Capitolo 5

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Salutai Nico sulla porta ma una volta uscito mi affacciai alla finestra dalla quale avrei potuto vederlo incamminarsi verso la sua auto,scostata la tendina riuscii a scorgere un bagliore blu sul viottolo del giardino colorandone per un secondo,credo,le siepi,di lui nessuna traccia,spostai lo sguardo verso la sua auto e lo vidi al volante. Come aveva fatto in così poco tempo? E perché emanava quei bagliori? Mi fermai a guardarlo mentre faceva manovra e partire,mi chiesi se suo padre sapesse cosa gli era successo,cos'era diventato. Nonostante la serata era stata piacevole non riuscivo a staccarmi dal senso di nausea che mi aveva lasciato il suo racconto,ero stanca ma non avevo sonno,corsi di sopra gridando a mia madre che mi sarei ficcata a letto,era tardi,e la ringraziai per essere stata carina con lui. Mentre mi lavavo i denti mi chiese se c'eravamo già baciati e quante volte,non sapevo cosa rispondere,optai per la verità,mentirle su una cosa come i baci mi sembrava una cafonata troppo grossa perché mi avrebbe chiesto di sicuro di raccontarle come,quanto,dove,ogni minimo dettaglio sarebbe stato bello per entrambe,ma mentendo avrei rovinato tutto,persino un bacio se ci sarebbe mai stato. Mai e poi mai le avrei detto una bugia su questo,io non l'avrei perdonata. Ci augurammo la buona notte,una volta chiusa la porta della mia camera mi diressi alla scrivania,accesi il computer pronta a cercare indizi.
Cliccai su diverse pagine alla ricerca di bagliori bluastri senza alcun risultato minimamente riconducibile a lui,alla sua pelle,decisi dunque di non risparmiarmi cercando quello che più temevo:i non morti.
A questa voce i siti si susseguivano numerosi,ne scelsi uno che mi sembrò il più completo e dettagliato scartando tutti quelli in cui c'erano riferimenti a film o libri vari. La caccia era iniziata!
Dettagli su sparizioni in diverse località del mondo dovute ad una causa comune:i vampiri. Vampiri sotto forma di streghe,streghe simili a vampiri,demoni,zombie,creature leggendarie dotate di poteri o solo affamate di sangue di bambini o giovani donne,affamate di gioventù. Trovai anche diverse razze di vampiri,in ognuna di esse c'era il denominatore comune,il sangue umano,poi un altro nome,un'altra razza,si nutriva di sangue di animale decimando mandrie intere,le storie erano accadute in passato,alcune stavano accadendo,tutte si riferivano a leggende del luogo in cui si erano subite perdite. Mi chiesi se stavo seguendo la pista giusta...cliccai e cliccai per trovare un dettaglio che accomunasse Nicholas ad uno di questi esseri. Appresi che la velocità faceva parte dell'essere un vampiro ma non di uno zombie o di alcuni stregoni atti più nell'apparire di notte barcollando e mangiando tutto ciò che si muove o,nel caso degli stregoni,fare incantesimi o deturpare cadaveri. Quindi velocità.
Seconda cosa in comune era la pelle bianca scolorita,anche se Nico era pallido solo se non si nutriva e da quel che avevo visto io stessa,la sua pelle era sì bianca ma non fredda o incolore,la sua ricordava l'avorio ma era calda,il suo corpo era caldo.
Terza,carne cruda o sangue,come fonti di sostentamento,potevano essere paragonate? D'altro canto lui mi aveva detto che non sentiva il bisogno di"succhiarlo",ma berlo? Questo non lo sapevo,lasciai dunque la cosa in sospeso. E poi c'era il fatto che si poteva nutrire di tutto,lo avevo visto con i miei occhi a cena ma la carne lo saziava meglio...ma non aveva caratteristiche simili ad uno zombie...stavo andando fuori di testa!
Poi gli occhi in teoria sarebbero dovuti essere rossi e lui li aveva scuri,intensi,profondi...pensandoci bene però,se si era davvero trasformato in una creatura simile,il colore degli occhi sarebbe potuto mutare nel corso del tempo o a causa di qualcosa,tipo il sangue umano? Cavolo! Avevo intenzione di appurarmene il prima possibile,aveva detto di aver bisogno di me,di parlare con me delle sue stranezze quindi era mio dovere aiutarlo a capire.
Quello che mi consolava era la sua capacità di muoversi nelle ore diurne...sotto il sole...e sotto la luna quei bagliori. Forse era giunto il momento di cercare sotto la voce "licantropi",esseri sensibili ai moti lunari.
Mentre il mio cervello tentava di memorizzare le numerose nozioni necessarie per paragonare Nicholas a questi uomini-lupo,mi fermai a riflettere sulle emozioni contrastanti che la sua presenza mi causava,onde violente s'infrangevano in me dall'addome al petto,forse Nico ed io dovevamo incontrarci...forse nella mappa della nostra vita era segnata quella tragica data che lo aveva condotto a me.
Dovetti andare in bagno per rinfrescarmi il viso,avevo gli occhi stanchi,guardai la mia immagine riflessa nello specchio,pallida come un cencio dalla stanchezza ma niente avorio,gli occhi sembravano scavati nelle orbite,i capelli scendevano lunghi sulle mie spalle tracciando fasce scomposte castano ramate. Dovevo assolutamente dormire.
Tornai in camera,mi sedetti sul letto,il computer ancora acceso sulla pagina dei licantropi. Non poteva essere un licantropo,come poteva vivere dopo la morte? Di questo non ne parlavano nel sito,erano quasi indistruttibili se trasformati in lupo ma non immortali...non riuscivo a cavarne una spiegazione. Dovetti spegnere tutto,anche me stessa.
A colazione con mamma parlammo di Nico,di come era stato affabile e alla mano,mi disse che le piaceva anche se le era sembrato strano che potesse fare davvero il meccanico,non aveva le mani rovinate o sporche di grasso. Aveva ragione,non c'avevo fatto caso,concordai rassicurandola sul fatto che mi aveva raccontato di farlo con suo padre quindi,forse il lavoro sporco non toccava a lui,magari teneva la contabilità e si occupava degli ordini e delle consegne.
Mi sorrise guardandomi sghemba.
--Credi davvero di farmela,Edera?-- La sua domanda m'immobilizzò.
--Che vuoi dire?-- Chiesi d'un fiato.
--Tesoro,conosco bene la famiglia di Melania e conosco bene suo fratello Giulio. Nicholas non mi sembra proprio un suo amico,con questo non voglio dire che non si conoscano ma non darmela a bere...Giulio non uscirebbe mai con uno che fa il meccanico con il padre, a meno che non è un parente o un amico d'infanzia,lo sai com'è fatto,frequenta solo conoscenti universitari,e se non sono diventata una pazza visionaria,sua madre giusto l'altra settimana mentre mi stava acconciando i capelli,mi ha detto che si è laureato in luglio,ed ha voluto festeggiare con la famiglia della fidanzata,per questo non ci ha invitate...ora dimmi,come stanno veramente le cose?--
Melania non mi aveva detto nulla,era anche vero però che non prestavo molta attenzione a quello che diceva in quel periodo,ero ancora in analisi per superare lo spavento dell'incidente e pian piano,gli amici di quella sera si erano allontanati da me ed io da loro,certe esperienze ponevano fini alle amicizie. "Cose che capitano,ognuno ha bisogno di dimenticare a suo modo",aveva detto lo psicologo. Io ero stata forte abbastanza da voler riallacciare i contatti con loro trascurando le amiche di sempre ma non era servito a molto. Tutto ciò che avevo ottenuto erano scuse su scuse,la verità era che quella sera doveva essere per sempre dimenticata. Eravamo in quattro,ma soli con i nostri sensi di colpa.
Dovetti appoggiarmi al muro per rispondere.
--Hai ragione se vuoi la verità te la dirò ma promettimi una cosa...-- che mi passava in testa?
--Tutto quello che vuoi Edera,ma credimi hai la mia fiducia,se ti piace così tanto da imbrogliarmi,perché non mi ha detto semplicemente che non ha nulla a che fare con il tuo solito giro di amicizie?!--
Decisi di rimandare.
--Mamma,è così,non c'entra nulla con nessuno,credo,che tu conosca,solo con me. Scusa--.
Fece un sospiro poi mi passò lo zaino.
--Vai a scuola adesso e se non hai intenzione di tornare a pranzo nemmeno oggi,per me va bene,mi vedo con Valerio,stasera si ferma qui sarebbe carino da parte tua tornare un po' prima--
--Si mamma va bene...adesso vado e salutamelo...-
"Salvata per le penne!" Glielo avrei detto davvero? Volevo dirglielo,le dicevo tutto e lei una volta mi aveva raccontato che da ragazzina aveva combinato un mezzo casino con i suoi amici a caccia di spiriti,non era tanto differente o forse la stavo facendo troppo facile.
--Edera,vedi di studiare ogni tanto,se non ti vedo con un libro in mano nei prossimi giorni mi arrabbio sul serio,sai che non scherzo quando si tratta di scuola!--
--Lo so lo so,ciao e buona giornata--.
Cercai di sgattaiolare via ma mi acchiappò per una manica tirandomi a se',mi stampò un bacio sulla guancia di quelli che lasciano il segno,mi liberai imbarazzata,aveva un modo tutto suo di fare la pace,mi piaceva ma non quando mi sentivo in colpa. Finalmente libera mi diressi di corsa verso la meta:beccare il posto in corriera!
Mentre mi sedevo al solito posto,la tasca dei jeans emise un suono,il telefonino squillava,lo presi in mano,chi poteva essere a quell'ora? "Forse Nico?"
--Pronto? Ah ciao...-- nessun Nico,solo Eleonora.
--Ehi scusa è occupato questo posto?--
Alzai lo sguardo,di fronte a me stava una donna bellissima,mai vista prima,doveva essere sicuramente una di quelle "mantenute"che hanno la macchina ad aggiustare o magari l'aveva prestata a qualche figlio neo-patentato di certo più fortunato di me.
--Scusa un secondo Eleonora...ehm no prego si sieda,mi scusi per lo zaino è un po' ingombrante,ora lo sposto--. Sistemai l'enorme equipaggiamento da scuola sulle gambe per farle posto. Mentre continuavo a chiacchierare con Eleonora notai che mi stava guardando,forse mi conosceva così tagliai corto al telefono dicendo che avremmo continuato dopo,non so perché ma mi dava la sensazione che ascoltasse oltre che osservare. Dopo qualche istante mi decisi a voltarmi magari voleva solo qualche informazione sulle prossime fermate.
--Mi scusi--dissi,--per caso ha bisogno di aiuto?--
Era vestita elegantemente,avvolta in uno spolverino di seta celeste,una camicetta rosa con bottoncini madreperlati spiccava da sotto la seta trasparente,un cappello ampio e morbido richiamava il colore della borsetta e delle scarpe. Una donna avvolta in colori pastello,forse troppo vistosa per quell'ora,pensai che forse aveva un appuntamento clandestino ed il suo amante la stava aspettando in una macchinona tirata a lucido solo per lei.
--In realtà no--. La sua voce era bellissima,affascinante,notai che stava sorridendo. Le sue labbra carnose erano velate di un rosso perlato,la pelle del viso era incipriata di certo perché emanava un profumo delizioso simile ai trucchi di Melissa. Delicata e lunare. Gli occhiali da sole scuri e grandi coprivano gran parte della bellezza di quel volto,ai suoi lati scendevano morbide ciocche biondo scuro,erano capelli ben curati,lo si notava dal volume delle punte,terminavano in boccoli stile pubblicità di un balsamo.
Dovetti inspirare prima di poterle rivolgere ancora la parola,ero totalmente assorta in quell'immensa beatitudine che la sua figura mi trasmetteva da scordare per un secondo che ero stata io ad iniziare la conversazione.
--Scusi ancora ma è una mia impressione o vuole dirmi qualcosa?--
--Ah ah ah...oh no,in realtà stavo pensando ai vostri zaini,scusa se ti guardavo ma sei una ragazza deliziosa e mi chiedevo se tutto quel peso non finirà per rovinarti la postura. Anche mio figlio,quando andava a scuola ne portava uno simile...-- disse indicando il mio zaino.
--Beh non mi sono mai piaciuti--. Concluse volgendo lo sguardo dall'altra parte.
Mi sentivo come se le sue parole mi potessero togliere il fiato,ero imbarazzata in un modo che non capivo,in realtà era lei a togliermi il fiato,faticai per scostarmi un po'.
Non riuscivo a parlare,volevo solo continuare a guardarla,e lo feci,chinai il capo sul telefonino,finsi di modificare qualche immagine salvata. Il suo corpo doveva essere magnifico perché lo spolverino assumeva pieghe irresistibili ad ogni minimo movimento,i seni le si muovevano appena,ciò mi fece pensare che erano sodi,due seni perfetti e sodi...quanti anni poteva avere? A tratti avevo la nausea e dovevo spostare lo sguardo altrove per qualche secondo per poi riprendere a fissare ogni suo gesto involontario. Mi sentivo stordita,avevo caldo,la mia gamba sfiorava la sua gonna stretta scaldandomi il ginocchio,la coscia,il ventre. Ma anche quella sensazione mi provocava disagio.
Era strano starle accanto,incapace di spostare lo sguardo continuai ad osservare la sua figura irresistibile color pastello.
La vidi alzarsi,un sorriso sulle sue labbra lucide,di colpo mi sentii svuotata,poi la lucidità tornò a scuotermi. Quanto tempo era passato? Da quando si era seduta?
Ripresi fiato,mentre il calore si dissolveva dal mio corpo,mi guardai intorno,tutti stavano scendendo dalla corriera. Un secondo e di quella donna nessuna traccia,neppure in me,una sensazione estranea ai miei sensi,era svanita come un'immagine evocata da un ricordo. Ne sentivo la mancanza,come fosse stata una persona che non vedevo da tempo,la mia mente non era sazia di quell'immagine. "Chi era? Dov'era?". La cercai in strada senza nessun risultato,la cosa non mi piaceva affatto...sentivo che tutto in lei,quell'incontro non era stato in nessun modo"normale".
Qualcuno stava urlando il mio nome,mi voltai per trovare Melissa,Eleonora e Gioia ad attendermi.
--Buon giorno,che hai da urlare Gioia?-- Chiesi.
--Ah non lo so,perché non me lo spieghi tu. Da quando non vuoi più tenermi il posto?--
--Gioia ma che dici,in corriera non ti ho vista...con chi sei venuta?--
--Edera sei fuori? Stavo a mezzo metro da te...in piedi e tante grazie! Chi era piuttosto la bellona seduta accanto a te?--
Non sapevo cosa rispondere,dunque non mi ero accorta di Gioia. In effetti avevo lasciato sedere quella donna senza nemmeno appurarmi se la mia amica era rimasta in piedi o semplicemente in ritardo,avevamo deciso,il turno di occupare il posto toccava a me nella prima settimana di scuola.
--Scusa...non era nessuno...solo mi sembrava di risultare scortese e poi non ti avevo notata sarà che stavo parlando con Eleonora...-- farfugliai in fretta.
--Va bene,domani me lo tieni o no il posto?--
--Ma certo--. Mi affrettai a promettere.
Iniziammo ad incamminarci verso la scuola,Gioia non si risparmiava nell'essere visibilmente scocciata con me,fortunatamente le altre erano a posto.
Eleonora finì il racconto rimasto in sospeso al telefono,sviscerò entusiasta il fortuito incontro con Davide avvenuto il pomeriggio prima,di tutto quello che avevano discusso,o meglio lei aveva trattato argomenti a lui interessanti. Mi chiesi quanto a volte noi ragazze risultassimo scontate e frivole agli occhi dei ragazzi che non ci corrispondono,feci qualche calcolo:infinite! Mi dispiaceva per Eleonora ma presto o tardi qualcuno doveva dirle che se continuava così con Davide,rischiava di perdere solo tempo,doveva dichiararsi o staccarsi,inutile continuare con false speranze. C'era una fila di bei ragazzi ad aspettarla.
Durante le lezioni non potei fare a meno di farmi domande alle quali non potevo rispondermi su quella donna misteriosa. Forse avrei dovuto parlarne con Nico,non vedevo l'ora di passare del tempo con lui,ogni volta era un'emozione,cruda o no,sempre intensa. "Chissà cosa sta facendo?",mi chiesi.
Di nascosto mentre l'insegnante spiegava la tecnica che avremmo dovuto adottare per il lavoro a casa,gli scrissi un messaggio.
-Ciao,che fai? Come ti senti oggi? Edera.-
Un secondo dopo arrivò la sua risposta.
-Il solito,mi annoio. A volte non so come riempire le giornate,sembrano non avere fine. Te invece?-
-Lezione. Mi dispiace ne parliamo dopo se mi beccano sono guai-. Risposi.
Misi via il telefono,il prof si stava avvicinando al mio banco.
Si annoiava dunque. Chissà se anche lui non vedeva l'ora di rivedermi? "Si come no!" Però era stato carino a rispondermi.
Le ore trascorsero lente,le lezioni pesanti si erano gonfiate nella mia testa come palloni,finalmente la campanella suonò ed iniziai a correre verso l'uscita,verso Nico,incurante delle mie compagne.
Mentre ero in fila al cancello della scuola,mi sentii prendere la mano.
--Ciao Edera,come stai? Tutta l'estate non ti sei fatta vedere--.
"Oh mamma! Riccardo,il mio Riccardo!"
Il ragazzo perfetto con il quale avevo trascorso i momenti più belli.Il ragazzo che avevo mollato dopo l'incidente,chiedendogli tempo per riprendermi...il ragazzo che avevo amato con tutta me stessa,quello della prima volta,quello che avevo rincorso per tre anni era lì davanti a me che mi stringeva la mano.
--Riccardo,ciao,a me va ...meglio...sto decisamente meglio e tu?--
Ero stata un'insensibile! Non l'avevo più richiamato.
--Bene...ehm mi chiedevo se possiamo vederci dopo,vorrei parlarti di una cosa--
--Ma certo,cioè no. In realtà ho un mezzo appuntamento e...-- Ma che diavolo stavo facendo?
--Ah...ok...allora che faccio ti chiamo?-- La sua proposta suonò giustamente astiosa.
--Sì,chiamami o mandami un messaggio...scusa Riccardo ma sono cambiate delle cose e...-- come continuare? Ero totalmente in torto.
--Va bene...vediamo...stasera passo da te,è meglio,prima ci vediamo prima parliamo--. Concluse guardandomi male. Conoscevo quello sguardo e sapevo che non prometteva nulla di buono. Decisi che era meglio assecondarlo,il minimo che potevo fare dopo il mio deplorevole atteggiamento.
--Ma sì dai...stasera c'è Valerio a cena,perché non passi verso le nove e mezzo così saremo liberi di starcene soli in giardino senza nessuno che ci disturbi--. Non avevo osato di proporre la mia camera come rifugio,non sarebbe stato carino dati i trascorsi.
--Mi sta bene...ci si vede--. Si voltò e via,la mia mano non era più nella sua. Un senso di colpa nello stomaco. Perché tutto si era ribaltato? Perché le cose dovevano mutare sempre nella mia vita? Prima mia madre con la sua continua ricerca dell'uomo giusto,poi le amicizie che finiscono per delle stupidaggini o per dei motivi troppo seri ed infine il rapporto più bello che abbia mai avuto,finito per un dramma. Poi Nicolas,che ancora non capivo,non sapevo assegnargli un ruolo nella mia vita. Sarebbe mai rimasto? L'unica costante-incostante ero io.
--Edera-- la sua voce mi fece scattare.
Mi voltai incontrando quello sguardo magnifico,quegli occhi profondi e neri come la notte. Mi soffermai sul suo volto avorio,cercando di perdermi in quei lineamenti perfettamente scolpiti.
--Edera,che hai? Perché stai piangendo? Che hai fatto? Quello ti ha dato fastidio? Se vuoi gli cavo gli occhi--. Era preoccupato per me,non mi ero resa conto delle lacrime,me le asciugai svelta col dorso della mano.
--No Nico,tranquillo...Riccardo é il mio ragazzo,mi sono presa un periodo da lui,da noi insomma tutto qui. Ma dimmi ti è passata la noia?--
--Sono io il tuo ragazzo-- rise.
--Hai ragione-risposi,--è il mio ex in effetti--. Cercai di scherzare.
--Perché ti sei presa un periodo?--
--Nico...perché avevo bisogno di ritrovarmi,non voglio parlarne devo vederlo stasera e non solo,devo rincasare prima,Valerio il ragazzo di Greta viene a cena--. Sbuffai.
--Valerio,memorizzato. Hai fame?-- Mi prese per mano avvicinandomi a se'.
Il calore della sua mano era diverso da quello di Riccardo,mi rassicurava,forse perché non aveva un ruolo ben definito nella mia vita o magari se l'era scelto da solo.
--Ho fame? Mamma mia mi mangerei un bue!-- Ridemmo insieme.
--Bene perché ti ho preparato il pranzo,basta riscaldare ed in pochi minuti sarai servita...e addio noia--.
--Ma che galante,quindi non hai cucinato per me ma come antidoto per la noia--
--Non fare la difficile--.
Non insistetti. Lo seguivo quasi alla cieca senza guardare dove mettevo i piedi perdendomi in lui.
Era vestito di un bianco panna,maglioncino a costine,i pantaloni morbidi gli cadevano sui mocassini lucidi. Era meraviglioso,lo stile gli stava d'incanto nonostante la sua carnagione chiara,forse per via dei capelli scuri.
Salimmo in macchina diretti verso il suo rifugio,ancora una volta la radio accesa,ancora una volta mi girai per osservarlo giocherellare con le dita e canticchiare. Le sue labbra mi ipnotizzavano. Di nuovo il groppo allo stomaco. Dovevo piantarla,ed io che volevo elargire consigli ad Eleonora!
--Ecco...tra poco mangi--. Parcheggiò.
Non feci nemmeno in tempo a poggiare la mano sulla maniglia che era già dentro l'enorme casa. Sbalordita mi stropicciai gli occhi. Era davvero andata così? Mi aveva detto di essere veloce ma non invisibile. Scesi rassegnata,lo zaino doveva averlo preso lui e la mia portiera era aperta,davvero gentile.
Entrata,vidi il mio zaino poggiato su una poltrona,l'odore in casa era delizioso,provai a chiamarlo per intercettare la cucina,doveva essere lì.
--Sono qui Edera,è quasi pronto,vieni--.
Seguii il suono della sua voce ritrovandomi in una stanza grandissima:la cucina era immensa,i mobili in stile veneziano di un verde striato di bianco e rosa,un tavolo lungo al centro. Dalle finestre entravano silenziosi raggi di sole. Il profumo era davvero buono.
--Complimenti,dall'odore sembra ottimo--. Affermai un po' imbarazzata.
--Lo è credimi,ho assaggiato per controllare la cottura--. Strizzò un occhio. --Dai siediti,mettiti comoda--.
Scelsi la posizione che dava le spalle alla finestra centrale così da costringerlo a mettersi di fronte a me,il sole lo avrebbe reso un dio da ammirare.
Iniziammo a pregustare entrambi il pranzo,dovetti ammettere che era bravo ai fornelli e non mi sarei mai aspettata tutte quelle portate:pasta al ragù bianco con funghi porcini e tartufo,frittata di asparagi con formaggio filante sopra,timballo di verdure e per concludere panna cotta al caramello.
--Nicholas ma è troppo. Non credi di aver esagerato un pochino? E dov'è la carne per te?--
--Non preoccuparti,la carne l'ho mangiata stamattina sai...per passare il tempo fra una cottura e l'altra. Mi sono messo a spizzicare,ora mangiamo--.
--Accidenti! Ma dove hai preso tutta questa roba? Non dirmi che hai di nuovo derubato qualcuno--. Scoppiò a ridere.
--No,no stai tranquilla...ieri sera ho chiesto a mio padre di farmi trovare la spesa in officina,stamattina sono andato a prenderla mentre lui era dal medico...--. A quelle parole rischiai di strozzarmi con un rigatone.
--Scusa,ma...hai detto...tuo padre...sa?-- Riuscii a terminare la domanda con non pochi colpi di tosse.
Divenne cupo in viso,prima di rispondere bevve un sorso di vino.
--Edera mio padre sa e non sa ecco...ho tentato di parlare con lui,non è scemo anzi...sinceramente mi ha confessato di aver sempre sospettato che in me c'era qualcosa di strano...e in mia madre--. L'ultima parola gli uscì lenta e stonata.
--Quindi sa che non sei morto...voglio dire,conosce le tue teorie o cosa? E che c'entra tua madre?-- Anche per me non era facile parlare di quella donna ma decisi di non evidenziarne nulla soffermandomi ad indugiare sul "madre". Non lo meritava lui. Per quanto possibile volevo alleggerigli la cosa cercando di esprimermi con disinvoltura.
--C'entra evidentemente. Vedo mio papà di notte. Lui non vede me. Ci incontriamo in officina o ci sentiamo al telefono--. Fece un lungo respiro ed io lo imitai.
--Dovrei raccontare dall'inizio,altrimenti non capirai quasi nulla e rischieresti di interrompermi in continuazione...-- sorrise,ma notai le sue labbra irrigidirsi.
Mi appoggiai allo schienale della sedia,posai la forchetta.
--Parla. Dimmi. Ti giuro che non aprirò bocca finché non me ne darai il permesso--.
Rise della sua risata elettrica. Il volto più rilassato.
--Va bene,però mangia sennò si fredda tutto--.
Acconsentii in silenzio,preparandomi al peggio. "Il dopo".
--Dopo l'incidente...-- si soffermò un attimo guardandomi dritto negli occhi per assicurarsi che stessi bene. Con un cenno della mano lo invitai a continuare.
--Beh dopo...non è facile da descrivere ma tenterò. Ecco,la mattina seguente mi sono svegliato in un vicolo,non capivo cosa ci facessi lì. Il mio dubbio era cosa,quale droga mi aveva ridotto in quello stato,di solito mi so dare un limite,o meglio mi davo un limite...non ne faccio più uso,non ne sento il bisogno. Comunque,non ricordavo nulla,niente di niente,come un vuoto nella mia testa. Un buco nero,indolore.
Mi sono comprato qualcosa da mangiare lungo il tragitto verso casa,anche questo mi era sembrato strano,la fame intendo. Dopo serate da sballo il cibo era l'ultimo dei miei pensieri,di solito avevo voglia di dormire o di bere molta acqua ma mai di mangiare. Sono arrivato al viale del mio paese,mi sono preso una pausa per riflettere,per sentirmi libero dagli sguardi della gente. Odio quelli che mi fissano. In giro non c'era quasi nessuno. Ho saltellato come un bambino,ero felice. Sono caduto,mi sono alzato,avevo i palmi ricoperti di graffi. Sentivo il sangue scorrermi sotto la pelle al ritmo del cuore e la cosa mi piaceva,una sensazione nuova...ne percepivo l'odore ma non ne ero nauseato,anzi. Ho iniziato a ragionare,scavandomi il cervello. D'impatto,qualcosa nella mia testa si è mosso,scaraventandomi addosso i ricordi,riempiendo il vuoto di poco prima con una violenza tale da farmi raggomitolare a terra. Avevo spasmi su tutto il corpo causati dallo scorrere veloce dei suoni e delle immagini,uno sopra l'altro,una dopo l'altra--.
Iniziarono a tremarmi le mani. Cercai di rilassarmi il più possibile. Non volevo dargli il pretesto di smettere. Volevo ascoltare tutto. Con cautela presi il bicchiere pieno d'acqua di fronte a me. "Piccoli sorsi e respira" continuavo a ripetermi.
--Edera...era folle credimi...--continuò,--...folle da spaventarmi. Stavo ripercorrendo gli ultimi momenti della mia vita:la lite con mia madre,quello che era successo,il senso di colpa dilaniante...io che scappo,le parole di mio padre che m'implora "Vattene vattene,prima che chiami il Centodiciotto,prima che arrivi qualcuno a fare domande. Non restare qui...vai".
La stazione,i compagni di sballo,le bevute,la coca che mi brucia nel naso...e quel sentiero nel bosco...io che mi muovo tra gli arbusti...la strada--.
Dai suoi occhi stavano uscendo lacrime silenziose. Mi sentivo impotente,avrei voluto correggere quel cammino,resettare quella giornata per lui. Ma non potevo.
Si avvicinò a me,allargai le braccia per confortarlo ma si chinò sulle mie gambe,il suo capo fra le mie ginocchia,le sue mani mi stringevano i polpacci. Gli poggiai le mani sulla nuca infilando le dita nei capelli.
--Oh Edera...ti imploro,perdonami...io volevo solo morire,non causare una strage...--
--No! Nico non dire così. Non ha più importanza--. Iniziai anch'io a lacrimare,ma stetti zitta immobile. Non avevo alcun diritto di frignare.
--Edera...Edera...quel rumore,lo stridio delle ruote sull'asfalto seguito dalla spinta violenta su di me,lo ricordo perfettamente. Poi il tuo viso immenso illuminato dai fari,il tuo sguardo...quegli occhi scuri che mi confortano e voci di sottofondo. La nebbia fitta che ti risucchia. Poi il vuoto. Il nulla,incredibile definirne la consistenza,nessuna luce,nessuna ombra...solo niente. Credo di essere morto in quel momento--.
Alzò il viso guardandomi negli occhi.
--Sono qui--. Riuscii a dire solo questo.
--Sì--. Inspirò più forte.
--Sentivo freddo alla schiena,alle mani. Ho aperto gli occhi ed ho capito subito che ero stato portato in un ospedale o roba simile perché ero disteso su di un tavolo operatorio,ma non vedevo nessuno,infermieri o dottori. Poi ho notato che riuscivo a distinguere le cose,gli oggetti,al buio. Le luci,tutte,erano spente e sulla mia faccia qualcosa di leggero,così mi sono alzato e mi sono tolto di dosso quel velo...un lenzuolo bianco. Ho iniziato ad agitarmi,sono sceso ed ero nudo,completamente. Sentivo delle voci provenire da qualche parte,ho chiamato aiuto ma nessuno mi ha risposto. Sono uscito da quella stanza scalzo,il freddo stava lasciando il mio corpo nonostante il senso di disorientamento interiore,era come se la paura non aveva effetto sul mio sistema nervoso. Appena fuori dalla stanza su di uno scaffale c'erano i miei indumenti,sporchi di sangue,li presi iniziando ad infilarmeli. Mentre mi vestivo le voci continuavano a susseguirsi e ne identificai la provenienza:erano un piano sopra di me."Pazzesco!",mi dissi. "Impossibile che siano davvero lassù". Sapevo che erano due uomini a parlare,discutevano su chi sarebbe stato ad eseguire l'autopsia sul "giovane".
Capii che c'era qualcosa che non andava,decisi di sbrigarmi a vestirmi. Volevo parlare con un medico che mi potesse chiarire cosa ci facevo tutto nudo con un lenzuolo adosso.
Stavo per infilarmi un calzino e lì mi prese il panico. Avevo un cartellino all'alluce con scritto sopra un codice numerico. Mi avevano preso per morto! Iniziai a correre,in un attimo fui fuori la struttura,sembrava quasi che l'avessi percorsa in un balzo. Infilai le scarpe e vidi la scritta sopra la porta dalla quale ero uscito: "Obitorio".
Ero stravolto. Saltai all'indietro per ritrovarmi a tre piani da terra sull'edificio adiacente. Come diavolo c'ero riuscito! Ho passato l'intera notte a chiedermi chi mi aveva dato quella forza,l'unica persona della quale avevo un chiaro ricordo eri tu,il tuo viso sul mio,forse eri stata tu--.
Ora le sue mani stringevano il mio viso ad un centimetro dal suo.
Non riuscivo ad emettere nessun suono.
--Ero un animale,in grado di vedere al buio,di sentire suoni lontani e distinguerne l'origine,percepivo gli odori di tutto quello che mi circondava,un animale dotato di forza ed equilibrio straordinari...qualcuno mi aveva dato una seconda possibilità,in un corpo nuovo--.
Finalmente la voce mi salii in gola ed aprii la bocca per farla uscire.
--Nico...non sono stata io...ma qualcuno lo ha fatto di certo. Ora,non ho idea di chi o perché ma credo tu sia diventato qualcosa...insomma,tu non sei umano in senso letterale...come sei finito nel vicolo?--
Non avevo più dubbi sulla sua natura-innaturale. Avevo di fronte a me un ragazzo confuso della sua stessa esistenza...ero diventata forse la sua unica certezza?
Riprese a parlare in tono pacato. Lo vedevo immergersi nel fiume e lavare via il sangue dai vestiti per poi dirigersi verso quella che un tempo era stata la sua casa.
Mi raccontava ed io ascoltavo seguendo con la mente ogni suo movimento. Lo seguii fino al vicolo,mi appoggiai con lui al muro freddo ed umido. Ci addormentammo insieme per poi svegliarci e chiederci cosa ci facessimo lì.
La confusione in quella nuova vita era di una tale brutalità da confonderci...fino ad arrivare alla piena consapevolezza del nostro corpo.
Cibo,paura ,ansia,umore,calore,freddo,luce ed ombra si fondevano in un unico:Nicholas.

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