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Sono beatamente con la testa sprofondata nel cuscino, sento i muscoli rilassati e la mente libera dai pensieri, quando avverto una mano sul mio addome toccare nel punto esatto in cui c'è la mia cicatrice.
Apro lentamente le palpebre e giro il capo, trovandomi un occhio marrone e uno verde fissarmi.
"Ti sono mancato canarino?" Ingoio a vuoto, quando la mano scendo e si chiude a coppa intorno alla mia vagina coperta solo dagli slip.
"Sono mancato anche alla tua figa?"
"Come..."
Scosta il tessuto e irrompe con un dito, facendomi gemere. Gli artiglio il polso, ma alza con quella libera la maglietta, e l'aria fresca indurisce i miei capezzoli.
La sua bocca succhia la pelle sul collo, la morde e aumenta la velocità con la mano impegnata a torturarmi.
"Sei così bagnata per me Megan..."
"Ti prego."
"Si, pregami come un Dio, invoca il mio nome e offriti come sacrificio."
"M-Malik...ah"
"Peccato solo che sono il tuo dolce incubo."

La sua voce viene sostituita dal rumore della sveglia e accaldata la spengo con troppa forza.
Dannazione, ho il fiatone e sento di esserli bagnata.
Un sogno, capita troppo spesso ultimamente di pensare a quell'uomo.
Dopo quella notte a Los Angels, non avevo provato un'esperienza simile con qualcuno altro. Ero tornata solo Megan Moore, la ragazza responsabile che aspirava a diventare chirurgo e per farlo dovevo alzare le chiappe dal letto e prepararmi per andare all'università. Anche se solo con quattro ore di sonno la tentazione di darmi per malata era elevata.
Strascino il mio corpo in bagno e cerco di rendermi meno zombie possibile. Mi concedo una rapida doccia, evitando di bagnare i capelli e rilassata, dopo aver fatto di nuovo quel sogno, indosso un paio di jeans a vita alta nero e una camicetta leggera che infilo nei pantaloni. Arrangio un semi raccolto e copro le occhiaie, muovendomi per preparare la colazione e svegliare la mia peste.

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Preparo dei toast, apparecchio e le prendo il suo succo preferito per poi andare nella sua stanza

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Preparo dei toast, apparecchio e le prendo il suo succo preferito per poi andare nella sua stanza.
Si è completamente attorcigliata nelle coperte tanto da sembrare un salame.
"Eleonor è ora di alzarsi."
"Mmh" gira la testa nella direzione opposta alla mia e sospiro. A quanto pare siamo in due a non voler abbandonare il letto.
Sapendo che la peste finge di dormire, iniziò a farle il solletico, indifesa e senza vie di fuga. Ride e chiede pietà.
"Meg ahahaha non vale così."
"Lele vale eccome con te, ora muoviti a vestirti, ti ho preparato i vestiti sulla sedia, e ci sono i toast con marshmallow stamattina."
"Davvero? Sarò velocissima"
Si sdrotola girando su stessa cadendo lentamente per terra, per poi correre ad afferrare i vestiti.
Bastano i dolci per svegliarla, ma altrettante minacce per farle lavare i denti, e dopo un'ardua battaglia con esito positivo scappiamo rischiando di perdere l'autobus. Alla fine ho dovuto caricarmi in spalla Lele e gridare all'autista di fermarsi.
Riprendo fiato, tra le risate di mia sorella, e la faccio sedere ad un posto libero mentre resto in piedi affianco a lei.
"Oggi vieni a prendermi?" Dio lo sguardo letale, avverto istantaneamente la stretta al cuore.
"Non posso piccola peste, devo andare a lavorare, verrà Taylor dormirai anche da lei stanotte."
"Ma volevo vedere Barbie con te."
"Lo so, ma recupereremo, te lo prometto."
"Va bene" dannazione, dirle ogni volta che devo lavorare è sempre difficile. Cerca di non darlo a vedere, ma la conosco troppo bene. Ci rimane male.

Arriviamo a destinazione e l'accompagno al cancello, dove ammassati ci sono gli altri genitori.
"Eccoci qui. Fai la brava, non litigare con nessuno e divertiti." Annuisce, e si slancia tra le mie braccia. La riempio di baci e corre verso l'entrata.
"Non correre Lele!" Ride e rallenta, anche se si guarda più volte dietro tentata di disobbedire.
Sospiro dovevano chiamarla Terminator all'anagrafe.

Guardo l'orologio al mio polso, e impreco mentalmente, prima di ricominciare a correre.
Per quanto lo faccio penso di poter far parte della squadra di atletica, ma mi ruberebbe altro tempo, lusso che non mi è concesso.
Riesco a prendere il secondo bus, diretto ad Harvard la strada è un po' lunga dalla zona dove abito, Downtown, un piccolo squarcio di storia, ma amo vedere alcuni edifici rimane tali e non grattacieli.
Prendo le cuffie e ascolto alcuni brani che dovrò cantare stanotte, dopo il turno al Ronny bar come cameriera, dovrò andare a cantare al White Bunny.
Prima di questo però, dovrò affrontare un piccolo limbo, dove incontrerò il mio Virgilio nel viaggio verso l'inferno.
A passo svelto raggiungo l'imponente ingresso e sistemando la borsa cammino.
Molti si abbracciano, il gruppo degli sportivi inizia a fare danni già in cortile, ma L'élite deve distinguersi.
La mia aguzzina Molly Jefferson, chiamata più volte a posare per linee di moda importanti. Gambe lunghe, capelli corvini e sguardo di ghiaccio, come il suo cuore presuppongo. Al suo fianco il suo giocattolo preferito Tyler Donnovan, il quarterback della squadra, si prospetta un futuro prospero per questa coppia... o almeno così dicono. A seguito ci sono Bettany De Light, Amanda Young, Timothy Full e Ryan Prescott. Figli di avvocati, giudici, senatori, dirigenti d'ospedale... lavori da poco.
Guardo avanti e continuo a camminare, ma la boia la pensa diversamente.
"Che coraggio, sei tornata anche quest'anno Moore?"
"Jefferson"
"Ed io che credevo che l'anno scorso ti fosse bastato."
"Sai, manca poco alla mia laurea, qualche esame più di te l'ho dato"
Vuole continuare questa guerra, quando sulle mie spalle si posa un braccio.
"Dio hai iniziato prima ancora di entrare Molly, prenditi una camomilla a colazione."
"La questione non ti riguarda Bellatrix."
Insieme alla mia amica, siamo due pugni in un occhio per l'attitudine di Harvard. Porta i capelli rosa, è più bassa di me, anche se in pochi non lo sono, Molly ed io siamo della stessa altezza per esempio.
I suoi occhi sono nocciola, ma ha un caratterino che il più delle volte la mette nei guai. Suo padre era un imprenditore, aveva fatto fortunata, facendosi un nome, ma era di umili origini ed uomo di cuore per le volte in sui ero stata a casa loro.
"Rompi le palle alla mia amica a prima mattina e non mi riguarda?"
"Attenta, ricorda che basta una parola di mio padre per rimettere il tuo al suo posto."
Sta per aggredirla fisicamente, ma la blocco portandola dietro di me.
"Questo tuo disprezzo, deve essere solo nei miei confronti Molly, lascia fuori Trix."
"Sembra quasi una minaccia Moore."
"Sono un tipo pacifico io, tranquilla."
"Tsk, con le tue minacce dormo sogni sereni, nullità."
"Brutta..." Blocco di nuovo Trix, mentre la Jefferson torna al branco.
"Andiamo tarantola. A volte mi ricordi quasi mia sorella."  Guarda ancora male Molly prima di tornare in se. "Lo prendo per un complimento?"
"Ha sei anni..."  mette il muso, e cambia rapidamente personalità saltandomi addosso.
"Maledetta io ero disperata per la tua assenza e tu così mi tratti?"
"Si, lo so che ti sono mancata."
"Mmh vuoi trarmi in inganno?"
"Mi sei mancata anche tu Trix."
"Meglio, allora raccontami com'era Los Angels?"
"Non ero in vacanza, sono uscita poco."
"Ma?"
"Non c'è nessun ma."
"Menti, e tu sei pessima a mentire."
"Aah, più tardi ora andiamo o rischiamo di prenderti un rimprovero da Piton." Un professore identico a quello di Harry Potter, anche caratterialmente.
"Cazzo, me n'ero dimenticata, l'ho abbiamo alla prima. Muoviamoci allora."
È pazza, fuori controllo, ma è sincera, leale, un fiore colorato in un mare di spine.
Vengo bloccata nel raggiungerla solo dalla suoneria del mio telefono e quando vedo l'utente, si stringe lo stomaco. È il signor Haarlen, l'uomo a cui devo i soldi.
Ignoro la chiamata e prima di andare cerco di rallentare i battiti del mio cuore. Devo restare concentrata adesso, e chiudere fuori i miei problemi. Lo richiamerò dopo, sperando di non averlo offeso.

Ci sono anche se in ritardo😂
Colpa del lavoro mi da tempo solo la sera di rifinire il capitolo.
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Manu

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