"Avremo un momento di pausa, se avete qualche richiesta particolare potete riferire al nostro bravissimo pianista George."
Poso il microfono e in sottofondo parte una musica registrata per tener compagnia.
Ho la gola leggermente secca dopo essermi esibita per sei volte con pezzi confortevoli, ma anche vivaci.
Vado al bancone, e cerco con lo sguardo la figura che avevo intravisto sul palco, restando delusa nel constatare la sua fuga.
"Un martini, per favore." Il lato positivo del lavoro extra, almeno il beverage è offerto dalla casa.
Siedo sullo sgabello e gioco con l'oliva nella coppetta, quando un uomo si siede alla mia destra.
"Le hanno mai detto quant'è brava?" Con la coda dell'occhio guardo il mio interlocutore.
Stempiato, magro, accenno di peluria bianca sulla barba portata curata, ma di certo non è la mia ombra misteriosa, dato che vicino a lui ho solo voglia di scappare.
"Abbastanza." Cerco di farlo demordere da qualsiasi tentativo di approccio, con scarso risultato.
"Sa potrei offrirle un lavoro a tempo pieno, nel mio hotel a New York." Vedo che prova a sfiorarmi il braccio. Mi alzo con il bicchiere e mi volto verso di lui.
"Sono appagata qui. Grazie per l'offerta, purtroppo sono costretta a rifiutarla. Si goda il resto della serata." Dire che sia arrabbiato è un eufemismo, però in fondo ho evitato di offenderlo, dicendogli che avrei preferito lavorare per Dobby, il folletto di Harry Potter, piuttosto di un viscido come lui.
Finisco il Martini e vado verso il palco, quando delle urla attirano l'attenzione generale.
Una donna grida in preda al panico, mentre l'uomo al suo fianco si tiene la gola, muovendosi scattoso, assumendo un colorito rosso.
"Un dottore! Chiamate un dottore!"
Senza indugiare, sposto diverse persone accerchiate sulla scena. "Levatevi di mezzo" raggiungo l'uomo e lo afferro da dietro, ma prima che possa iniziare la manovra di Heimlich, la donna urlante mi strattona un braccio. "Togli le mani da mio marito non sei un medico!" Con molta calma, dato il poco tempo, la scosto con la forza, facendola indietreggiare contro ad un altro signore.
Piego la mano con il pugno chiuso e la posiziono con la parte del pollice appiattita contro l'addome nella zona tra lo sterno e l'ombelico. Con l'altra mano afferro il pugno e provoco una serie di rapide e profonde spinte verso l'alto finché l'oggetto che ostruisce le vie aeree non viene espulso.
Il nocciolo di un oliva... sarebbe stata una morte degna da prima pagina del giornale locale.
Riprende a respirare, ma lo faccio accomodare su una sedia e premo due dita vicino al collo, sentendone i battiti del cuore. Stabilizzo la sua regolarità, e gli passo un bicchiere d'acqua chiedendogli di bere lentamente.
"Grazie lei..."
"Ha mangiato altro oltre quell'oliva?"
"N-no"
"Sente sintomi di nausea o giramento di testa?"
"Leggermente avverto un lieve mal di testa."
Mi guarda quasi spaventato, per il tono con cui pongo le mie domande.
"Le consiglio di farsi visitare dal medico dell'albergo, giusto un controllo per sicurezza, e si faccia prescrivere qualcosa per la gola, potrebbe avvertire un leggero fastidio al cavo orale in questo giorni."
"S-si, lo farò." Gli regalo un breve sorriso, guardo la moglie facendolo sparire e coscientemente abbassa la testa sentendosi, probabilmente, in colpa.
Personalmente non l'accuso, a primo impatto anche io forse avrei fermato chiunque avesse provato a fare il buon samaritano, ma in sala il medico non c'era quindi l'unica opzione era fidarsi.
Salgo di nuovo sul palco e sorrido di nuovo alla sala.
"Dopo questo piccolo incidente, spero possiate apprezzare ancora della buona musica e ricordiamo ai nostri clienti di fare attenzione alle olive, hanno il nocciolo."La mattina, per quanto tentassi, era la sempre la parte peggiore della giornata. Le prime due ore erano quelle traumatiche. Dopo aver fatto tardi ieri sera, ero riuscita a dormire solo cinque ore. Rispetto alla normale routine erano anche troppe, ma la stanchezza era difficile da nascondere.
"Megan, oggi tu prendi le stanze dalla 103 alla 112, rientra anche la suite, sii scrupolosa se ti serve una mano cerco di raggiungerti appena finisco."
Welma era davvero una governante perfetta. Dirigeva noi ragazze, e ci veniva incontro, ed era raro trovare persone così, ne sapevo qualcosa con tutti i lavoro che avevo svolto e svolgevo tutt'ora.
Prendo un carrello, contenente i prodotti, il cesto per le lenzuola sporche e il reparto di quelle pulite.
Arrivo alla prima, controllando che il traghettino appeso alla porta, recupero le chiavi delle stanze assegnatemi e parto con la mia scaletta.
Cambio le lenzuola, pulisco il bagno, pregando di non trovare sgradevoli sorprese, come preservativi che intasano il gabinetto o un lago con tanto di asciugamani per tamponare per terra e così faccio per le altre fino alla suite.
Posso farcela con l'orario, dopo questa dovrò scendere in lavanderia scaricare tutto e passare al centro benessere.
Guardo sempre il cartellino prima di entrare.
Un tale lusso, chissà se potrò mai permettermelo, vorrei portarci Eleonor. Riesco già ad immaginarmela guardarsi intorno con gli occhioni spalancati, si sentirebbe una principessa rinchiusa nella torre più alta del castello.
La vista è magnifica, sembra quasi di essere sospesi nel cielo, con tanto di vista mare.
Il letto è enorme e il cliente della stanza l'ha lasciato quasi intatto. Il lui o la lei, deve alloggiare da solo.
C'è una jacuzzi ai piedi del letto con un televisore da un'ottantina di pollici incastrato nel muro. Un mini cinema privato insomma.
Due divani posizionati a semicerchio e al centro, intorno ad un tavolino con diversi liquori sopra.
Un bicchiere era stato usato, ma il ghiaccio al suo interno era quasi del tutto sciolto. Un mini bar, un tavolo da biliardo, e confort di ogni genere.
Canticchio, mentre scopro il letto per cambiarlo e accenno a qualche strofa più incisa, fino a quando sento una porta aprirsi. Resto ferma sul posto, pregando di essermelo immaginato.
"È sua abitudine lavorare con le stanze occupate?"
Dannazione. "Io non..." Mi volto, e Dio sento le guance andare a fuoco. L'uomo di fronte a me, se ne sta poggiato allo stipite della porta, con asciugamano legato in vita e fortuna vuole che non si tratti di un pensionato con la pancia flaccida.
Ricordo come si respira, ma il mio sguardo vaga per il suo corpo.
Le braccia tatuate, incrociate al petto, esaltano i suoi muscoli, ma si vede un accenno di inchiostro anche ai lati dei suoi fianchi. L'addome è ancora umido e alcune gocce scendono, spinte dalla forza di gravità, verso il suo inguine , solcando i segni della V-shape, ma il viso... Sarebbe stato perfetto, mascolino, con un eterocromia rara, che gli dava un occhio marrone, quasi nero e uno verde, ma delle brutte cicatrici, come segni di lama di coltello, attraversavano quello chiaro, partendo dalla fronte per fermarsi una poco sopra al sopracciglio e l'altra al lato del bulbo oculare.
Ne ha delle altre, colpo da arma da fuoco e altri tagli.
"Si sta godendo lo spettacolo?"
Cazzo, il tempo deve essersi fermato solo per me a quanto pare.
"I-io, il cartello, ecco..." respiri profondi Meg, vai ad Harvard e sei tra le migliori studentesse, il tuo lessico è senz'altro più ricco di così.
"Vuole che indossi qualcosa?" Sbruffone.
"Sarebbe gradito, ma sto per lasciare la stanza quindi può fare con comodo."
"Interessante, cantante ed eroina di sera e donna delle pulizie guardona il mattino?"
"Cos...Io non sono una guardona!"
Accenna ad un sorriso e agli angoli delle labbra si formano delle fossette, come se il suo fascino non fosse abbastanza devastante senza.
"Mi sembra che indugi un po' troppo."
Irritata, butto le lenzuola nel carrello.
"Scusi tanto se sono stata colta di sorpresa, ora levo il disturbo e spero di non commettere più l'errore di entrare con lei dentro."
"È una minaccia o vuoi tornare ancora nella mia stanza?" Irritante, credo di averlo già detto.
"Ringrazi che ci tengo a tenermi il lavoro, o potrei risponderla in modo sgradevole."
Si stacca dalla porta e cammina verso di me, mandando in allarme ogni fibra del mio corpo, fermandosi ad un passo di distanza.
"Sarei curioso di questi metodi sgradevoli. Pochi riescono ad esserlo con me."
Sto per risponderlo, ma la radio che usiamo per tenerci in contatto prende a fare rumore e riproduce la voce di Welma.
"Megan serve una mano?" Quasi sono tentata di dirle di si, per tenermi a bada dal picchiare, o almeno immaginare di farlo, l'uomo davanti a me.
"No, ho quasi fatto, ti raggiungo."
Fisso di nuovo quegli occhi, sentendomi in soggezione per il contrasto del suo colore. Quasi sembra che abbia due espressioni su un unico viso.
"Le auguro di godersi questi giorni, perché di certo io non ho alcuna intenzione di rovinare i miei ultimi. Buona giornata e grazie di aver scelto il nostro hotel, se le servisse qualcosa, eviti di rivolgersi a me, potrei accidentalmente fare danni." Recupero il carrello, spingendolo in modo tale da colpirlo accidentalmente, ma è come soffiare contro ad una montagna. Sono sulla soglia della porta, quando la sua voce mi richiama.
"Ci vediamo Megan, spero che domani mattina ti ridiamo la mia stanza, e quasi dimenticavo."
Slaccia l'asciugamano in vita e mi volto rapidamente verso la porta prima di riuscire a vedere qualcosa.
"Vuoi anche questi dato che ti trovi?"
"Fanculo!"
Esco, quasi correndo e sbatto la porta alle mie spalle avviandomi verso il resto del gruppo, cercando di dimenticare quei dannati occhi, ma è un'impresa un po' ardua.
"Megan, sicura di stare bene?"
"Certo" sposto una ciocca scappata allo chignon dietro l'orecchio. "Sei rossa in viso."
Chi non lo sarebbe dopo essere entrato in quella stanza?
"Devo aver preso un po' di sole mentre sistemavo la terrazza."
"O ti ci sei sdraiata in bikini"
Una collega fa una battuta, e mi unisco alle risate per allentare la mia di tensione.
Spero solo di non perdere il lavoro a così poco dalla scadenza del contratto, o per la stagione prossima dovrò inventarmi qualcos'altro.
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Lip Smoke
RomanceHo sempre visto il mondo in bianco e in nero. Ci sta il bene e il male. La gioia e il dolore. Eppure mi sembrava di vivere la mia vita costantemente dalla parte oscura. Avevo avuto poche gioie, e alcune mi erano state strappate lasciando profonde c...