Capitolo Ventitré

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Prima di leggere questo capitolo volevo dirvi di dare un'occhiata alle storie di:
@lovezeze5
@PunckRocklife
@xXFlaXx
[Michael]

Cammino più velocemente che posso con le lacrime agli occhi, vedo la strada con difficoltà e questo non per via degli occhi appannati ma del dolore che provo dentro che mi sta sconbussolando, è come se fossi chiuso in un bolla di vetro che mi divide da quello che succede fuori.

Ed è tutto così estraneo, come se fossi in un altro mondo, e una volta entrato in ospedale eccola lì la madre di Luke con Calum e Ashton, dell'uomo che l'ha picchiato non c'è nessuna traccia. Sono come me, stanno piangendo anche loro, ed ho paura che sia successo qualcosa di veramente grave.

"M-Michael Luke è - è in coma, stiamo aspettando i-il m-edico che ci d-dica qualcosa di p-piú".

Luke è in coma.

Sono morto dentro.

E i momenti più belli mi scorrono davanti agli occhi, I suoi abbracci, Il primo bacio, la nostra prima volta, i momenti difficili che abbiamo sempre risolto insieme e pacificamente. I suoi occhi, quegli occhi blu che io amo tanto, riuscirò mai a rivederli?

Lui é il mio ossigeno, non riesco a vivere.

E con le lacrime che scendono lungo le guance mi addormento nel sonno più agitato e brutto che abbia mai fatto, con la speranza ancora viva, perché lui è forte.

Luke è forte.
[terza persona]

E mentre Michael dormiva agitato nella sala d'attesa dell'Ospedale in cui il suo ragazzo biondo era ricoverato, il padre di Luke si trovava nella centrale di polizia a smentire quello che aveva fatto, a cercare di avere la ragione dalla sua parte.

E così la polizia fece, gli diede ragione, scagionando il mostro che aveva mandato in coma il figlio.
[Michael]

Mi sveglio con un mal di testa terribile e l'odore di medicine che mi invade le narici. Mi ero quasi dimenticato perché sono qui, ma già, Luke...

E ancora una volta mi sento morire dentro, il cuore che batte velocemente come la prima volta che mi ha baciato, solo che ora sto una merda.

Una sensazione che nemmeno io riesco a definire, come un macigno che mi grava sul cuore, come un piede che lo pesta senza pietà.

Che senso ha ora la mia vita?  se morissi non proverei tutto questo dolore. Questo dolore insopportabile che mi fa venir voglia di urlare.

Di urlare quanto lo amo, di urlare quant'è perfetto, perché io l'ho sempre pensato ma nessuno mi ha mai creduto.

Il medico arriva con un'espressione grave in viso, con passo lento e pesante quasi stesse per combattere una guerra, una battaglia interna per dire qualcosa di brutto. E si ferma davanti a ma, l'uomo col camicie bianco, mi guarda dritto negli occhi e posso vedere che è quasi dispiaciuto, come se non volesse parlarmi e questo mi fa stare ancora peggio.

"Il paziente non si risvegliará"

QUESTA STORIA STA PER FINIRE MA VI PREGO DI NON DEPRIMERVI PERCHÉ MOLTO PROBABILMENTE CI SARÁ UN SEQUEL :)

Loser || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora