--Dove andiamo adesso Nico?-- Chiesi appena fuori dal ristorante,decisa a non fargli più domande particolari per non rischiare di turbarlo in qualche modo ma fu lui a chiederle,con una frase cancellò i miei buoni propositi.
--Sai Edera,non ci siamo ancora scambiati il numero di telefono,che direbbe tua madre se non ti vede mandare messaggini tutto il giorno al tuo ragazzo?-- Era di nuovo bello pimpante lo spocchioso.
--Beh direbbe che sei un tipo "stitico"--ora rideva,--sì insomma uno che prima di sciogliersi del tutto deve sapere con chi ha a che fare. Lei è fatta così,ma attento io sono peggio-- lo minacciai mentre si sbellicava.
--Ah ah ah...bene,spero che non avrò problemi di stitichezza allora...ma dai! Ma come si fa a definire una persona...ah ah ah...-- continuava a ridere ed io arrossì da paura,come mi era venuto in mente di usare quel termine?
--Ok va bene piantala adesso! Non prendermi in giro dai...è un nostro modo di dire,ce li avrai anche tu i tuoi no?-- Continuai a camminare in imbarazzo aspettando che tornasse serio.
Un minuto e mezzo dopo parlò di nuovo.
--Allora questo numero?--
Mi voltai. --Va bene--. Iniziai a dettargli le cifre lentamente mentre lui tirava fuori dalla tasca dei jeans il telefonino,attesi che finisse di scrivere,quando il mio iniziò a squillare,lo presi per rispondere convinta che fosse mia madre ma sul display c'era un numero che non conoscevo,provai a rispondere in tempo ma la suoneria si spense all'improvviso nella mia mano.
--Sono io Edera...ora hai il mio numero e mi potrai mandare tutti i messaggi che vuoi--. Disse,con quel ghigno beffardo.
Lo ringraziai e rimasi immobile,era vero quello che mi aveva detto,se mangiava stava meglio ma io notai anche un'altra cosa,quel pranzo semicrudo lo aveva reso ancora più bello,sembrava il ragazzo ideale per chiunque voleva prendersi una brutta cotta,devastandosi l'autostima.
--Bene, possiamo andare a casa mia se ne hai voglia,lì non verremo disturbati di sicuro e potrei finire di raccontarti quello che credo io sia diventato...e magari tu potresti dirmi qualcosa su di te...a proposito sei carina quando ti arrabbi e te la prendi--.
"Casa sua?" --Ma Nico io non voglio incontrare tua...e poi voglio di più aiutarti ed aiutare lei--,aggiunsi,anche se il mio desiderio era quello di denunciarla.
--Edera,non ci sono i miei,mi sono...diciamo trasferito. E poi ti spiegherò anche perché il tuo aiuto non è necessario,fidati ma promettimi ora che se non ce la fai ad ascoltare quello che ti dirò,mi permetterai di accompagnarti a casa e se non vorrai vedermi più...capirò--.
--Va bene,perché mai vorrei una cosa del genere? Non vederti mi resterebbe difficile,cioè...-- Uffa! E che ero diventata "la ragazza dalle guance rosse"?!
--Allora ti resterebbe difficile...mmh bene bene,ti piaccio quanto basta da riuscire a non sognarmi sotto forma di incubo,stiamo migliorando speriamo di mantenerci su questa linea--. A quelle parole sbuffai rumorosamente ma la cosa lo divertì lo stesso.
--Andiamo allora nella tua"nuova casa"? Sai mi ero ripromessa di non scocciarti di continuo con le domande ma se ci tieni tanto nel vedermi arrossire....fatti tuoi!-- Conclusi nell'eco delle sue risatine fastidiose.
Salimmo nella sua auto,non era nuova ma spaziosa e i sedili molto comodi,il motore emetteva un suono accomodante,come le fusa di un gatto,continuo senza troppi singhiozzi. Mi chiesi se dipendeva dalla sua guida,era bravo al volante e riusciva a mantenere la distanza di sicurezza senza problemi nonostante i movimenti rapidi nel traffico. Mia madre avrebbe di sicuro tamponato qualche auto a quell'andatura.
Durante il tragitto ascoltammo della musica e scoprimmo che a parte il volume per il resto avevamo gusti totalmente differenti,lui era più il tipo da musica new age mentre io preferivo di gran lunga il rock,a parte questo il resto era tutto ancora da scoprire...mi si torceva lo stomaco nello sbirciare il suo profilo,le labbra di un leggero rosso violaceo,i cappelli sul collo si appoggiavano appena sulle spalle,il braccio destro teso al volante mentre l'altro poggiava un poco sul finestrino tirato giù,le dita tamburellavano,il mio cuore batteva imitandone il ritmo.
Ero sicuramente attratta da quel ragazzo,dove mi avrebbe portata questa improvvisa consapevolezza?
--Eccoci--,disse fermando la macchina e i miei pensieri. Di fronte a noi una casa enorme,bellissima.
--Come sarebbe...ti sei trasferito in una reggia?--
--Ah sì! Che credevi...no scherzo. In realtà non mi apparterrà a lungo,credo che i padroni torneranno per il Natale da quel che ho capito--
--Sei loro ospite?-- Chiesi ingenua.
--Non proprio Edera,non credo che ne sarebbero felici soprattutto perché non li ho interpellati in proposito. Vieni entriamo--.
--Hai scippato per mangiare ed ora mi dici che sei stato capace di appropriarti di un alloggio? Cavolo Nicholas! E se ci vedesse qualcuno?--
--Oh andiamo...mi sottovaluti. Credi davvero che mi sarei scelto una casa in cui scarseggi la privacy? Nelle mie condizioni?-
Era ovvio che il suo passatempo preferito era provocarmi e ci riusciva benissimo.
Entrammo in quella casa che per un po' sarebbe stata il suo rifugio,intuii i suoi propositi "nelle mie condizioni",speravo che quanto prima avesse intenzione di spiegarmele.
Dentro,i mobili erano tutti coperti da teli lunghi fino al pavimento,per evitare che la polvere ci si depositasse,pensai. Mi fece strada al piano superiore,lo seguii guardandomi continuamente intorno,era immensa,le pareti rivestite in legno decorato da fregi che si intrecciavano formando fantasie floreali,il soffitto a cupola con un lucernario nel centro,mi voltai per osservarne la luce proiettata sul pavimento di marmo rosa,formava un ovale dalle mille sfumature,i raggi del sole danzavano al centro di quell'immenso salone. Entrammo in una stanza circolare,il mobilio era in bella mostra: un letto rotondo dalla testata imbottita,solo una scrivania troneggiata da scaffali pieni di libri ed un piccolo divano a due posti occupavano le pareti laterali,agli angoli erano posizionate alte lampade,i paralumi in tessuto dello stesso colore della testata del letto e del divano,blu notte.
--Suggestiva...-- dichiarai.
--Credo sia la camera di uno studente al quanto birbante o di una ragazza le cui uniche inclinazioni letterarie sfociano in pensieri impuri.-- Disse rapido,ci aveva pensato bene,forse aveva anche letto uno di quei libri.
--Perché birbante o con inclinazioni a pensieri impuri?-- Chiesi in tono falsamente innocente.
--Oh ma dai! Hai notato la grandezza del letto? Ma devo ammettere che l'ho scelta anche per questo,mi ha divertito subito,mi ha colpito...non negare...ha colpito anche te--.
In effetti era una camera ambigua. --Si hai detto bene ma preferirei conversare altrove se non ti dispiace--.
--Va bene,comunque io dormo qui nel caso...ok non iniziare con quella faccia...andiamo in terrazzo,ti piacerà--. Lo seguii di nuovo su per una scala a chiocciola nascosta da una tenda di velluto pesante,arrivati in cima lo vidi aprire una porta di legno scuro,la luce quasi mi accecò. Ad accoglierci,un terrazzo a forma di mezza luna,le ringhiere di marmo nero con venature chiare,era magnifico,la vista poi,un'immensa campagna era distesa sotto il vento che mi scompigliava i capelli,mi sembrò di essere sospesa fra realtà e fantasia. Forse era proprio quella la nostra dimensione.
--Hai ragione,mi piace! Credo ci rappresenti--. Dissi mentre un sorriso si apriva sul volto di entrambi.
Ci sedemmo per terra l'uno di fronte l'altra. Improvvisamente il suo volto si incupì.
--Cos'hai Nico?-- Ero in ansia.
--No nulla...stavo rimescolando i pensieri in testa per mettere ordine,non so bene da dove cominciare,hai un suggerimento?--Chiese.
--Potresti iniziare spiegandomi come hai fatto a prevedere delle cose,come l'arrivo dell'auto di mamma,ieri su questa collina e poi al ristorante con il cameriere...ricordo il tuo"abbiamo compagnia"-- Lo incoraggiai con qualcosa a mio avviso leggero.
Un sorriso fece esaltare quei tratti magnifici.
--Non prevedo un bel niente è solo questione di udito. Ora sento nitidamente ogni rumore o brusio che mi circonda,riesco a distinguere i discorsi della gente lungo le strade dai suoni emessi dalla città,anche a grandi distanze...per esempio in quella casa,laggiù...-- disse indicando verso la vallata --due persone stanno litigando,lui vuole cenare da amici e lei non ne vuole sapere,aveva progettato una serata in famiglia...ha intenzione di invitare la sorella che ha appena divorziato per farla sentire accolta da persone che la amano...--
--Sul serio? Voglio dire...non del litigio ma riesci a sentirli?--
--Sì ci riesco e non è tutto,vale anche per gli odori...sono diventato un mastino in questo,fiuto le cose...le persone e gli animali,riuscirei a distinguere l'odore di un topo nell'erba a metri e metri di distanza,ma lo sentirei muoversi da centinaia di metri. Capisci?--
--Più o meno...credo di si...e tutto da dopo...--
--Sì...--concluse pensieroso. Dopo una lunga pausa riprese a parlare.
--Ho bisogno di spiegarti la faccenda Edera,ho bisogno di parlarne con qualcuno...ascoltami senza interrompere,per favore--.
Iniziò ed io ascoltai.
--Quel pomeriggio,Edera,ha cambiato brutalmente le cose.
Dopo che ho fatto cadere mia madre a terra mi sono chiuso in camera ed ho atteso,mio padre sarebbe rientrato a minuti,ero deciso a dirgli che era giunto il momento di cambiare vita,in qualche modo lo avrei salvato,portato via da lei,da quella donna che lo picchiava,lo umiliava,lo aveva reso un uomo debole,volevo partire con lui. Ero convinto che avrei trovato un modo,una sistemazione tutta per noi perché non saremmo potuti rimanere in quella casa con lei e sapevo che non se ne sarebbe mai andata via,toccava a noi sloggiare ma mi stava bene. Magari per iniziare potevamo dormire in officina e mangiare in un locale di un nostro amico,non sarebbe stato un problema,poi avremmo preso un appartamento o una casetta in affitto. O magari tornare alla casa vicino al lago. Quando sentii chiudersi la porta di casa l'urlo di mio padre mi fece scattare. Corsi giù per le scale con una mazza in mano,mi chiesi cosa gli stesse facendo,le immagini mi scorrevano veloci nella testa,sicuramente ci stava andando pesante.
Mi bloccai sull'ultimo gradino...mio padre stava accasciato a terra,teneva nelle braccia qualcosa...sosteneva qualcosa. Sotto di lui un corpo che conoscevo bene...i capelli lunghi di mia madre inzuppati di sangue ricadevano pesanti sul pavimento. Mio padre alzò lo sguardo su di me,mi chiese cosa fosse successo,non risposi...dopo quella che mi sembrò un'eternità,mi ritrovai seduto su quel gradino,sentivo il calore di qualcuno,mi stava abbracciando,mio padre,l'odore dell'olio grasso sui suoi vestiti. Mi stava consolando,piangeva,mio padre piangeva per l'ennesima volta ma non a causa delle botte o delle parole...a causa di quello che avevo fatto senza rendermene conto:ho ucciso mia madre,Edera. L'avevo uccisa,cadendo aveva battuto la testa sul tavolino di vetro,un pezzo le aveva trapassato il collo da un lato...il sangue era un tappeto denso--.
Trasalii...non riuscii ad aprir bocca,avevo i muscoli paralizzati. lo sentii continuare,le sue labbra ripresero a muoversi su quel volto contratto in una smorfia di dolore.
--Ricordo che mio padre smise di piangere sulla mia spalla,dopo qualche minuto lo sentii dire "Ci penso io...Nicholas ascoltami...é stato un incidente,ora chiamo l'ambulanza tu devi andare via,tu non eri qui...guardami". Lo guardai. Provai a spiegargli quello che era successo ma sembrò aver già capito. Lo implorai di perdonarmi,lui l'aveva già fatto Edera. Mi disse che non avrebbe mai fatto nulla contro di me ma dovevo andarmene,così che lui avrebbe dato una versione dei fatti alla polizia,perché quando si trattava della mia famiglia la polizia ci metteva sempre il becco...combinavo spesso casini e non ero più incensurato da anni. Mi ordinò di andare a fare un giro e di non tornare prima dell'alba,come spesso facevo,lui avrebbe chiarito la cosa,mi avrebbe protetto,ma dovevo calmarmi ed andarmene...lo feci. Mi alzai,senza voltarmi fuggii via da quella casa. Non sapevo dove andare,pensai e ripensai a crearmi un alibi perché mio padre voleva che mi creassi un alibi. Mi diressi a piedi verso la stazione,lì trovai i miei compagni di cazzate,ne approfittai. Prendemmo i biglietti,saremmo andati a sballarci...volevo sballarmi fino a perdere il senso del tempo,di me stesso--.
Fece una pausa. Lo guardavo persa nel suo racconto,in silenzio.
Il suo viso d'avorio si stava colorando di arancio. Il sole stava cominciando la sua corsa verso l'orizzonte per lasciare il posto alla luna...mi chiesi se perfino gli astri stessero recitando i nostri pensieri,calando un sipario d'inquietudine su di noi.
--Edera,decisi di farmi male,volevo dimenticare e togliermi quel peso dalla coscienza. Mi feci di coca insieme a loro,i miei "amici",bevvi come non avevo mai fatto...piano piano mi sentii meglio stava funzionando...ma se sei stato colpito da una cosa come quella,un senso di vuoto dentro,non ci riesci a spegnere l'interruttore,è per questo che decisi di uccidermi. Mi sono diretto verso una stradina nascosta nel bosco,dietro la baita dove stavamo,non sapevo dove sarebbe sbucata ma la seguii,barcollando e cadendo...all'improvviso i rumori delle auto fuori la boscaglia mi attirarono,quella sarebbe stata la mia fine! Mi misi a correre,uscii dal bosco e mi gettai sull'asfalto,ma qualcosa mi beccò mentre ancora ero in aria...per un momento il nulla mi ha avvolto--.
--La...nostra...auto....Nicholas...-- le lacrime scendevano corpose lungo il mio viso ma non mi mossi. Lo vidi avvicinarsi a me,mi prese la mano,mi toccò il mento poi asciugò il sale liquido dai miei occhi.
--Edera...-- la suoneria del mio telefono lo interruppe.
--Oh,deve essere mia madre...--la mia voce era un sussurro,non riuscivo a coordinare bene i movimenti. Nico allungò una mano alla tasca dei miei pantaloni,estrasse il telefono e rispose.
--Pronto? Ah sì signora,sono Nicholas....No no tutto a posto stavamo per avviarci,non si preoccupi...come?-- Mi guardò,un sopracciglio alzato mi fece intuire che mamma stava dando il meglio di sé nella conversazione. --Ehm si ... va bene...mi fermerò volentieri. A dopo allora--. Chiuse. Mi passò il telefono,aveva un'aria divertita,almeno l'espressione di prima,la tristezza fatta persona se n'era andata.
--Dove,ti fermerai Nico?-- Chiesi ancora turbata.
--A casa tua,sono stato invitato a cena,sono o no il tuo ragazzo? Non potevo rifiutare...dai alzati--.
Sbruffone!
Mi aiutò ad alzarmi,volsi lo sguardo verso il cielo,alta la sera si tingeva di rosso. Attesi che l'equilibrio tornasse,per di più avevo una gamba addormentata,me la massaggiai e battei il piede più volte,quando mi sembrò a posto provai a fare qualche passo.
--Cos'hai?-- Mi chiese.
--Nulla...tu,tutto ok?--
--Sì,Edera senti...per quello di cui abbiamo parlato...--
--No--. Lo interruppi, --Nico,nessun problema...ma una cosa te la devi mettere bene in testa...--alzai un dito verso di lui in segno di minaccia e conclusi,--non fare mai più una cosa del genere,non cercare mai più di suicidarti...e lo so quello che stai per dire,quindi zitto,lasciami finire. In un modo che ancora non so tu sei vivo,io...ti voglio vivo Nicholas,vedi di restarci!--
Per un secondo rimase immobile,impietrito poi scoppiò a ridere ma notai la tristezza nello sguardo. Gli occhi fissi su un ricordo appena narrato. Mi sentii una morsa allo stomaco,forse non mi ero espressa bene ma il senso era quello,doveva restare vivo,se non per me lo doveva a suo padre. Non mi sembrò il momento di dirglielo però,e credo che feci bene.
--Mentre ti sganasci che ne dici se ci avviamo? Spero solo che mia madre cucini carne stasera,a questo proposito dimmi,mangi anche qualcos'altro?-- Non riuscivo a guardarlo in faccia dopo averlo ammonito.
--Mangio di tutto,credo,ma la carne succosa mi sazia,gli altri cibi sembrano solo spuntini insipidi al confronto,non ti preoccupare,andiamo--.
Rifacemmo il percorso inverso per uscire da quella casa,sperai di tornarci per visitare le altre stanze,oramai non mi bastava quello che avevo visto,volevo vederla interamente. Le case erano per me come dei libri:se non li leggi fino all'ultima pagina li ricorderai con un senso di vuoto,puoi immaginarne il finale ma non lo hai fatto tuo. Dettagli.
Entrammo in macchina,un secondo dopo il motore già faceva le fusa,le ombre degli alberi correvano veloci sul lunotto,dovetti sbattere le palpebre più volte per via dei giochi di luce che proiettavano. La radio cantava,Nico ricominciò a tamburellare con le dita sul volante,il mio cuore stavolta tacito.
Per tutto il tragitto non parlai,con la coda dell'occhio mi accorsi che più volte mi stava guardando,provò con dei sospiri ad iniziare una conversazione ma io non demorsi. Volevo punirlo per quello che aveva fatto,non per aver ucciso involontariamente sua madre ma per il dopo. Cercai di immaginare il padre come lo aveva descritto,un uomo debole,ferito dalla propria moglie,chiuso in un abbraccio su di lui...lui che un attimo dopo voleva farla finita,proprio quando suo padre gli aveva dimostrato che il carattere non era tutto nella vita,l'amore che in quel momento lo rese forte non gli era stato sufficiente per indurre suo figlio a continuare a vivere. Non ero nessuno per giudicare,ovvio,mi chiesi però come si sarebbe sentito quell'uomo dopo un gesto simile nell'apprendere la morte del figlio...un suicidio che per poco non aveva messo a repentaglio la vita di quattro giovani. "Ingrato!" Pensai.
Dopo qualche minuto riconobbi casa mia,a quel punto parlai.
--Come sai dove abito?--
--Ah allora ci sei...semplice,vi ho seguite--. Rispose tranquillo.
--Ci...ci hai seguite? Ieri? Come,correndo?--
--Sì perché? Ti dà fastidio?--
--Eh...beh sì!-- Sbottai.
--Scusa,non lo farò più se non vuoi,volevo solo sapere dove trovarti--.
--Volevi sapere...va bene ma bastava chiedere ok?!--
Rise mentre parcheggiava lungo la strada. Scendemmo contemporaneamente dall'auto. La luce dalla finestra in cucina mi disse che mamma si stava adoperando a preparare la cena per il mio nuovo ragazzo,chissà quale ricettario aveva scelto stavolta? Quando si trattava delle cene tra amiche mi lasciava ordinare della pizza o cinese,con i ragazzi o presunti,tirava fuori i ricettari. Una volta mi disse che gli uomini bisogna prenderli per la gola,per questo lei non si era mai sposata,imparò a cucinare durante la gravidanza ad un corso di cucina per mamme single,anche perché la tenevo gran parte del giorno sotto stress con le voglie. Sperai che non si fosse impegnata troppo nel preparare la cena,d'altronde sarebbe bastata della carne cruda.
Quando entrammo Nicholas fu molto cortese nel fare i complimenti su come gli appariva la nostra casetta,mamma era entusiasta,mi strizzò l'occhio in segno di approvazione,le piaceva questo nuovo ragazzo,io ero nervosissima invece. Lo guardavo muoversi con disinvoltura,accettò ogni tipo di mignon,praticamente l'aperitivo di mia madre consisteva in rustici precotti da scaldare in forno,patatine fritte tirate fuori dal sacchetto di vendita e poggiate con cura in un vassoio,bibite gassate,quelle leggermente alcoliche,olivette ascolane e per finire noccioline a quantità.
--Allora,Nicholas,dimmi come vanno gli studi a Giulio? Saranno...due mesi che non lo vedo,credi che quest'anno riuscirà a mettersi in pari con gli esami?-
"Mamma mia,mamma mia!" Pensai,implorando Nico con lo sguardo sperando che rispondesse qualcosa di giusto. Non lo avevo informato a sufficienza su Giulio,non ce n'era stato il tempo. Mi pentii immediatamente del silenzio auto-impostomi in macchina.
Si schiarì la voce. --Giulio? Non lo vedo da giorni ormai e gli ultimi argomenti non erano mai rivolti allo studio,diciamo che lo tartassavo per un altro tipo d'interesse--. Disse volgendo lo sguardo su di me,mi faceva infuriare,le arie che si dava a volte! Ma era stato bravo,dovevo ammetterlo,deviare un discorso con mia madre parlando di sentimenti...una mossa vincente.
--Oh beh la mia Edera,non può che essere l'argomento principale con Giulio,infatti la tratta come fosse una sorella,nemmeno con Melania è così possessivo! Devo ammettere che la cosa mi ha sempre un po' infastidita,non sopporto chi è troppo appiccicoso,a parte mia figlia...in alcuni giorni,soprattutto se mi frequento con uno da poco,è insopportabile con le sue continue domande:Di che si occupa? Perché non ti ha chiamata? E bla bla bla...--
--Tante grazie mamma!-- Sbottai. Nico stava ridendo ed annuendo al tempo stesso.
--Ci credo signora...--
--Oh no per favore,chiamami Greta--. Lo interruppe,non sopportava essere chiamata con etichette.
--Vedi Nico,devo spiegarti questa cosa del "signora",mamma non guardarmi così tu hai parlato di me ,lascia che io parli almeno un po' di te...-- vendetta! --Dicevo,vedi Greta,non tollera alcun tipo di "marchio",infatti una volta diede in escandescenza con un carabiniere,perché quest'ultimo continuava a chiamarla "signora" e lei continuava a rifiutasi che l'uomo andasse avanti con il discorso fino a che non l'avrebbe piantata di usare quell'epiteto...il risultato fu una notte in caserma per"violenza verbale ad un pubblico ufficiale",se non ricordo male mammina tu lo mandasti a quel paese più volte e dire che voleva solo vedere patente e libretto.-- Scoppiammo a ridere.
--Davvero Greta? Ma sei spassosa forte!Lasciatelo dire,sei la mia mamma preferita--.
Mentre lo disse Nico rideva e mia madre si piegava in due sghignazzando con quella risata contagiosa. Lo ringraziò,sapeva come prenderla,lei non sopportava le smancerie dette solo per fare una buona impressione,preferiva la franchezza e Nico aveva un modo di fare più che franco. Durante l'aperitivo non era stato un attimo fermo,si guardava intorno,si era seduto sul divano,sulla poltrona e poi su un'altra poltrona ancora,alla fine optò per il mucchio di cuscini colorati sul tappeto. Ed ora a cena se stava stravaccato sulla sedia con una gamba poggiata sull'altra,un braccio penzolava dallo schienale della sedia minuscola sotto la sua muscolosa mole,una mano scompigliava i capelli. Era affascinante,un omone dalle spalle larghe quelle cosce forti ed un viso da divo del cinema. Eccomi di nuovo in subbuglio ormonale.
Passammo tutta la cena a chiacchierare raccontandoci cose divertenti,scoppiando a ridere,prendendo in giro qualche vicino rompi scatole(argomento preferito di mia madre),avevo appreso diverse cose di lui:gli piacevano i telefilm;i libri a sfondo neo romantico ma con azione;le locandine che espongono al cinema,confessò di averne rubata qualcuna;amava i Western;non sopportava i ficcanaso,le donne alla fila della spesa,per lui avevano tutte un'aria annoiata ed antipatica al tempo stesso;i parrucchieri e le parrucchiere facevano troppe ciarle e rovinavano le famiglie;i medici che se la tirano ed insieme a questi tutto il genere umano che se la tira "gente con molti soldi ma senza cuore",li aveva definiti;amava la natura e tutto ciò che profumava di erba e legno;da piccolo gli piaceva andare in montagna,al mare solo per nuotare e al lago...insomma tutte cose che lo facevano apparire...normale...io di normale in lui non ne vedevo molto.
Arrivò il momento di salutarsi lo accompagnai,mamma si era ritirata di sopra,quando aprii la porta un bagliore bluastro s'impossessò del mio braccio,guardai da dove provenisse esterrefatta...da lui. Sul suo volto la luce della luna sembrava penetrare sotto la pelle d'avorio senza tingerla,era come se lui fosse un conduttore immune dai suoi raggi. Mi guardai addosso,la maglietta,i pantaloni,le mani erano blu,lo fissai a bocca aperta.
--Edera...-- disse,--questa è una delle cose che non so ancora spiegarmi. Domani ci vediamo? Voglio finire di dirti...--
--Sì certo Nico...ehm dove?-- Balbettai.
--Ti vengo a prendere a scuola,a proposito frequenti...?--
--Liceo artistico-- dissi svelta.
--Bello,ci ho fatto i due anni obbligatori dopo le medie...ci vediamo lì. Buona notte.-- Si chinò verso di me,le labbra sempre più vicine,fino a poggiarle sulla guancia...mi sentii un brivido lungo la schiena,lo stesso brivido caldo che avevo provato di fronte la vetrina del negozio il giorno prima.
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luceombra
Ficção CientíficaUn romanzo di Tania Rossi Non credevo fosse possibile rivedere il suo volto. Da mesi il suo ricordo mi appariva come un incubo ma poi tutto è cambiato. La mia vita,la sua es...