If I were a swan, I'd be gone
If I were a train I'd be late
and if I were a good man
I'd talk with you more often than I do
If, Pink Floyd
Quel sabato iniziò come tutti gli altri.
Mi svegliai tardi. Per mio volere, e non perché la sveglia non smetteva di squillare.
Andai in bagno e mi sciacquai il viso. Quando guardai lo specchio, vidi una sconosciuta con le occhiaie e i capelli sparati da tutte le parti.
Non mi preoccupai di sistemarli. Quel giorno sarei stata casa a poltrire sul divano. E a mangiare biscotti con le gocce di cioccolato. E a bere caffè nero per il piacere di sentire il retrogusto amaro in bocca.
Mi diressi in cucina, sbadigliando beatamente. Mi ci volevano proprio dieci ore di sonno.
Entrai in cucina e mi feci un caffè con la moka. Mi piaceva farlo da me piuttosto che lasciarlo fare ad una macchinetta. Credevo di essere un mago in quello.
In realtà, non lo credevo. Tutti al bar volevano farsi fare un caffè da me. Sapevo da mia madre che il vecchio Piero aveva pianto quando gli aveva detto che non ero di turno, una mattina di dicembre.
La moka era sul fuoco, quindi presi il pacchetto di biscotti con le gocce di cioccolato e aspettai.
Poco dopo, il caffè fu pronto. Me lo versai in una tazza bella grande e mi sedetti al tavolo della cucina.
Bevvi un sorso, chiudendo gli occhi per sentire meglio l'amaro del caffè.
«Perchè non me l'hai detto?»
Sputai il caffè.
Aprii gli occhi.
Appoggiata allo stipite della porta, la mia migliore amica Stella Puccini mi fissava con sguardo truce. Aveva una mano sul fianco, mentre l'altra reggeva un cellulare dalla cover rosa, che puntava verso di me. Sullo schermo, una coppia oscillava dolcemente al ritmo di una canzone. Il ragazzo aveva i capelli arruffati e le labbra tirate in un sorriso genuino. La ragazza aveva gli occhi chiusi, i capelli neri davanti al viso pallido.
Mi ci volle un momento per accorgermi che ero io.
Beh, merda.
«Hai intenzione di spiegarmi?», chiese Stella, avvicinandosi al tavolo.
Si appoggiò su di esso e mi guardò fisso negli occhi. Non si poteva dire che la sua espressione fosse amichevole. Per niente.
«Stella, io...», iniziai a dire, ma mi interruppi quando lei alzò la mano in segno di stop.
«No, non voglio sentire scuse», esordì. «Ora voglio che tu vada in camera tua e ti metta leggins, maglietta e scarpe da corsa».
Mi accigliai.
«Cosa c'entrano ora le scarpe da corsa?»
«Oh, lo scoprirai».
Non mi piacque il suo tono, preannunciava...
***
Sudore e fatica.
Ecco cosa preannunciava il suo tono.
Avrei dovuto immaginarmelo.
Stella mi superò e si girò per correre all'indietro. I suoi capelli erano perfettamente raccolti in una coda di cavallo, il suo viso era fresco e riposato, per niente arrossato, e la sua maglietta non aveva una piega o una macchia di sudore.
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How to charm Micol Esposito [Trilogia How To #1]
Любовные романы𝐏𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐢𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 ✓ «Ti amo», sussurrai. Il mio era un mormorio talmente sottile che mi venne il dubbio che lo avesse davvero sentito. Il silenzio accolse la mia affermazione, ma - dopo aver preso un lungo respiro...