Capitolo 9

17 2 0
                                    

--Nico,ti prego. Vale non ce la farà. Mia madre è ricoperta di lividi. Credo abbia la gamba rotta e probabilmente anche il braccio. Devi portarli in ospedale!-- Ero infuriata,non ne voleva sapere.
--Edera. Cosa credi che diranno i medici quando si accorgeranno che Valerio non ha abbastanza sangue nelle vene? Come è successo? Cosa gli racconto?--
--Non importa! Ti prego aiutalo,lui è tutto per lei!-- Stavo urlando ormai.
--No! Tu sei tutto per lei!-- Mi ringhiò in faccia.
--Smettetela!-- Mia madre ci aveva raggiunti,la coperta sul pavimento. Da sotto i pantaloni potevo scorgere il gonfiore sulla sua coscia.
--Nico guardala!-- Gridai.
--Ho detto basta! Non serve a nulla sbraitare. Nicholas,ora devi ascoltarmi. Ho visto come hai curato quelle ferite e quei tagli. Ti ho sentito mentre dicevi a mia figlia di come il tuo sangue ha rimarginato la tua ferita alla schiena. Salva Valerio--.
--Non posso! Come faccio? Vado a rubare del sangue per la trasfusione?--
--No. Non sarebbe prudente lasciarci qui. Ma potresti donargli il tuo--.
Restammo entrambi,Nicholas ed io,senza parole.
Mamma inspirò prima di continuare.
--Non mi importa come o cosa diventerà,purché viva! Tu fallo vivere ed io ti sarò riconoscente in tutti i modi possibili. Ci hai già salvate da morte certa,hai salvato mia figlia,questo vale la mia vita. Ora salva l'uomo che amo--.
Nico riemerse incredulo. --Non starai proponendo davvero...--
--Fallo. Prendi un laccio emostatico e degli aghi,ci sarà pure una cassetta di pronto soccorso in questa casa!--
Ci guardammo per un secondo poi lo vidi precipitarsi al piano di sotto e tornare con una scatola bianca in mano. Sopra una croce rossa stampata nel mezzo.
--Dai a me ci penso io--. La voce di mia madre era ferma autoritaria. Allungò una mano nella quale Nico poggiò la scatola.
--Saranno pur serviti anni di volontariato all'ospedale!--
Seguimmo mamma nella camera in cui stava Valerio. Il suo petto si alzava e si abbassava sempre più lentamente.
--Dobbiamo fare presto. Nicholas,siediti qui accanto a lui--
Scoprì il braccio sia a Vale che a Nico. Tirò fuori dalla scatola un tubicino per le flebo,con una garza vi fissò l'ago di una siringa. Avvolse un lembo del lenzuolo stretto al braccio di Nico.
--Nicholas,con le forbici tagliati qui,fai un bel buco,si sente la vena qui sotto e svelto infilaci il tubicino,prima che si rimargini,intanto io penso ad infilare quest'ago...spero di trovare subito una vena nel braccio di Valerio--.
La sentivo ansimare,Nico si tagliava nel punto indicato da mia madre e con la punta delle forbici iniziò a scavarsi un foro nella carne. Mi voltai. Lo sentivo emettere lievi gemiti di dolore,lo stomaco mi si torceva.
--Bene...bene...bravo Nico. Ce l'abbiamo fatta--.
Sentii mia madre pronunciare quelle parole,decisi che ora potevo voltarmi a guardare.
Il sangue di Nicholas viaggiava nel tubicino dal suo braccio a quello di Valerio.
I minuti passavano,sotto agli occhi di Nico riuscivo ad intravedere delle ombre,sul volto di Valerio invece,un rosa pallido ne colorava le gote. Il respiro si fece più regolare,il petto si gonfiava ad un ritmo consolatorio.
Mia madre scoppiò in lacrime,era sollevata e felice.
Lo eravamo tutti e tre,Nico era bellissimo nel suo sorriso stanco ed anch'io mi sentivo meglio.
Passammo l'intera notte a vegliare su Valerio,mamma temeva un rigetto. Fortunatamente non accadde nulla.
L'alba giunse lenta irradiando lo spazio fra le tende.
Me ne stavo accoccolata nelle braccia di Nicholas,era tornato subito in forze dopo un bel pasto crudo.
Mia madre se ne stava sdraiata accanto a Vale.
In tutti quei mesi in cui erano insieme,non mi ero resa conto di quanto contasse per lei. Ero stata egoista e maleducata con lui a volte,solo ora li vedevo per quello che erano:una coppia di amanti.
Mi sentivo male al pensiero di tutti i miei capricci. A volte la presenza di Valerio nella nostra vita mi aveva dato fastidio,non sopportavo il fatto che parlasse in continuazione e che invadesse gli spazi di mia madre,oltre che i miei.
Ora potevo veramente accorgermi di quanto contasse in realtà.
Dovevo tutto a Nico. Se non fosse stato per lui,ora sarebbe morto,mia madre straziata dal dolore. Come sempre mamma aveva ragione,che importanza poteva avere cosa sarebbe diventato? "Purché viva!"
Pensavo la stessa cosa di Nicholas. Era vivo,solo questo contava.
"Forse mi sto innamorando? Mi sto innamorando di una specie di vampiro...ha davvero importanza a questo punto la sua vera natura?"
--Sei sveglia--. La sua voce mi scaldò il ventre.
--Buon giorno,come ti senti?-- Ancora nel suo petto mi voltai appena,gli presi il volto tra le mani e lo baciai sulla bocca.
Le sue labbra avevano un dolce sapore,la sua lingua divampò come una fiamma nella mia bocca.
--Ehi ragazzi! Un po' di contegno!--
La voce di Valerio interruppe quella magia.
Mamma scattò in piedi.
--Oh amore...amore--. Incominciò a ricoprirlo di baci.
--Ma dove siamo?-- Chiese sotto l'assalto di mamma.
--Siete a casa mia...beh per modo di dire. Come ti senti?-- Chiese Nico.
--Ho fame--. Scoppiammo a ridere.
--Bene,andiamo a mangiare allora...Nicholas mi aiuteresti a portarlo di sotto?--
--Greta,ci penso io,non sei in grado di scendere le scale. Poi torno a prendervi entrambe--.
Lo ringraziammo in coro sotto lo sguardo confuso di Vale.
Valerio non ricordava quasi nulla dell'accaduto.
Greta gli fece il resoconto della situazione.
Era buffo vederlo cambiare espressione di continuo,si spaventò anche ma mamma lo rassicurò calma e gentile,come parlasse ad un bimbo.
--Capirai amore,ora continua a mangiare questa buonissima colazione--.
Accompagnammo mamma in ospedale per farla curare da mani esperte. Valerio aveva continuamente fame,si rifiutava però di mangiare della carne cruda.
--Credi sia diventato come te?-- Chiesi a Nico,mentre stavano ingessando mia madre.
--No,l'odore del sangue non gli provoca alcuna reazione. Non credo si trasformerà--.
--Quindi è semplicemente sopravvissuto--.
Riflettei.
--Nico,quelle due ti conoscevano,sapevano di te,hanno parlato di te--
--Che vuoi dire?--
--Ti hanno chiamato in un modo-- Stavo cercando il modo migliore per dirglielo.
--Come mi hanno chiamato?-- Chiese insistente.
--Sangue-misto--. Feci cauta.
--Cosa vorrà dire? Hanno detto qualcos'altro?--
--No. Ma era chiaro che sapevano di te--.
--Temo che ritornino. Non potete più stare in quella casa ed io devo sloggiare. La villa presto sarà invasa da probabili acquirenti--.
--Lo so. Mi mette i brividi solo il pensiero di tornare a casa,nella mia camera...dove andremo? Da nonni è escluso. Mamma va fuori di testa se ci si ferma per più di tre ore--.
--Non sarebbe sicuro nemmeno da Valerio,giusto?--
--No. Abita dall'altra parte della strada,nella nostra via,quattro case prima--.
--Perfetto! Dove vi porto adesso?-- Sbuffò.
--Non preoccuparti ce la caveremo. Potremmo andare a stare da un'amica di mamma...--
--Non è abbastanza sicuro,non voglio che altre persone siano messe in pericolo. Potrebbero non capire la situazione. Per Valerio è già abbastanza dura,ha il terrore di me--
--Vero. Hai un'altra soluzione?--
--Forse ma è azzardata. Potremmo andare da mio padre--
--Dici sul serio? Nico sarebbe felice di riaverti con lui--
--Io sarei più tranquillo di sapervi al sicuro. Non starò con voi,è troppo pericoloso. Se sapevano dove trovarti significa che mi hanno seguito--
--No! Tu dove starai?-- Ero preoccupata per la sua incolumità.
--Non posso stare tranquilla se non ti so al sicuro--
--Lo stesso vale per me--
Rimanemmo in silenzio.
Rientrammo in macchina,mamma stava meglio,aveva raccontato ai medici una mezza verità:era scivolata per le scale,l'avevamo soccorsa io insieme al mio ragazzo. Nessun cenno su Valerio,forse temeva di metterlo in ulteriore imbarazzo,già se ne stava zitto,terrorizzato dalla presenza di Nicholas.
Durante il tragitto li mettemmo al corrente dell'idea di andare a stare da Loris per qualche tempo.
--Ma tuo padre come la prenderà?-- Chiese mia madre a Nico.
--Non ne ho idea. Staremo a vedere-- Rispose vago.
Valerio non emise alcun suono,mia madre rifletteva.
--Mamma,Nico non vuole stare con noi. Teme che quelle donne possano rintracciarlo--.
--Edera...-- mi riprese lui.
--Nico,non sarebbe cauto nemmeno lasciarci soli. Staremo all'erta--
--Sei coraggiosa Greta,devo riconoscertelo--
--Devo esserlo. E poi,credimi,essere una madre single rafforza l'animo--.
Scoppiammo a ridere,tutti tranne Vale che si limitò a mugolare un lieve divertimento.
Dopo qualche minuto mia madre riprese a parlare.
--Come puoi girare durante le ore diurne,ha a che fare con il fatto che...--
--Che non sono propriamente un vampiro?-- La interruppe sagace.
--Beh sì--. Ammise imbarazzata.
--Forse è proprio per questo--
--Nicholas,forse quelle due non possono viaggiare di giorno--
--Mamma...-- la interruppi posandole una mano sulla spalla.
--Ho un'idea,potrebbe risultare errata ma...--
--Dì pure-- m'incoraggiò Nico.
--Ecco. La prima volta che ho visto la donna bionda,era tutta avvolta dai suoi vestiti,cappello,sciarpa intorno al collo,spolverino...e si è volatilizzata in fretta,magari di giorno devono coprirsi. Nico,credo ti abbiano seguito di notte--
Approvarono entrambi la mia teoria,Valerio se ne stava zitto accanto a me nei sedili posteriori sgranocchiando un dolce caramellato.
Parlammo per tutto il viaggio delle varie supposizioni sull'essere un vampiro,ipotizzando vari bisogni,necessità.
Soprattutto cercavamo un modo per poterli identificare,consapevoli però di non avere nessuna conoscenza su come difenderci da essi.
"Se quelle due non sono sole? Se ce ne sono altri? E perché ce l'hanno con Nico?"
Non volevano uccidermi,la donna aveva ripreso Vanessa più volte,il loro scopo era mettermi paura..."Forse è stato un avvertimento per Nicholas".
Gliene parlai.
Da dietro il suo posto potevo scorgere la sua espressione preoccupata dallo specchietto retrovisore.
Anch'io tremavo al solo ricordo dell'attacco. Non riuscivo a togliermi di dosso la sensazione di dolore che quelle dita gelide mi avevano procurato.
Sul mio petto e sulla nuca,Nico aveva lavato via i segni delle percosse ma io li sentivo ancora vivi nella mia carne,come cicatrici permanenti nella memoria del mio corpo.
"Il corpo può avere una memoria tutta sua? Durerà ancora per molto questo dolore sordo sotto la pelle?"
Di questo non volevo mettere al corrente nessuno.
"Chissà se anche Nico ne sente la presenza? Aspetterò sia lui a parlarmene".
Arrivammo ad un incrocio,Nico appostò l'auto su un lato della strada,prese il cellulare.
--Chiamo mio padre,vediamo che dice. Scendo,voi rimanete in macchina--.
M voltai per seguirlo mentre si allontanava di qualche metro da noi.
Mamma se ne stava in silenzio,Valerio anche,eravamo tutti in ansia. Le nostre vite erano cambiate nello spazio di poche ore,mi sentivo in colpa,ero terrorizzata all'idea che potessero rimetterci la vita le persone più importanti per me.
Temevo la consapevolezza stessa che tutto stava cambiando,mia madre non era più solo la donna con problemi di mamma single,Valerio non era più l'uomo in carriera che provava a farmi da padre e Nicholas,non era più al sicuro di tutti noi.
"Mi ha quasi staccato la testa",le sue parole mi scorrevano dentro raggelandomi.
Dovevo solo tenere duro,dovevo solo resistere.
Poi all'improvviso mentre i miei occhi fissavano il ragazzo dalla pelle d'avorio,un'idea. Forse la più sbagliata,la più pericolosa.
"Hanno attaccato me. Volevano qualcosa da me. Forse Nico ha sempre avuto ragione nel credermi in qualche modo responsabile della sua trasformazione o quanto meno collegata ad essa. Io stessa mi sento parte integrante nella sua esistenza. Ho giurato di aiutarlo. Forse la mia vita ha un significato nelle loro mani,e se è me che vogliono,è me che avranno. Devo proteggere tutti loro...spero solo di essere abbastanza coraggiosa e forte da farcela".
Decisi di farmi trovare da quella bionda,parlarle,arrivare ad un accordo e magari,evitare la morte di tutti. Permettere a Nico di godersi la sua seconda possibilità.
Lo vidi rientrare in macchina,per un secondo i nostri sguardi s'incrociarono.
--Bene possiamo andare-- affermò.
--Cosa ne pensa tuo padre?-- Chiesi.
--E' felice. Siamo scesi a patti:vi ospiterà volentieri se gli permetterò di vedermi--
--Hai accettato?--
--Non potevo rifiutare Edera. Non permetterò che si ripeta,devo vegliare su tutti voi,su di te--.
Poi con fare beffardo aggiunse --Considerami il tuo angelo guardiano--. Rise.
Provai anch'io a sorridere di quella proposta ma se potevo proteggerlo,se la mia idea poteva funzionare,allora forse l'angelo guardiano si sarebbe potuto salvare e avrebbe badato a suo padre. In quanto alle vite di mia madre e Vale,sarebbero potute tornare alla normalità.
Arrivammo nel paesino dove Nicholas e suo padre vivevano. Era situato per gran parte su una collina,le vallate erano bellissimi campi coltivati. Si potevano scorgere delle piccole chiese qua e là sui picchi delle collinette circostanti.
La campagna si estendeva per parecchi chilometri circondando il paese. Notai che potevo intravedere la mia città da lontano,non era distante,circa una trentina di chilometri ad occhio e croce. Mi chiesi se ci saremmo mai tornati.
Alla vista della nostra auto,la gente si fermava voltandosi a guardare. Vecchietti seduti sulle panchine di un viale,iniziarono a parlottare tra loro al nostro passaggio.
--Sembrano incuriositi-- affermai.
--Lo sono. Per la gente di qui è tutto una novità. Tutto fa notizia,state quindi attenti con chi parlate,la discrezione non appartiene agli abitanti. E' gente semplice fatta di contadini e signori,che si credono chissà chi! Per il resto è un paese tranquillo dove non succede quasi nulla. Il maggior divertimento sono le feste organizzate dal comune o dalla pro-loco locale,dove quasi chiunque vi partecipa--.
--E' carino-- affermò mamma. Lei adorava i paesini.
--Nico,il viale che abbiamo appena visto è quel viale?--
--Si quello. Ma con mio padre abitiamo in periferia,al limitare del paese per l'esattezza--.
Passarono una quindicina di minuti,la macchina rallentò introducendosi in una viuzza di sassi e terra.
--Siamo arrivati. Greta ti aiuto a scendere--.
--Grazie--.
Un uomo alto e piazzato se ne stava in piedi sul portico di una casetta di fronte a noi,aveva un'aria ansiosa. Teneva le braccia incrociate sul petto e batteva un piede sul pavimento.
--Oh Loris...ciao-- lo salutò mia madre in braccio al mio angelo.
Valerio si sporse in avanti per vedere,ora in bocca aveva dei biscotti.
--Santo cielo! Nicholas...figliolo...--
Scesi dall'auto. La scena che ne seguì mi commosse.
Nico appoggiò mia madre su un'enorme sedia a dondolo nel portico,Loris allungò le braccia per stringere forte suo figlio. Quell'omone sembrava un bambino con il suo orsacchiotto appena ritrovato,dai suoi occhi uscivano lacrime copiose,la faccia era diventata tutta rossa,l'enorme pancia ballava al ritmo di quel pianto.
Nico si avvicinò cauto a lui,poi si abbracciarono,entrambi emozionati nel ritrovarsi.
Ero felicissima per loro.
Entrammo in casa,una piccola casetta fatta di mattoni rossicci,accogliente e calda. Sul soffitto si potevano ammirare della travi in legno robusto spesse almeno una quarantina di centimetri,il salottino faceva da entrata con un caminetto ed un divano a due posti.
Delle scale in legno conducevano al piano di sopra. Capii che ai piedi di quelle scale doveva essere morta la madre di Nico,il pensiero mi fece venire i brividi ma continuai a far finta di nulla.
Nicholas si muoveva lento in quella casa,i ricordi lo disorientavano,gli fui accanto cingendolo con un braccio intorno alla vita.
Mi guardò con i suoi occhi meravigliosi stringendomi a sé.
--Tutto bene?-- Chiese.
--Io si e tu come ti senti?--
--Insomma...vieni,sediamoci con gli altri in cucina--
--Siete bellissimi tu e tuo papà insieme--
Rise,più sollevato,della mia affermazione.
--Bellissimi eh!? Sarà--
Loris era un vero uomo di casa,in un attimo apparecchiò la tavola,scolò la pasta e la mescolò con del sugo.
--Servitevi,Nico aiutami dai!--
Non ci fece nessuna domanda,guardava suo figlio ed ogni tanto me. Mamma stava spiegando che Valerio era rimasto un po' scioccato dall'accaduto e quindi ci sarebbe voluto un po' perché legasse. Anche lei misurava le parole il più possibile ma Loris non sembrava per niente infastidito dalle chiacchiere di mia madre,anzi la ascoltava in silenzio senza mangiare,appoggiato coi gomiti sul tavolo con lo sguardo fisso su suo figlio ed un sorriso da ebete stampato in faccia.
Nico mangiava lentamente evitando di guardare suo padre.
--Ehi...perché non gli fai un sorriso-- gli sussurrai.
--No! Devo prima parlargli Edera. Lo sai non è facile per me--
--Lo so ma...guardalo! Ti si mangia con gli occhi! Scommetto che non gliene importa nulla di quello che sei o non sei--.
--Si forse. Ora mangia e zitta--.
Sbuffai spazientita.
Finimmo di mangiare,Nico aiutò suo padre con i piatti.
Vale e mamma se stavano abbracciati sul divanetto sorseggiando del caffè.
--Scusate-- Loris ruppe il silenzio voltandosi a guardarmi.
--Tu quindi sei la famosa Edera,la ragazza che ha aiutato mio figlio in questi ultimi giorni--
--Si sono io. E' un vero piacere conoscerla--
--Dammi del "tu". Ti sono davvero grato per quello che hai fatto. Ora stai bene?--
--Si,grazie-- risposi confusa.
--Nicholas,hai fatto bene a portarli qui. Ora dobbiamo pensare a come organizzare la cosa...Edera può stare nella tua camera e sua madre col compagno nella mia--.
--Si papà. Ma io dovrò allontanarmi prima che si faccia notte,hanno bisogno di vestiti e devo portare via delle cose dal mio rifugio--.
La sua voce era poco più che un sussurro ma piena di autorità.
--Bene...si va bene ma tornerai...hai promesso!--
--Tornerò papà. Devo parlarti. Spero tu capisca--.
--Capisco già,figliolo. Fai quel che devi e torna presto--.
Nicholas si voltò venendo verso di me,mi prese il viso fra le mani.
--Ora tu stai buona qui,torno il prima possibile--
--Nico,stai attento...--
Mi baciò prima che potessi finire la frase. Un bacio dolce,innocente sulle labbra per poi allontanarsi,in un attimo fu al volante,accese e via.
Lo guardai allontanarsi.
La voce di Loris mi fece riemergere.
--Dunque tu sai tutto quello che c'è da sapere su mio figlio--
--Non ne sono sicura. E tu?--
--In questi mesi abbiamo avuto modo di parlare di molte cose ma molte ancora non so come dirgliele--
--Tipo?-- Chiesi curiosa.
--Tipo del giorno in cui è arrivato in questa casa. Ho omesso delle cose volontariamente--
--Perché?--
--Eh,diciamo che l'ho ricattato:se tornava a casa gliele dicevo altrimenti...--
Scrollai le spalle.
--Ma tu sai cos'è vero? E' questo che devi dirgli?--
--Non ho mai saputo chi fosse il suo vero padre ma so chi era sua madre--
--Me ne vuoi parlare?--
Si sedette accanto a me.
--Era una donna incantevole,di una bellezza rara. I miei amici mi dicevano di stare lontano da una bellezza tale,che prima o poi ne sarei uscito un...beh,cornuto-- rise con un'aria nostalgica,poi riprese calmo --dicevo,era bellissima. La sposai per amore,lei aspettava un figlio da poche settimane,sapevo che era una donna difficile,capricciosa...ma ignoravo la sua vera natura--
--Che è successo?-- Chiesi ansiosa.
--Non è stato un bel matrimonio. Il giorno in cui Nicholas è venuto al mondo io non c'ero. Era scappata per partorire. Sono stato in ansia per due giorni,mi aveva lasciato una lettera sul frigo dove mi chiedeva di non cercarla e che il bambino in realtà non era mio. Io lo sapevo già,ma non le dissi mai nulla della mia sterilità,volevo quel bambino più di quanto avessi mai voluto lei,e credimi all'epoca ne ero innamorato. Poi il terzo giorno torna a casa. Non aveva il bambino con sé,mi disse che lo aveva il padre,che era meglio così. Mi arrabbiai,urlai,piansi gridandole dietro ma nulla. Per mesi senza sapere nulla di Nicholas. La gente mi riempiva di domande alle quali rispondevo sempre la stessa cosa:"Il bambino ha bisogno di cure. Mia moglie sta bene,lo andiamo a trovare ogni giorno alla clinica". Passarono quattro mesi. Ero di sopra quando ho sentito il campanello suonare,stavo per scendere ma mia moglie aveva già aperto,così me ne sono rimasto a finire di montare la vasca--
--E poi?-- Per un attimo si era rabbuiato.
--L'ho sentita gridare:"No! Non lo voglio con me. Vattene. Portatelo via". A quel punto mi sono precipitato di sotto. Aveva il bimbo in braccio,l'uomo sulla porta alla mia vista se ne è andato fuggendo. Poi lei mi ha guardato con rabbia. "Lo volevi tanto. Ora è tuo!" E lo ha lanciato sul divano,con noncuranza. Sono subito andato a controllare che non si fosse fatto male,per fortuna era tutto intero nemmeno piangeva e da quel giorno è rimasto con noi--.
Ero sbalordita e commossa da quel racconto. "Povero Nicholas"
--Ma che fine ha fatto il padre?--
Loris sospirò.
--Non ne ho idea. Aveva dato a mia moglie una quantità di denaro esorbitante purché se ne prendesse cura,a lei non importava nulla di suo figlio,me ne sono sempre occupato io. Lei pensava solo a spendere,a viaggiare. Te l'ho detto non è stato un bel matrimonio. Ha incominciato a bere che Nicholas aveva tre anni,ci ha trascurati in tutti i modi...--
--Ma perché non l'hai cacciata via?-- Ero infuriata.
--Perché sono sempre stato debole. Ho sempre sperato che un giorno si rendesse conto di essere una madre ed una moglie,ma non è successo--. Disse rassegnato.
--Se tornassi indietro cambierei molte cose,ma non mio figlio. E' stato l'unica cosa bella di quella donna--
--Com'era quell'uomo? Suo padre,com'era?--
--Non l'ho visto bene in faccia,era coperto da una sciarpa larga,indossava un cappotto...un tipo elegante--.
--Coperto!-- Sbottai.
"La donna era coperta in corriera,il padre era coperto..."
--Era giorno quando lo hai visto?-- Chiesi agitata.
--Si...era giorno--
--Faceva freddo per essere coperto in quel modo-- dedussi.
--Ah...no in realtà eravamo in primavera...ha importanza?--
"Ecco perché sangue-misto. Il padre era un vampiro e la madre umana!"Pensai.
--Perché ti interessa?-- Chiese.
--Non importa...solo pezzetti di un puzzle nella mia testa-- risposi vaga.
Avrei aspettato il ritorno di Nicholas per metterlo al corrente dei miei dubbi,del mio puzzle.
--Scusa Loris,hai parlato di questo con Nico?--
Si stava accendendo una sigaretta.
--Oh ti dà fastidio se fumo?--
--No,tranquillo. Allora?--
--Ehm si,gliene ho parlato. Non è stato facile per nessuno dei due--
--Immagino. Vuoi continuare,oppure...--
Mi guardava dritto negli occhi ma con la testa sembrava starsene altrove.
--...ehm ti spiace se mi riposo un po'? Vorrei mettermi fuori sulla sedia a dondolo,mi aiuta a pensare. Aspetterò Nicholas fuori,voi fate come foste a casa vostra--
--Aspetta-- Lo afferrai per una bretella della salopette --Perché non ci chiedi nulla...insomma sul perchè siamo dovuti venire a stare qui?--
Sorrise --Perché aspetto sia mio figlio a dirmelo. Aveva bisogno di suo padre ed è tornato per lasciare che lo aiutassi,questo mi basta per fidarmi di lui. E poi tua madre mi ha lasciato intuire molto--
--E ti è davvero sufficiente?-- Chiesi perplessa.
--Per ora mi basta sapere che mio figlio stasera cenerà con me. I suoi amici sono anche i miei--. Strizzò un occhio e si andò a sistemare fuori nel portico.
Ero sbalordita da quanto amore provasse per suo figlio,Nico non faceva altro che stupirmi,persino suo padre era un tipo fuori dal comune. Ridacchiai fra me.
Mamma e Valerio si erano appisolati sul divano,tolsi piano il pacchetto di patatine dalle mani di Vale,lo poggiai chiuso sul tappeto.
la storia di Loris mi aveva toccata nel profondo. Aver amato una donna a tal punto ed esserne altrettanto ferito,mi portò a chiedermi se in qualche modo la sua perdita non lo avesse lacerato ancora di più.
Comprendevo il senso di colpa di Nico per l'incidente con la madre,capii che non era solo dolore per quello che era successo ma anche la perdita di sua madre,la donna che suo papà da sempre aveva sperato potesse cambiare,tornare ad essere la ragazza della quale si era innamorato,magari anche Nico,chissà quante volte lo aveva desiderato. Ed ora non c'era rimedio,risposta,solo ricordi. Ricordi di una donna che non li aveva saputi amare.
Mentre ero immersa nelle mie riflessioni,senza rendermene conto avevo salito quella scala ritrovandomi al piano di sopra in uno spazio piccolissimo,di fronte a me una porta chiusa,la aprii.
Trovai il bagno,era piccolo e contenuto. Le piastrelle azzurre,le ceramiche bianche,sulla destra c'era una vasca con una tenda a fiori impermeabile montata su di essa nascondendola quasi completamente.
Mi chiusi la porta alle spalle.
Alla mia destra un'altra porta con un teschio di peluche che penzolava dalla maniglia,pesai dovesse essere la camera di Nico. Entrai.
La luce fredda del pomeriggio filtrava attraverso i vetri di una grande finestra.
Sulla parete alla mia sinistra c'era un letto disfatto con lenzuola color sabbia. Ne dedussi che forse il padre aveva lasciato tutto com'era per non rischiare di dimenticare suo figlio.
Dallo psicologo avevo appreso che i famigliari colpiti dalla perdita dei loro figli tendono a lasciare le loro camere come quest'ultimi l'avevano lasciate.
Sui muri dei poster raffiguravano ragazze sexy in sella a delle motociclette. La cosa mi infastidiva parecchio,decisi quindi di posare la mia attenzione altrove.
Un tavolo subito alla mia destra fungeva da scrivania,sopra se ne stavano fogli,penne,un computer con stampante,giornaletti,post-it...una piccola lampada da ufficio.
Curiosai fra quelle cose,leggendo qualche appunto qua e là.
Su un foglietto strappato da un quaderno a righe c'era scritto "Ricordarsi di restituire lo zippo a Gigi". Sorrisi.
Nella parete di fronte al letto c'era un armadio a due ante,lo aprii. Da un lato se ne stavano spiegazzati diversi pantaloni e magliette,nell'altro erano appesi giubbotti e camicie. "Che bel disordinato che sei!"Pensai divertita.
In alto,sullo scaffale destinato solitamente alle coperte,c'erano album di fotografie catalogati per anno. Ne tirai giù uno tra quelli meno recenti.
Dentro,le foto di varie gite scolastiche. Riconobbi Nicholas solo dopo diverse pagine. Avrà avuto più o meno quindici anni,era abbracciato ai suoi compagni,con i capelli cortissimi ed un sorriso mozzafiato.
Continuai a curiosare chiedendomi quando sarebbe stato di ritorno,il sole stava iniziando la sua discesa,due ore e sarebbe tramontato ingoiandoci tutti nella paura.
Scrollai le spalle rabbrividendo,cercavo qualcosa per distrarmi.
Riposi un altro album per prenderne uno con su scritto"1990",Nico lì dentro avrebbe dovuto avere più o meno due anni.
Lo aprii curiosa di vederlo ritratto in pose tenere ed impacciate.
Un bimbo paffuto con occhi enormi,scuri se ne stava in braccio ad un Loris meno panciuto. Erano adorabili. Spaginavo lentamente per memorizzare quei ricordi non miei,per poter ricordare Nico già da quando nemmeno c'ero.
Poi l'immagine di una donna bellissima mi colpì allo stomaco.
Doveva essere sua madre:capelli biondi raccolti in una pinza,un vestitino corto a righe lasciava poca immaginazione alle sue forme. Le gambe lunghe,il seno piccolo e sodo. Tutto in lei era armonioso. Loris aveva ragione,sua moglie era stata una donna bellissima.
Voltai pagina e quello che provai fu puro terrore e sbigottimento:la madre di Nicholas,il suo volto in primo piano occupava l'intera pagina. L'ovale perfetto,due occhi verdi,le labbra carnose truccate da un rossetto leggero.
Era molto somigliante alla donna della corriera e dell'attacco in camera mia. Mi sforzai di immaginare gli occhi anziché verdi,rossi e la pelle un tempo rosa ,bianca. Era lei! La donna vampiro agile e crudele era sua madre!
"Com'è possibile! E' morta!"
Gettai l'album sul letto. Restai immobile per non so quanto tempo,poi vidi la luce dei fari di un'auto correre sulle pareti. Mi precipitai di sotto.
Trovai Nico nel salotto,stava poggiando delle valigie a terra,mia madre lo stava ringraziando,Valerio era pietrificato,dalla sua bocca penzolava una salsiccia abbrustolita,Loris lo aiutava a sistemare alla meglio.
Si voltò per guardarmi e capì subito dalla mia espressione che c'era qualcosa in me che non andava bene.
Mollò le valigie restanti e mi fu subito accanto prendendomi per mano.
--Edera andiamo di sopra--
Acconsentii muta seguendolo su per quelle scale,stringevo forte la sua mano,le dita mi facevano male.
