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Respirare era qualcosa che il nostro corpo faceva in automatico. Si pensa che ne abbiamo il controllo, ma neanche lontanamente. Certo in questo momento non stavo letteralmente respirando, ma tra poco il cervello avrebbe mandato un forte impulso per dirmi semplicemente di riattivarmi o morire.
Butto fuori l'aria trattenuta e sento le mani sudate, mentre un'agente, una signorina poco più grande di me penso, si avvicina al veicolo.
Abbasso il finestrino e cerco di mentire come meglio posso.
"Buonasera agente, posso aiutarla?"
"Normale controllo, ci è stata segnalata una vettura come la sua."
"Ma questa non è mia. Un amico di un mio amico me l'ha prestata per andare a prendere mia sorella."
Lele la saluta sorridendole. Se penso in quello in cui la sto coinvolgendo, dovrei prendermi a pugni da sola.
"Questo amico ha un nome?"
"So solo che si chiama Erick."
Mento, e sembra che mi riesca abbastanza bene.
Il suo sguardo è sospetto. Guarda la vettura e si sofferma al portabagagli, mentre prego qualsiasi divinità di fermarla dal chiedermi di aprirla.
Ora mi menti di non sapere cosa ci sia dentro.
"Meg, ho fame."
"Solo un momento Eleonor."
"Va bene, può andare, i bambini quando iniziano con i capricci non finiscono tanto presto."
"Grazie per la comprensione. Buon lavoro."
Accenna ad un sorriso e saluta mia sorella, mentre penso di avere avuto un infarto per poi darmi una scossa con il pensiero e tornare in vita.
Getto fuori il respiro che stavo trattenendo e chiudo gli occhi, prendendomi un attimo.
"Meg?"
"Ora andiamo."
Riprendo il controllo e parto, continuando a rispettare sempre i limiti.
Si può dire che avere mia sorella dietro sia stato un vantaggio, e mi odio per pensare questa cosa.
In fine, raggiungiamo la zona abbandonata.
Lascio l'auto in bella mostra e dopo aver preso Eleonor in braccio, corro, alla prima fermata del bus.
Spaventata di ritrovarmi qualche male intenzionato pronto a minacciarci per quei pochi soldi che ho con me.
Prendo il telefono appena recupero fiato.
"La tua maledetta auto l'ho lasciata dove hai detto."
Due minuti dopo arriva una telefonata di Malik.
"Hai avuto intoppi?"
"Si! Una poliziotta mi ha fermata."
"E?"
"Va a fan..." guardo Lele che mi fissa.
"Megan, dovresti controllare il tuo temperamento."
"Vorrei controllare la mia vita."
"Impossibile, ora appartieni a me. Ottimo lavoro con lo sbirro."
"Cosa?" No, non dirmelo ti prego.
"La segnalazione è stata fatta da me, una piccola prova per i tuoi nervi."
Mentalmente segno ogni possibile insulto da rivolgergli di persona, perché al momento non vorrei far preoccupare mia sorella più del dovuto.
"Devo sapere che non tradirai la mia fiducia."
"Fiducia? Sei serio? Se potessi credi che rimarrei dalla tua parte?"
"Oh Megan, io raramente sbaglio."
"Allora mi ritengo onorata di essere uno di quei rari casi."
"Venirmi contro peggiorerà solo la situazione Megan."
"Dovrei lasciare che tu travolga la mia vita? Dimmi Malik hai qualcuno a cui tieni? Ovvio che no, ma io si, e stasera per la tua prova mi hai fatto rischiare di perderla!"
Silenzio, e mi rendo solo dopo di aver alzato leggermente la voce, attirando l'attenzione di alcuni passanti.
Sorrido a Lele, fingendo di stare bene.
"Ci vediamo più tardi Megan."
Chiude la telefonata, impedendomi di continuare il mio sfogo e questo aumenta ulteriormente la mia irritazione.
Odio quell'uomo.
•••
Le ore passano, e un po' di paura inizia a farsi sentire.
Ho deciso all'ultimo di darmi per malata. Avevo bisogno di staccare da tutta quell'adrenalina e dalla paura di essere associata ai Knox.
Google non menziona i loro affari, ma ho visto alcune foto.
Il padre di Malik è ancora al comando, ma dovrebbe lasciare il posto al figlio presto, anche se il mio aguzzìno ha un fratello minore acquisito.
Non hanno legami di sangue, è il figlio della seconda moglie del padre, ma anche lui ha una fetta nei loro affari.
Getto il telefono sul divano, e accarezzo i capelli di Eleonor.
Era entusiasta di passare la serata insieme.
Mi ha fatto preparare dei pop corn dopo cena e abbiamo guardato il primo film del Signore degli Anelli. Siamo due nerd e spero di crescerla bene con i miei gusti. Nulla in contrario con le nuove generazioni, ma sono più per dei classici del cinema.
Peccato che verso la fine si sia addormentata e ora mi tocca caricarmela in spalla, cosa non da poco dato il peso morto, e portarla a letto.
"Ehy piccola peste.." niente è caduta in coma. La isso in braccio, ricevendo un mormorio da parte sua, e riesco a portarla , senza farla cadere, a letto.
Le levo le scarpe e la metto sotto le coperte, scostandole il ciuffo dalla fronte.
Vorrei passare più sere come questa, anziché avere a che fare con mafiosi debitori.

Sistemo il salotto e spengo la televisione, quando bussano alla porta.
Sussulto, perché per quanto spero di sbagliarmi, ho una vaga sensazione su chi troverò dall'altra parte.
Vi avvicino scalza, sperando che se ne vada.
Guardo dallo spioncino ed ecco quei maledetti occhi.
Fissa la porta come se sapesse che lo sto guardando.
"Apri canarino, o potrei fare casino sfondando la porta, e tu non vuoi attirare l'attenzione vero?"
Impreco mentalmente e apro, ma non appena si sblocca, spalanca la porta, sovrastandomi con la sua altezza.
La chiude velocemente e con la medesima rapidità mi afferra per il collo spingendomi contro la parete.
Artiglio i suoi polsi e il panico si impossessa di me.
Non stringe, anche se penso che potrebbe facilmente soffocarmi con una sola mano.
"Ti avevo che ci saremo visti stasera."
"Non ho il controllo del mio corpo."
"Lo so, ora è mio."
"Non è tuo, non sono una tua proprietà!"
"Continui a pensarla in questo modo?"
Si avvicina fino a quando i nostri nasi non si sfiorano.
Whisky, tabacco, e una nota di profumo, ma non ne conosco la marca.
"Mia sorella, sta dormendo."
"Quindi?"
"Ti prego, vattene."
"Fallo ancora."
"Cosa?"
Sfiora le mie labbra e il mio corpo traditore ha un piccolo brivido, a causa dei ricordi di quella notte.
"Pregarmi."
"Sei pazzo."
"Sicuramente, ma tu non comprendi."
"Cosa c'è da capire nella follia?"
Ride e con la mano libera delinea il mio profilo e passo il pollice sul mio labbro inferiore.
"Tu mi hai chiamato a te, se quel giorno non ti fossi fermata, non saresti la mia ossessione."
"Di cosa stai parlando?"
Quale giorno? Non quello dell'albergo, giusto?
"Saprai, a tempo debito."
Stufa della sua vicinanza gli mordo il dito, ma resta impassibile, come se stesse giocando con un gatto.
"Questo non fa che eccitarmi Megan."
Lascio la presa. Forse era meglio non farlo, perché le sue labbra si incollano sulle mie. Cerco di spingerlo via, ma la mano morsa mi prende per i capelli, impedendomi di muovere la testa.
La sua lingua trova la mia e mi leva il respiro.
Morde le mie labbra e si allontana.
Nel buio della stanza i suoi occhi luccicano, somigliando allo sguardo di un predatore.
"Ci vediamo domani canarino. Presentati a lavoro, o potrei venire a trovarti di primo mattino, o se preferisci all'università. Una mia perversione sarebbe quello di farlo sulla cattedra sai?"
Lo colpisco con uno schiaffo, il secondo che gli do.
Sorride ed esce.
Crollo sulle ginocchia e trattengo le lacrime.
Non verserò una sola lacrima a causa sua, ma la cosa peggiore e che mi sono immagina su quella cattedra e ho sentito una fitta dolorosa tra le gambe.
Sto diventando pazza anche io per caso?

Lo so, terribile ritardo, ma ho avuto alcuni problemi di salute e ora devo risolverli, nulla di grave tranquilli😊❤️
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Manu

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