7. (Silas)

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Salto all'indietro ed urlo per lo spavento quando Violet sbuca da dietro il divano assemblato da poche ore. I miei sensi, che il governo americano si è impegnato a sviluppare, mi avevano fatto percepire dove si fosse nascosta non appena avevo aperto gli occhi, dopo aver contato. Eppure adoro vedere il musetto soddisfatto di mia figlia, dopo avermi quasi fatto morire di spavento ed aver vinto la partita.
<<Time out!>> mi implora col fiatone, abbandonandosi sul divano in pelle.
Sembra impossibile ma nel giro di pochissimi giorni sono riusciti a consegnare quasi tutti i mobili di questa casa e ad oggi mancano soltanto il mobile della TV in salotto e camera mia, che spero arrivi presto visto che sto ancora dormendo su un materasso a terra.
<<Vedrò di lasciarti vincere la prossima volta.>> mi fa l'occhiolino e si alza prima che io possa sedermi accanto a lei.
<<Vado di sopra a fare un disegno per Lily.>>
Ma le energie non le esaurisce mai questa bambina?
<<D'accordo, preparo il pranzo nel frattempo.>>
<<A che ora arriva?>> mi domanda entusiasta.
<<Sarà qui tra poco, scimmietta.>>
<<Allora lascia che lo prepari lei.>>
Alzo le spalle, inspiro ed alzo gli occhi al cielo mentre Vi sale di sopra.
<<Fammi indovinare: ti ha promesso qualche altra ricetta delle sue?>> le urlo. Non risponde, probabilmente già impegnata ad armeggiare con matita e colori.
Per qualche strana ragione, Selene Greene le va a genio molto piú di me, con quel suo dannato pollo alle olive di cui si ostina a tenere segreta la ricetta e le sue favole piratesche che piacciono tanto a Violet.
É passata quasi una settimana dal suo primo giorno di lavoro e - come un'adolescente che è stata messa in punizione - sta continuando il suo stupido giochetto del silenzio. Mi parla il meno possibile e per la maggior parte del tempo tende ad ignorarmi e rispondermi a monosillabi.
Mi odia, si vede dagli occhi, ma sa bene che deve ringraziare me se parla ancora con sua madre. Al posto mio, molti l'avrebbero licenziata o addirittura denunciata per aver invitato a casa loro qualcuno senza permesso.
È fortunata che io non sia stato cosí stronzo. Se lo avessi fatto probabilmente in casa sua sarebbe scoppiata l'ennesima guerra ed io sarei senza babysitter.
No, Signore!
Ho preferito infliggerle una punizione peggiore e costringerla a tornare qui, contro la sua volontà.
Mi odia. E va bene cosí.
Ho reagito come avrebbe reagito chiunque al mio posto. Certo, forse sono stato un pò troppo irruento, di certo non era mi intenzione farla piangere in quel modo. Ma quando ho visto quella testa di cazzo di fronte alla mia porta, per giunta dopo la giornata pesante che avevo avuto con la Dottoressa Nolan, mi si è annebbiata la vista e ho dovuto ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non spaccargli la faccia.
Come si permetteva di presentarsi lí, per scoparsi la MIA babysitter, a casa MIA ?
E se anche Selene avesse omesso i dettagli sul vero proprietario della casa, come poteva non avere il minimo rimorso a fottersela, vista la loro palese differenza d'età?
Quell'idiota si chiama Sebastian Ferguson e ha solo un anno meno di me. UNO SOLO.
Mi è bastata un'occhiata veloce alla targa del suo SUV parcheggiato di fronte a casa mia per memorizzarla ed inserirla il giorno dopo nel gestionale dell'ufficio.
Fa il veterinario ed appartiene ad una delle famiglie piú ricche dello stato.
Tuttavia questo non gli ha impedito di ricevere una multa per guida in stato di ebbrezza e svariate altre segnalazioni per il superamento del limite di velocità.
E come se non bastasse ha passato una notte in cella per aver partecipato ad un raduno di auto un tantino troppo elaborate, pochi chilometri fuori dalla città. UNA SOLA notte in cella e tutto perchè ha la fortuna di chiamarsi Ferguson di cognome.
Selene se li sa scegliere bene gli uomini, bisogna dargliene atto.
Quando sento bussare, corro ad aprire e me la ritrovo di fronte con indosso un copricostume scuro che sembra lavorato a mano, con delle frange che le arrivano fino alle ginocchia. La stoffa è praticamente trasparente e al di sotto intravedo il suo bikini, nero e decisamente troppo piccolo per il suo seno che - me ne accorgo solo ora - è perfetto. Due mele, tonde e sode.
Non posso fare a meno di immaginare quanto starebbero bene nelle mie mani.
Finiscila Wolfe!
É una bambina.
<<Che cos'hai addosso?>> domando.
<<Ciao anche a te.>> risponde acida, entrando e poggiando la borsa sul bracciolo del divano.
Si leva prigramente gli occhiali, sollevandoli sulla testa e si guarda attorno, meravigliata quanto me per quanto l'arredamento sia perfetto per la casa.
<<Ciao Lily.>> provo ad essere educato. <<Posso sapere perchè sei in casa mia, vestita da squillo?>>
Okay, forse non ci sto davvero provando.
Ma mi diverte troppo infastidirla.
Fa parte di me e del mostro che sto cercando di domare insieme alla Dottoressa Nolan: l'agente speciale Wolfe, dedito all'impegno verso il suo paese, che comanda chiunque, prende le decisioni, si fa obbedire, punisce, salva vite.
Il mostro che tutti quanti alla centrale, stanno imparando ad odiare.
Una parte di me, quella che lavora con la Dottoressa Nolan, ne è amareggiata. L'altra invece, quella arrogante e dominante, ne è felice.
Meno amici, meno dolore. Fine della storia.
Selene mi lancia un'occhiataccia.
<<Oggi vorrei farle una sorpresa e portare Violet in piscina.>>
<<Quale piscina?>>
<<Quella sulla sinistra, appena usciti dal quartiere.>>
<<Anche io ho una piscina. Non va bene?>>
<<È vuota.>> risponde, constatando l'ovvio.
<<Con Violet non farà differenza. Non riuscirai a farle mettere un costume ed avvicinarla all'acqua, te lo garantisco.>>
Mi guarda, senza capire.
Vorrei raccontarle tutto. Vorrei dirle di Claire, della sua pazzia, di quello che ha fatto quando Violet aveva solo quattro anni, pur di portarmela via.
<<Ha paura dell'acqua.>> le dico, sbrigativo.
<<Le è successo qualcosa?>>
È quasi morta.
<<È finita in piscina quando aveva quattro anni.>> alzo le spalle e finisco di preparare il mio borsone.
Non ne sono sicuro, ma sono quasi certo abbia sussurrato un 'Mi dispiace'.
<<Suppongo che rimarremo qui, allora.>>
sembra delusa, si mangia le unghie mentre da un'altra occhiata ai mobili nuovi.
<<Avevi qualche appuntamento in piscina?>>
Mi lancia un'altra delle sue occhiate killer e qualcosa dentro di me gioisce, al pensiero di averla fatta indispettire.
<<Finiscila! Mi sono già scusata a sufficienza per quella storia.>>
Si guarda intorno, cercando Violet.
<<Ha la fedina penale sporca, sai?>>
<<Chi?>>
<<Quel tale che hai deciso di frequentare nonostante la sua età, per colmare la mancanza di tuo padre.>> rispondo, divertito.
Faccio appena in tempo finire la frase e noto i suoi occhi diventare neri come la pece, il suo viso cambiare completamente e lei, furiosa di rabbia, caricarmi come un toro inferocito prima di camminare spedita verso di me.
Vivo la scena a rallentatore, senza volere, è un riflesso incondizionato dato dal lavoro che facevo.
Mi hanno addestrato per prevedere qualunque tipo di minaccia e lo faccio anche adesso.
So già che mi colpirà, so già con quale mano e con quanta forza. Riesco a vedere ogni singolo muscolo del suo viso contrarsi prima di colpirmi.
E nonostante questo non mi scanso.
Lascio perdere la parte addestrata di me, che potrebbe afferrare il suo pugno male assestato, tirarla verso di me, farla voltare e strangolarla da dietro prima ancora che abbia il tempo di accorgersene.
Resto fermo e lascio che mi colpisca. Me lo merito.
Le è morto il padre, Cristo Santo!
Chi diavolo se ne uscirebbe mai con una frase come la mia?
Non che quello che ho detto sia una stupidaggine, intendiamoci. È ovvio che, visto la sua perdita, abbia o avrà in futuro problemi con la figura paterna. Ma è stato davvero squallido da parte mia dirlo a voce alta.
Il suo pugno arriva, mi colpisce la pancia con poca precisione, probabilmente dopo che aveva mirato allo stomaco, e fa comunque un male cane.
Non avrà mira, ma di certo non le manca la forza.
Non reagisco, mi piego in avanti per il dolore e la sento respirare pesantemente di fronte a me.
<<Non permetterti mai piú di nominare mio padre, o di fare congetture che lo riguardino, mi hai sentito?>>
Quindi lo sa.
È consapevole del suo problema.
Mi tiro su, massaggiandomi la pancia.
<<Forte e chiaro, ragazzina.>> ringhio a denti stretti, con gli occhi chiusi per la fitta che sento nella zona colpita.
<<E smettila di chiamarmi in quel modo.>> mi ammonisce di nuovo, stavolta pestandomi il piede con forza.
Non sento dolore lí, protetto dagli anfibi della divisa ed anche stavolta decido di non reagire.
La guardo andare di sopra, senza rivolgermi nemmeno uno sguardo.
Ecco fatto, bravo Silas! Sei riuscito a passare dalla parte del torto persino con lei.
Una parte di me si sente in colpa da morire. Non vuole che lei mi odi.
Eppure - lo sento nelle viscere - la parte piú oscura di me, il mostro, sta ridendo come un pazzo.
'Non ipoera che ti odi' mi sussurra 'Purchè obbedisca agli ordini e faccia ciò che dici.'
Afferro il telefono e faccio il numero a memoria. In settimana avrò bisogno di un altra seduta con la Nolan.

LOVE ME DANGER - Amore oltre l'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora