2. Mentire per salvarsi

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Quando il cavallo si fermò all'ordine del suo cavaliere, Nanà aveva ancora le mani attaccate attorno alle braccia del ragazzo misterioso e gli occhi stretti in due fessure. In quella posizione poteva sentire il cuore di lui battere regolarmente, era tranquillo e questo fece calmare anche lei.
Ora era al sicuro.

Mentre erano sul cavallo i capelli di lui continuavano a pungerle le mani, quello le ricordò gli stessi fastidiosi pizzichi ai fianchi che il fratello amava farle per indispettirla. Nanà pensò che, data la velocità, il vento riuscisse ad appuntire i capelli in piccole lame nere. Non c'era altra spiegazione ma, quando si guardò le mani, piccoli segni e graffietti rossi le ricoprivano gran parte del dorso della mano sinistra e anche della destra.

Il ragazzo le prese una mano velocemente e se la portò sotto il suo naso, analizzandone bene ogni particolare. Il suo sguardo era gelido ma una nota di preoccupazione stonava con il restante.

"Ti avevo detto di non stringerti a me! Dietro di te c'era un po' di spazio per appoggiarti..."

"Sei stato tu? Voglio dire...mi hanno graffiato...i tuoi capelli?"

Le ultime tre parole le sussurrò appena. Le sembrava assurdo anche solo pensarlo.

Hyunjin rise di gusto alle parole della ragazza e con un solo movimento scese con agilità dal cavallo.

"I capelli non possono ferire le persone, sei stupida per caso?"

Un moto di rabbia misto ad imbarazzo crebbe dentro la ricciolina ma, ahimè, dovette rimandarlo perché il cavallo, spaventato da un rumore improvviso, flettè gli stinchi alzandosi sugli zoccoli posteriori.

Hyunjin riuscì a prenderla in braccio giusto in tempo mentre il cavallo era già scomparso tra i mille oggetti presenti.

Tutto per colpa di un maledetto scoiattolo...

"Presa al volo, come si suol dire"

"G-grazie...per tutto...il cavallo è scappato..."

Il moro la rimise giù e aprì un elegante cofanetto cercando qualcosa all'interno.

Dopodiché la tirò per la manica del cappotto invernale e la portò su una poltrona a scacchi rossi e verdi alla loro destra. Questa era logora e sporca, abbandonata a se stessa ma al momento era l'unica cosa disponibile su cui potersi sedere. Hyunjin si sedette e con la mano sulla poltrona, accanto a lui, le indicò di fare lo stesso. Nanà eseguì gli ordini senza protestare e lo guardò meravigliata mentre gli spalmava una pomata. Doveva essere magica perché i graffi e il rossore scomparvero all'istante così come il leggero fastidio.

"Russel torna sempre da me" disse con un'alzata di spalle indifferente. Questo la fece sentire meno in colpa.

In tutto ciò lei lo guardava incuriosita. In questo breve frangente di tempo era parso così diverso. Se avesse voluto si sarebbe potuto prendere la spada che gli spettava e abbandonarla lì, da sola. Invece la stava curando e aveva messo da parte l'aurea gelida che si portava dietro. Non fraintendiamoci, i suoi gesti erano comunque freddi e marcati, come se li avesse preregistrati su un disco ma almeno non erano gelidi.

Dall'altra parte Hyunjin si sentiva giù di morale, sapeva di non doversi sentire così ma un pensiero ben preciso gli tormentava la testa. Queste emozioni buie furono velocemente schiacciate nel profondo del suo cuore quando l'entusiasmo scaturito da un altro suo pensiero lo riportò alla realtà.

Lei gli doveva una cosa.

Allungò il braccio davanti al suo viso, lasciando indelicatamente la mano di lei.

"Dammi quello che mi hai promesso"

La ragazza spalancò gli occhi guardandosi attorno e cercando qualcosa per sfuggire a quel casino.

Il Principe Delle Rondini // Hwang HyunjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora