Hellen
Demian
Verrò lunedì 16 alle
15:00, ok?
12:13Ok.
12:34Lunedì; 16 Marzo
Alle ore quindici - dopo la fine delle lezioni - raggiunsi il cortile insieme a Restian.
Lui era stato estremamente silenzioso in questi giorni, mentre io lo invitavo a passare del tempo nella panchina di casa mia, o andavo io a casa sua anche quando lui non me lo richiedeva.
Sapevo che qualcosa, in lui, si era rotto.
e io cercavo di essere un sole per quel girasole anche se ogni notte, a ogni pagina letta, quel sole, si voltava fin troppo spesso verso la luna.
Di giorno, però, faceva il suo dovere, e lo avrebbe fatto anche adesso, in cortile con Restian, mentre Demian e la sua macchina mi aspettavano all'entrata della scuola.
Quella stronza di una luna non ci lasciò neanche un momento libero. Sembrava che volesse prendersi il giorno, oscurare tutto e far seccare quel girasole.
Il mio ex stava a braccia conserte, appoggiato alla macchina, gambe incrociate e occhiali da sole. Avrebbe dovuto aspettare ancora un po'.
Mi voltai verso Restian, lui però stava guardando il suo vecchio migliore amico.
Poggiai le mie mani sul viso di Restian per far si che si focalizzasse solo su di me. «Sei infastidito, lo vedo.»
Lui non rispose, strinse solamente la mandibola per poi rilassarla subito dopo. Deglutì, mandando su e giù il suo pomo d'Adamo. Sospirò, forte, tanto da spostare una ciocca dei miei capelli. E infine, cedendo ai miei occhi ben fissi sui suoi, portò le sue mani sui miei fianchi, stringendomi e avvicinandomi al suo corpo.
«Come posso non esserlo?» infine disse.
Questa volta fui io a sospirare. «Lo capisco. Ti capisco. Ma è solo una settimana. Ricordi cosa...»
Mi interruppe. «Non ti vorrei vicino a lui neanche per un secondo, Hellen. Una settimana è un'eternità, per me.»
Io però alle sue parole, accavallai quello che stavo per dirgli. «Ricordi cosa ci siamo detti quindici giorni fa?» Gli accarezzai la mandibola con i pollici. «Aspettami lì. Lui non c'entra con noi, ok?»
I suoi occhi studiarono attentamente i miei. Sperai che ci vedesse solo luce in essi e non l'oscurità. Sperai che si prendesse così tanta luce da sopravvivere per una settimana.
E io sarei sopravvissuta alla notte?
Le sue labbra si presero per sé quelle ore del giorno.
Sembrava che avesse bisogno di acqua oltre che di luce. Voleva tutto di me.
Non voleva lasciarmi andare. Lo capii dalla stretta ben salda sui miei fianchi, dal modo in cui teneva le sopracciglia aggrottate, e guardale, mirare le sue paure, mi diede l'input per chiudere immediatamente gli occhi; non volevo vederle.D'un tratto divise le sue labbra dalle mie che sapevano di caffè e sigaretta, e allontanò anche le mani dai miei fianchi, spostandomi dal suo corpo. «Vai, Hellen...» disse velocemente, e poi sospirando, lentamente e bisbigliando, aggiunse: «Insegui i tuoi sogni.»
«Ok...» bisbigliai, agguantando la mia valigia di piccole dimensioni.
I suoi occhi cambiarono presto obiettivo: Demian.
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Noah e Abby - Noi attraverso loro
Chick-LitHellen non crede che possa esistere un amore come quello descritto nei libri - o meglio - il suo romanzo rosa si è trasformato in drammatico dopo la rottura con il suo primo amore. Appassionata di scrittura, adesso, vive nel blocco più totale: dell...