3. (Silas)

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Sento la bocca impastata, deve esserci entrata la sabbia.
Da qualche parte, in lontananza, qualcuno ha lanciato una granata che scoppia poco dopo facendo vibrare il terreno.
<<Mitchell!>> grido e tossisco subito dopo. La gola mi va in fiamme per la temperatura che ha raggiunto l'aria. Cosa darei per una sola goccia d'acqua.
<<Mitchell!>> grido di nuovo, ma le parole mi muoiono in gola. Sono stanco, ho i piedi martoriati negli anfibi di pelle che hanno fatto troppi chilometri. Le energie stanno venendo meno e non so se sopravviverò a questa giornata.
Un istante piú tardi, un rumore sordo mi scuote dall'interno. Perchè il mio corpo e la mia mente sono stati addestrati a memorizzare ogni singolo rumore sul campo.
Un click dolce? Qualcuno ha imbracciato il fucile.
Un click secco? Qualcuno accanto a me sta ricaricando le munizioni.
Due click seguiti da tre biip? Una granata sta per esplodere.
Il silenzio poi, è ciò che spaventa di piú. Non da segnali, non dice nulla, devi essere pronto a quialsiasi cosa.
Ma quel rumore, quel tonfo pesante simile ad un sacco di sabbia che si schianta al suolo, è il piú orribile fra tutti perchè può significare una sola cosa: uomo a terra.
Mi siedo dando le spalle alla parete in mattoni. Ho una Beretta ARX 160 tra le mani, un fucile d'assalto tra i migliori sul mercato. Lo lascio cadere a terra e striscio nella polvere fino alla fine del muro per avere una visuale completa di ciò che sta succedendo.
Ma prima ancora di arrivarci, all'auticolare arriva la voce del Maggiore Meyers.
<<Uomo a terra.>> dice secco. Chiudo gli occhi nella speranza di non sentire quel nome. Quella lunga pausa mi fa andare il cuore in gola.
<<Mitchell è fuori gioco.>> afferma Meyers al microfono <<Darrick, Wolfe, recuperatelo e andatevene di lí alla svelta.>>
Non può essere.
Questa è soltanto una stupida esercitazione. Nessuno muore nelle esercitazioni.
<<Mitchell, alzati o giuro su Dio che vengo a prenderti a pugni!>> grido nel microfono.
Nell'auricolare sento la voce di Darrick:<<È morto, Wolfe. Dobbiamo andare a recuperarlo.>>
<<No, no. Non è ancora finita.>> nego a me stesso. <<Può ancora rialzarsi, verso amico? Alzati, figlio di puttana!>>
<<Wolfe, qui è Meyers. Recupera ed esci.>>
Le lacrime iniziano ad uscire da sole e mi ritrovo a singhiozzare.
<<Mitchell! Alza. Il. Dannato. Culo.>>
É tutta una finta.
É solo un'esercitazione.
<<Wolfe!>> l'urlo di Meyers trafigge l'aria <<Recupera ed esci. É un cazzo di ordine!>>
Mi lascio andare a terra e continuo a piangere. Sono sfinito e stanco di vivere.
<<Silas.>> ora mi chiama per nome?
Non andrò a recuperare il cadavere del mio migliore amico. No, Signore!
Perchè non è morto, è solo svenuto.
Ora...Ora si rialza.
<<Papà!>> una mano, una piccola mano mi percuote il braccio dove stringo il fucile.
<<Papà, svegliati!>>
<<Solo un momento tesoro, papà recupera lo zio Travis e poi si sveglia, d'accordo?>>
Un momento...Violet non dovrebbe essere qui.
<<Violet, esci da qui. É pericoloso.>>
<<Wolfe, recupera ed esci.>>
<<Wolfe, esegui.>>
<<Silas, fa come ti dice.>>
È la voce di Travis.
<<Amico, sei vivo?>>
<<Papà!>>
<<Basta, vi prego!>> metto le mani sulle orecchie. Non voglio piú sentire.
<<Wolfe!>>
<<NO!>> grido con tutto il fiato che mi rimane.
E all'improvviso, sono sveglio.
Ho la bocca impastata, il fiato corto e la maglietta imbrattata di sudore.
<<Papà, stavi avendo un'altro incubo?>>
<<Sí, piccola.>> le rispondo, biascicando. Le passo una mano sul viso di porcellana e la guardo ciondolare di fianco al mio letto, con gli occhi semi chiusi in per il sonno e l'aria preoccupata.
A volte ancora mi meraviglio di quanto sia uguale a sua madre.
Ha gli stessi occhi verdi e la stessa bocca. Quelle guanciotte paffute e quei boccoli biondi mi ricordano lei ogni giorno che passa.
<<Sei già vestita?>> le domando, dopo aver dato un'occhiata all'orologio.
Lei scuote la testa ed io la prendo in braccio mentre mi alzo dal letto: <<Allora andiamo a lavare questo musino e pettinare queste onde.>> le dico.
<<La signora Brooks sarà qui tra poco.>>
Arrivo alla porta del bagno e la faccio scivolare a terra.
<<Forza! Lava per bene quei dentini. Vado a farti la colazione.>>
Chiudo la porta ed appoggio la schiena alla parete, inspirando l'aria fresca che arriva dalla finestra aperta in corridoio.
Devo chiamare la Dottoressa Nolan e subito.
Compongo il numero mentre scendo al piano di sotto e quando finalmente risponde, sto già mettendo la padella sui fornelli.
<<Signor Wolfe, va tutto bene? Non chiama mai a quest'ora.>>
Quella donna è il motivo per cui sono qui, in questa cittadina del cazzo a fare un lavoro del cazzo, anzi che sul campo ad uccidere i VERI cattivi. Quelli che fanno molto di peggio che scatenare una rissa in un bar.
Eppure, quella donna è anche il motivo per cui sono vivo, per cui ho ancora la custodia di mia figlia e per cui non mi sono sparato un colpo in bocca tre anni fa. Le devo tutto.
<<Ho avuto di nuovo quell'incubo.>> rispondo senza giri di parole.
<<Era un pò che non succedeva o sbaglio?>>
Appoggio il telefono tra l'orecchio e la spalla mentre verso in padella il preparato per pancakes.
<<Qualche settimana, sí.>> rispondo <<Questa volta era un'esercitazione, ma finiva sempre allo stesso modo.>>
<<Capisco.>> dice <<Vuole riprendere con le pillole?>> mi domanda dopo un sospiro.
<<No, è fuori discussione.>>
Odio quelle pasticche ed il modo in cui mi fanno sentire. Per di piú non voglio essere dipendente da niente e nessuno. Solo da mia figlia.
<<Vorrei che mi fissasse un appuntamento per una seduta.>>
<<Certo, si può fare. Vediamo...Potrebbe andare bene domani alle 15:30?>>
In un'altra occasione le avrei detto di no. La signora Brooks non può restare con Violet tutto quel tempo, mentre mi faccio un viaggio di quasi ottanta chilometri per parlare con lo psicologo. Ma fortunatamente ora ho una nuova babysitter.
Qualcosa dentro di me esulta al pensiero di quanto si incazzerà sapendo di essere bloccata al lavoro tutta la sera.
<<Va benissimo, grazie.>>
<<Allora a domani.>> risponde, prima di riattaccare.
<<Papà, sono pronti i pancakes?>> domanda Violet con la voce assonnata.
Annuisco con la testa, anche se ho la mente da un'altra parte.
<<Domani mi fai conoscere la nuova babysitter?>>
<<In realtà pensavo di fartela conoscere oggi, che ne dici?>>
<<Cosí se non dovesse piacermi avresti tempo di trovarne una prima di domani?>>
Ha solo otto anni ed è già cosí sveglia che certe volte mi manda fuori di testa.
<<È giovane almeno? O ha la stessa età della Signora Brooks.>>
<<É giovane, carina e simpatica, va bene? E ora va a vestirti o farai tardi a scuola.>>
Scende dallo sgabello e corre di sopra, mentre io tiro fuori il cellulare dalla tasca.
Sono stato un idiota, le ho dato il mio biglietto ma non mi sono fatto lasciare il suo numero.
Apro Instagram, clicco sulla barra di ricerca ed inserisco il suo nome.
Non è il primo risultato, non è il secondo e nemmeno il terzo. Il quarto è una donna sulla sessantina che vive in Colorado e l'ultimo risultato col suo nome è una mamma di tre figli che sta a New York.
Merda. Possibile che a quell'età non abbia Instagram?
Provo su altri tre social, ma non trovo nulla nemmeno lí.
Di questo passo dovrò aspettare che sia lei a chiamare e dopo come l'ho trattata e considerando il suo caratterino, non credo che lo farà.
<<Sono pronta, papà.>>
Violet ha indossato la sua felpa, i jeans ed è pronta per la scuola.
<<Sei bellissima, Principessa. Vieni a darmi un bacio.>>
Mentre la stringo forte le annuso i capelli che sanno di frutta. L'unico ricordo che ho ancora di Claire è il profumo del suo shampoo che ancora mi ostino a comprare per fingere che non se ne sia mai andata, che non sia scappata con quel dorgato del cazzo, che non ci abbia abbandonati.
La sto ancora stringendo quando il mio telefono squilla per l'arrivo di un messaggio.

Giusto perchè tu lo sappia, domani sera ho un impegno. Spero che tu sia a casa prima delle otto.

É lei.
Sorrido senza volere quando leggo le sue parole.
Quanto mi odierai, ragazzina.
Potrei risponderle anticipandole già che le toccherà restarsene a casa, ma perchè farlo via messaggio? Sarà molto meglio guardarla in faccia quando le sue certezze crolleranno.
Salvo il suo numero e digito velocemente sulla tastiera:

Ti aspetto stasera alle sei per farti conoscere Violet. Sii puntuale. E vedi di non commettere altri reati, se riesci.

Sorrido come un bambino che ha appena messo la colla sulla sedia dell'insegnante e prima di spegnere il telefono, clicco sulla foto profilo di Selene e le do un'occhiata.
É truccata leggermente, ma indossa troppo poco fondotinta perchè si riescano a mascherare le lentiggini che ha sul volto. I capelli rossi le ricadono sulle spalle in onde perfette che somigliano a fiamme.
Gli occhi grigi che luccicano per l'eccitazione ed il divertimento.
Sta sorridendo con un'amica, mentre reggono in mano dei bicchieri pieni d'alcool. Indossa un vestito bianco ed attillato che mette in risalto l'abbronzatura oltre che le sue curve perfettamente equilibrate.
Senza accorgermene mi ritrovo a farmi domande: Dove sono state quella sera? Ha ballato con qualcuno? È tornata a casa ubriaca? Chi l'ha accompagnata? Ha fatto sesso? Dove si è fatta toccare?
No. Non pensarci nemmeno, potrebbe essere tua figlia.
Eppure sento stringere il cavallo dei pantaloni.
Maledizione!
Chiudo l'app e ripongo il telefono, prendo le chiavi dell'auto ed aspetto che Violet mi raggiunga per portarla dalla signora Brooks.
<<Allaccia la cintura, cucciola.>> intimo a mia figlia mentre metto in moto e faccio manovra nel vialetto.
Il mio cellulare squilla, controllo e...

FOTTITI.

Sorrido istantaneamente e le rispondo:

Come non detto. Aggiungo 'oltraggio a pubblico ufficiale alla lista'. A stasera.

Infilo gli occhiali da sole e parto.

LOVE ME DANGER - Amore oltre l'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora