9.3: Ritrovarsi insieme è l'inizio di un gioco di squadra

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Mentre l'anziano barista chiudeva le persiane e metteva il cartello chiuso davanti alla porta d'entrata, Hyunjin e Minho erano usciti fuori per una boccata d'aria. Il più piccolo guardava il cielo farsi sempre più scuro e nuvoloso mentre Minho guardava il ragazzo, analizzando ogni suo movimento o cambio di espressione.

Sapeva di non potergli chiedere nulla, alla fine dei conti non erano nulla ma c'era una domanda che premeva sulla sua lingua, conosceva già la risposta ma aveva bisogno di sentirselo dire.

Aveva sentito molte leggende e pettegolezzi che coincidevano stranamente con il ragazzo al suo fianco. Il più basso, seppur gli indizi fossero pochi, aveva intuito cosa si celasse dietro il ragazzo alto e freddo.

Amava chiamarlo difetto, il suo vedere oltre le cose.

Mettiamola così, Minho era come una volpe. E chi mai poteva essere più furbo e astuto di una volpe?

Si guardarono solo per un momento prima di rientrare, il grande sentiva che Hyunjin volesse parlarne con qualcuno ma che allo stesso tempo volesse nasconderlo al mondo intero.

Lo poteva capire da come ogni tanto lo guardasse furtivamente, da come chiudesse e aprisse ripetutamente la bocca e da come, l'attimo dopo averla richiusa, sospirasse pensieroso.

"Ragazzi, accomodatevi. Ho preparato un po' di caffè"

Il signore lo versò a tutti ed ognuno bevve senza proferire parola.

Il silenzio era fin troppo rumoroso, tutti pensavano a quello che era successo poco prima.

Però mai quanto Hyunjin che si chiedeva se Nanà sarebbe stata al sicuro fino al suo ritorno.Non si sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa per colpa sua. Non voleva più riprovare la sensazione brutta sentita quella volta nella grotta...

"Erano due sorelle. La grande si chiamava Medea mentre la piccola Amelia"

Minho annuì al signore, incitandolo a continuare.

"Nacquero da una famiglia di streghe puro sangue che perseguivano il bene. Medea sentiva di essere troppo debole perché nonostante fosse la grande e spettava a lei la forza magica degli antenati, la bacchetta magica aveva preferito il cuore di Amelia, rendendola la strega più famosa e forte della casa. Umiliata e rassegnata, la grande decise di iniziare a praticare arti oscure come la magia nera e rituali di magia del sangue. Però non tutto ciò che è oro luccica, infatti la magia nera consumava la linfa vitale di chi la praticava e portava alla pazzia. La famiglia cercò di praticarle il rito di purificazione, bruciandola viva ma quest'ultima scappò via prima che potessero effettuarlo. Lontana da tutti si creò un regno tutto suo, un regno dove lei sarebbe stata la migliore ed ineguagliabile. Ancora oggi ci si chiede come faccia ad essere ancora viva dopo tutti questi anni di pratiche di arti oscure. Tutti i suoi predecessori sono impazziti o morti risucchiati dalla enorme quantità di potere che circolava nel loro corpo mentre i suoi discepoli sparsi nel mondo la ammirano e cercano di imparare quanto più possano da lei. Sono anche gli unici a cui permette di entrare e uscire con un pass senza controlli"

Il barista prese la mano del più piccolo e iniziò a farci dei ghirigori lenti e calcolati.
Minho vide per una attimo una piccola luce celeste comparire lì dove c'era stata la carezza delicata dell'anziano uomo.
O forse se l'era solo immaginata...

"Ora vi starete chiedendo quale collegamento ci sia tra quello che vi ho raccontato e la storia a cui siete venuti a dare un lieto fine. La strega di questo villaggio è Amelia, quella che pratica il bene. Sicuramente avrete letto di quanto fosse stata crudele con il popolo, nonostante avesse le sue buone motivazioni si pentì amaramente di tutto e dopo aver chiesto scusa a tutti, il popolo la rivolle a la acclamò come unica e vera regina. Dopotutto...nel corso degli anni aveva fatto anche tanto bene e il popolo ne era consapevole, odiava solo l'idea di non aver scelto democraticamente lei e alcune delle sue regole restrittive.
Aveva aiutato i poveri a trovare casa, aveva salvato tutti gli animali randagi da morte certa, aveva anche permesso ai cittadini di continuare le loro feste popolari adempiendo a quasi tutti i suoi doveri di regina. Ora però lei non c'è più e al suo posto è salito al trono Gastone. La gente soffre, la scuola obbliga i bambini a studiare solo la vita e le opere di Gastone, tutto è nelle mani del Re che distribuisce poco pane, acqua e un po' di legna per fare luce e calore. La gente è disperata, sono anche iniziate delle rivolte contro questo regime"

"Fino a poco fa ero io il segretario di Gastone quindi siete fortunati ad essere capitati qui perché so qualcosa che nessun'altro sa. La strega è nelle mani di Gastone, la tortura ogni giorno per farle perdere sempre quella magia interiore che riuscirebbe a ribaltare la situazione. Trovatela, aiutatela e sono sicuro che tornerà tutto alla normalità"

Senza aggiungere altro i tre decisero di salutarsi, il coprifuoco sarebbe scattato a meno di venti minuti e farsi trovare fuori significava venir rinchiuso nelle segrete per almeno una settimana.

Minho guardò la mano dell'anziano signore che ancora stringeva forte quella di Hyunjin.
Delle strisce nere partivano dalla mano del ragazzo e sfumavano sul bianco su per tutto il braccio del vecchietto.

"Deve essere stato molto doloroso per te..."

Gli occhi di Hyunjin iniziarono da subito a luccicare, sentiva di star per crollare del tutto.

Si sentiva più vulnerabile. Non voleva quella maledizione, non voleva più soffrire e soprattutto non voleva tornare da Nanà e scoprire di averla persa per sempre.

Se solo allora non avesse sbagliato...

"Lei è un mago?"

Chiese Minho esitante.

"Sono un mezzosangue quindi posso solo fare qualche trucchetto, ora mi sto solo prendendo un po' del suo dolore"

"Solo?"

Disse Minho alzando le sopracciglia. Lì dove arrivavano le linee candide, poteva vedere del rosso sulla pelle del vecchietto come segno di prima irritazione, sicuramente era doloroso...

La mano di Hyunjin tremava per l'emozione, si sentiva come un figlio con il padre. Si sentiva amato e curato. Non ricordava neanche l'ultima volta che aveva stretto a sé sua madre o suo padre ma quel dolce calore che partiva dalla mano si stava propagando in tutto il corpo. Arrivò dritto al cuore duro e freddo.

Non c'era ombra di dubbio, il suo cuore si stava sciogliendo. Era iniziato tutto con il primo incontro tra lui e Nanà, quando si era preoccupato delle condizioni delle mani della riccia.

"Hwang Hyunjin conosco la tua storia, la posso leggere dai tuoi occhi sofferenti. Che io sappia non c'è una cura a questa maledizione ma sono sicuro che Amelia la troverà. Ora vai, risolvi le cose qui e corri dalla tua amata"

"Non ho nessuna che mi aspetta "

Il signore gli sorrise dolcemente scuotendo la testa ma lasciò correre.

"Arrivederci ragazzi, buon viaggio"

"Grazie di tutto"

I due viaggiatori, dopo aver girato l'angolo, si fermarono in un motel lì vicino. Presero una stanza con due letti e, a turno, si lavarono, si misero il pigiama e si coricarono nel letto.
Il primo fu Minho che, dopo aver fatto tutto, si stese e lo aspettò con la testa sul cuscino scomodo e basso.

Quando anche Hyunjin ebbe finito, spense la luce e si mise nel letto, sotto le coperte.

Passarono cinque minuti.

Poi dieci.

Poi quindici.

Hyunjin aspettando la domanda, Minho domandandosi se fosse giusto chiedere.

Poi decise.

Non aveva senso avere segreti. Ormai erano una squadra e bisognava conoscere ogni punto debole dell'altro per poterne uscire vivi insieme.

"Tu sei il principe delle rondini?"

Lo aveva detto. Ormai non si tornava più indietro.

***
Heyy🙋🏻‍♀️

Ecco a voi il nuovo capitolo, non ho pubblicato per niente in queste settimane. Avevo bisogno di riposo e di ideare bene il resto della storia.
Quindi... niente :')

Alla prossima

👋🏼👋🏼👋🏼

Il Principe Delle Rondini // Hwang HyunjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora