sudore,il petto si sollevava e si abbassava come se non riuscisse a contenere abbastanza ossigeno.
--Dimmi che vivrà...dimmi che vivrà...-- implorai Vanessa,mentre si preparava a spostarlo cercando di non danneggiarlo ulteriormente,sollevandolo cauta.
Non riuscivo a trattenere la rabbia e la paura,le mie parole uscirono rapide,atone.
Mi guardò con i suoi occhi intensi,rubini nella notte.
--Vivrà. Deve solo riposare...ed io devo solo concentrarmi-- concluse a voce bassa ringhiando piano.
--Concentrarti? Cos'altro c'è?--
--Sangue...sangue ovunque--. Nel suo tono di voce potevo percepire l'intensità delle sue parole.
Guardai Nico,era ricoperto di lividi,di tagli ma stavano guarendo,già non sanguinavano più,non capii le parole di Vanessa finché non mi voltai verso il portico.
Alle nostre spalle apparve l'orrido,dilaniante e terribile:mia madre era distesa sui gradini di legno,le braccia e le gambe erano distorte,poggiavano sul pavimento in un modo innaturale come fossero di sola gomma. L'intera figura sembrava galleggiare in una pozza scura che rifletteva la luce della luna.
Sangue ovunque.
Raggiungerla sembrava impossibile.
Non riuscivo a muovere le gambe,le sentivo intorpidite,una morsa allo stomaco m'impediva di respirare,mi buttai a terra trascinandomi con le dita nella terra,ignorando i sassi che graffiavano,ignorando le grida di Francesca sotto la morsa di Astor,ignorando la mia stessa carne.
Mi stavo muovendo,perché l'immagine si faceva sempre più vicina.
Arrivai accanto a lei,il suo viso tirato dal dolore,era ancora viva,mia madre respirava agonizzante...nella mano stringeva un coltello.
--Mamma...mamma...-- sibilai.
I suoi occhi appannati incontrarono i miei.
--E-d-e-r-a...-- pronunciò il mio nome,dalla sua bocca grondava sangue.
Astor ci fu subito accanto,mi spostò e prese il viso di mia madre nelle sue mani,sollevandole la testa,poi lentamente si voltò guardandomi,la compassione nel suo sguardo mi fece rabbrividire.
--Sta morendo Edera...scegli,io posso fermare la morte--.
Pronunciò quelle parole con decisione e forza ma nei suoi occhi neri,intravidi il dolore e la pietà.
--Fallo...ti prego...-- non seppi dire altro.
Si morse il polso,dallo squarcio uscì sangue denso e scuro,glielo fece colare in bocca,le gocce cadevano lente sulla sua lingua scivolandole in gola.
La sentii deglutire.
Il tempo si arrestò.
Tutto scorreva davanti a me a rallentatore:Astor le ripose la testa sul pavimento,gli occhi velati di lei rotearono all'indietro nelle orbite.
L'ultimo respiro di mia madre si mescolò all'aria,giungendo a me caldo ed umido.
La morte giunse senza che me ne rendessi conto,silenziosa e celata.
Restai immobile accanto a mia madre,non ricordo come mi accorsi del resto,i miei occhi erano fissi su di lei,eppure successero cose che rammento perfettamente.
Valerio rimasto incolume nel suo nascondiglio sotto le scale,il suo volto era una maschera di terrore,venne aiutato a muoversi da qualcuno che non riconobbi;Loris venne trasportato in un furgone assieme a Nico,i suoi arti penzolavano nell'abbraccio di Vanessa che lo posò con grazia all'interno del mezzo.
Astor parlò durante il tragitto,le sue parole non avevano suono per me.
Tutto era ovattato e strano,con un equilibrio che non conoscevo,ci stavamo muovendo,nell'abitacolo c'eravamo tutti.
Nicholas aveva perso i sensi ma respirava nelle braccia del suo vero padre accanto a Loris,il quale affannava faticosamente steso su di una coperta. Vanessa mi era accanto,teneva la testa di mia madre nelle sue mani,il rosso nei suoi occhi divampava.
Alla guida del mezzo vi era la figura sconosciuta,un uomo alto con larghe spalle massicce,i capelli bianchi e cortissimi scoprivano un collo largo,muscoloso ornato da una spessa catena dorata.
A tratti vedevo scomparire le figure che mi circondavano,il che mi portò a pensare di essere ancora viva,ero in grado di sbattere le palpebre.
Non so per quanto restai in quello stato catatonico ma all'improvviso il sole mi bruciò gli occhi riportandomi alla realtà con violenza,l'aria filtrò nei miei polmoni improvvisa,mi sorpresi nel respirarla con tanta facilità.
Il furgone era parcheggiato dietro di me in uno spiazzo verde,intorno si potevano vedere vicinissime le montagne,mi voltai per posare lo sguardo su qualcosa di maestoso:un vecchio rudere troneggiava al centro di basse mura di cinta,era decorato da trifore e smerli,lungo l'ampia facciata si estendeva immobile l'edera,ricoprendolo in parte.
Ad accoglierci furono cinque figure,tre uomini e due donne,le ultime erano bellissime nei loro abiti velati di un arancio acceso,la loro pelle era bianca,i corpi sinuosi ed eleganti.
Avevano i capelli raccolti in strane acconciature,con ciocche che ricadevano sulle spalle lungo i fianchi,sembravano identiche all'apparenza,la stessa tonalità di biondo,lo stesso sguardo languido,le labbra perfette e lucide,l'unica vera differenza stava nel colore dei loro visi,una di esse aveva le gote rosa,sembrava umana.
Gli uomini erano altrettanto belli,indossavano abiti diversi:uno di loro era vestito di bianco,con giacca e pantaloni eleganti,scarpe lucide;un altro indossava una camicia grigia e jeans aderenti che terminavano all'interno di stivali a punta,questi se ne stava al centro con aria beffarda;l'ultimo uomo era totalmente diverso dagli altri due,non rispecchiava la loro giovane età,era visibilmente più anziano con i suoi occhi velati,i capelli argento. Vestiva di una tunica scura,un medaglione gli pendeva sul petto,il suo viso sembrava stanco,la pelle era lucida e tirata in una smorfia di disgusto.
Con mia grande sorpresa fu una delle due donne a parlare per prima,la sua voce era una melodia dolce e sensuale.
--Bentornato Astor,vedo che hai portato ospiti con te. Ospiti umani. Entrate pure e sistematevi--.
Allungò una mano ad indicare l'ingresso,un portone in ferro massiccio decorato da fregi.
Il gruppo dei cinque rimase immobile al nostro passaggio,come fossimo solo aria.
Entrammo.
Lungo la navata non vi era nessuno,le colonne si estendevano alte in un susseguirsi di pilastri cilindrici,i capitelli ornati ricordavano lo stile corinzio delle chiese,motivi floreali e schematici erano intagliati quasi ovunque.
Il pavimento era di marmo,notai che ad intervalli regolari era graffiato come ci fossero state delle panche per molto tempo,probabilmente l'edificio era stato un monastero in passato.
All'interno faceva quasi freddo,un freddo umido,piccole gocce di sudore iniziarono a scendermi sulla fronte.
Proseguimmo su per delle scale arrivando in un ampio corridoio illuminato dal sole che filtrava dalle finestre a volta,le tende erano scostate ai lati,cadevano pesanti a terra.
Solo allora mi accorsi del cambiamento di Vanessa,camminava lungo la parete opposta alle finestre avvolta in una mantella verde,la testa china in un cappuccio.
Passammo davanti ad innumerevoli porte senza fermarci,poi giungemmo in un piccolo salone semicircolare molto luminoso,la luce stessa lo colorava riflettendo sul pavimento dei piccoli arcobaleni,alzai lo sguardo per accorgermi che al soffitto vi era un lucernario con un rosone al centro.
Ci fermammo.
Astor mi si fece accanto accarezzandomi il collo,le sue dita erano gelate,rabbrividii.
--Edera,starai bene vedrai. Questa è la mia dimora,qui ci sono i miei compagni. Vi farò portare delle brande sulle quali potrete riposare e del cibo...-- sorrise lievemente --...si del cibo...vero cibo. Nessuno vi farà del male,siamo esperti in fatto di umani--.
Si voltò verso Vanessa,la quale sorreggeva il corpo senza vita di mia madre,un leggero sudario l'avvolgeva,mi accorsi che Nicholas non era più con noi,non c'era nessuno a trasportarlo.
Di botto riacquistai l'uso della parola.
--Dov'è Nico?-- Chiesi allarmata.
--Carlos lo ha condotto in un'altra sala,per essere assistito. Presto tornerà in sé,stai tranquilla--.
--Carlos è l'uomo con i capelli bianchi? Quello alla guida del furgone?--
--Si proprio lui--.
Tornò a guardare Vanessa con i suoi occhi antichi.
--Cara,tu verrai con me,devo presentarti agli altri membri del clan. Esci pure e porta con te la donna,arrivo immediatamente--.
A quelle parole lo afferrai per un braccio facendolo voltare a guardarmi.
--Dove la portate?-- Chiesi,evitando di posare lo sguardo su mi madre.
Vanessa uscì dal salone,mi sporsi in avanti per seguirla ma Astor mi fermò.
--Edera,tua madre ha bisogno di tempo. La rivedrai presto,te lo prometto--. Il suo tono calmo mi disorientava.
--Presto? Quanto?-- La voce riprese a rompersi in fiotti.
Il vampiro mi accarezzò i capelli con delicatezza.
--Presto. Ci vuole tempo perché si trasformi,non voglio che tu assista,vorrebbe dire vederti osservare un cadavere per ore nell'attesa,e non ti farebbe bene. Quindi dammi retta,aspetta qui--.
Per ore...mia madre sarebbe rimasta immobile per ore,nella sua morte temporanea.
--E Nico? Anche per lui ci vorranno ore?--
Annuì in silenzio,si voltò e poggiò un braccio sulla spalla di Loris,il quale se ne stava accasciato a terra privo di sensi accanto a quello che un tempo era stato Valerio.
Uscì rapido chiudendosi un portone alle spalle,lasciandoci soli...lasciandomi sola con un uomo svenuto,pieno di lividi ed un altro catatonico.
Scoppiai a piangere nascondendomi il viso nelle mani,cercando di non fare rumore per non turbare ancora di più Valerio.
Avevo visto il mio amore agonizzante tra le braccia di una vampira,la morte di mia madre era sotto la mia pelle,dietro ogni tremito del mio corpo,provocandomi dolori atroci allo stomaco,nella gola,grondavo dolore dagli occhi.
Ancora una volta mi chiesi se il corpo possedesse una memoria tutta sua,rassegnandomi alle fitte che quelle cicatrici invisibili mi avrebbero causato,forse per il resto della vita.
Me ne stavo rannicchiata con la schiena poggiata sulla parete di marmo,quando all'improvviso il portone si aprì.
Entrarono le due donne vestite di arancio,sorreggevano dei vassoi colmi di vivande,si guardarono intorno squadrandoci,poi poggiarono i vassoi a terra. Una di loro si rivolse a me avvicinandosi sinuosa e leggera nel suo vestito morbido.
Notai che i suoi occhi non erano rossi come quelli di Vanessa e di Francesca,erano azzurri eppure vi era una luce strana e glaciale al loro interno.
"Francesca! Che fine ha fatto? Non c'era nel furgone?" Mi allarmai a quel pensiero.
La donna mi era davanti ormai,si chinò su di me sorridendomi.
--Dovresti mangiare piccolina--. Poi chinò la testa da un lato guardandomi fissa --Cosa stai pensando?--
--Sei una vampira?--
Tornò a sorridere.
--No. Ma non sono un'umana come te--. Lentamente mi si sistemò accanto.
--Allora cosa sei?-- Chiesi cauta.
--Un licantropo--. Concluse divertita.
Mi voltai a guardarla.
--Un...licantropo? Perfetto. Mi azzannerai?--
Rise.
--Non credo,di solito sono mansueta. E tu come sei?-- Chiese nella sua risata divertita.
Ero basita. Mi trovavo in un covo di vampiri e licantropi,praticamente al "Pranzo è servito"!
--Io...sono umana--. Risposi neutra.
--Bene è come pensavo. Ma sei mansueta?-- Scoppiarono entrambe a ridere,l'altra donna se ne stava accanto a Valerio che si rifiutava di mangiare.
Ripresi a parlare facendomi forza.
--C'era una vampira con noi,il suo nome è Francesca...ha ucciso mia madre...dov'è?--
La donna mi guardò con i suoi occhi di ghiaccio,l'espressione un misto di beatitudine e sorpresa.
--Sì...era con voi. Astor l'ha consegnata al Consiglio per rieducarla--
--Rieducarla? Quando? Quando l'ha consegnata...non l'ho vista durante il tragitto...è qui...come?--
--Calmati bambina. Voi umani non siete in grado di vedere tutto. Ora mangia,ho capito da sola che non sei mansueta come me. Sei...solo una piccola ragazzina,umana--. Si alzò ed uscì dalla stanza evidentemente annoiata.
--Non far caso ad Elona...non ama molto le domande che non la riguardano,è molto egocentrica--.
L'altra donna,con il vassoio poggiato a terra,si allontanò uscendo svelta portando via con sé Loris,chiuse il portone alle sue spalle.
Di nuovo sola. Valerio non mostrava segni di coscienza nel suo silenzio.
Non sentivo fame ma mi costrinsi a mangiare qualcosa nel caso Nico o mia madre si svegliassero,avevo bisogno di riacquistare le forze.
Nel silenzio della stanza finii di mangiare per poi accasciarmi,mi addormentai quasi subito sul freddo marmo,il tempo trascorreva ed io passiva lo assecondavo.

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luceombra
SciencefictionUn romanzo di Tania Rossi Non credevo fosse possibile rivedere il suo volto. Da mesi il suo ricordo mi appariva come un incubo ma poi tutto è cambiato. La mia vita,la sua es...