Una volta chiusa la porta dietro di noi prese il mio viso fra le sue mani.
--Che c'è?-- Chiese nervoso.
Non riuscivo ad emettere alcun suono,iniziai a tremare.
--Edera dimmi che hai--
Mi scrollò con forza,lo fissavo incapace di pronunciare qualsiasi sillaba.
--Edera,piccola,mi spaventi...che diavolo ti è preso?--
Deglutii un paio di volte,finalmente le corde vocali vibrarono.
--Nico...tua madre...tua...--
--Mia madre cosa?-- Domandò nervoso.
Inspirai più aria possibile.
--E' lei...tua madre...lei Nico...lei!-- Sbottai indicando l'album aperto sul letto.
--Lei?-- Era confuso. Lo prese guardando il volto di sua madre.
Poi tornò con i suoi occhi nei miei.
--Edera,che vuoi dire?--
--La donna bionda di ieri sera...è lei!--
--Impossibile!-- La sua faccia era un ghigno di rabbia ed incredulità.
--Ne sono certa Nico. E' la stessa persona--.
Restammo in silenzio a guardarci esterrefatti.
Il sole calò alle nostre spalle lasciando la stanza immersa nel buio.
--Nico,mi dispiace...non volevo...-- scoppiai a piangere rannicchiata a terra,il volto coperto per la vergogna.
Mi sentii sollevare in un abbraccio.
--Edera calmati...ne sei pienamente sicura vero?-- La sua voce era ritornata calma.
--Mi dispiace me è lei-- singhiozzai sul suo collo.
Si sedette sul letto con me sopra,iniziò a baciarmi la fronte,le mani. Le scostai cercando il suo volto.
La luna brillava nei suoi occhi.
Dopo qualche istante tornò a parlare.
--Credi mi abbia trasformato lei?--
--No non credo sia andata in questo modo-- dissi cauta.
--Spiegati--
Respirai a fondo cercando di sistemare le idee in testa.
--Ho parlato con tuo padre oggi. Mi ha raccontato del giorno che sei arrivato...--
--Si continua-- fece calmo.
--...Ehm...il tuo vero padre,quando ti ha riportato a casa era coperto,completamente,in pieno giorno...non faceva freddo-- inspirai nuovamente. Lui mi guardava concentrato.
--ho pensato che forse...forse quell'uomo,poteva essere un vampiro-- attesi una sua reazione.
Dopo qualche secondo parlò.
--"Il frutto di un mostro"-- disse lentamente.
Gli feci una carezza nascondendo il volto nell'incavo del suo collo.
Cenammo tutti insieme intorno al tavolo,Nico si servì della carne cruda sotto lo sguardo rassegnato di suo padre,e quello schifato di Vale.
La serata scorse abbastanza bene. Dopo frasi rotte e lunghi silenzi,Nico raccontò a suo padre come erano realmente andate le cose,tralasciando l'ultima scoperta per non turbarlo ancora di più.
Quando accennò al fatto che probabilmente il suo vero padre poteva essere stato un vampiro,Loris trattenne il fiato dallo stupore. Mia madre scrollava la testa come a dire "Ci mancava solo questa",in quanto a Vale,masticava nervosamente tutto ciò che era commestibile.
Il suo aspetto non era mutato di una virgola,ma il suo appetito era insostenibile. Secondo Nico non sarebbe durato ancora per molto,bastava aspettare che Vale smaltisse il suo sangue e presto sarebbe ritornato ad essere un comune essere umano.
Loris era spaventato per suo figlio,dopo aver saputo dello scontro con Vanessa non faceva altro che pregarlo di stare attento e che insieme dovevano trovare un modo per rintracciare il suo vero padre.
Secondo Loris,quell'individuo aveva un'anima da qualche parte,perché lo aveva risparmiato quando ancora era un infante e non si era più fatto vedere,forse per potergli dare un'esistenza umana.
Nicholas non era entusiasta all'idea,temeva di metterci tutti in pericolo ma non c'era altra scelta,dovevamo sapere il più possibile su questi esseri,in modo da prevenire un secondo attacco.
Al solo pensiero mi girava la testa. Eppure volevo aiutare Nico,dovevo aiutare Nico.
Il piano che mi ero prefissata non era cambiato,soprattutto ora che sapevo chi era in realtà quella donna.
Ero dunque certa che voleva me,magari come tramite per arrivare a suo figlio. Dovevo impedirle di fargli del male se era questa la sua intenzione,a costo di rimetterci la pelle.
Mentre lo guardavo,mi chiesi ancora una volta se in realtà non mi stessi innamorando.
Non aveva importanza se suo padre era un vampiro.
Nico era un ragazzo che aveva vissuto una vita difficile e per sfuggire ad essa si era imbattuto in qualcosa più forte e potente della morte stessa. Un ragazzo vittima del proprio destino,che amava suo padre,che un tempo aveva amato la sua crudele madre e che io amavo. Senza ragione,nessuna persuasione...o rimedio.
Salimmo al piano di sopra,Loris aveva insistito per dormire sul divano,Nico lo avrebbe raggiunto più tardi.
Avevano un sacco di cose di cui parlare ora che si erano ritrovati.
--Edera,dovresti chiamare le tue amiche domani e dì loro che non sto bene...d'altronde ho un femore rotto ed un braccio slogato quindi...--
--Va bene mamma,lo farò--
--Notte piccola...ah! Non dire dove ci troviamo,non è prudente. E per quanto riguarda la scuola,beh ci penseremo poi...--
--Ma certo-- la rassicurai.
Ci abbracciammo in quel piccolo spazio,Vale la sorreggeva.
--Notte Vale...domani andrà meglio vedrai-- gli feci l'occhiolino per incoraggiarlo,mi rispose con un debole sorriso.
Nico era seduto sul letto avvolto in un ombra con la testa fra le ginocchia,le dita intrecciate nei capelli.
Mi inginocchiai di fronte a lui accarezzandogli le mani.
--Mia madre...perché?-- Disse senza fare il minimo movimento.
--Non lo so Nico-- sospirai.
--Sai che penso?! Penso che in realtà è sempre rimasta in contatto con quell'uomo...l'ha trasformata lui!--
--Tu credi?-- Chiesi.
Alzò la testa guardandomi negli occhi.
--Come può essere altrimenti--
--Si forse...--
--Edera mettiti a dormire,scendo da mio padre. Più tardi verrò a controllare come stai ok?!--
--Non so se riuscirò a dormire-- dissi trattenendolo per la mano.
Si avvicinò per baciarmi sulla fronte,sulle gote,sugli occhi...gli afferrai il viso traendolo a me.
Lo baciai sulle labbra e di nuovo mi persi nel vortice di emozioni.
Parlammo ancora un po',volevo essere certa che stesse bene,poi lo lasciai andare.
Mi sdraiai sul letto avvolgendomi nelle coperte,non avevo voglia di cambiarmi anche se ne sentivo il bisogno.
Chiusi gli occhi cercando in tutti i modi di scacciare il ricordo della sera prima dalla testa ma non fu facile. Per fortuna la stanchezza ebbe la meglio sul mio cervello,mi addormentai cullata dal brusio delle voci di Nico e Loris.
Mi svegliai all'alba,Nicholas mi era accanto. Dormiva pacificamente,mi alzai cauta per non svegliarlo ma fu inutile,i suoi sensi lo fecero voltare di scatto.
--Dove vai?--
--Ho bisogno di fare una doccia,tu dormi per favore--
--Va bene ma non chiudere la porta a chiave--
--Tranquillo ma tu riposati--
Feci per uscire afferrando la mia valigia quando parlò di nuovo.
--Edera...--
--Dimmi--
--L'ho sentite--.
--Chi...?-- Chiesi confusa.
--Mia madre e Vanessa. Le ho percepite--
M'immobilizzai. --Quando?--
--Ieri notte,mentre stavo tornando da te--
--Spiegati-- mi sforzai di mantenere la calma.
Si mise a sedere poggiando la schiena sulla testiera del letto.
--Percepivo strane vibrazioni provenire da casa tua,la presenza di due individui...credevo fosse solo la mia immaginazione. Più mi avvicinavo e più erano forti,delle scosse su tutto il corpo,non dolorose né piacevoli...solo strane...come auree--
Ero sbalordita. --Quindi puoi percepire i vampiri?--
--Lo spero a questo punto--
Restai ferma,la valigia ancora serrata nella mano.
--Dai vatti a cambiare-- Si risistemò su un fianco dandomi le spalle,come a dire"Non pensiamoci adesso".
Entrai in bagno,mi sedetti sul bordo della vasca per qualche minuto,riflettei su quello che mi aveva appena detto Nico. Sinceramente ero sollevata all'idea che poteva sentire la presenza di un vampiro,la sua aurea,sicuramente era un vantaggio.
Sperai solo che quelle due non ne fossero altrettanto capaci,altrimenti c'era un'ampia possibilità che ci trovassero prima di quanto temessimo.
Decisi ad alzarmi. Una bella doccia mi avrebbe fatto sicuramente bene,quello di cui avevo bisogno era calmare i nervi sotto il gettito dell'acqua calda.
In effetti mi fece bene,ero più rilassata,più lucida.
Scesi di sotto,Loris stava preparando un'abbondante colazione,vederlo ai fornelli mi fece venire la nostalgia di casa mia.
Solo due giorni prima ero stata io a prepararla per Nico a casa mia,mamma e Vale erano ancora al sicuro,io ero ancora la ragazzina invaghita di un ragazzo speciale,con l'unico obbligo di andare a scuola.
"Mi mancherà andare a scuola. Chissà quando potrò tornarci?"
Mi mancava Melania,la sua risata della mattina e le sue chiacchiere,mi mancava Eleonora con le sue novità amorose...ed io che non avevo detto loro niente di Nico,perché non mi avrebbero creduta,perché ne sarei stata gelosa.
Avevo voluto quel segreto tutto mio,senza pensare alle conseguenze.
"Nessuno può davvero far entrare nella propria vita qualcuno senza coinvolgere la propria famiglia,perché se non si è soli,altri ne subiranno le conseguenze". Ed io non ero sola,non lo ero mai stata.
Mia madre ed io eravamo un tutt'uno da sempre,i nonni stessi fino a qualche anno fa,ci prendevano in giro quando indossavamo le stesse cose,come gemelline.
Mi tornò in mente il ricordo di quando mia madre si fece tatuare il mio nome,un ghirigoro con foglie di edera sotto al seno sinistro. Era stata una bella giornata quella,mi aveva anche comprato un mega gelato. Pazza mia madre!
D'altronde Greta una volta mi disse che non sarebbe mai stata una buona madre con me,ma ce l'avrebbe messa tutta per essere almeno una buona sorella e di certo come migliore amica non potevo chiedere di meglio.
C'eravamo sempre state l'una per l'altra senza giudizio,solo dialogo,tanto dialogo!
E dire che a volte l'avevo giudicata una rompi scatole,perché voleva sempre parlare e starmi ad ascoltare,ogni cosa la interessava,la incuriosiva.
La cosa che più mi spaventava,pensando a lei,era che perdesse quella sua leggerezza,la sua autoironia,il suo immenso sorriso.
E Valerio. Temevo potesse perderlo.
Lo amava. Non avevo ma conosciuto quel lato di mia madre,non l'aveva mai dato a vedere.
Se un uomo la faceva soffrire,lei si lamentava,faceva i capricci ma poi ritornava in sé nel giro di pochi giorni,non credevo potesse essere capace di attaccarsi ad un uomo come lo era con Vale.
Ridevo in silenzio di me stessa,del mio distratto temperamento nei riguardi dei suoi sentimenti.
La voce di Loris mi riportò alla realtà.
--Buon giorno,come hai dormito?--
--Bene,grazie-- risposi sedendomi al tavolo. --Mia madre dov'è?--
--In veranda col fidanzato,sono una bella coppia-- affermò divertito.
--Si è così...-- mi affacciai alla finestra per scorgerli,stavano abbracciati,la scena mi fece sentire meglio.
--Senti Edera,che fine ha fatto tuo padre?--
La domanda mi colse di sorpresa,risposi imbarazzata.
--Beh,mio padre ha la sua famiglia ed io ho la mia...--
Mi servì del latte in una tazza e dei biscotti caldi avvolti in un tovagliolo.
--Non ti piace il latte?--
--Sì sì...tanto,grazie. Potrei metterci del caffè?--
--Sei una bambina,il caffè ti fa male--
--Non sono una bambina-- mi affrettai offesa a rispondere.
--Prendo il caffè la mattina,non preoccuparti Loris-- aggiunsi più cortese.
--Ah beh se è così...tieni--. Mi allungò la caffettiera.
--Allora tuo padre ha una famiglia...e dimmi hanno divorziato?-- Chiese con un cenno della testa in direzione di mia madre.
"Che invadente!" pensai.
--Non si sono mai sposati lui era impegnato aveva moglie e mia madre era trasgressiva,quindi...eccomi qua--. Buttai fuori tutto insieme senza pause per non essere interrotta con altre domande indiscrete,per dare l'impressione sbagliata e metterlo a disagio,infatti funzionò.
Funzionava sempre,anche a scuola,fin dalle medie,gli insegnanti rimanevano a bocca aperta ma senza più nessuna domanda sull'argomento padre-madre.
Loris era diventato rosso in viso dall'imbarazzo,ritornò silenziosamente a mettere in forno dei biscotti appena fatti.
"Uno pari".
Ero sempre stata suscettibile a riguardo. Non mi piaceva l'idea di dover per forza dichiarare la presenza di mio padre nella mia vita,ero cresciuta facendone a meno,mi stava benissimo,stava bene anche a lui. A volte le persone davano troppa importanza a cose che per me non avevano più molto senso.
Avevamo il nostro equilibrio,mio padre ed io,punto.
Dopo qualche minuto Loris tornò a parlare.
--Ascolta se vuoi fare delle telefonate,l'apparecchio è di là. Tua madre mi ha detto che dovevi chiamare a scuola,credo...--. Terminò vago la frase,mi alzai ringraziandolo,provai anche a scusarmi per prima,ero stata avventata,avevo dimenticato per un attimo il valore che lui dava alla famiglia ma non riuscii a formulare una frase come si deve,così mi allontanai e raggiunsi il telefono nel piccolo salotto.
Chiamai Melania e come già mi aspettavo mi riempì di domande,sul come stavo e come stava mia madre,come era caduta e dove ci trovavamo in quel momento.
A quella domanda mi fermai per riflettere,dovevo inventare un luogo abbastanza lontano per non indurla nel venirci a trovare,ma altrettanto plausibile da risultare sincera.
Infine optai per la casa di mia zia,sorella di mamma,Melania la detestava,diceva che era una snob senza cervello,non sarebbe mai venuta a trovarmi in quella casa.
Aveva avuto una storia con mio cugino due anni prima,finita malissimo per colpa di zia:a lei non piaceva l'esuberanza di Mel e a Mel non andava a genio nulla di mia zia. Non faceva altro che litigare con Renato,mio cugino,proprio per il solito problema,sua madre,gli sguardi che le lanciava,le battute che le faceva. E ciliegina sulla torta,Renato idolatrava sua madre senza prendere mai le difese della mia amica,quindi fine della storia.
Parlammo a lungo,cercai di essere il più credibile possibile,le dissi che avevamo avuto un incidente mentre andavamo a trovare la zia per il fine settimana dopo la breve visita a casa di nonni,e perché mi credesse dovetti aggiungere che mia zia,essendo una tipa ansiosa non ci avrebbe permesso di tornare a casa finché non saremmo state meglio.
A quel punto mi credette subito.
--Te l'ho sempre detto che tua zia è tutta scema!--
Ridemmo insieme.
Era stato bello sentire la sua voce allegra e squillante,per qualche minuto mi ero sentita spensierata,eravamo davvero a casa di mia zia a cercare un pretesto per tornarcene a casa.
Ma la realtà era un'altra,sospirai nel guardare la cornetta ferma al suo posto.
"Così adesso è questa la mia vita:bugie al telefono,nessun diploma,nessuna tranquillità,nessuna certezza del futuro e come ultimo pensiero felice,vampiri feroci".
Scrollai le spalle cercando di liberarmi dal vittimismo e dal malumore concentrandomi su Nico,ricordando i nostri baci,assaporandone la mancanza.
--Sei qui--.
La sua voce mi scaldò dentro.
--Ehi,già sveglio?-- Sorrisi.
--Già...è andata bene con Melania--
Per un secondo lo guardai stupita.
--Ah giusto...il tuo udito--
--Infatti. Come ti senti?--
--Bene...tuo padre ha fatto i biscotti,perché non ne mangi qualcuno-- dissi svelta.
--Lo farò,era nelle mie intenzioni fare colazione. Sei nervosa?--
--Solo un po'-- ammisi.
--Ascolta,che ne dici se poi ne parliamo--
--Non c'è nulla di cui parlare...tranquillo. Piuttosto,ieri sera come è andata con tuo padre-- deviai.
--Bene credo. Ma ti dirò meglio dopo...--
--Nessun problema,adesso vai--.
Mi si sedette accanto.
--Edera,sicura che non vuoi parlare ora?--
--Sicurissima. Mettiti in forze. Io esco fuori,vado da mia madre-- conclusi alzandomi.
--Ok. Se la metti in questo modo...--
Uscii fuori,la pioggia cadeva fitta bagnando l'aria.
Si riusciva ad intravedere il sole dietro le nuvole grigio chiaro,non avrebbe piovuto per molto,pensai.
Mia madre mi abbracciò augurandomi il buon giorno,Valerio se ne stava chiuso nel suo mutismo sgranocchiando un pacchetto di mais tostato,sorrise nel vedermi.
Mi accoccolai accanto a loro due.
Mentre le nuvole si diradavano parlammo di come affrontare questa nuova vita,mamma la chiamò "un periodo",mi limitai ad assecondarla senza mostrare le mie preoccupazioni.
--Presto risolveremo tutto con l'aiuto di Nicholas e suo padre. Torneremo a fare la nostra vita di sempre,solo un po' meno scettiche riguardo ai racconti del terrore-- rise forzatamente.
--Vedrai Edera,andrà tutto bene,tutto al suo posto--.
--Si mamma,andrà tutto bene-- risposi in tono apatico.
Doveva andare tutto bene,a posto,avevo un progetto da portare a termine,presto avrei trovato una scusa per allontanare Nico,mi sarei fatta trovare da sua madre ed avrei cercato di raggiungere un compromesso con lei. Avrei barattato la mia vita,se necessario,con quella di tutti loro.
Mia madre aveva ragione,presto.
Sarebbe tornata ad essere felice insieme a Vale,lui l'avrebbe salvata dal crollo di una mia eventuale sconfitta.
Nicholas li avrebbe protetti portandoli in salvo,lontano.
Quanto a me,dovevo solo avere coraggio,affrontare il mio destino.
Se era me che volevano,mi avrebbero avuta.
Al pensiero della mia morte,una cosa fra le altre in particolare mi consolava:non ci sarebbero più stati molti cambiamenti a sconvolgermi.
Risi in silenzio,chiudendomi nelle spalle.

luceombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora