Hellen
Quando avevo scoperto che a Restian Beck piaceva scrivere in libreria - dietro al suo MacBook e con la musica alle orecchie - controllavo ogni tavolo per sperare che ci fosse, ed era quello che feci anche quel pomeriggio del 27 Dicembre.
Durante il periodo natalizio svolgevo doppio turno con Candace. Il suo viso stava per diventare verde trasformandosi in Grinch, io invece ero un elfo sgangherato.
Il raffreddore, il pizzicore alla gola e il mal di testa mi stavano portando sonnolenza e una pesantezza tale da volermi poggiare su qualche tavolo e dormire, magari proprio quello occupato da Restian.
Teneva le dita sulla tastiera, cuffie alle orecchie e occhiali sugli occhi. Guardarlo poteva essere la giusta medicina.
Anche lui sembrava stressato. Tra un cliente e l'altro, avevo notato che spesso strofinava i suoi polpastrelli sulla fronte, sugli occhi, e aveva deliziato il palato con troppi caffè. Ha mangiato qualcosa?
«Il tuo ragazzo sta esagerando con il caffè»
Candace lo indicò con il pollice. «Dovresti salvarlo dalla caffeina.»«Ci pensi tu qui? Solo per poco, giuro.» Unii le mani per pregarla.
«Te lo concedo solo perché non hai replicato sulla questione fidanzato.»
«Te lo lascio fare perché non sto bene e non mi va di controbattere.» Le sorrisi mentre mi avvicinai al bancone della caffetteria.
Chiesi a Effy se ci fosse qualcosa alla cannella e automaticamente scartai ogni leccornia con la sua presenza all'interno. Alla fine scelsi un muffin al cioccolato e caramello salato e lo infilai dentro al microonde per riscaldarlo prima di portarglielo.
Per quanto Restian fosse immerso nel suo lavoro, non si era accorto di me, perciò ne approfittai per voltargli le spalle e guardarmi allo specchio posto dietro al bancone.
Sistemai i capelli e controllai se il mascara si fosse sbavato. Quando notai il mio naso arrossato a causa dei numerosi fazzoletti consumati per il raffreddore, mi pentii di non aver portato con me il correttore. Non potendo risolvere, mi focalizzai su ciò che potevo sistemare. Raddrizzai il colletto della polo color caffè e la infilai meglio dentro ai jeans a vita alta.
Dopo aver sentito il din del microonde, presi dei tovaglioli, estrassi il muffin e mi diressi verso di lui. Più mi avvicinavo e più notavo la sua frustrazione. Ero sicura che stesse pigiando più e più volte il tasto cancella.
Quando poggiai il muffin sul tavolo sembrava essere pronto per dire che non lo aveva ordinato ma, dopo aver visto me, rilassò il viso.
«Hei, tu...» tolse le sue cuffie bianche dalle orecchie facendo un sorriso spontaneo.
Io invece mi abbassai, stando in equilibrio sulla pianta del piede per stare alla sua altezza. «Ehi, ti ho portato qualcosa da mangiare.»
«Ti arrabbi se ti dico che non ho fame?» ora il suo sorriso era debole, stanco.
«Si, mi arrabbio.» gli avvicinai il muffin «Hai preso troppi caffè e...» mi sollevai per odorare il suo maglione nero «Hai fumato troppe sigarette.» mi abbassai di nuovo. Quella posizione era scomoda, ma avrei preferito stare lì e vederlo imbronciato piuttosto che stare in giro in libreria e non poter passare del tempo con lui.
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Noah e Abby - Noi attraverso loro
ChickLitHellen non crede che possa esistere un amore come quello descritto nei libri - o meglio - il suo romanzo rosa si è trasformato in drammatico dopo la rottura con il suo primo amore. Appassionata di scrittura, adesso, vive nel blocco più totale: dell...