Capitolo 10

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Sognavo di incontrarci da una vita.

Riaprii gli occhi molto lentamente, una luce fastidiosa sembrava volermi accecare.
Mi guardai intorno per capire dove mi trovassi e mancai un battito quando riconobbi il divano di casa Cameron.

Mi alzai appoggiandomi con le mani e mi diedi forza per rimanere in piedi senza cadere come un sacco di patate.
Dovevo andarmene subito, prima che fosse troppo tardi e potessi rimanere bloccata lì.
Il pomello della porta era freddo sotto alla mia mano, lo strinsi nel pugno e spinsi la porta per uscire.

«Non così in fretta.»

Solo a sentire quella voce piena di cattiveria il sangue mi si raggelò nelle vene.
Le forze ancora mi mancavano quindi non fui così veloce da poter scappare e lui si piazzò davanti alla porta per evitare che potessi realizzare il mio desiderio.

«Piccola pogue dove stai andando così di fretta?»

«Pensavo giusto di andare a bere qualcosa, vuoi unirti a me?»

L'unico modo per innervosirlo era rispondergli a tono, e così feci.

«Cazzo» sussurrò avvicinandosi a me e guardando il mio collo.
La sua mano scivolò dove le mani di Topper avevano lasciato il segno, pensavo avrebbe fatto male ma non fu così. Le sue dita si adagiarono dolcemente sulla mia pelle segnata, i polpastrelli freddi delle sue mani mi fecero venire i brividi, ma non mi sottrassi.
Inclinai leggermente la testa affinché potesse tastare bene ciò che aveva fatto il suo amico.

«Ti fa male?» chiese con un tono che sembrava essere carico di preoccupazione, mentre le sue dita si soffermarono in un punto esercitando una lieve pressione.

«Se non premi con la tua forza bruta non è poi così doloroso.»

Scosse la testa nascondendo un sorriso che però io riuscii a vedere ugualmente. «Devi scherzare per forza in qualunque momento tu.»

«Se non lo facessi non mi prenderesti comunque seriamente» constatai accennando un sorriso.

La sua mano ricominciò a muoversi sulla mia pelle, accarezzandomi dolcemente ed io mi beai di quella sensazione inebriante.

«Non vedo come potrei farlo quando ti comporti così.»

Increspai il sopracciglio curiosa. «Quando mi comporto come?»

«Come quando provochi Topper ad esempio» disse mentre i suoi polpastrelli freddi non smettevano di sfiorarmi il collo.

«È ossessionato da me il tuo amico e non è neanche l'unico.»

Alzò gli occhi al cielo avvicinandosi a me e costringendomi ad arretrare fin quando non mi ritrovai con la schiena al muro.

«Sembra che anche Kelce ti venga dietro.» I suoi occhi azzurri erano fissi nei miei, non spostò lo sguardo neanche per una frazione di secondo.

«Io stavo pensando a Dylan, ma hai ragione, c'è anche lui» schioccai la lingua sul palato sorridendo.

I suoi occhi iniziarono a spostarsi dai miei alle mie labbra, la sensazione che stavo provando era così travolgente che dovetti far appello a tutte le forze per resistervi.

Palpiti | Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora