capitolo 13.

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Rimanere abbracciati. A non dirsi niente. A sentire tutto.

 A sentire tutto

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4 ottobre 2019

Da coricata sullo sdraio, distendo le braccia sopra alla testa e sorrido, con gli occhi socchiusi, osservando Carlos uscire dall'acqua. È una vista che mi accompagna già da quattro giorni, ma come ci si potrebbe mai abituare al suo corpo statuario ricoperto di goccioline? Ve lo dico io: in nessun modo. Scendono lente lungo tutto il suo corpo, delinendo perfettamente i suoi pettorali e la sua tartaruga non troppo, ma nemmeno troppo poco, definita. Il ritegno fa parte del mio carattere, ma nella mia testa sono mille gli scenari che immagino esattamente su questo sdraio, insieme a quel gran pezzo d'uomo di Carlos Sainz Junior.

«Pensi di restare sdraiata li ancora per molto tempo?» mi risveglia dai miei pensieri.

In effetti ha ragione, mi sono sdraiata che erano circa le 15:45 e adesso sono quasi le 18. Sono passate due ore, ma anche lui è stato sdraiato qua per un po', mettendo la musica e chiacchierando, solo che poi ha trovato il coraggio di andare a fare una corsetta, con annesso il bagnetto di qualche secondo fa, io invece ho trovato il coraggio di chiedergli di passarmi il libro che sto leggendo e il cellulare. Quindi non è del tutto vero che sono solo stata qua sdraiata.

«Cosa vuoi fare?» mi tiro a sedere, abbassandomi gli occhiali da sole per poterlo vedere bene.

«Ti va una passeggiata?»

Mi alzo e lo raggiungo, intrecciando subito le nostre dita, «Passeggiata al tramonto con te, come potrei dirti di no»

«Non puoi» ridacchia, lasciandomi un bacio a stampo.

Iniziamo a camminare, con le braccia che si sfiorano e i cuori che si stringono l'un l'altro. Guardo il paesaggio davanti a noi e non posso fare a meno di ritornare con la mente alla prima volta che siamo venuti qua insieme, piccoli e ignari di quanto facesse schifo la vita. Sembra passato un secolo da quella settimana del 2015, eppure è successo solo quattro anni fa e, giuro, di alcuni momenti passati qua ne sento ancora il profumo. Il profumo sulle sue camice di lino, con cui giravo per casa fingendo di coprire l'intimo che indossavo, il profumo del salino quando lui mi abbracciava dopo un bagno e altri mille profumi che, se ci penso, associo subito a quella fantastica vacanza.

«Com'è che li chiami tu i tramonti?» mi riporta alla realtà, «Dipinti di Monet?» si ferma sul bagnasciuga, bloccandomi a sua volta.

«Cosa?» agrotto la fronte, confusa e divertita dalle sue uscite improponibili.

«Sembra un dipinto di Monet» sorride, indicando il cielo colorato oltre l'orizzonte cristallino.

Quedate por amor. ~Carlos Sainz~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora