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Perdo il contatto con la terra, anche se continuo a ripetermi che il mio corpo prova le emozioni sbagliate quando Malik mi sta vicino.
Cerco di respingerlo, ma la sua mano mi afferra la nuca impedendomelo e morde il labbro inferiore, tirandolo verso di lui. Fa male, un dolore piacevole e appena trova dello spazio la sua lingua di insinua alla ricerca della mia. Quasi ringhia, come un animale selvaggio. Stringo le mani sui suoi bicipiti e sento il viso in fiamme, perché alla mente non fanno che tornare i piacevoli ricordi di tre mesi fa.
Solo quando mi scappa un gemito, riesco a riprendere coscienza di me.
Gli schiaccio un piede e prendo le distanze indossando la miglior maschera di odio nei suoi confronti.
"Ti avevo detto di smetterla di farlo."
"Sembra che ora tu stia meglio, se riesci a cacciare le unghie." Se n'era accorto? Merda, quest'uomo deve decidere una buona volta se deve comportarsi da stronzo o preoccuparsi per me.
"Sali. Devi farti vedere quel ginocchio." Abbasso lo sguardo, rendendomi conto che la mia caduta ha fatto più danni di quelli percepiti.
Il sangue ha imbrattato i jeans, rovinandoli, e man mano che l'adrenalina lascia il mio corpo il dolore per l'urto inizia a sentirsi.
"Studio medicina, nulla a cui non possa provvedere da sola." Mi ignora e apre lo sportello della macchina.
"Sali Megan, o sarò costretta ad usare la forza."
Quest'uomo ha mai accettato un rifiuto come risposta? Immagino di no, data la sua fama.
Evito di poggiare il peso sul ginocchio ferito ed entro in macchina, e non mi sfugge la mano di Knox che si sposta sopra lo sportello in modo da evitare altri urti.
Agli assassini ricattatori fanno anche un corso di galateo?
Chiude la portiera e fa il giro dell'abitacolo.
Guardo fuori, quando entra nel mio campo visivo. Prende la cintura ed è di nuovo ad un soffio di labbra.
La gola mi si secca e i nostri occhi restano incatenati per alcuni minuti, sembra quasi dispiaciuto per qualcosa... per tutto?
Allaccia la cintura e mette in moto, tornando il solito stronzo. Sospiro lentamente, sperando di non farmi sentire. Poggio la testa contro il sedile e riprendo ad osservare fuori fino a quando gli occhi si fanno pesanti. Mi sento distrutta, ma devo tenere duro. Farmi vedere debole, specie da lui, è da evitare.
***
C'è nebbia e fa freddo. La testa mi ronza. Papà stava guidando, discuteva con la mamma. Era la prima volta che li vedevo litigare.
Mamma piangeva e poi un urto, la macchina ha iniziato a rotolare sul fianco. Urlavo.
Poco dopo, la voce di mia madre, parlava con qualcuno e poi lo sparo.
***

Sussulto e ho il fiato corto, ma due braccia forti mi stringono, rendendomi conto di essere tra le sue braccia. Quando ci eravamo fermati? E soprattutto, dov'eravamo?
"Canarino."  Troppo intenso, quello sguardo non deve essere rivolto a me.
"Dove siamo?" Cerco di cambiare argomento, guardando lo spazioso atrio e le vetrate lucide che riflettono le luci di Boston dal basso.
"Nel mio appartamento ."  Nella tana del lupo.
Apre la porta e lo incito a farmi scendere, purtroppo appena tocco terra il ginocchio mi manda una forte scarica di dolore che mi fa stringere i denti per non urlare.
Saltello sul posto e cerco di nascondere il mio sguardo stupito nel vedere l'interno dell'appartamento.
Il soggiorno è circondato di vetri, che danno lo stesso spettacolo dell'atrio. Spazioso, forse quanto tutto il mio. Ha due divani, enormi, anche se l'idea che vengano molte persone qui è alquanto fantasiosa. Al muro c'è un camino moderno, diversi libri sulla libreria a destra, cosa che mi sorprende, dato che non ha l'aria di un topo da biblioteca.
Un tavolo da biliardo è un mini bar.
"Fatti un bagno, dopo che la ferita sarà pulita la disinfetteremo."
"Vuoi rubarmi il mestiere Knox? Ti ho già detto che sono capace di cavarmela da sola."
"Lo vedo." Mi fissa intensamente, e lo maledico sempre per l'effetto che il suo sguardo mi fa, ma io sono solo una preda, se la bestia mi prende allora sarò il suo pranzo.
"Il bagno è la prima porta a destra."
"Basterà lavare la ferita, sto bene così."
"Ti porterò qualcosa di comodo, o vuoi per caso che tua sorella si allarmi nel vedere i tuoi vestiti sporchi di sangue?"
"Non osare nemmeno nominarla mia sorella." Purtroppo, però, ha ragione. Si preoccuperebbe e farebbe domande.
"Stai prendendo troppa fiducia canarino, cerca di rivolgerti a me in tono più appropriato."
Ed ecco di nuovo lo stronzo. Lo fisso sperando di riservargli solo disprezzo, prima di avviarmi verso il bagno. Al suo interno trovo un ambiente nero, ma con venature bianche e oro. Una vasca idromassaggio, un lavandino per due con tanto di stipetti neri ai lati e un'enorme box doccia.
Spero che questo non sia l'unico bagno in casa, o inizierei a sentirmi a disagio nel pensare che anche lui se ne sta lì nudo.
Fa caldo. Scaccio dalla mente quei pensieri e mi spoglio lentamente, imprecando sottovoce quando arrivo alla ferita. Il sangue si è incrostato e devo toglierlo con uno strappo sentendo un male cane.
Lego i capelli e saltello al piatto doccia. Apro l'acqua prima fredda, che mi procura un leggero brivido e poi calda. Cambio il soffione da cui esce, con getto frontale. Sentirla sulle spalle mi rilassa e forse sto più del dovuto. Prendo il bagnoschiuma e riconosco il profumo muschiato che sento su Malik.
A casa mia se l'impianto funziona ci mette minimo dieci minuti a diventare calda e due per tornare fredda.
Controllo la ferita. C'è un bel ematoma violaceo e due graffi profondi con altri di entità inferiore.
Riesco a muoverlo per quanto faccia male, nessuna rottura, solo un bel trauma per la caduta.
Ghiaccio, pomata lenitiva, ma prima disinfettante e poi dovrei fasciarlo per evitare infezioni.
Mi privo della piacevole doccia ed esco, recuperando un grande asciugamano che basta a coprirmi, nonostante arrivo precisamente sotto la curva del sedere.
Dovrei uscire così adesso? Potrei rimettermi gli abiti, ma opto solo per l'intimo.
Mi affaccio fuori dalla porta e alcune gocce dei capelli umidi bagnano il pavimento. Scalza, zoppico fino al soggiorno, non trovandolo.
"Knox?" Faccio per voltarmi e sbatto contro ad un muro di muscoli. Perdo il precario equilibrio ma non cado solo grazie alla presa salda delle sue mani sui miei fianchi. Sussulto a quel tocco, e i pochi abiti che indosso non aiutano.
"Tenti di sedurmi canarino?" Perché? Lo guardo forse in modo diverso dal solito?
"Cerco di evitare quelli come te se posso."
"Davvero? E come sarei sentiamo."
Porta i suoi occhi all'altezza dei miei causando brividi lungo la schiena, ma forse è solo per via del mio outfit.
"Pericoloso."
"Meglio quel moccioso che era con te ?"
"Ryan non mi minaccerebbe come fai tu."
"Non farlo."
"Cosa?"
"Nominare il nome di un altro uomo, di fronte a me, quando indossi solo un asciugamano."
"Mi dispiace per te, ma la cosa non è un mio problema."
"O si invece." Preme il suo corpo sul mio, e penso di arrossire quando sento la sua erezione spingere sul mio addome.
"Disinfettiamo quella ferita che ne dici? O preferisci che ti faccia stendere sul tavolo da biliardo a gambe aperte mentre affondo il viso nella tua vagina?"
Deglutisco, pentendomi di non aver fatto la doccia fredda.
"L-la ferita."
"Peccato, avrei preferito la seconda."
Perché non avevo dubbi?

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