LUI

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Hellen

Non pensavo che Demian potesse essere così stronzo da mettersi in mezzo in questo modo, ma a quanto pare non si smette mai di conoscere una persona.

Poggiai la schiena sulla porta, come se dovessi sostenere il mio corpo e mantenerlo pronto per quella conversazione.

«Hai parlato con lui?» gli chiesi.

«Demian, così si chiama.» rispose con fastidio.

Portai le mani dietro la schiena e strofinai i palmi per attaccare la mia tensione da qualche parte.

«Lo so come si chiama.» dissi piano, quasi dispiaciuta anche di parlare.

«Allora c'è qualche problema di fondo se lo chiami continuamente lui, come se esistesse solo Demian come genere maschile.» Studiò per bene i miei occhi. «Anche io potrei essere un lui, sai? Credo che il professor Collins ci abbia insegnato i pronomi al primo anno, Hellen.»

Meticoloso, Restian, nei litigi.

«Riconosco la differenza. Mi dà solo fastidio parlare di Demian con te.» e per tale motivo non riuscivo a dire il suo nome ad alta voce. Preferivo usare solo "lui".

«Ma non ti dà fastidio parlare con Demian, a quanto pare.»

Stavo per aprire bocca e dirgli che non gli avevo chiesto io di ubriacarsi e di arrivare fino a casa mia, ma le sue domande mi precedettero. «È successo qualcosa tra voi?» chiese, con una tranquillità tale da lasciarmi perplessa.

Cosa credeva? Che sarei stata in grado di usarlo a livello sessuale e poi chiedere al mio ex di vederci? Che facevo sesso per divertimento? Non sapeva che dovevo sentirmi a mio agio prima di spogliarmi davanti a una persona? Non sapeva che dovevo sentire qualcosa di forte prima di farmi toccare?

No, effettivamente non poteva saperlo, come neanche io conoscevo molto di lui sotto quell'aspetto.

«Me l'hai chiesto sul serio?»

Avevo bisogno di fargli sapere che non ero abituata a quel tipo di "divertimento".

I suoi occhi sembravano spenti, stanchi. Occhi che non volevano guardare una persona che gli aveva tenuto nascosto delle cose per tutto il giorno. Decisi di fare pochi passi avanti per avvicinarmi a lui. Se non si sposta vuole ascoltare le mie spiegazioni.

Non si mosse di una virgola.

«Considerando che sul serio Demian è rimasto con te tutta la notte, me lo chiedo, si.»

«Avrei avuto la decenza di non venire a casa tua, non credi?»

«Ok...» sospirò anche lui forte, come se fosse sollevato, per poi aggiungere:
«Avete dormito insieme?»

Cazzo... Colpita e affondata.
Sembrava che stesse facendo quelle domande come se fossero i jolly da chiedere. Se le superavi, passavi allo step successivo, ma a quanto pare non avevo superato la prova.
Cosa succede se non si superano le domande jolly? Mi chiesi.

Forse, per uno come Restian, dormire insieme con una persona era grave tanto quanto un bacio o andarci a letto.

Una delle sue poesie preferite di Bukowski diceva così.

Noah e Abby - Noi attraverso loroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora