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Priva di energie, vuota, quasi chiusa in un limbo, il cui nome corrispondeva a quello di Malik Knox. Guardavo fuori dal finestrino le luci della città passare veloci, con un incessante fischio alle orecchie.
Dopo aver pianto con Trix, la mia amica aveva iniziato a fare domande. Cosa mi era successo, chiedeva se qualcuno mi avesse fatto del male... e ripensare a Malik, alle sue dita dentro di me, alle sue labbra, forse poteva essere definito male, se è qualcosa di più profondo.
Quella notte, a Los Angels, avrei voluto non finisse mai, quel Malik, l'uomo che mi aveva salvato, l'uomo che aveva ballato con me, sussurrandomi promesse mantenute più tardi. Per quell'uomo il mio cuore aveva gareggiato ad una gara all'ippodromo, per poi scoprire che il cavallo doveva essere abbattuto.

Dovevo odiarlo. Mi ero ripromessa di farlo, ma il suo tocco, la sua voce, quello sguardo ipnotico. Il mio nome pronunciato da lui era piacevole, per quanto mi facessi chiamare dagli altri Meg.
Peccato che fosse il mio debitore, un assassino, un mafioso... occupazioni rispettabili insomma. Non voglio osare immaginare i suoi hobbies.

Per non rispondere alla mia amica avevo preso la sconsiderata scelta di bere e lei me lo aveva lasciato fare, vedendomi per la prima volta da quando ci conosciamo, distrutta.
Molly e i suoi modi di comportarsi con me, erano nulla in confronto all'uragano nel quale ero bloccata.
Sospiro e rido. L'alcool è stato d'aiuto per una volta.
"Tu sai che io ci sono per te vero?"
"Oh si che lo so"
"Allora perché non vuoi dirmi cos'è successo nel locale?"
"Perché ti crollerebbe l'immagine perfetta che hai di me." Rido ancora e cado sul sedile presa da un giramento di testa.
"Pensi che io creda che tu non abbia difetti?"
"Noooo, ma a volte ti invidio Trix. Non per la tua posizione o la fortuna che tuo padre ha avuto nel suo lavoro."
La guardo e non so nemmeno se mi ricorderò di tutto il mio discorso domani mattina.
"Tu sei libera." Le sorrido, mentre mi fissa con lo sguardo di chi non ci sta capendo niente. Come darle torto.
"E tu sei ubriaca, hai spaventato persino Ryan."
"Beh forse vedere questo lato di me lo farà innamorare perdutamente." Mi fissa seria, e io ricambio, fino a quando non scoppiamo a ridere entrambe.
La scena di me che ballo sul tavolino, io che impreco verso il nulla, o che parlo con il ritratto di Elvis appeso lungo il corridoio del locale... beh, sono sicuramente caratteristiche importanti nell'arte del corteggiamento.
Il poveretto lo abbiamo lasciato davanti al locale, nonostante i tentativi di scortarci a casa abbiamo rifiutato per potergli evitare altri spiacevoli ricordi, come ad esempio il conato di vomito che risale dal mio intestino una volta poggiata la testa sul cuscino a casa di Trix.
Devo migliorare la mia tolleranza ai liquori. Ho la sensazione che mi capiterà spesso di bere senza freni per non pensare, dato che ho appurato l'efficace del metodo.
Non ho pensato a niente, se non a divertirmi.
Quello di cui avevo bisogno insomma.

Peccato non aver calcolato i postumi la mattina.
Apro un occhio, ma sembra di avere il sole direttamente nella stanza di Trix.
La sento imprecare e mormoro anche io frasi sconnesse, prima che il saporaccio che ho in bocca mi dia una buona motivazione per alzarmi, lavarmi i denti , evitando lo specchio.
"Da uno a dieci a quanto il tuo mal di testa?"
"Fuori dalla scala di misura."
Un concerto dei Metallica provoca meno traumi e poi come un fulmine a ciel sereno, mi ricordo di un piccolo dettaglio... Eleonor.
Corro nella camera, nonostante i giramenti di testa, e cerco di capire in quale angolo della stanza ho lanciato la borsetta ieri sera.
Individuata prendo il telefono e noto diverse chiamate perse da parte della nostra vicina.
"Merda."
Premo il tasto di chiamata e aspetto tre squilli prima che risponda.
"Pronto?" 
"Taylor giuro che sto arrivando ho avuto un contrattempo e..."
"Respira Meg, ho portato io Eleonor a scuola. Puoi stare tranquilla, dormire un altro po' e andarla a prendere più tardi." Sospiro, sentendo quell'adrenalina che mi aveva permesso di alzarmi svanire lentamente.
"Grazie io davvero."
"Non devi nemmeno dirlo. Sei una ragazza Meg, ti fa bene comportarti come tale una volta ogni tanto."
"Grazie. Davvero."
Chiudo la telefonata e mi sdraio per terra fissando il soffitto. Ho la giornata per me, e non so cosa fare a parte studiare per un prossimo esame. Il grosso è fatto, mi mancano solo due capitoli e dovrò darlo tra dieci giorni.
Posso davvero concedermi del tempo per me?
Ma prima... vengo colta da un conato di vomito e con una velocità di cui ero ignara ritorno in bagno, dove trovo Trix intenta a lavarsi i denti, mentre mi fiondo con la testa sul gabinetto.
"Il buongiorno si vede dal mattino si dice..."
"Allora sarà una pessima giornata."  E torno con la testa nel cesso.

Il resto della mattinata lo passo a riprendermi. Resto a casa di Trix fino alle undici. Il tempo per rendermi presentabile al resto del mondo, prima di uscire per fare la spesa.
Avevo intenzione di passare di nuovo da nonna in ospedale, concedermi del relax con mia sorella e poi con mio grande rammarico andare a lavorare al White Bunny, con la speranza di non incontrare Knox, cosa impossibile.
Tempo di pensarlo che il telefono inizia a squillare.
Avevo detto relax vero?
Lascio che squilli a vuoto, ma richiamo subito dopo. Immagino che sia inutile spegnere il telefono.
"Rispondi sempre al telefono Megan."
"Sono stufa di te Malik Knox davvero, che razza di problemi hai per impormi cosa devo fare o quando!"
"Megan..." un brivido percorre la mia schiena.
Chiudo gli occhi e cerco di calmarmi.
"Non chiami mai, cosa vuoi?"
"Te, in un letto nuda, ma su questo sto lavorando."
"Ti ho già detto che non accadrà mai  più."
"Come ieri sera? Ho ancora il tuo sapore sulle dita.
"Cosa vuoi Malik!?"
"Devi andare in un posto per me, nessuna macchina devi interagire di persona."
"Scordatelo io non voglio avere niente a che fare con questa merda!"
"Ci tieni sempre a saldare il tuo debito vero Megan?"
"Si ma tengo anche a mia sorella e non so se sei informato, ma per gli assistenti sociali quello che fai tu non è tra i primi lavori per lasciarti tenere la custodia"
"Vuoi che risolva questo per te?"
"No, essere in debito con te è più che abbastanza, esserti riconoscente sarebbe troppo."
"Vai in quel posto Megan. Non lo ripeterò."
Chiude la chiamata e sono tentata di lanciare il telefono contro il muro.
Lui comanda. Lui prende. Lui decide.
Quanto posso durare prima di crollare...

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