Capitolo 12

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If I been hard on you

I never chose to be

I never wanted no one else

I tried my best to be somebody

you'd be close to

Hand in hand

like lovers are supposed to

Hand in Hand, Dire Straits

Non mi era mai piaciuto il tennis. Lo consideravo uno sport per stronzi ricconi viziati. Di conseguenza, non sapevo una singola regola di quel gioco. Solo di due cose ero a conoscenza: la prima, che le ragazze indossano gonnelline corte a pieghe; la seconda, che si può giocare sull'erba, sul cemento o su una strana terra rossa polverosa.

Pensavo che Teseo giocasse sull'ultima, invece, quando entrai nel palazzetto, scoprii che la sua specialità era il tennis su erba.

Non c'era molta gente sugli spalti, solo qualche vecchio col pizzetto e zero capelli e due o tre signore con cappello a tesa larga di paglia e un ventaglio multicolor in mano.

Mi sedetti sul primo spalto e attesi che Teseo facesse il suo ingresso.

Presi il fondo della maglietta rossa a maniche corte e lo sventolai sulla pancia pallida. Eravamo nel mese di maggio ormai e ogni giornata era soleggiata e calda, soprattutto al pomeriggio.

Per fortuna, mi ero portata dietro il cappello da pescatore che Teseo mi aveva regalato dopo il pic-nic, altrimenti avrei rischiato di prendere una brutta insolazione.

Poco prima dell'inizio della partita, un sedicenne iniziò ad andare su e giù per gli spalti, vendendo acqua, Coca-Cola o tè al limone in bicchieroni trasparenti con la cannuccia colorata.

Me ne comprai uno con la Coca-Cola e lo sorseggiai mentre aspettavo l'arrivo di Teseo.

Mi aspettavo di vederlo arrivare in campo con una fascia tra i capelli, invece, quando entrò in campo i suoi capelli erano arruffati come al solito, così biondi che risplendevano alla luce del sole. Era vestito con dei pantaloncini bianchi, che erano abbelliti da una striscia azzurra ai lati, e una maglietta dello stesso colore di quest'ultima. In una mano teneva una racchetta bianca e nell'altra tre bottigliette d'acqua naturale. Appoggiò queste sulla sua panchina e alzò la testa verso gli spalti. Quando mi vide, sorrise e mi salutò con la mano libera. Ricambiai il cenno con grande entusiasmo. Persino Teseo sembrò meravigliato dal mio gesto emozionato. Mi sorrise ancora una volta, quindi si diresse in campo per fare un po' di riscaldamento pre-partita.

Teseo mi aveva detto che avrei potuto arrivare alle diciassette, quando la partita avrebbe avuto inizio, ma ho preferito venire prima e approfittare di quell'oretta per spiarlo senza che se ne accorgesse.

Presi un altro sorso della mia bibita e lo osservai. Ogni suo movimento era preciso, la sua espressione determinata. Se mi fossi trovata io davanti a lui in quel momento, anziché il suo avversario, me la sarei fatta addosso. Perché Teseo era maledettamente bravo. Cazzo.

Il mio cellulare squillò e lo recuperai dalla tasca dei jeans, scocciata. Non volevo perdermi neanche un attimo dello spettacolo al piano sottostante, ma non lo avrei mai rivelato al mio interlocutore. Che, guarda caso, era Stella.

«Pronto».

«Ehi, Miki. Ma dove sei?»

Mi accigliai.

How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora