Capitolo 7

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Chiedere scusa non è debolezza, è la forza di assumersi la responsabilità per il proprio comportamento e il desiderio di riparare il danno causato.

«Jenny portami la tazza del caffè»

Jj mi aveva presa per una cameriera, ma ero ancora sconvolta da ieri sera quindi lasciai correre e lo accontentai.

«Ancora quella faccia? Devi stare lontana da quello lì.»

Mio fratello aveva ragione.
Rafe Cameron non avrebbe neanche più avuto il privilegio di parlarmi d'ora in poi, ognuno per la sua strada.
O almeno così credevo.

Inforcai la strada verso casa dello spacciatore per la seconda volta nella stessa settimana, un record.
Non stavo andando lì per aiutare Rafe a dissolvere il suo debito, ma per far sì che Sarah fosse al sicuro e non finisse per rimetterci lei.

Così quando mi presentai nuovamente in shorts e canottiera Barry non mancò di fare commenti sulla mia pelle candida e la bellezza dei miei lineamenti.

«Smettila e dammi una mano» asserii con convinzione.

Lui mi esaminò per capire se facessi sul serio o meno, ma poi si calmò sul suo divanetto.

«Ho bisogno di un lavoro anche semplice ma che sia ben pagato, devi aiutarmi Barry.»

Odiavo quando mi rivolgeva quel sorriso odioso e malizioso, ma dovetti farmelo andare per il bene della mia migliore amica.

«Per tua fortuna ho qui dell'erba che avrei dovuto vendere a Figure Eight, ma se la polizia mi vede lì due domande se le fa. Se invece andrai tu nessuno sospetterà di nulla.»

Aspettai che aggiungesse altro ma incrociò le braccia senza smettere di guardarmi.

«Quanto ci guadagnerei?»

«Il 40% del totale, dipende da quanto riesci a venderne bimba.»

Inorridii nel sentir pronunciare la parola bimba dalla sua bocca, ma cercai di far finta di niente ed acconsentii.
Forse sarebbe stato lo sbaglio più grande della mia vita, ma valeva la pena tentare per salvaguardare la vita di Sarah, se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai potuta perdonare.

I campi da golf di Figure Eight pullulavano di giovani rampolli delle famiglie più ricche, tutti a perdere tempo in uno sport inutile come la loro esistenza.
Tenevo la borsetta stretta a me evitando che si aprisse facendone trasparire il contenuto, mentre mi aggiravo per la zona in cerca di qualche acquirente.
Barry mi disse che avrebbe avvisato i suoi clienti che al suo posto avrebbero trovato me, quindi per quello potevo stare tranquilla. Deciso quindi di sedermi su una panchina e attendere che fossero gli altri ad avvicinarsi a me.

«Non potevo crederci quando Barry me l'ha detto.»

Sbuffai alzandomi dal posto che ormai avevo scaldato e mi incamminai dall'altra parte. Avrei fatto di tutto per non perdere un altro singolo secondo a parlare con lui.

«Jenny» mi chiamò, io mi voltai solo perché per una volta aveva usato il mio nome e non lurida pogue.

«Non ho tempo da sprecare quindi dimmi cosa vuoi e poi levati.»

Palpiti | Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora