Un dia a la vez.
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5 maggio 2020
Ripasso i contorni del disegno a tempere che mi ha fatto Blanca, un cuore formato da un groviglio di fiori e di farfalle posti su uno sfondo nero, e sorrido. I petali sono viola chiaro, bianchi e persino azzurro, ma ognuno, per qualche ragione, possiede una sua unicità, un'esuberanza che rende eterno il loro sboccio. Qualche corolla non si è ancora schiusa e sotto la pressione del mio dito posso sentire la promessa della vita che freme dalle piccole gemme. Sono quelli i miei preferiti.
Chissà come sarebbe avere un cuore sano come questo, delle cellule che vivono libere come quelle farfalle. Me lo chiedo di continuo, da quando ero piccola e lo streptococco mi ha impedito di fare tante cose.
Passando sull'ultimo petalo dell'ultimo fiore, la mia mano sembra immergersi, le dita scorrono sullo sfondo di farfalle, su ogni fonte di libertà che Blanca ha disegnato nel tentativo di cogliere l'infinito.
Mi schiarisco la gola, stacco la mano e mi piego in avanti per prendere una foto che Reyes mi ha portato ieri pomeriggio.
Siamo tutti noi. Siamo io e Carlos con le persone che amiamo di più. È Estrella che stringe a se Ana, baciandole la guancia e Florencia sulle spalle di Blanca, scompigliandole i capelli. Sotto le felpe leggere della primavera, gli stessi sorrisi e le bandiere delle feste sugli spalti del circuito, che brillano sopra di noi prioprio come le stelle che spiccano intorno alle farfalle del disegno. C'era qualcosa di magico. L'allegria dell'autodromo, la vitalità di Barcellona e l'immobilità silenziosa di tutto questo. L'anno scorso ci siamo quasi fatti schiacciare dal monopattino di Hamilton per scattare quella foto, ma era la nostra tradizione. Noi sei che sfidiamo il tempo per avere la stessa foto da 23 anni.Queste foto mi rievocano sempre la sensazione di partire per un'avventura con loro, noi da soli, e il mondo che si espande come un libro aperto.
Prendo una puntina e attacco lo scatto vicino al disegno, per poi sedermi sul letto e prendere il taccuino e la matita sul comodino. I miei occhi scorrono la lista delle cose da fare che ho buttato giù il giorno dopo il ricovero, a cominciare da "1. Pensare come convincere le infermiere a farmi usare Sky" che ho già sbarrato con soddisfazione al terzo giorno qua, fino a "22. Riuscire a uscire in tempo per il nostro gp".
Forse la numero 22 è un po' troppo ambiziosa per un venerdì pomeriggio, ma almeno adesso posso sbarrare la numero 17, "Decorare le pareti". Guardo quella che prima era una stanza spoglia e dopo una mattinata di lavoro sono riuscita a rendere di nuovo mia, tappezzandola con i disegni e le foto che mi ha portato mamma Sainz. Macchie di colore e di vita che spiccano sulle pareti bianche dell'ospedale, una per ogni giorno.
Io sulle spalle di Carlos, il premio per la sua prima vittoria su una monoposto, oramai 11 anni fa, e due sorrisi enormi. Io con Ana e Blanca, tre pennarelli, Carlos addormentato sul divano e la malsana idea di dipingergli il volto. Io con Esti e Carlos, alla tenera età di cinque anni, nudi come vermi, che facciamo il bagnetto nella vasca di casa mia. E poi c'è quella più delicata, un tornado di emozioni scolorite che mi ricorda che lui c'è sempre stato. Non è bella come le altre, ma per qualche motivo è la mia preferita. Siamo in una stanza d'ospedale, lo stesso in cui sono ora, mille fili di macchinari sul mio corpo e le sue braccia a stringermi forte, mentre dormiamo entrambi sul mio letto.
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Quedate por amor. ~Carlos Sainz~
RomanceUna storia che si perde nel tempo, tra le risate di una gioventù spensierata e i rimpianti che cadono addosso come macigni. Una storia nuova, che viene da un passato vissuto e consumato. Sono gli anni di Morticia e Carlos, due ragazzini che hanno co...