14

540 39 3
                                    

La canzone, era la ninna nanna che mi cantava da piccola. Sentivo di nuovo la sua voce ed ero tornata bambina, ancora.
La macchina aveva già subito l'incidente. Papà non parlava più, ma testa aveva sbattuto violentemente contro lo sterzo. Un albero spuntava dal lato di mamma, era trafitta allo stomaco. Continuare a cantare avrebbe solo accelerato la sua morte.
Io ero ferita, al ventre. Il taglio era profondo, ma sapevo che non mi avrebbe uccisa quel giorno.
"Ninna nanna della luna e delle stelle
Ninna nanna delle cose belle
Ninna nanna del sole
Che ti scalda con i suoi raggi e con amore..."
Voleva che chiudessi gli occhi.
La filastrocca aveva una seconda parte, ma penso di aver perso i sensi, fino al rumore di uno sparo.
Avevo aperto un occhio, c'era un'ombra allo sportello della mamma.
"Non doveva andare così." Una voce maschile. Era stato reale? Vengo afferrata per un braccio e voltandomi mi ritrovo Malik Knox fissarmi.
"Sei mio canarino adesso."

Annaspo alla ricerca di ossigeno e guardo rapidamente dove mi trovo.
Casa, non macchina, casa.
Un conato di vomito mi costringe a correre in bagno e a piegarmi con la testa nella tavoletta del cesso.
Rigetto anche l'anima, non avendo toccato cibo dalla sera prima.
Tiro lo scarico e mi guardo allo specchio. Faccio schifo, è un troll sarebbe più sexy di me.
Uso l'acqua fredda per lavarmi il viso e passo con la mano tremante lo spazzolino sui denti, cercando di togliere il sapore degli acidi.
Quanto vorrei darmi per malata, e isolarmi nella mia stanza, ma il richiamo della responsabilità mi impedisce di farlo.
Torno in camera, guardando la sveglia. Ho ancora due ore di tempo prima che suoni. Non ho sonno, eppure sento il bisogno di restare ancora sdraiata.
Il corpo e la mente sono esausti.
Ero nella merda, non che prima la situazione fosse migliore, ma ora avrei avuto a che fare con l'uomo a cui avevo dato la mia verginità.
Pessimo gusto in fatto di ragazzi, Trix me lo ripeteva spesso. Diceva che attiravo tutti i migliori soggetti sulla piazza, mentre lei era più per l'amore libero, senza impegno. Sosteneva che tanto dopo una settimana si inizia già ad apprezzare meno il compagno, quindi lei ci usciva solo per quel lasso di tempo, prima di scaricarli.
Nulla da dirle, ma la pensavamo diversamente, nonostante mi fossi fatta ingannare da l'aria tenebrosa e lo sguardo ipnotico di Malik Knox.
Volevo davvero qualcuno al mio fianco, ma il bagaglio che portavo era troppo pesante per gli altri. Per una notte ho voluto dimenticare quel peso, e ora mi ritrovavo in questa situazione.
Sospiro. Devo cercare di recuperare un po' di sonno, o tra poche ore avrei rischiato di addormentarmi sul bus e finire chissà dove.
Peccato che ogni volta che chiuda gli occhi mi ritrovo a sentire la pressione delle sue mani, quello sguardo, su di me.
•••
"Mio Dio, sicura di stare bene Meg?"
"Buongiorno anche a te Taylor."
"Scusami ma, hai un aspetto orrendo."
"Cercherò di non restare offesa. Ho dormito poco, abbiamo fatto tardi, nella norma insomma."
È il mio nuovo capo sembra essere uno stalker omicida, cose di tutti i giorni.
"Senti, ci tengo a te come ad una figlia, se non reggi più devi solo dirmelo."
"Per fare cosa? Andare alla polizia? Trasferirmi? Grazie del pensiero, ma scappare non mi aiuterà. C'è la faccio."
Rassegnata chiama mia sorella, ma prima che arrivi la piccola peste continua il suo discorso. "Il problema e che anche se non c'è la fai, non chiederai mai aiuto non è vero?" Mi conosceva bene. "Spero solo di non doverti raccogliere con il cucchiaino o farti ricoverare per eccessiva sconsideratezza e orgoglio."
"Meg!" Subisco l'assalto di mia sorella e dopo un'ultima occhiata alla mia vicina, facciamo il solito percorso. Mi racconta che ha provato il danne e che le è piaciuto, pregandomi di portarglielo una di queste sere. Di come abbia finito la saga di Teen Wolf e delle modifiche che avrebbe voluto fare. Piccoli registi crescono insomma.
"Oggi lavori?"
"No, pranzeremo insieme."
"Davvero?"
"Si, e ho intenzione di prepararti le polpette come le fa la nonna."
Saltella sul posto, mi abbraccia e corre verso le porte della scuola. Ora che ho promesso sono costretta a fare una deviazione al supermarket prima di passare a prenderla.
Vado anche io, quando lungo il marciapiede una Jeep nera con i finestrini oscurati si accosta a me.
Il vetro si abbassa e il piccolo squarcio di normalità viene subito risucchiato da quell'uomo.
"Sali Megan."
"Potrei urlare."
"Pensi che la cosa gioverebbe a te?"
"Lei non può perseguitarmi in questo modo." Cerco di non urlare, per quanto possibile.
"O si che posso, se non vuoi che prenda tua sorella da scuola."
"Non osi nemmeno pensare a lei."
Sorride e apre lo sportello.
"Mi era mancato quello sguardo. Ora sali."
Torna serio e per quanto sia tentata di darmi alla fuga, temo che l'uomo di fronte a me sarebbe in grado di tagliarmi la strada sul marciapiede, rischiando di investire qualcuno.
"Devo andare all'università."
"Lo so"
Salgo e chiudo lo sportello.
"Cosa vuole?"
"Dammi del tu, abbiamo una certa intimità o sbaglio?"
"L'avevo con l'uomo che non pensavo di ritrovarmi a Boston. Uno che non uccide le persone e ricatta il prossimo."
"E tu allora? Lavori per uno che uccide le persone, la cosa non ti turba?"
Iniziavo ad avere difficoltà a guardarmi.
"Cosa cazzo vuole da me?!"
"Che lavori per me, semplice."
"Solo questo?"
"Non il lavoro da cantante."
"Cosa allora?"
Si ferma ad un semaforo e si volta a guardarmi.
"Lavoretti. Ti manderò un indirizzo più tardi. Voglio che tu vada lì e prenda una cosa per me."
"Cosa?"
"Questo non ha importanza. Tu prendi e porta, semplice vero?"
"La mia vita non è mai stata semplice, di certo non inizierà con lei."
Sghignazza e sposta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
Vorrei scostarmi, ma finirei per dare una testata al finestrino.
"Fai come ti dico canarino. Evita di porre domande in questo lavoro. Meno sai e più vivrai."
"Oh quindi ora vuole uccidermi?"
"Si..." mi afferra per la gola, tirandomi verso di lui, mozzandomi il fiato. "Ma non nel modo che pensi tu."
"Se io muoio delle persone si faranno domande."
"Ti ho detto che per uccidere intendo altro, qualcosa che prevede te e me nudi. Pensi che quella sera abbia dato tutto me stesso? No... non sai quanto ho dovuto trattenermi per non farti male, non sai cosa significa perdere la testa, il controllo. Implorare di lasciarti andare mentre affondo ancora dentro di te."
Avrebbe dovuto farmi schifo sentirlo parlare così, ma sentivo una fitta dolorosa in mezzo alle gambe. Il corpo era traditore, ma la mente sapeva come tenerlo a bada.
"Questo non accadrà più, signor Knox. Trovi altri sfoghi per i suoi interessi."
Si avvicina ancora, fino a sfiorare le mie labbra.
Ci fissiamo negli occhi, senza che nessuno tento di abbassare lo sguardo, fino a quando la macchina dietro di noi suona, e il semaforo diventa verde.
"Quanto odio essere interrotto."
Spero che non estragga una pistola e spari il conducente. Per mia fortuna torna a guidare e resto in silenzio.
Arriva nei pressi dell'Università ma gli dico di fermarsi prima. Le persone parlano e vedermi arrivare a bordo di un auto darebbe, per quanto poco popolare io sia, parlare agli altri. E io odio stare al centro dell'attenzione.
"Ti vergogni di me canarino?"
"Vorrei evitare che il mio nome venga legato al suo."
Ride "Troveresti solo vantaggi in questo."
"Io me la cavo da sola."
Scendo e sbatto lo sportello, prima che mi richiami.
"Non dimenticare di guardare il telefono. Fai come ti dico e nessuno si farà male, Mmh?"
"Vai al diavolo Knox."
Stupida? Forse. Sconsiderata? Al quanto.
Ma bisogna mettere bene in chiaro che se devo lavorare per lui, deve imparare a non rovinarmi l'umore presentandoti nei luoghi dove sono me stessa e non una debitrice disperata.
Quanto rimpiango di aver lasciato il mio letto.

Ritardo lo so, ma ho avuto una brutta gastroenterite e la voglia di scrivere stava sotto ai piedi.
Grazie per il supporto🙏🏻❤️
Commentate e votate
Baci baci
Manu

Lip SmokeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora