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Ero la prima della classe. Prendevo sempre il massimo dei voti, non potevo permettermi altrimenti o avrei perso la borsa di studio.
Avere due lavori inoltre per pagare il debito, le cure di mia nonna è tutto ciò che serviva per la casa e Eleonor assorbiva il settanta percento delle mie energie. Studiavo la sera e dormivo forse tre, massimo quattro ore. Forse nell'appartamento di Knox è stata la prima volta che il mio corpo si è rilassato a tal punto di crollare. Beh, diciamo che è un uomo al quanto, vivace e non ascolta quando gli dico di fermarsi.
Ora infatti lo sto guardando, cercando un qualche segno d'ironia sul suo viso, ma è impassibile mentre porta la sigaretta alle labbra per poi far uscire il fumo dalle narici.
"Stai scherzando vero?" Ero una fottuta studentessa. "No, io non scherzo mai canarino."
"Deve essere portato in ospedale, subito!" Getta il mozzicone per terra e si avvicina a me, sovrastandomi con la sua altezza.
"Se non l'avessi notato, l'abbiamo portato in un ristorante cinese, perché se andassimo all'ospedale gli sbirri verrebbero subito informati dell'entità della ferita. Per quanto idioti e corruttibili, ultimamente è stato formato un gruppo totalmente d'esito agli affari di famiglia." Prende fiato e solleva il mio mento verso di lui. "Sono peggio di un'amante ossessionata e per quanto non mi dispiacerebbe liberarmene nel modo più rapido, devo mantenere sempre un certo controllo." Passa il pollice sul mio labbro inferiore, sta ancora parlando della polizia?
"Portarlo in ospedale significherebbe dargli un ponte verso di me. Collegherebbero gli avvenimenti e busserebbero alla mia porta. Arrivati a quel punto si scatenerebbe un bagno di sangue..."  tremo leggermente immaginando lo scenario. "E noi vogliamo evitare tutto questo vero canarino ?"
Annuisco e sorride.
"Allora cerca di salvarlo, o lascialo morire, ora spetta a te decidere."
Esce dalla stanza seguito dagli altri. Quando passano vicino a me mi guardano con riluttanza e colgo delle minacce velate. Ingoio a vuoto e resto immobile fino a quando rimaniamo io, una cameriera cinese e il ferito.
"Sei davvero in grado di salvarlo?" Guardo la ragazza, sembra più giovane e spaventata di me.
"Non lo so."
Mi lavo le mani accuratamente, metto i guanti  e prendo posto vicino al lettino. Le faccio tagliare la camicia e con dell'acqua calda cerco di scrostare il sangue. Geme di dolore e respiro lentamente guardando il colore rosso scuro macchiare il lattice.
"Il proiettile è rimasto dentro?"
Apre gli occhi, sono di un caldo marrone, e annuisce.
Servirebbe dell'anestesia, dubito che il ristorante ne tenga conservata insieme ai ravioli primavera.
"Portami il liquore più forte che avete." La ragazza corre mentre prendo delle pinzette sistemate vicino al banco. Non voglio nemmeno sapere come si sia procurato tutti questi attrezzi chirurgici.
"H-hai mai operato prima?"  Torno a guardalo, è terrorizzato all'idea di morire. Devo dirgli la verità i mentire?
"In ospedale sarebbe più sicuro per te'"  abbozza ad un sorriso. "Sarei morto prima di arrivarci. C-erca ah... di tenermi vivo." Lo dice per lealtà o perché sa che Knox non lascerebbe una possibilità alla polizia?
Cazzo! Avrei dovuto studiare per entrare in polizia, ma io stupida ho pensato che così avrei salvato delle vite. Ed eccone una propria o davanti a me. Se non lo salvo? Avrà famiglia? Qualcuno da cui tornare?
Penso ancora ai miei incubi dove mia madre mi guarda sporca di sangue e scuoto la testa.

La ragazza torna con un liquore senza etichetta.
"Spero per te che tu abbia una scarsa tolleranza dell'alcol."
"Media." Stappo la bottiglia e solo l'odore lo brucia gli occhi. "Allora bevi come se ti trovassi nel Sahara."
Nonostante faccia fatica, riesce a bere metà della bottiglia.
Prendo le pinze e allargo la ferita, facendogli male. 
Lo vedo. Sembra non abbia preso organi vitali, ma si trova maledettamente vicino ad una vena importante.
Se la sfioro e incido, morirà dissanguato.
Mi trema leggermente la mano e chiudo gli occhi. La nausea preme per trovare libero sfogo, ma quello che sta peggio è il malcapitato sotto di me quindi evito.
Respiro lentamente. Sento il sudore imperlarmi la fronte e aderire la camicia sulla mia schiena.
"Mantieni le pinze così, non allentare per nessuna ragione la presa."
Spero che come assistente riesca a farlo, perché a me servono entrambe le mani.
Deglutisco e probabilmente trattengo persino il fiato quando calo con delle pinze più piccole verso la pallottola. Non sbatto le palpebre nemmeno una volta.
Prendo la pallottola e lentamente risalgo, quando si stacca dalla carne il sangue inizia ad uscire.
Rimossa prendo subito un pezzo di garza imbevuta nell'acqua ossigenata e la premo dentro.
Ne verso altra sopra e strappo un urlo all'uomo.
Il cuore sta andando a mille e il nodo alla gola si è fatto più stretto.
Aspetto qualche minuto prima di continuare.
"Bevi ancora. Mentre tu trovami del filo di nylon e un ago sterile."
Premo con un altro panno, sperando che questo fermi il sangue.
"Non voglio morire... sono ancora giovane."
È decisamente ubriaco. "Avresti potuto fare altro non credi? Tipo l'ausiliare del traffico."
Ride, almeno si sta distraendo.
"Molti non hanno scelta ragazza, questo mondo ti mette sempre di fronte a scelte."
Lo sapevo fin troppo bene.
"La tua quale è stata?"
"Io, l'ho scelto sin dal principio. I Knox, mi hanno aiutato."
"E ti senti in dovere di morire per loro?" La rabbia offusca le mie parole. "È inutile vivere per morire per qualcuno non trovi?"
"Sei giovane, non capisci."
"Già, ma se ti salvo il culo devi a questa giovane."
La ragazza torna con tutto il necessario.
Gli sfilo la cinta dei pantaloni e la piego in due mettendogliela tra i denti.
"Questo sarà peggio." Annuisce e dopo un attimo di esitazione infilo l'ago nella carne. Urla e dici alla ragazza di tenerlo fermo sul banco. Lo cucio come farei con una maglietta da rammendare. Cerco di emulare dei punti e una volta chiusa disinfetto ancora e osservo la ferita. Attendo segni di una fuoriuscita di sangue o nel peggiore dei casi un'emorragia interna.
Sembra che per ora può andare. Lo fascio con altre garze, e poggio le mani sul balcone prendendomi un attimo per me.
Osservo ancora il rosso e levo i guanti buttandoli in modo brusco in un cestino e poi eccolo che torna, il conato di vomito.
Mi piego su me stessa sempre con la testa nel cestino e butto fuori quella carne mangiata a casa di Knox.
Quel bastardo, io l'avevo detto di non voler mangiare e lui sapeva benissimo dove stessimo andando.
Mi ricompongo e resto seduta per terra. Quasi rimpiango il lavoro da corriere.

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Manu

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