TRE CANDELE

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Hellen

Quella di Restian era una chiara risposta alla mia poesia, letta forse mentre dormivo.

Occhi verdi e nocciola avevano fissato quel biglietto, scrivendoci sopra.

Occhi ghiaccio fissavano me, adesso.

Quelle iridi fermarono le lancette nel passato, a quando ci dicevamo che mai nessuno avrebbe preso il nostro posto.

«Demian...» pronunciai il suo nome così piano che forse il ticchettio di quelle lancette era più rumoroso.

Lui fece qualche passo indietro per poggiare la schiena al muro, come se non avesse più le forze di reggersi in piedi. Sconfitto dall'amore.

Portò la mano destra sui suoi occhi, sfregandoli lentamente. Poi quando la allontanò, richiese:
«Puoi rispondere? È stato qui?»

Le mie mani ebbero l'impulso di stringere il plaid per trovare il coraggio di dire qualcosa.

La verità.
In assoluto gli dovevo la verità.

E forse sarebbe riuscito anche lui ad andare avanti, anche se, quella lancetta presente nel mio cuore che puntava al passato, non avrebbe voluto.

«Si...» risposi, con l'altra lancetta che voleva portarmi al presente.

«Quando?»

«Ieri...»

«Ieri? Stanotte intendi.»

Il messaggio parlava chiaro:
"In questo caso dormire."

Annuii. Togliendomi il dente.

Ed eccoli i chilometri di distanza tra noi.
Chilometri e chilometri.
Lui la notte. Io il giorno.
Troppo distanti.
I suoi occhi, fissi sui miei, che esprimevano una miriade di emozioni, mi fecero pensare che aveva capito che l'eclissi non durava per sempre.

Disse qualcosa ma non lo capii.

«Cosa?» chiesi.

Deglutì, come se avesse difficoltà a parlare.
«Ci sei andata a letto?» non usò un tono di voce più alto, era un sussurro, quasi impercettibile, ma stavolta l'avevo sentito, eccome.

Abbassai gli occhi mirando il mio petto mentre si alzava e abbassava in respiri lenti, profondi.
Guardai i miei capelli sciolti.
Sciolti perché me li aveva sciolti Restian.
Nessuna treccia.
Nessun intreccio di sentimenti.
Lui ci aveva provato a passarci le mani su di essi, per renderli omogenei.
Per rendere quei sentimenti solo suoi.

E ci era riuscito, così bene, che ora mi sentivo come se stessi rivelando a Demian un tradimento. So che non lo è, lo so, ma quella parte del mio cuore - che era ancora innamorata di Demian Moss - pensava di averlo tradito.

Rialzai gli occhi, e vedendo lo sguardo perso di Demian, sapevo già che non aveva bisogno di una mia risposta verbale per capire che due ragazzi di vent'anni, che già agli occhi di chiunque si piacevano, siano andati a letto.

Lasciò l'appoggio del muro per prendere il suo telefono dal tavolino basso e lo infilò nella tasca dei pantaloni.

«Demian...» dissi piano, mentre lui si stava dirigendo in cucina. In cucina avevo lasciato le chiavi della sua macchina.

«Demian.» Mi alzai dal divano per raggiungerlo; stava agguantando anche il portafoglio.

Passò una mano tra i capelli mentre leccò le sue labbra, come se fosse così tanto agitato da mancargli la salivazione.

Noah e Abby - Noi attraverso loroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora