Capitolo Ventidue

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[Luke]

"P-papá ti p-prosso spiegare"

"Un cazzo puoi spiegarmi sei un frocio di merda, sei un mostro, ti rendi conto di quello che stavi facendo?"

E a questo punto non ce la faccio più, scoppio in lacrime davanti a Michael e a mio, se si può definire così, padre. Succede tutto molto velocemente, è come se fossi un osservatore esterno perché le grida di Michael che cerca di proteggermi da quell'uomo mi arrivano ovattate; vedo appannato le figure dei due che si gridano in faccia e mi sento così male perché non posso aiutare Mike che come sempre mi sta difendendo.

Con forza l'uomo biondo spinge il mio amore fuori dalla porta gridando gli dietro di non tornare mai più; e da una parte sono sollevato perché so che Michael starà bene, dall'altra parte ho paura, sono terrorizzato, chi mi proteggerà dalla rabbia di quest'uomo?

Continuo a piangere, finocchio mi definisce lui, ricevo un calcio in pancia, diversi pugni, finché non cado a terra.

E continua fregandosene delle mie inutili suppliche, a lui piace vedermi soffrire, un altro calcio, un altro ancora, finché tutto non diventa nero.
[Michael]

Suo padre, se così si può chiamare, mi ha sbattuto fuori dicendo che Luke era suo figlio e che era compito suo proteggerlo.

Proteggerlo?

Se non lo accetta così com'è, come può pretendere di proteggerlo? Luke è tutta la mia vita, non posso permettere che qualcuno gli faccia del male e mentre la paura mi corrode dentro cammino velocemente verso casa.

Luke è forte, so che ce la può fare anche senza di me, perché appena tutto questo sarà finito io e lui ce ne andremo per sempre da questa città e dai brutti ricordi.

Vivremo la vita che abbiamo sempre sognato, dove solo il nostro amore conterà, nient'altro.

Magari avremo anche dei figli, adottivi si, ma saranno pur sempre figli nostri, figli che ameremo.
X

È da due ore che sono steso sul letto, estremamente in ansia, non ho ricevuto nessun messaggio da Luke è questo mi fa preoccupare ancora di più. Non potrei permettermi che gli succedesse qualcosa di male, sarebbe tutta colpa mia.

Giuro che se entro un'ora non ricevo un messaggio o una chiamata impazzisco e torno in quella casa, non me ne frega più un cazzo di suo padre. L'uomo che invece di dar amore, dá odio a suo figlio, lui è un mostro.

E finalmente ricevo una chiamata, ne sono sollevato solo che quando che è un numero privato...

"Pronto? Sei Michael?"

"Si, sono io"

Rispondo alla voce di donna, i pensieri più brutti mi passano per la testa.

"Sono la madre di Luke, dovresti venire in ospedale".

Loser || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora