You know that I remember when we met
It's funny how I never felt so good
It's a feeling that I know I know I'll never forget
Ooh it was the best time I can remember
Think about you, Guns N' Roses
Le feste non facevano per me. Anzi, le odiavo. Non riuscivo a capire come qualcuno si sottoponesse volontariamente a cinque ore di balli sudaticci, alcol scadente e musica di così bassa qualità da far venire voglia di strapparsi le orecchie.
Purtroppo per me, la mia migliore amica Stella era di tutt'altro avviso. Lei adooooraava le feeeste. Secondo molti, lei ne era la regina... ed io la sfigata che l'accompagnava. Non perché lo volessi io, sia chiaro.
Quella sera avevo intenzione di passare una serata tranquilla a casa mia, guardando Netflix e mangiando pizza quando Stella si era presentata e mi aveva trascinata a quella festa. Superesclusiva, ricordo che la definì.
Il party si trovava in una gigantesca villa nella parte più bella della città e non era esattamente un luogo in cui sarei riuscita a trovarmi a mio agio.
C'era da dire qualche cosuccia sul mio conto: a) vestivo solamente colori scuri - il nero, il verde bottiglia, il bordeaux e il viola scuro; b) mi truccavo pesantemente gli occhi con l'eyeliner e il mascara, mentre mi piaceva dipingermi le labbra con un rossetto dalla tinta forte e opaca; c) portavo un piercing con diamante al naso e tre ad anello sull'orecchio destro, e avevo in programma di aggiungerne altri.
Io e Stella avanzammo tra la folla, spintonando ragazzi ubriachi e qualche coppia che limonava appassionatamente. La musica era assordante e più volte mi chiesi se l'indomani mattina sarei stata in grado di udire ancora qualcosa.
La mia amica si diresse verso un gruppo di ragazze con vestiti e trucco talmente luccicanti da sembrare tre palle da discoteca. Forse il loro intento era brillare come supernove, ma parevano solamente delle lampade Ikea.
Non che io avessi un grande gusto nel vestire: la maggior parte delle volte sceglievo la prima cosa che trovavo nell'armadio.
«Ciaooo», le salutò la mia migliore amica, mentre io mi limitai a rivolgere loro un cenno con il mento. Loro mi ignorarono, ma quella non era una novità.
«Ciao, bellaaa!», dissero in coro. La loro voce era come un fischio stridulo e dovetti trattenermi dal coprirmi le orecchie con le mani.
Non passò nemmeno un secondo prima che iniziassero a commentare i ragazzi circostanti e i vestiti da zoccola delle altre, escludendomi dalla conversazione, come ogni volta.
Quando trascinarono Stella in un ballo di gruppo, capii che era giunto il momento di sparire.
***
Con una birra in mano, vagai per la grande villa. Salii l'enorme scalinata, facendo scorrere le dita sul corrimano senza trovare un solo granello di polvere. Giunta al primo piano, mi avviai lungo il corridoio alla mia sinistra, notando di sfuggita molte porte serrate. Più volte sentii dei rumori sospetti provenire dall'interno, spingendomi a pensarci due volte prima di aprirle.
Superai un angolo e proseguii lungo un altro corridoio. La zona mi sembrava molto più silenziosa, quasi come se nessuno avesse osato mettere piede in quell'area della casa.
Buon per me, pensai. In questo modo avrei potuto avere almeno un attimo di pace.
Comunque sia, tentai di fare meno rumore possibile... invano. I miei anfibi non erano esattamente le scarpe più adatte per un'incursione.
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How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]
Romance𝐏𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐢𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 ✓ «Ti amo», sussurrai. Il mio era un mormorio talmente sottile che mi venne il dubbio che lo avesse davvero sentito. Il silenzio accolse la mia affermazione, ma - dopo aver preso un lungo respiro...