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Il suono della sveglia non è mai stato odioso come la mattina seguente. Sento il corpo un sasso, e desirerei solo restare sotto le coperte e non uscire più di casa.
La notte è stata insonne. Il ginocchio ha fatto i capricci e poi non riuscivo a togliermi dalla testa il sangue di quell'uomo sulle mani. Sospiro, ma nessuno prenderà il mio posto durante l'esame orale, quindi con quel pò di volontà trovata, riesco a far funzionare i muscoli del mio corpo.
Mi concedo una doccia tiepida e dopo aver pulito la ferita e cambiata la garza, indosso uno dei pantaloni meglio tenuti che ho, nero e una camicia bianca con dei dettagli in pizzo sulle spalle. Indosso la giacca del medesimo colore del pantalone e delle scarpe da ginnastica. Preparo la borsa con tutto il necessario e lego i capelli in uno chignon morbido. Vorrei coprire le occhiaie, ma perderei tempo. Infondo dimostro solo quello che sono davvero, uno zombie.
Vado nella stanza di Lele, trovandola beatamente addormentata. Quindi con tutta la mia grazia mi sdraio su di lei, ottenendo le sue proteste.
"Meg, pesi!" Rido, ma non mi muovo.
"È ora di alzarsi bella addormentata, o farai tardi a scuola."
"Ho sonno."
"Non ho capito, vuoi che inizi a saltarti addosso?"
"Sono già fuori dal letto."
Adoro averla vinta. Le faccio spazio e aspetto fin quando non è effettivamente fuori dalle coperte.
"Hai quindici minuti, per colazione prendiamo qualcosa al bar di sotto, o rischi di fare tardi."
In attesa di sua signoria sistemo la cucina lasciata in sospeso, e controllo i vari corsi per la settimana sul portatile, quando il telefono vibra.
Quell'uomo non ha niente da fare di prima mattina?
Ignoro i suoi messaggi e una volta pronte scendiamo le scale e dopo aver preso la colazione da asporto saltiamo appena in tempo sulla navetta e recupero fiato. Iniziò a pentirmi di non avere tempo per allenare la mia resistenza fisica.
Arrivate alla nostra fermata l'accompagno fino al cancello insieme agli altri genitori.
"Oggi esci sempre al solito orario?"
"No ho il rientro, finiamo verso le sei"
"Vengo a prenderti io oggi va bene?"
"Non devi lavorare oggi?"
"No, ho preso dei giorni così passiamo un po' di tempo insieme."
"Davvero?" No, lo devo ancora comunicare, ma voglio cambiare lavoro, e trovare qualche altro impiego.
"Si, quindi se vuoi fare qualcosa fammelo sapere"
Mi abbraccia e la stringo a me, quando un bambino inciampa vicino a noi. Piange e gli vado vicino aiutandolo ad alzarsi.
"Ehy, tutto bene?" Non si è fatto male, le mani solo sono sbucciate. "Brucia"
"Davvero? Ma tu sei un ometto ormai, e non dovresti piangere per essere caduto." Pulisco i suoi vestiti e Lele si avvicina " Tieni prendi il mio fazzoletto, i ragazzi che piangono non sono belli." Ma sentila, la nostra eroina. La guardo alzando un sopracciglio.
"Leo, ti sei fatto male?" Un uomo, ci raggiunge.
Hai i capelli leggermente brizzolati, la barba folta e due occhi verdi come il prato. "No papà, sto bene."
Ma guarda, il ragazzino si è ripreso subito.
"È solo caduto, ha le mani sbucciate niente di che"
"Grazie, ci siamo già incontrati noi?"
"Non so, forse a qualche incontro con la famiglia."
"Senz'altro, ma non ho avuto il piacere di presentarmi. Patrick Finmar, sono il padre di George."
"Megan Moore, la sorella maggiore di Eleonor."
"Sorella?" Ed ecco il solito disagio che mi assale quando notano questo dettaglio.
"Già, beh Lele ora è meglio che vai io devo scappare."
"Ciao Meg" la saluto e con un cenno del capo lascio anche il signor Finmar, ma quando sto per salire sul prossimo bus mi sento una mano toccare la spalla.
"Scusi signorina io, volevo ringraziarla per far aiutato mio figlio. È un po' sbadato come il padre, ma è un bravo ragazzo."
"Non c'è ne bisogno, non ho fatto niente di eclatante e devo scappare all'università o farò tardi per l'esame."
"Quale università?"
"Harvard, facoltà di medicina."
"Wow, è ammirevole, ma c'è stato un incidente per la linea del bus"
"Cosa?" Accidenti, perché la sfortuna mi perseguita?
"Se vuole, le posso dare un passaggio, come riconoscenza nulla di che."
Ci penso su e guardo l'ora sull'orologio.
Lui è un estraneo, ma è il padre di un compagno di Eleonor, quindi va bene no?
"Allora se non disturbo, accetto volentieri."
"Bene, venga è da questa parte."
Salgo su un'Audi, ultimamente il mio sedere sta provando solo macchine di lusso e durante il tragitto cerca di conversare con me.
"Lei studia ad Harvard quindi?"
"Si, se tutto va bene dovrei riuscire a laurearmi entro l'anno."
"Deve essere dura."
"Abbastanza...lei invece di cosa si occupa?"
"Nulla di così emozionante, sono un dirigente di una piccola azienda dei trasporti, per questo sapevo dell'incidente."
"Ah ecco perché." Spero che finisca così, ma è in vena di conversazione.
"Siete solo e tua sorella?"
"Lei è davvero curioso se permette."
"Beh, sarei un'ipocrita a non ammettere che sei davvero una bella ragazza e che io ci stia provando con te." Ah, questo mi lascia senza parole?
"Sei molto diretto."
"È nervoso, quindi tendo a parlare senza riflettere."
Mi strappa un sorriso, rivedendomi in questa frase.
"Beh succede anche a me."
"Almeno non sembro così imbranato ora."
"Io evito di parlare della mia situazione alle persone, quindi ti prego di non insistere se davvero cerchi di fare colpo su di me."
"Va bene, allora mi accontenterò di quello che mi dirai." Sorrido di nuovo. Non ricordo l'ultima volta con cui sono uscita con qualcuno che dicesse sempre quello che pensa. Arriviamo ad Harvard e quando scendo da il giro del veicolo raggiungendomi.
"Scusa per questo tentativo di approccio maldestro. Cercherò di rimediare."
"Davvero? Prima però sono curiosa, tuo figlio ha una madre, quindi tu una moglie?"
"Ah, ecco perché sono imbranato. No, anzi si. Maledizione, ha una madre, ma io sono divorziato."
"Mmh."
"Giuro."
"Per ora, credo che ci rivedremo davanti all'istituto dei ragazzi. Ora devo andare. Grazie del passaggio e buona giornata."
"Spero davvero di rivederti."
Vado verso la struttura e una volta lontano mi volto per guardarlo andare via. Davvero singolare come persona, però era divertente.
Devo concentrarmi sull'esame adesso, gli uomini a me fanno solo danni, uno in particolare a cui non ho risposto, nonostante la sua minaccia la volta scorsa.
Devo disintossicarmi da Malik Knox. La sua dipendenza mi danneggerà solamente.

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Manu

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