...e se non sei tu l'ottava meraviglia del mondo, io ho vissuto nella menzogna per anni.
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7 aprile 2020
L'amore è bello perché ti fa rinascere ogni volta, ricomincia da capo ogni ansia, preoccupazione, timidezza, inizi a riscoprire te stessa, le tue fragilità. L'amore è bello perché è fatto in maniera graduale, inizia tutto in modo delicato, ci mettiamo intorno una coperta di Linus per proteggerci, per non scoprirci abbastanza. Sembriamo tutti così perfetti, all'inizio; È così che cerchiamo di apparire, abbiamo quasi paura che l'altra persona, altrimenti, scapperebbe via a gambe levate. Col tempo cambiamo lentamente i nostri modi di fare, forse anche il modo di vestirci, chissà. Iniziamo a buttare via quella coperta di Linus e l'altra persona a tratti sorride. Non si rende conto del cambiamento, perché è già amore. E quando ti innamori, non ti accorgi di niente. Ci scopriamo sempre di più, mostriamo le nostre debolezze ed è bellissimo quando chi è al nostro fianco rimane. Amore è questo: scoprirci del tutto senza aver paura di essere noi stessi neanche un attimo.
Ed è per questo che, quando, dal vasistas della finestra, percepisco il rumore del motore della Golf di Carlos, non tento minimamente di sistemarmi o sistemare in giro, raccogliendo i cuscini del divano caduti, ma mi lancio direttamente sulla porta, spalancandola come se lui fosse già dietro di essa, pronto per stringermi forte.
Lui sa. Ha già visto il casino in casa mia, causandone anche un po' quando ci trascorreva anche lui il suo tempo. Ha già visto me in pigiama, occhiali da vista e chignon. Ha già visto il mio viso struccato, con le occhiaie profonde e le labbra screpolate, leggermente sanguinanti perché continuo a tirare le pellicine. Ha già visto la me malaticcia, quella che parla con voce nasale e tossisce come un portuale. Lui ha già visto tutto di me e il fatto che io non mi vergogno a farmaci vedere e lui non si lamenta a vedermici significa solo una cosa; Amore.
Drin Drín
La porta, il suo dito sul citofono ad avvisarmi che si, è davvero qua...è di nuovo qua da me. Apro velocemente anche il portone e mi appoggio allo stipite, la testa mi gira per la forte emozione di rivederlo e la debolezza del mio corpo non aiuta. Aspetto impaziente che l'ascensore si fermi al nostro piano e quando vedo il tastino diventare verde il mio cuoricino fa un sussulto.
Sembra passata un eternità, eppure l'ho sentito giusto sta mattina, mentre risistemava la valigia.
«Carlos!» strillo, usando tutte le forze che dispongo in corpo per saltargli in braccio.
«Guarda qua che hai combinato» ride, mentre mi stringe forte a lui, «Hai fatto cadere tutto empanatina»
«Mi sei mancato così tanto precisino» appoggio la fronte sulla sua, sfiorandogli la mandibola con i polpastrelli.
«E allora dammi un bacino» sfrega il naso sul mio.
Contorno il suo viso con le mani e fondo le mie labbra sulle sue, risentendo nello stomaco e nel cuore quella sensazione di calore che mi è mancata per quasi un mese. Carlos stringe forte i miei glutei e si gira leggermente, premendo il mio corpo contro la parete del pianerottolo. Presa dalla situazione e disinibita dalle sue labbra, porto le mani fra i suoi capelli e comincio a tirarli piano, sentendolo sorridere e sospirare sulla mia bocca. Automaticamente sorrido anche io.
«Sei cosi bella...» sussurra contro il mio orecchio, mordicchiandomi poi il lobo.
«Certamente occhiaie e sondino hanno il loro fascino» ironizzo, perdendomi a contare tutte le piccole lentiggini che decorano i suoi zigomi. Sono così belle, le adoro sul suo visino.
«Io ti trovo bella comunque» mi rimette a terra, spostandomi le ciocche di capelli dietro alle orecchie
Gli lascio un altro bacio a fior di labbra e poi lo tiro dentro casa, invitandolo a sbrigarsi con la sistemazione dei bagagli e venire a sedersi con me sul divano. Voglio che mi racconti tutto quello che ha fatto in questi giorni separati, le emozioni che ha provato durante le gare e come ha percepito l'idea di correre per una scuderia ma aver già firmato per un'altra. Glielo devo, lui mi sta sempre a sentire quando ho qualcosa da raccontare, e poi anche io sento il bisogno di sentirmi dire di come ha passato il suo tempo, è come se un po' lo avessi vissuto con lui.
Mi siedo sul divano, spengo la TV e mi metto a gambe incrociate, sorridendo come una bambina mentre aspetto che torni da quella che, oramai, è tornata ad essere la nostra camera.
In realtà mi sento un po' così, mi fa parecchio male la testa e le forze mi stanno un po' lasciando andare, ma l'amore è anche questo. L'amore è mettersi un po' da parte e dedicarsi alla persona che ci ha rubato il cuore. Adesso avrei solo bisogno di dormire, magari anche di una dose poco più alta della mia medicina, ma Carlos è più importante, sento nel cuore la necessità di ridere e scherzare con lui, di sentire la sua risata, e tutto questo non solo attraverso uno schermo.
«Dios! Mi è mancata casa» mi raggiunge, stravaccandosi al mio fianco, poggiando la testa sulle mie gambe.
«Per quanto resti?» chiedo, affondando le dita fra le sue ciocche lisce.
«Fino al 15» socchiude gli occhi.
«8 giorni» sussurro, facendo un respiro profondo. Nel mio stomaco sembra esserci un martello, ho dei crampi assurdi.
«Che c'è? Vuoi che me ne vada prima?» ridacchia, ma non riesco a scherzare, sto iniziando a sentirmi davvero male.
La testa sta girando fortissimo, lo stomaco mi sta esplodendo e ho una sensazione di svenimento che mi porta ad appoggiare la testa contro la testata del divano. Provo a fare degli altri respiri profondi, ma questo non migliora la situazione, anzi, probabilmente la peggiora perché comincio anche a tremare.
«Tish che hai?» si alza di scatto.
«N-nulla»
«Come nulla!? Stai tremando!» mi guarda impanicato, «E sei anche bianca cadaverica»
«È normale, non preoccuparti» sussurro, cercando di farlo risedere, tirando la sua mano. Però invano, non ho più forze, la sensazione è come durante il mio compleanno, sento il corpo abbandonarmi pian piano.
«Non preoccuparti!? Tu sei pazza! Dimmi che hai!»
Strizzo gli occhi, come se la testa potesse smettere di martellare, ma il tono alto di Carlos non fa che peggiorare tutto.
«Non h-» non termino la frase e rimetto, sul tappeto, tutto quel che mi ha passato il sondino.
«Mortica! Adesso andiamo in ospedale. Ho deciso» mi tira immediatamente su e mi prende a mo di sposa.
Poggio la testa sul suo petto, ascoltando il suo cuore, e mi lascio andare alle sensazioni che prova il mio corpo, chiudendo gli occhi e cadendo in un sonno profondo, se non addirittura in uno svenimento.
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Quedate por amor. ~Carlos Sainz~
RomantikUna storia che si perde nel tempo, tra le risate di una gioventù spensierata e i rimpianti che cadono addosso come macigni. Una storia nuova, che viene da un passato vissuto e consumato. Sono gli anni di Morticia e Carlos, due ragazzini che hanno co...