capitolo 5.

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È il ricordo della felicità che fa più male...

È il ricordo della felicità che fa più male

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8 giugno 2019

Per l'ennesima volta mi ritrovo davanti ad uno specchio, con addosso un vestitino più carino del solito e mille pensieri a balenare nella mia povera testa. "Kym sarà soddisfatto delle foto che farò?" o "Sarò in grado di adempiere al meglio a questo lavoro?" oppure ancora "Sarò all'altezza di rivivere all'interno del paddock?" mi domando, mentre continuo a sistemarmi i capelli dietro all'orecchio, in un tik che viene bloccato poco dopo da una grande mano calda. Alzo leggermente lo sguardo e, riflessa nello specchio insieme alla mia, vedo la figura di Carlos. Mi sta di fianco, e non solo fisicamente, dal suo sorriso lo sento accanto a me anche mentalmente, come se stesse cercando di assorbire tutte le mie preoccupazioni, e non è qualcosa di scontato, perchè accanto non è un posto per pochi, accanto è un posto per pochissimi. Accanto è per chi sa farti piangere, ma solo di gioia e dal ridere. Accanto è per chi ti porta al cinema quando stai male. Accanto è per chi viene a bussare alla tua porta quando al telefono non vuoi rispondere, proprio come ha fatto poco fa Carlos. Accanto è un posto che si merita solo chi sa farti sorridere sempre e, per quanto lui mi abbia fatta piangere in questi ultimi tre mesi, nei restanti ventidue anni, otto mesi e tredici giorni mi ha fatta sorridere e stare bene.

Ma accanto, nel mio caso, è anche un posto che ora sto cercando. Io non ho più un qualcuno accanto, una persona che sia riuscita a prendere il posto di quegli occhioni ambra. So di meritarmi qualcuno che mi faccia sorridere quando i miei sorrisi non sorridono più, mi merito qualcuno che mi stia vicino anche senza esserci costantemente e che mi faccia sentire forte quando cado ma non so rialzarmi, però so anche che non so meritarmi nessuno quanto mi sono meritata Carlos e, egoisticamente, non voglio meritarmi nessun altro se non lui.

«Cosa sta macinando in questa testolina?» sussurra, soffiando le parole quasi nel mio orecchio. Involontariamente chiudo gli occhi e mi lascio andare all'indietro, facendo ricadere la testa sulla sua spalla.

«Scusa, io non...» cerco di spostarmi, ma lui mi ritira a se, facendoci tornare nella stessa posizione, forse anche più vicini.

«Cosa macina la tua testolina?» ripete con più decisione.

«E se non dovessi essere adatta per questo lavoro?» lui mi rigira fra le sue braccia, facendo finire i nostri visi ad un palmo di distanza. Sento il suo respiro caldo scontrarsi sulle mie guance e non so per quanto ancora riuscirò a trattenere il rossore che solitamente dipinge i mie zigomi quando lui si avvicina così tanto.

«Scherzi, spero» nego con la testa, «Tu non adatta a fare foto? In quale multiverso?»

«Non parlo delle foto, Carlos...» abbasso lo sguardo, trovando improvvisamente molto interessanti le punte delle mie Adidas.

Quedate por amor. ~Carlos Sainz~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora