MAIN CHARACTER

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Hellen

Il telefono squillò.
Aprii gli occhi.
Il cuore batteva forte.
Il palmo della mia mano toccò il telefono e lo trascinò verso il viso.
Lessi: Elizabeth.
Poi spostai lo sguardo verso l'ora: 4:30.
Non mi diedi il tempo di capire quali potessero essere le mie emozioni perché l'unica cosa che feci fu rispondere.

«Pronto?»
Silenzio.
«Elizabeth, è successo qualcosa?» la mano sinistra si trascinò verso il cuore, senza neanche capirlo; esso stava battendo forte.

La sentii sospirare e niente più, fino a quando decise di parlare, ma qualcosa mi sorprese.

«Tranquilla... non è successo nulla.»
La voce di certo non era femminile, e non era neanche Elizabeth.

Rilassai gli arti, poggiando le mie spalle tese sul cuscino, e facendo scivolare la mia mano dal cuore in panico.
«Non farlo mai più, Demian.» senza poterle fermare, due lacrime scesero dai miei occhi. Una su quello destro e una su quello sinistro.

«Scusami, non volevo spaventarti, ho solo pensato che... se ti avessi chiamato io non avresti risposto.»

«Mi hai spaventata eccome, invece» dissi con la voce rotta perché la paura era ancora attaccata alla mia scarsa respirazione.

«Scusami...» sussurrò, per la seconda volta.

Quando il suo psicologo non riusciva ad abbassare il volume dei suoi brutti pensieri, ci pensavo io a mettere musica diversa. «Perché mi hai chiamata? Qualcosa non va?»

«Tante cose, ma credo sia giusto essere felice se tu lo sei, quindi ti ho chiamata per dirti che non lo farò più. Smetterò di stare in bilico nella tua vita. Credo che due persone che hanno vissuto un'amore come il nostro devono almeno salutarsi.»

«Ciao, scricciolo.» disse, prima di bloccare la chiamata.

Io rimasi con il telefono all'orecchio e con un ricordo in testa:
Demian voleva darmi un soprannome. Eravamo ancora solo amici e, d'un tratto, dopo aver sfilato un dizionario presente sugli scaffali della libreria dove già ai tempi lavoravo, se ne uscì con scricciolo.

E poi adocchiò il significato dopo aver cercato la lettera s.
Aveva letto:«Scricciolo=piccolo di statura e di gracile costituzione fisica.»
Poi mi aveva intrappolata sullo scaffale dei libri. Io avevo alzato la testa pensando che due amici non si comportassero così, e lui l'aveva tenuta inclinata, vicino al mio viso, facendomi capire che eravamo tutto fuorché amici.
«Un bellissimo scricciolo.» aveva detto, sussurrando.

Da quel momento in poi io non ero più Hellen ma scricciolo. Solo lui mi chiamava in quel modo, e solo da lui avrei accettato quel soprannome.

«Ciao, amore...» lo salutai, per me stessa, perché lui non poteva più sentirmi.

Lentamente allontanai il telefono dall'orecchio e bloccai lo schermo, pensando al fatto che a me piaceva chiamarlo semplicemente amore.
Forse era banale, ma era il mio primo di amore, e tale lo avrei chiamato.

Mi rigirai sul letto e rimboccai le coperte fino alla testa. Mi immersi nel buio della notte, quella che a volte mi risucchiava nei ricordi.
Quella che lasciava spazio alla luna, la preferita da Demian.

Noah e Abby - Noi attraverso loroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora