17. (Selene)

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Sono completamente paralizzata di fronte a Silas. Vorrei parlare ma le parole partono dal cervello e svaniscono prima di arrivare alla bocca. I pensieri viaggiano spediti in migliaia di direzioni offuscando la mia mente e il mio giudizio.
Quello che mi ha detto mi ha sorpresa a tal punto che ho perso il lume della ragione.
Ritraggo la mano e non sono certa di riuscirci solo perchè ho usato più forza o perchè lui me lo ha lasciato fare.
Ho bisogno d'aria.
<<Quindi è questo il tuo becero tentativo di scusarti? Mh?>>
Non so perchè io lo stia sfidando. So soltanto che non riesco a trattenermi.
<<Chiudi la ragazzina del cazzo in un gabbiotto e ti fai toccare l'uccello?>>
<<E tu, invece?>> domanda avvicinandosi. Faccio un passo indietro. <<Parliamo del tuo becero tentativo di farti notare?>>
<<Scusami?>>
<<Oh, andiamo! Vorresti davvero farmi credere che non ti sei strusciata sulla sella di quel toro soltanto per provocarmi?>>
Il fatto che abbia capito le mie intenzioni è una piccola ferita nel mio orgoglio. Ma non posso abbassare la testa con lui, non adesso. Mi avvicino di qualche centimetro.
<<Non so di cosa stai parlando.>> mento, sfoderando uno sguardo innocente.
<<Quindi non tentavi semplicemente di mostrarmi cosa mi sono perso ieri sera, giusto?>> chiede, scettico.
<<A giudicare da quello che ho sentito...>> guardo in basso, verso il suo uccello. <<Sai già cosa ti sei perso.>>
Non risponde e mi fissa. Le braccia sono fasci di muscoli tesi e il respiro è pesante. Non capisco se sia arrabbiato o eccitato. Forse è entrambe le cose e questo manda in estasi me.
<<Mi sono strusciata su quella sella per vincere un biglietto per il concerto di quel Warren. Mia madre lo adora e volevo fare qualcosa di carino per lei. Fine della storia.>> sento il bisogno di chiarire il punto.
Lo vedo riflettere sulla possibilità che sia davvero cosí, ma non è stupido e non si beve una sola parola.
<<Senti, che cosa vuoi, Silas?>> gli chiedo, mentre faccio l'ennesimo passo verso di lui. Non so se lo faccio per evitare di ritrovarmi con le spalle al muro o solo perchè voglio stargli piú vicino. So solo che sto giocando col fuoco e i suoi occhi parlano.
Nella mia testa, la voce di Lydia mi dà uno scossone, ammonendomi per essere stata tanto sconsiderata.
I suoi occhi diventano seri, scuri.
E una parte di me sa bene che dovrei scappare a gambe levate da qua dentro.
<<Te l'ho già detto: voglio che chiariamo questa situazione una volta per tutte.>>
<<La situazione, come ti piace chiamarla, è già chiara. Hai preso una sbandata per la ragazzina che si occupa di tua figlia e le sei saltato addosso. Hai dato retta al tuo uccello senza pensare minimamente alle conseguenze.
Non sai tenetelo belle braghe, Silas?
È per questo che tua moglie è tornata a fare la tossica?>>
Faccio appena un tempo a rendermi conto di aver detto una gigantesca cattiveria, ma non riesco neppure ad aprire la bocca per scusarmi perchè Silas si avventa su di me, trascinandomi in una frazione di secondo tra lui ed il muro che ho alle spalle.
Gemo per il dolore e per la forza con cui vengo spinta, mentre la sua mano enorme mi afferra il viso ai lati della bocca, storpiandola e facendomi male.
L'altra mano è piú in basso, attorno al mio polso che sento pulsare tra le sue dita che stringono senza ritegno.
<<Voglio essere molto chiaro con te, Selene.>> ringhia sottovoce. La sua voce sembra uscita da un film dell'orrore.
<<Le cattiverie che mi dici, gli insulti che mi rivolgi, per me valgono quanto aria fritta.
Quanto alla madre di Violet...Questa è stata la prima e l'ultima volta che l'hai nominata. Sono stato chiaro?>>
La sua rabbia si fa più intensa, i suoi occhi azzurri si fanno sottili, mentre mostra i denti bianchi nel tentativo di calmare il respiro.
<<Ho chiesto se sono stato chiaro!>> grida all'improvviso facendomi sobbalzare per lo spavento. Faccio segno di sì con la testa, troppo impaurita per poter parlare.
Qualcosa, dentro di me, è in continuo fermento dal giorno in cui l'ho conosciuto e non riesco a capire perchè. Ho parlato alla terapista delle fantasie che affollano la mia mente da settimane a questa parte ed il suo parere professionale è che possa trattarsi del riflesso delle mie paure inespresse. Qualcosa che ha irrimediabilmente a che fare con ciò che è successo a mio padre e che ora tormenta non solo la mia testa, ma anche il mio basso ventre. E mi fa paura.
Silas mi guarda negli occhi e poi, le sue dita che prima premevano sulle mie guance si spostano più in basso, lentamente, superando il mento e si posano deliberatamente attorno alla mia gola, senza stringere. Non vuole farmi male, non cerca di uccidermi, ha lo sguardo esitante. È come se volesse testarmi, è in attesa di una mia reazione.
Non ho la minima idea di cosa fare per fermarlo e a dirla tutta, non so nemmeno se voglio che si fermi. Il fatto che potrebbe spezzare il mio collo esile con una sola mossa della sua mano enorme, riesce a paralizzarmi quanto ad eccitarmi.
Ma che diavolo ti succede, Lily?
Prima di riuscire a capire il perchè, la mia mano tremante si alza e va a circondare la sua. Non smetto di guardarlo negli occhi un solo istante, nemmeno mentre afferro le sue dita sotto le mie e me le stringo attorno al collo.
Non so come diavolo mi sia saltato in mente di fare una cosa del genere, ma so che è stata una risposta involontaria ad un desiderio che avevo da settimane. Da quando mi aveva intrappolata tra lui ed il sedile, il giorno in cui mi aveva inseguita con l'auto sulla Sungate.
Lui era furioso ed il suo sguardo non faceva trapelare che odio eppure - e solamente in questo momento riesco ad ammetterlo quanto meno a me stessa - la mia testa non pensava che ad una cosa ed una soltanto: le sue mani strette attorno al mio collo.
I suoi occhi si fanno sottili, dietro alle sopracciglia aggrottate per la sorpresa, ma ancora non stringe. Il poco di pressione che sento, è quella che io stessa so applicando alla sua mano.
Lo guardo con gli occhi di una ragazzina stupida e masochista che lo sta silenziosamente pregando di fare qualcosa di così pericoloso, che chiunque altro lo troverebbe assurdo. Ma non lui.
Poi, all'improvviso, sento uno scatto appena sotto la mia mano e così lascio andare la sua, che si stringe piano attorno al mio collo, dandomi finalmente ciò che volevo da tanto. Il mio attimo di puro terrore. L'attimo dopo, la bocca di Silas cattura la mia.
La mano che stringeva il mio polso, sale ed affonda nei miei capelli facendo cadere a terra l'elastico che li legava malamente. Li afferra e, mentre la sua lingua scivola sulla mia, mi sfugge un gemito di disappunto non appena sento che l'altra mano che stringeva la mia gola molla la presa per spostarsi più giù. Afferra il mio seno nel palmo e lo stringe piano. Il suo palmo pesante poi, sfiora il mio capezzolo mentre si sposta sul mio ventre, facendomi tremare.
La sua mano sta andando esattamente dove la desidero eppure, nonostante la voglia di sentirlo tra le mie cosce, la mia mente non riesce a schiodarsi dalla magnifica sensazione di avere le sue dita che stringevano la gola, rubandomi aria preziosa.
Sei rotta, Lily! Dice una voce nella mia testa Rotta e senza alcuna chance di aggiustarti.
La mano di Silas finisce tra le mie gambe e Dio solo sa quanto vorrei che strappasse via i pantaloncini striminziti che indosso per togliere quella ridicola barriera che separa la mia pelle dalle sue dita.
Quasi come se avesse udito la mia supplica silenziosa, slaccia i miei shorts e ci infila una mano dentro, solo per constatare che, sotto di essi, non indosso nient'altro.
Si allontana di colpo e la sua bocca si stacca dalla mia, provocando il mio disappunto.
<<Sei stata tutto il giorno a lavare auto con quel Rendall e hai persino montato quel toro meccanico con tutti quei pervertiti del cazzo che ti mangiavano con gli occhi.>>
E lo hai fatto senza nemmeno indossare le mutande?  Non finisce la frase, ma il resto di ciò che ha da dire è evidente.
Le sue dita iniziano a muoversi veloci tra le mie pieghe e la mia sanità mentale - o quel poco che ne è rimasto - va completamente a puttane. Sento il suo petto premere contro il mio ed il metallo bollente della porta alle mie spalle ustionarmi la pelle.
Si ferma, piega l'indice e lo passa tra i miei umori. Mi vergogno come una ladra di quanto il mio corpo mi tradisca.
<<Sei fradicia, Selene.>> commenta, con le labbra appiccicate alle mie <<Dimmi che non è per quel Rendall Peters del cazzo. Dimmi che è per la mano che prima ti stringeva la gola.>>
Non rispondo, non sono in grado di parlare. Sento come se la lingua fosse incollata al palato e non fossi in grado di muoverla.
<<Cazzo!>> impreca tra sé, mentre fa scivolare il medio lungo il centro del mio piacere, fino a trovare la mia fessura. Infila un dito e lo muove lentamente fino a trovare il mio punto più sensibile per poi iniziare a stuzzicarlo. Quando mi sfugge un mugolio, infila anche l'indice e per poco le mie gambe non cedono. Non si ferma nonostante io rischi di crollare a terra da un momento all'altro, per il caldo e per ciò che mi sta facendo. Continua a muoversi dentro di me, tirando fuori tutto il mio piacere, ogni volta che le sue dita escono dalle mie pieghe per poi sprofondarci di nuovo. Muoio dalla voglia di liberare l'urlo che danza nel mio petto da quando mi ha sfiorata poco fa. Ma non riesco ad emettere nulla se non piccoli gemiti soffocati dalle sue labbra, schiacciate contro le mie.
<<Dimmi che il motivo per cui sei zuppa è quella sensazione di poco fa. Il non sapere se ti avrei lasciata andare o se ti avrei strangolata e nascosta in questo stanzino e seppellita più tardi.>> mi dice. E qualcosa, nelle sue parole, ha l'effetto di un uragano che parte dalla testa, sconvolge lo sterno e prosegue nell'addome, fino ad esplodere nel mio basso ventre con l'intensità di mille fuochi d'artificio.
Lascio che le sue dita continuino a muoversi mentre cavalco il primo, vero orgasmo datomi da Silas Wolfe. Una parte di me, vorrebbe che quest sensazione di pace e benessere durassero in eterno. Ma il mio cervello traditore ha sentito bene le parole del vice-sceriffo e ha già iniziato a dare libro sfogo ai pensieri che subito mi assaltano, insieme alla vergogna per me stessa.
Perchè Wolfe ha ragione: Non sono venuta pensando a Rendall e forse nemmeno per ciò che mi ha fatto lui. Sono venuta per quella sensazione di pericolo che attanagliava le mie viscere dalla prima volta che l'ho incontrato, per quel quel piccolo brivido di essermi sentita sull'orlo del precipizio con qualcuno accanto, pronto a spingermi nell'abisso. Sono venuta al pensiero che avrebbe potuto uccidermi e che glielo avrei lasciato fare.
Cristo santo! Non appena quel pensiero mi sfiora, mi chiudo a riccio e cerco di spingerlo via, ma il suo petto è una parete irremovibile di muscoli perfetti.
<<Lasciami andare!>> lo imploro.
<<Che cosa?>> domanda, tentando di riprendere fiato.
<<Vo-voglio andare via.>> anche io ho fatico a respirare e non so se sia per l'orgasmo che mi ha appena scosso o per l'attacco di panico che sento arrivare.
<<Ti prego, io...Io devo andare da mia madre.>> ansimo, in cerca d'aria. Devo uscire da qui e alla svelta.
<<È per quello che ho detto?>> domanda, facendo un passo indietro e cercando di sistemare l'evidente erezione nei suoi pantaloni <<Giuro che non intendevo...>>
<<Sta lontano da me.>> gli ordino, senza una ragione <<Io e te abbiamo chiuso.>>
<<Che cosa? Ma...>> non ascolto una parola di più e mi precipito fuori dal gabbiotto prima che possa fermarmi, correndo verso la folla per fare che non mi segua.
Annaspo in cerca di ossigeno, correndo e non appena raggiungo il cortile principale mi rendo conto di avere ancora i pantaloncini slacciati e, probabilmente, l'aria di una che è appena stata scopata. Certo di riprendere fiato e di ricompormi, afferro i miei capelli tra i palmi e quando rammento che il mio legaccio è finito sul pavimento della guardiola, assieme alla mia dignità, scoppio a piangere senza riuscire a fermarmi e senza che me ne importi nulla della folla attorno a me. Sapevo di essere marcia, in un punto ben nascosto dentro di me, ma non avevo mai fatto direttamente i conti con i vermi che dimorano negli antri più profondi della mia mente e che, giorno dopo giorno, la divorano fino all'ultimo briciolo di sanità.
Sono davvero rotta fino a questo punto? Sono appena venuta, pensando ad un'ipotetica morte violenta? E non appena mi rispondo, il panico torna percuotermi.
La Keagan! Penso mentre con la mano tremante tirò fuori il cellulare dalla tasca. Devo parlare con la Dottoressa Keagan!
Dopo un paio di squilli sento la sua voce e un pò mi sento meglio: <<Dottoressa? Sono Selene Green.>>
<<Selene, ciao.>> la sua voce somiglia all'acqua piatta di un lago, calmerebbe una folla durante un cataclisma <<È successo qualcosa?>>
<<Io...Possiamo vederci oggi? So che è fuori programma.>>
<<Ho la giornata piena. Eravamo d'accordo di vederci venerdì.>>
<<La prego, è un'emergenza. Ho bisogno di parlare con lei. La pagherò il doppio.>> la supplico. Umiliazione più, umiliazione meno, che differenza fa?
<<Non è affatto una questione di soldi Selene, è solo....>> la sento fare un lungo sospiro e rimango col fiato sospeso, nella speranza che abbia cambiato idea. <<E va bene, facciamo così: può andare bene una video-chiamata? Dopo la pandemia è stato un esperimento ben riuscito.>>
<<Sì.>> mi affretto a dire <<Va benissimo! A che ora?>> 
<<Ho un buco dalle diciotto alle diciannove, è tutto ciò che posso offrirti.>>
Guardò l'orologio sullo schermo e mi accorgo che sono quasi le diciassette. Devo raggiungere mia madre alla svelta, darle i biglietti e poi correre a casa se voglio essere in tempo per la terapia.
<<È perfetto, ci sarò. La ringrazio.>>
<<D'accordo, ora devo lasciarti, ho un paziente che aspetta fuori. Ti faccio contattare dalla mia assistente.>>
Non mi lascia il tempo di salutarla e riaggancia. Mi sento già molto meglio sapendo che stasera parlerò con lei. Mi asciugo distrattamente le lacrime e mi affretto ad attraversare il cortile per arrivare alla zona dei dolci, trovare mia madre e darle i dannati biglietti per cui mi sono giocata la reputazione.
Arrivata al banco dei muffin, trovo solo Susan Collins che mi accoglie con il sorriso tanto caldo quanto finto che riserva a tutti. Non l'ho mai sopportata e nemmeno mia madre, ma entrambe ce la facciamo andare a genio per evitare che estrometta mia madre dal comitato di organizzazione eventi di Waveside, di cui lei sogna di diventare presidentessa un giorno o l'altro. <<Lily, sei venuta a fare merenda? Come procede la raccolta fondi?>> mi domanda squadrando il mio outfit sfacciato, come un serpente che non vede l'ora di morderti.
<<A meraviglia, Susan!>> la liquido con una risposta secca <<Sai dov'è mia madre?>>
<<È venuto a trovarla Scott e credo che siano andati a fare un giro alla ruota panoramica.>>
<<Scott? Ma è magnifico!>> esclamo. Almeno non mi chiederà di andare con lei al concerto.
<<Quando torna puoi darle questi?>> tiro fuori i biglietti dalla tasca <<Sono per il concerto di Warren, li ho vinti poco fa.>>
Il suo sguardo si fa intrigato e sorpreso: <<Sei tu la ragazza del toro?>> chiede, sbalordita.
<<Già. Le lezioni di equitazione sono servite a qualcosa.>> rispondo, per stemperare la tensione.
<<Puoi dirlo forte!>> commenta, sputando veleno.
Appoggio i biglietti al banco: <<D'accordo, allora salutami mamma e dille di divertirsi.>>
Non faccio in tempo a fare un passo che la sua voce stridula mi richiama: <<Oh, Lily! Posso farti una domanda già che siamo sole?>>
Mi volto sapendo già che domanderà qualcosa di inappropriato, a cui dovrò rispondere col sorriso. L'ultima volta era stata una domanda inerente alla quantità di rapporti sessuali di mia madre, quando ancora era single.
<<Tua madre dice che sei la babysitter del nuovo vice-sceriffo, è vero?>>
Perfetto! Proprio di lui volevo parlare!
<<Sì, è così.>> rispondo.
<<E per caso, durante le vostre chiacchierate ha mai...Menzionato una compagna, un fidanzata o qualcuno di speciale.>>
È ufficiale: Dio si diverte a prendermi in giro. Sono diventata il suo passatempo preferito per caso?
Abbozzo un sorriso di circostanza: <<No, da quel che ne so è single.>>
È mi ha appena fatta venire nella guardiola del parcheggio!
<<Oh! Perfetto. Grazie dell'informazione.>> mi fa l'occhiolino, come a dire "Sai, sono una mamma divorziata, ma ho ancora voglia di tornare in sella, mi spiego?" e poi mi da una piccola pacca sulla spalla, come a rendermi complice delle sue puttanate.
Qualcosa dentro di me - probabilmente la stessa che prima gemeva all'idea di essere uccisa - si pente di averle dato quell'informazione. Eppure la parte di me che è ancora sana, sa bene che più lontano sto da Silas Wolfe e meglio starò. Che si faccia pure accalappiare dall'arrampicatrice sociale di Waveside. Non è un mio problema.
Arriccio le labbra, leggermente in imbarazzo: <<D'accordo, allora io vado. A presto.>>
Questa volta non le lascio il tempo di fermarmi e prima che abbia il tempo di aprire bocca, sono già fuori dalla folla e dai banchi, diretta verso casa.
Supero un paio di bambini che giocano sul marciapiede con i loro palloncini pieni d'elio e svolto a destra sulla Riggs, ma appena prima di arrivare al semaforo, il suono di una notifica mi ferma.
È Sebastian.
Fantastico! Lo stupratore mancava all'appello!

Hey! Sei ancora viva?

Purtroppo sì.
Digito in fretta: 

Sì, scusami se non mi sono fatta sentire. Sono stati giorni impegnativi. Come stai?

Attraverso la strada e qualche secondo dopo arriva la sua risposta: 

Sto bene, ma ho voglia di vederti. Ti andrebbe se passassi da te più tardi?

No, mi dai la nausea.
Gli rispondo:

In realta questa sera ho un impe-

Mi fermo, cancello il testo e rifletto qualche istante. Continuare ad evitarlo non servirà, prima o poi vorrà sapere perchè non voglio più vederlo e di certo non posso dirgli che è perchè ho scoperto che voleva drogarmi per poi scoparmi. Silas mi ha detto che lui e il dipartimento tengono d'occhio Sebastian e tutto il giro delle corse clandestine già da un pò e dirgli che so tutto potrebbe mandare a monte i progressi che hanno fatto. Non lo sopporto certo, ma chi sono per rovinargli i piani sul lavoro?
Digito un nuovo messaggio:

Volentieri! Ti aspetto alle nove.

Molto meglio allontanarlo dalla mia vita con le buone maniere e lasciare che la legge faccia il suo mestiere.
Svolto a destra e finalmente scorgo casa mia. Ora voglio solo parlare con la Dottoressa Keagan e poi fare la doccia più lunga del secolo.

















LOVE ME DANGER - Amore oltre l'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora