Capitolo 1

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Il ritorno non è mai facile, ma spesso è necessario per trovare la pace.
Anonimo

Due anni erano passati da quando  avevo salutato mio fratello maggiore.
Due lunghi anni in cui avevo dovuto sopportare la sua lontananza per riprendermi.
Ma ora il momento era arrivato, nulla poteva tenermi lontana ancora, dovevo rivedere mio fratello a tutti i costi.
E dovevo mettere a posto una cosa che ancora aleggiava nell'aria senza soluzione.

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Presi coraggio, il mio aereo era appena atterrato all'aeroporto con un ritardo di mezz'ora, ma poco mi importava dal momento che nessuno mi stava aspettando.
Con i pochi spiccioli che avevo in tasca pagai un taxi a cui diedi l'indirizzo di casa del fratello maggiore.
Mentre ero seduta dietro rimasi rannicchiata a guardare fuori dal finestrino, stavamo passando davanti a Figure Eight. Eccola la casa dei Cameron dove avevo fatto amicizia con Sarah quando ero bambina, ma che si era conclusa quando la distinzione pogues e kooks era diventata troppo importante.
La nostalgia che provavo quando ripensavo a come ci divertivamo mi attanagliava troppo spesso, non avevo mai avuto un'amica così vera, eppure forse era solo una mia impressione.

«Siamo arrivati. Sicura di non volere una mano? »

L'autista era anche troppo gentile, io lo ringraziai e gli dissi che non c'era bisogno, avevo solo una valigia e non sarebbe stato faticoso sollevarla.
Quando lui se ne fu andato mi avvicinai titubante alla casa malmessa e alla porta quasi del tutto scardinata.
La mia casa non era cambiata affatto, però avevo la quasi certezza che mio padre non ci fosse più, motivo per cui mi ero decisa a tornare.
Bussai debolmente per paura di poter staccare la porta se avessi battuto un colpo troppo forte.
Sentii dei passi farsi sempre più vicini fin tanto che qualcuno si mostrò sull'uscio di casa.

«Jenny!» Jj non poteva credere che io fossi finalmente tornata. Voleva dire che avevo preso l'aereo da Barcellona da sola e che nessuno aveva badato a me.
L'abbraccio che ci scambiammo era uno di quelli sinceri, ci mancavamo troppo e finalmente eravamo di nuovo insieme.

«Ora mi devi raccontare assolutamente come stai? Che hai fatto in questi due anni? Come mai sei qui? »

Aveva troppe domande, ma io sentii l'esigenza di zittirlo spingendolo da parte e mi trascinai dentro la triste dimora emettendo un sospiro.
Non mi stupii affatto nel constatare che niente era cambiato, tutto era in disordine e sottosopra. Mio fratello non è mai stato un tipo ordinato ed ero sicura non fosse cresciuto in questi anni.

«Vivi da solo?» chiesi per avere una conferma che nostro padre non risiedesse più lì.

«Ma è naturale, l'ho cacciato appena mi è stato possibile.» il suo sguardo si fece più triste.

Immaginava quanto ancora stessi male, ma non poteva neanche pensare a quanto dolore avessi effettivamente provato sul mio corpo piccino, infondo avevo solamente quindici anni...

«Mi dispiace non esserci stata per te, se avessi avuto più coraggio non me ne sarei andata.»

Dissi sul serio.
Mi ero ormai convinta di non essere stata abbastanza forte da impormi e da poter vendicarmi di nostro padre.
Non avrei mai voluto che Jj rimanesse da solo con lui, tanto più che ero a conoscenza di come fosse violento con il mio fratello, soprattutto quando beveva. Ma da quella volta lì proprio non ero più riuscita a guardarlo in faccia, e sapevo che anche per mio fratello era lo stesso.

Palpiti | Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora