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Non ci credo nemmeno io e spero di non sparire di nuovo, ma eccomi qua!
Spero che non abbiate perso il filo della storia o in caso fatemi sapere così nel prossimo capitolo farò un breve riassunto.
Buona lettura

Scendo dall'autobus, diretta all'indirizzo inviatomi gentilmente dal mio strozzino preferito, con una malsana ossessione di me. Vorrei davvero scappare, in un luogo isolato, possibilmente con il mare vicino, Eleonor lo amerebbe. Poi penso a lei, e a quello che potrebbe succedere se scappassi da Malik Knox. Ho già visto come tratta chi gli manca di rispetto, e un uomo è morto davanti ai miei occhi. Non mi ero nemmeno mai posta la domanda, che fine avesse fatto il suo corpo, ma volevo davvero saperlo?
Harleen certo non era un santo e nemmeno magnanimo con i suoi debitori. Ho perso il conto delle volte in cui mi aveva minacciato di prendere mia sorella come garanzia, o di come avrei guadagnato di più prostituendomi in uno dei suoi locali. Era andato persino da mia nonna in ospedale con la scusa di portarle dei fiori, solo per farmi capire quanto fossi vulnerabile. Mi dispiace davvero per la sua morte ? No. Ero una persona orribile per questo? Non lo sapevo più. Mi guardavo allo specchio e mi sentivo diversa ogni giorno che passava.
Avrei voluto vivere in modo spensierata la mia vita universitaria. Fare il corriere per un capo mafioso di spicco a Boston, non sarebbe dovuto rientrare nei miei passatempi.

Arrivo nei pressi di un locale, ma la saracinesca è chiusa e sembra che, da quel po' che riesco a vedere dalla porta in vetro, sia vuoto.
Controllo meglio l'indirizzo sul telefono, ma è giusto. Quindi indecisa sul da farsi chiamo Malik, in cerca di spiegazioni.
Squilla, ma parte la segreteria telefonica.
"Fanculo."  Tante storie quando non rispondo subito, ma sembra che valga solo per me.
Provo a bussare, forse ci sarà qualcuno sul retro, ma non vedendo arrivare nessuno faccio il giro nel vicolo.
Cerco di capire la porta del negozio, fino a quando abbasso la maniglia giusta e questa si apre.
Sto infrangendo qualche legge? Probabilmente si, ma prima prendo quello che vuole Knox, e prima potrò tornare a casa mia e prepararmi per il test di medicina.
È buio e fatico a vedere dove stia andando di preciso, fino a quando la mia vista non si abitua alla luce.
Sembra un vecchio bar chiuso, metri di polvere occupano la superficie di un bancone e alcune sedie vandalizzate me ne danno solo la conferma.
"Chi sei?" Sussulto e alzo le mani quando vedo una pistola puntata contro di me. Un uomo sulla sessantina mi sta fissando in malo modo, deve essere sfuggito a Knox quando mi ha chiamato.
"Mi manda Knox." Questo però non basta a fargli abbassare l'arma, anzi, leva la sicura e inizio ad entrare nel panico. "E io dovrei crederti?"
"Senta, io in questa storia non c'entro assolutamente niente, ma ho un debito con quel bastardo e per quanto la cosa non mi renda particolarmente felice, devo lavorare per lui." Esita, ma ancora non abbassa l'arma. "Ho una sorella da crescere e i miei sono morti, lei ha solo me, e se mi spara giuro che la verrò a tormentare fino alla fine dei suoi giorni, per avermi separato da lei." Minacciarlo forse non è stata una mossa furba, ma ho preso esempio da Knox. Mostro i denti e evito di tremare.
Abbassa l'arma e tiro un sospiro di sollievo.
"Di solito manda un altro, deve essere successo qualcosa."
"Dovrà accontentarsi di me per oggi. Mi ha detto di prendere qualcosa per lui. Non voglio sapere altro, davvero, meno ne so e più riuscirò a dormire la notte." Per quanto i miei incubi e i sogni erotici sul mio boia me lo permettano.
Annuisce, ma forse non era diretto a me.
Sparisce dietro ad una colonna e mi riprometto di bussare più forte la prossima volta. Torna con uno zaino. "Questo è suo, ma digli che bisogna cambiare luogo, non è più sicuro." Magnifico, come se la mia agitazione non fosse abbastanza.
Prendo lo zaino ed esco in fretta, controllo l'ora e se ho altri messaggi da parte di Knox, ma evidentemente sua signoria è troppo impegnato.
A passo svelto vado verso la fermata più vicina del bus, ma dietro ai miei di passi, sento anche quelli di qualcun altro. La mia forse è paranoia, sono sotto stress potrei vedere anche un unicorno di fronte a me.
Mi fermo per allacciare la scarpa, e quei passi si fermano.
Merda.
Ingoio a vuoto e prendo un bel respiro. Strade affollate, ho bisogno di strade più affollate.
Aumento la camminata e lo stesso quello dietro di me.
Fanculo. Corro e svolto dietro l'angolo raggiungendo una piazzetta di altri studenti. Evito di urtare le persone, ma anche di chiedere aiuto. Se fosse armato? Farebbe altre vittime, attirerebbe la polizia e il mio coinvolgimento in tutta questa storia.
Non posso permettermelo.
Salto alcuni gradini, inciampando verso la fine cadendo con il ginocchio sentendo una fitta di dolore espandersi per tutto il corpo. Facendo appello a tutte le mie doti atletiche e riesco a rialzarmi spinta dall'adrenalina e ad arrivare ad un bus. Non vedo la sua linea, ma è l'ultimo dei miei problemi dove scendere. Salgo e le porte si chiudono. Ho paura a girarmi, ma mi volto solo dopo essermi coperta il viso con il cappuccio e lo vedo. Un uomo vestito di nero, carnagione bianca, pallida, capelli scuri e lo sguardo di chi era disposto a uccidere.
Chiamo subito Knox, con le mani tremanti e il fiato corto.
"Rispondi maledetto figlio di..."
"Dimmi."
"Cazzo, perché non hai risposto prima?!" La voce mi tradisce e sento le lacrime premere per uscire, a causa della paura.
"Canarino, respira."
"Fanculo! Basta questo non lo faccio più!"
"Calmati ho detto." La sua voce è ferma e autoritaria, ma si calma poco dopo per rassicurarmi.
"Dove sei di preciso?"
"Non lo so..."
"Resta con il telefono acceso, sto arrivando."
Poggio la fronte contro il finestrino e cerco di calmarmi anche io. Merda. Merda. Merda.

Scendo tre fermate più avanti e mi siedo nella gabbiola, fino a quando, cinque minuti dopo, una Mercedes nera si ferma di fronte a me.
Knox scende dall'auto e mi viene in contro, fumando tranquillamente una sigaretta. Irritata gli lancio lo zaino contro. "Io ho chiuso."
"Megan" "Megan un cazzo! Ti ho detto che non volevo avere niente a che fare con tutta questa merda."
"Megan" "Io ho Eleonor, mia nonna, devo badare a loro. Vuoi i tuoi soldi? Li avrai ma io con te ho chiuso!"
"Megan!" Alza la voce e il cuore salta un battito.
Cala il silenzio e sono sull'orlo di una crisi, me lo sento.
Iper ventilazione. Chiudo gli occhi e poggio una mano sul petto. Pensieri felici, diceva sempre così il medico, peccato che al momento mi viene difficile.
"Megan..." non fa che ripetere il mio nome, irritandomi di più. Cerco di urlargli ancora contro, ma la sua mano afferra il mio polso e mi attira verso di se, chiudendo le sue labbra sulle mie.
È sbagliato, lo odio, ma quel bacio, è meglio di qualsiasi tranquillante.

Cercherò di tornare ad aggiornare in modo abbastanza cadente, salvo imprevisti.
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Manu

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